Il Socialismo - Anno II - n. 18 - 10 novembre 1903

IL SOCIALISMO 2 75 tività riformatrice al punto da aspirare ad entrare nei quadri d'un Governo liberale-democratico, riformatore fino a concorrenza.. del margine di bilancio. Si di– mentica così che non è la riforma per la riforma che preme, è la riforma che tenda ad attuare il programma del partito, che nel caso dei radicali è la decisa de- 111ocratizzazione della finanza e l'abolizione delle re– strizioni statutarie. E nell'ultimo scorcio di vita parlamentare, il Go– verno Giolitti-Zanardelli avendo annunciato di volere attendere ad un disgravio di alcuni tributi, quale era con– sentito da una notevole attività di bilancio, si videro i partiti popolari, e principalmente il socialista, tentennare nel mostrarsi fautori di questo « minestrone» proprio mentre.con quell'attività di bilancio non si avvisava nep– pure lontanamente alla riduzione degl'interessi del De– bito Pubblico per libera conversione. Eloquente ricon– ferma storica e finanziaria che il potere italiano è ancora tra le mani di una chiusa oligarchia finanziaria, composta degli elementi feudali superstiti e degli ele– menti neo-borghesi, attratti nel meccanismo parassita– rio doganale; nemico spietato· di ogni defalcazione dei redditi im.produttivi. E intanto avere prescelto la via degli sgravi che essicando l'attivo del bilancio, al– lontana la possibilità finanziaria della rendita, avere mostrato di seguire il GOverno su questo terreno, come un pis aller di fronte alla negata conversione e alla negata congrua soluzione del problema della trasforma– zione finanziaria fu un grave errore di «riformismo». E « riformismo » puro è quello che vuole attin– gere la possibilità dalle riforme democratiche dal mar– gine attivo d'un bilancio di struttura essenzialmente antidemocratica, come quello italiano. Attendere le riforme democratiche per tal via (ep– pure i radicali non ne paio1:w ancora troppo convinti!) è assurdo come è assurdo il proposito d'un manigoldo di riabilitarsi con il frutto del suo bottino. . Perchè questa deve essere la differenza tra il «: ri– formismo » (proprio dei partiti liberali-conservatori) e l'azione dei partiti popolari : che, mentre i! primo cerca di muoversi stando fermo, la seconda deve tendere non soltanto a muovere, ma a sommuovere le basi dell'attuale ordinamento finanziario-politico centrale e locale (partito radicale) dell'attuale costituzione politica (partito repubblicano) e dell'attuale costituzione eco– nomica (partito socialista). Ciascuno dei tre partiti esprime, come abbiamo ri– petutamente osservato, una gradazione più o meno ac– centuata d'un programma che, per legge evolutiva, si attuerà gradualmente e successivamente. E ciò appunto stabilisce una piattaforma pratica di riforme graduali: te quali vanno riguardate entro l'angolo Visivo dei programmi e debbono ubbidire alle direttive di essi. Debbono essere l'effetto dell'azione integrale di ciascun partito che concorre a conseguirle, e non l'effetto di una speciale azione limitatamente diretta al · loro iso– lato e successivo conseguimento, perchè per tal guisa si otterrebbe una menomazione delle forze storiche di ciascun partito. La valutazione delle riforme che più urgono nell'at– tuale situazione storica deve essere fatta su questo saldo terreno degl'interessi di partito, che sono l'espressione politica clegl'interessi economici delle classi che rap– presentano. Non basta che i partiti popolari stiano a prescegliere tra le riforme che costituiscono la base dei Governi conservatori e liberali. li riformismo di quei Gabinetti non può mài trovarsi sulla direttiva dell'a– zione dei partiti popolari, appunto perchè gl'interessi di quei partiti conservatori e borghesi sono in Italia d'indole parassitaria ed improd.uttiva. È stato per tal guisa un altro patente errore di << ri– formismo » quello di avere immaginato che il Panito socialista dovesse incoraggiare la composizione d'un Ministero di Sinistra con partecipazione spuria dei ra– dicali. La Sinistra ha rappresentato al potere la situa– zione pili acuta e pili spasmodica del parassitismo di governo. Poichè le classi borghesi per le ragioni d'ordine generali, adombrate nel 1° di questi articoli, non deten– gono ancora in Italia il potere politico, e poichè esse sono rappresentate da una minoranza in Parlamento, topograficamente la Sinistra non può rappresentare i v~ri interessi borghesi della classe produttrice del paese, onde da essa non può nascere, ed è vano sperare, un Governo francamente democratico e riformatore, come lo hanno sognato i socialisti che salutarono il Giolitti « segnacolo in vessillo. » È perciò del puro «riformismo>>, contrario all'atti– vità concreta e Storica dei Partiti popolari, starsene ad appoggiare nel Parlamento e nel ,Paese un governo di Sinistra - perchè le sue riforme o non vengono, o, se vengono, è per la ragione automatica che il bilancio lo consente. Ma allora queste riforme sono ben lon– tane dall'avvicinare quella situazione che richiede l'at– tuazione delle riforme radicali prossime, delle repub– blicane meno prossime, e delle socialiste più remote. Onde invece di starsene a giuocare al bamboccio del « riformismo » liberal-conservatore, i partiti popo– lari - senza attenuare nè transigere con la sostanza del proprio programma - debbono cercare la riforma come effetto della loro azione e delle loro lotte cli classe. In tanto una riforma ha valore di trasformare po– liticamente ed economicamente in quanto è l'effetto della sana t integrale azione dei partiti. Quali sono i problemi che urgono nella presente ora storica italiana? Ecco u11a domanda che i partiti popolari debbono rivolgersi con ben diversa consapevolezza dei mezzi, dei fini, delle circostanzè di quello che non siano in grado di fare i partiti liberali e conservatori - che vogliono muoversi restando fermi. E la prima idea dOminante, attinta dall'esame sto– rico italiano, che non deve essere mai dimenticata dai partiti popolari, per potersi riavere dalla crisi di ri– stagno che ne paralizza ogni eflìcace azione, è qùella cli instradare la borghesia produttrice al potere - dal quale ora è esclusa, non tanto per la ristrettezza, quanto per la corruzione del suffragio. Ma è vano pensare che proprio i partiti interessati alla conservazione della presente situazione storica ita– liana si accingano a riforme le quali possano per qualche guisa preparare la erosione delle caste parassitarie. e im– produttrici dominanti, ostili alla borghesia produttrice, che dissanguano con i balzelli più esosi, con il prote– zionismo più sfacciato, con la politica più incoraggiatrice della Corruzione locale, con il burocratismo e milita– rismo più fastoso, col debito pubblico più gravoso, con lo infrenamento più antiliberalista delle energie econo– miche libere e della circolazione specialmente.bancaria.

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