Il Socialismo - Anno II - n. 14 - 10 settembre 1903

IL SOCIALISMO 213 Così avviene nel Capitale di Carlo Marx. La produzione capitalista marxista non è certamente una società completamente reale, concreta, non è nè l'Inghilterra, nè la Spagna, nè la Germania od altro paese. Essa rappresenta la produzione capitalista tipo e lo ~volgimento suo in condizioni normali, di modo che nessun ostacolo si frapponga alla formazione delle leggi economiche che necessariamente debbono erompere dal suo seno. Infatti, l'economia marxista studia le condizioni economiche di esistenza delle tre grandi classi nelle quali si divide la società borghese dei tempi moderni - capitalisti, proprietari fondiari e salariati - facendo astrazione ·ctai residui feudali o piccolo~borghesi (che coesistono ancora oggigiorno perfino nell'Inghilterra) o dalle forme dell'artigianato o della piccota proprietà terriera delle campagne. In altre parole, Carlo Marx nel Capitale studia ed analizza il tipo della economia sociale moderna, le leggi che la governano, e le tendenze che vi si mani– festano con necessità ferrea ed ineluttabile, prescin– dendo da tutte le casualità di sviluppo nazionale e dagli ostacoli che gli uomini - ad esempio, il protezionismo doganale, - oppongono alla sua marcia regolare. Quindj, se sotto quest'ultimo punto di vista la ri– cerca marxista è di genere astratto, vertendo sull'ana– lisi di una società borghese modello, quale non può aversi nella realtà sociale; tuttavia, nello stesso modo che le leggi fisiche e naturali astratte servono di base indispensabile alla spiegazione dei fatti naturali e con– creti, del pari le leggi economi che astratte formano la base necessarìa per la interpretazione dei reali e çon– creti fatti economici, formanti il sottostrato delle rela– zioni sociali. Si comprende ora perchè Marx, studiando il modo di produzione capitalista ed i rapporti di produzione e di scambio che gli corrispondono, abbia preso gli esempi illustrativi della sua teoria dall'Inghilterra, la quale può dirsi il paese classico della produzione borghese. 1 D'altronde l'economia classica ricardiana è essa pure una vasta generalizzazione della produzione capi– talista, analizzando una società modello quale non si ha nella realtà sociale. Soltanto, a differenza della con- · cezione marxista, essa non può spiegare lo sviluppo genetico dei fatti sociali, e la morfologia sociale che ne deriva, assumendo a base fondamentale la penna– nenza costante e naturale del regime borghese, invece di ravvisarlo come transitorio e generato dalla produ– zione mercantile semplice primitiva. * * * Una scuola economica moderna che si avvicina, per analogia, a quella marxista, è quella rappresentata dalla teoria utilitaria o edonista. La scuola utilitaria parte dal postulato edonistico, ossia dalla stessa natura economica dell'uomo, deducendone i concetti di utilità (ofelimità, secondo il Pareto) e 'di valore e tutte le sva– riate. leggi secondo le quali si regola l'uomo in quanto astratto !tomo ceconomicus. In altre parole l'economia pura studia la natura dell'uomo dal solo punto di vista economico, in quanto le sue azioni siano dirette all'unico seopo di conse• guire dei beni, sotto· il pungolo del suo personale in– teresse, nella ipotesi fondamentale ch'egli conosca i mezzi convenienti per ottenere lo scopo utile che si propone e sia libero pienamente di servirsene. 1 • La base dell'evoluzione capitalisticacdcll'accu111ulazionc dei capi• tali è l'ccpropriazionc dei lavoratori. Essa si è soltanto compiuta in modo radicale in fllghilterrà; questo paese, quindi, ci servir:\ di modello. Ma gli altri paesi dell'Europa occidentale percorrono lo stesso movimento, benché ucondo l'ambiente cangi di colore locale, si racchiuda i1:circolo più limi• lato, presentì 1,n carattere nun<' prommziato o .segua 1111 ordi,u di z1uces– sione differente •· C"pital, I, colonna 2, pag. 315, edizio11e francese. Vedi pure: Socilllismo e movimt11to socialt di \V. S0J.11u11.·r, pag-. 123. Ma la superiorità della scuola marxista balza su-· bito fuori, quando si osservi che la storia non è altro, in ultima analisi, che la dimostrazione dell'evoluzione della natura umana. Lo studio dell'uomo economico, ba– sato sopra una pretesa natura economica costante, non trasformabile e che persista senza modificazioni in tutte le epoche sociali, costituisce quindi un ritorno inco– sciente a quel procedimenro metafisico, superato dalla scuola sperimentale e positiva moderna in generale e dalla concezione marxista in particolare. Tant' è vero che già Marx scrisse: << Se si vuol fare del principio di utilità il criterio « supremo dei movimenti e dei rapporti umani, devesi « dapprima approfondire la natura umana in generale, « e in seguito studiarne le modificazioni proprie a eia– « scuna epoca storica ». Così applicare la natura umana, quale s.orge dallo studio analitico dell'uomo economico astratto, alla pro– duzione borghese, senza constatare che l'evoluzione sto– rica fece nascere tre tipi differenti di uomo economico - il salariato, il capitalista, il proprietario fondiario - diventa un'assurdità. E difatti, i migliori edonisti, e tra questi il Pareto, ammettono che l'economia pura indica soltanto la forma generale del fenomeno, ma che, accanto ad essa; può coesistere e fiorire una scienza economica fondata sulla realtà e sulle perturbazioni e perdite di energia per cui il fatto concreto è differente ~al fatto tipico che ne forma la premessa. E se i moderni puristi dell'economia fossero di– retti dalla 'stessa concezione realistica della storia che anima l'economia marxista, certo tosto o tardi l'una e l'altra scuola si fonderebbero in una sola scienza eco– nomica più comprensiva. In verità, se la vita dei fatti sempre cangianti, se l'evoluzione perenne delle forme sociali costituisce lo scopo e la base teorica e storica dell'economia, le varie dottrine non tarderanno a completarsi a vicenda, Già fin d'ora noi vediamo degli interpreti autorevoli del marxismo (Croce, Labriola · