Il Socialismo - Anno II - n. 19 - 25 novembre 1903

rL SOCIALISMO li soldato quando enli-3 nella caserma. li soldato quando ne esce. E osservai. Tre ore di viaggio. Tre ore di gridi come di gazze. I due, - ciarloni -- non la fini\'ano pii1. - Io sono soldflto, porco dio! gridava uno. Sono soldato! Soldato fino a tutte le estremità del corpo ! E rideva, - audacemente, - sotlolineando questa profond,t allusione anatomica; poi, sempre villano, continuava: - Sicuro 1Soldato ! E me ne vanto ! E noi siamo allegri ! - Al. tro intercalare osceno. - Vedrai, tu, coscritto, quando sarai con noi un po' di tempo l Diventerai come noi. Sarai la nostra guida. Ci condurrai dove vorrai ! E noi verremo dappertutto l Dove an• drai tu aneleremo anche noi. Sai ? Non siamo mica in campagna qui, - come da noi, - siamo in città, in una città grande, e ne Possiamo fare di tutti i colorì. .. Bel mestiere ! Un fiammifero ! E per la cinqu:mtesima volta riaccendeva il sigaro. Il coscritto taceva. Gli altri due continuavano a sgolarsi, a fumare, a bestem– miare, a sballare delle parolacce grosse che uon si sentono se non nelle case di tolleranza e nelle caserme ... Poi, a un tratto, - quello che aveva la fissazione del mestiere di soldato, - afferrò la scia– bola - la pesante sciabola orribile e omicida, - la pesante scia– bola assassina che ruba, spoglia, uccide e v'iola - la dirizzò avanti a sè, e con la medesima voce rauc:i., - mentre tutti gli n.ltri, - nello scompartimento - attoniti lo guardavn.no senza Compren– dere ciò che faceva - drizzò la testa su di essa e l:l baciò, - la baciò ripetutamente, freneticamente, - gridando ; - Ecco la mia amante ! Ecco la mia amante. - Maiale ! - pensai, - e scattai per uscire nel corridoio, perchè quella scena mi eccitava le intestina e lo stomaco. Non potevo più resistere. Avevo :wuto, in quel momento, la visione esatta dei nostri mostri umani, ubbriachi 1 pervertiti, degradati e disonorati dalla ca– serma, - getL'\rsi sulle case e sui campi del conquistato, - e spogliare, rubare, uccidere, violare con quella maledetta sciabola elevata ad am:mte: una visione cinese. li coscritto non p:i.rlava. Davanti a me si spiegava - in un di/tiro, - la Scuola della nazione. Come vi entrano: - il coscrillo tacilurno, rispettoso, dignitoso. Come ne escono: - gli ubbriachi che baciano lo strumento dei manigoldi è se ne gloriano. Jn quel momento riconobbi che non v'è mestiere pili tristo :li mondo, che quello di portare una Sciabola. . .. Questo quadro immorale, afferrato in uno scompartimento di ferrovia, - rapidamente, - aiul.a a far comprendere la strage di Onessn.nt. J,: non parlo dei massacri di Cina. A Onessaut, in Frnncia, pochi mesi fa una bancla di soldati, - deturpati dagli orrori e dall'insegnamento barbaro delle caserme 1 - si scatenò sul paesello e lo devastò. Mentre scrivo, - quei frutti marci dcli' albero mi• litari<;ta, - sono bellamente esposti sul banco degli :i.ccusati al r·onsiglio di guerra di Nantes. Bisogna sentire le deposizioni dei testimoni. - A me, dice un vecchio, hanno dato settè colpi cli baionetta ... ..:...... A me, - sussurrn una donna, - dopo avermi battUla e get• t.ata a terra ... E china il volto nelle mani. - A mc hanno tagliato in due le labbra. - A me, - soggiunge l'oste, - hanno saccheggiato tutla la bottega. I borghesi che trcm!lno nei loro pantaloni e che mantengono i mastini di guardia dell'esercito perchè lo straniero non venga a turba~e le loro digestioni di succhioni patrio/lici, e per potere