Il Socialismo - Anno II - n. 15 - 25 settembre 1903

228 rL SOCIALISMO il valore di una merce sola si rinette in molte altre merci come in uno specchio. Ad esempio: :: merce A = y merce B; oppure -;, merce C = x merce D, ecc., dalle quali relazioni si ottiene cosi la forma ·valore generale seguente: 1 abito = l 1 chilogramma di caffè = 20 metri di tela. 2 oncie d'oro, ecc. = Ma da questo momento la forma valore relativa si impersona ad un genere speciale di merce, prende consistenza, e si fissa in un oggetto unico, il quale acquista una autenticità sociale. Cosi si sviluppa la forma moneta del valore: 20 metri di tela = l r abito = 2 oncie d'oro. 1 chilogramma di caffè, ecc. = La forma equivalente generale si adagia così defi– nitivamente nella forma naturale e specifica dell'oro, il metallo che seppe per le sue qualità conquistarsi storicamente il privilegio di funzionare eia 111011e/a. ~la esso non funziona da moneta di fronte alle altre merci, se non perchè esso era già prima, di fronte ad esse, una merce. L'espressione del ,·alore relativo semplice di una merce, come, ad esempio, la tela, nella merce funzionante da moneta - ad esempio, l'oro - è la forma prr::zo. La forma sempJice della merce è per conseguenza il germe della forma moneta. LA PRODUZIO:-;E DEI. PLUSVALORI-: E I.A FORZA DI I.A VORO. Nello scambio di due o parecchie merci, di cui la produzione esige la stessa quantità di lavoro semplice e quindi aventi lo stesso valore, c'è un rapporto di equi– valenza; ed è questa l'ipotesi fondamentale che regola ogni scambio, poichè, d'altronde, le divergenze in gua– dagno o in perdita degli scambisti si compensano re– ciprocamente. Ma allora nasce il quesito: come avviene che il ca– pitalista che compra sul mercato le merci e la forza di lavoro necessaria per il processo produttivo, riportando sul mercato la merce prodotta ritiri un valore maggiore di quello anticipato? E' questo il problema che l'economia classica non aveva mai saputo, prima di Marx, risolvere razional– mente. In regime capitalista, i proletari - essendo sprov– visti dei mezzi di produzione necessari - sono obbligati a vendere ai capitalisti la sola merce che posseggono, vale a dire la loro forza di lavoro. Ora il valore della forza di lavoro, come quello di ogni altra merce, ove si faccia astrazione dall'elemento st0rico sociale che entra tuttavia a condizionare il valore della forza di la– voro - è determinato dal suo costo di produzione, ossia dal tempo cli lavoro necessario per produrre le sussi– stenze dell'operaio e della sua famiglia. Il capitalista compera la forza lavoro al suo valore di scambio, ma ne "dispone come valore d'uso. Egli fa funzionare la forza di lavoro in modo che il valore ag.: giunto sia maggiore del valore della forza lavoro pagata. In altri termini, se la durata del lavoro si prolunga oltre il tempo necessario all'operaio per produrre !'equi– .valente del salario pagatogli, il lavoratore crea, a van– taggio del capitalista, un valore pel quale quest'ultimo non ha dato alcun equivalente. La giornata di lavoro si divide quindi in due parti di grandezza variabile: la prima A B. durante la quale l'operaio produce l'equivalente della sua sussistenza, e la seconda B C, durante la quale egli lavora gratis pel capitalista. Ltoperaio, in conseguenza, dopo il lavoro necessario AB a produrre l'equivalente ciel salario ricavato, crea ancora, mediante il soprrt!avoro JJ C un plusvalore. Questo aumenta assolutamente e relativamente: 1° col prolungamento della giornata di lavoro (plusvnlore as– so/11./0) a salario costante; 2° con la riduzione del tempo di lavoro necessario (plusvalore relativo), ogni qualvolta i perfezionamenti tecnici o condizi_pni naturali favore– voli diminuiscano i prez;,;i dei mezzi cli consumo, po– tendo allora l'operaio produrre l'equivalente delle sue sussistenze con un minor numero cli ore di lavoro, 111en– tre invece la giornata rimane costante; 3° infine, a gior– nata costante o diminuita, quando cresce l'intensità del lavoro - ciò che può essere il prodotto dell'aumentata velocità delle macchine, della sorveglianza ed attenzione maggiore richiesta nell'atto produttivo - il lavoratore crea non solo maggiore quantità di prodotti, ma anche maggiore valore. Allora il S...'llario (lavoro necessario) e il plusvalore (sopralavoro) possono aumentare l'unp accanto all'altro in misura uguale o disuguale; ad esem– pio, se prima l'operaio .produceva un valore di lire 6, di cui 3 come salario e 3 come plusvalore, ove con la– voro più denso e produttivo produca (supposto i1H'ariato il valore della moneta) un valore di lire 8, il salario ed il plusvalore possono salire contemporaneamente l'uno e l'altro a lire 4 ciascuno. Ma prima di proseguire J"analisi dell'opera marxista, è importante porre in rilievo l'equivoco fondamentale in cui sono caduti alcuni studiosi, anche di parte so– cialista, quali il Graziadei e Arturo Labriola, intorno alle basi teoriche in Marx ed in Ricardo, illusi forse dalla reale derivazione della teoria marxista del valore da quella ricardiana. Primo. Si confuse la dinamica del profitto e del salario del Ricardo con gli sviluppi teorici del Marx. La teoria del profitto e del salario ricardiana, infatti, è basata s{1l1a ipotesi fondamentale che la giornata di lavoro non cangi mai nè di grandezza nè d'intensità, di guisa che la produttività del lavoro rimanga il solo fattore variabile. 1 Qualunque giornata di lavoro, nel corso dello sviluppo economico, produce quindi sempre lo stesso ,·alore di scambio; il profitto ed il salario - supposto invariabile ii valore della. moneta - in ter– mini di valore, non possono perciò aumentare se non a spese l'uno dell'altro. Nella teoria marxista, invece, non solo la produtti– vità, ma la giornata di lavoro e la sua intensità si raf– figurano non costanti ma variabiiissime, specialmente a misura che si sviluppa la produzione capitalistica. 2 Quindi, secondo che la giornata cli lavoro atfmenti o di– minuisca di grandezza o d'intensità, aumenta o dimi– nuisce il valore di scambio prodotto; si verifica così anche il caso non contemplato dal Ricarclo - e passato inosservato al Graziadei - di un aumento simultaneo del valore della forza di lavoro e del plus,·alore; sa– lario e profitto. J In Ricardo, il salario normale è concepito in cor– relazione ad una grandezza estensiva ed intensiva della giornata di lavoro.• In Marx il valore della forza cli lavoro - salario - aumenta o diminuisce secondo che aumenta o diminuisce la grandezza e l'intensità della giornata di lavoro. 5 1 lapital, I, pag. n6, colonna .~ e Cnfilnl, 111, pag. 45-46. Edi.tioue francese. ;\rmro 1,abriola può con~tatare che nel terzo libro, come nel primo, :\larx stab;lisce l'aumento del profitto coll'aumento dcll'iutensit:\ del lavoro. (la stoYifl. dt:I tlfllOYt:, di c. :lf'ay.,:, per AR·1·utco L.\IIRIOLA, pag. 71, noia 19). 2 C11jil11l, I, pag. 177 e seguenti. 3 Capitai, I, pag. 226 e Ca/ifnl, lii, pag. 48. 4 Cajital, I, pag. nS, nota I ; e p:,g. 226. 5 • Si sa che i soli cangiamenti di produtlivi1à che inl\ui~cono sul V:t· • lorc della fon:1 oµcrai,1, sono quelli relativi ;1,llc industrie, i prodotti delle • q11;1,licntrnno n~lla consum:u:ionc ordinari,1, dcli' operaio. Ogni vari:u:ionc

RkJQdWJsaXNoZXIy