mas- sacrare all' uopo, gli operai che si mettono in isciopero, - a\'ranno un bello sciacquarsi la bocc.'l con le frasi fotte : • onore militare •, « scuola della nazione ,. e via di seguito. L'Africa, la Cina, Onessant, la Russia, e il mondo intero, ci insegnano che questo onore e questa scuola, è un onore e una scuola... infame. Cli Alti degli apostoli; . .. Dcdic.'lto al gran Fachiro Sarto, Papa dei Krumiri. In un paese del Belgio cattolico, - ove regna una delle nu- • merose amanti del Re negriero e poligamo Leopoldo] L,- il par• roco è sparito insieme ad una penitente, Lauta mancia a chi lo scopi-irà. Segue: L' Istituto dei Fratelli Cristiani, della rue Oudinot a Parigi, - collocato sollo la speciale protezione del poeta Oscar \Vilde, esteta per eccellenza e cristico\c, entusiasta, si è sbarazzato del suo vecchio portiere, fmtello A \lard, pcrchè era ridotto, dagli anni ad essere una c:nogna che non poteva più lavorare. Dopo averlo spremuto come un limone durante tutta la vita e averlo fatto lavorare come uno schiavo, per non mantenere pili una bocca inutile, - gli hanno tolto di dosso la tonaca; l'hanno trascinato in sei Jralacci, per le scale, per il corridoio, ~ino alla porla ; - l'hanno gettato sul marciapiede, - poi hanno chiuso l'uscio patibolare entro il quale non si entra se non si è scesa, scalino per scalino, tutta la scala della degradazione morale e fisica, - e l'hanno lasciato cosl - al destino. Pende un processo, intelltato dal frate Aulard, ai suoi fratelli Cristiani. Aspettiamo la sentenza. Trovato questo ritr:i.tto di Giacomo, fratello di Geslt di Na– ;areth, dipinto da Egesippo storico giudeo-cristiano : • Giacomo, fratello del signore, come lo çhiamavano nella Chiesa primitiv::i, ove lo soprannominavano il Giusto, fu santo fin dalla nascita. i\lai bevve nè vino, nè liquore .fermentato ; mai mallgiò carne. Non si tagliò mai i capelli. Non si lavò mai il corpo nè con olio nè con acqua. Non portava che vestili di sem– plice lino. E si inginoCchiava così sovente e per così lungo tempo, du i suoi gi11occhierano diventati rallosi, come quelli di un ca– nullo. A Parigi è stala permessa una riunione che, certamente, nè Pelloux-il-massacratore; nè Zanardelli-Ciarratana; nè Giolitti-Tan– longo, avrebbero permesso: la riu11ionc dei giovani coscritti. li~ deputato socialisL'l ì\leslier ha parlato loro, - tra entu– siasmo indescrivibile, - e terminando il discorso ha pronunciato queste parole che testualmente traduco : - « E se vi sarà comandato di far fuoco sugli scioperanti, - io vi dico, come lo direbbe un padre ai suoi figli, - Co- scritti; non sparate! Non ubbidite, perchè non si deve obbedire che alle leggi naturali, che non sono che le leggi d'amore, ed esse non comandano la morte, ma la vita. Se vi sono delle leggi che comandano la morte, queste leggi non debbano essere osser• vate, e i legislatori che le hanno fatte sono degli :issassini :.. I coscritti - che cmpivano lietamente la sala, - sorsero in piedi come un sol uomo plaudendo e gridando : viva! Bravi i nuovi e giovani coscritli l Quando· tutti i soldati s:tranno animati dal vostro stesso pensiero e dal vostro ste_ssoidc:ile ; - quel giorno le frontiere cadranno; - i lavoratori entreranno in possesso dei loro strumenti di produzione; - e un'epoca nuova comincerà, - I' epoc:i della Bontà e della Clemenza ! Nix. ENRICO FERRI, direllore•responsabile. Roma, 1903. - Tipografia Cooperaliva Sociale, via Barbieri, 6.

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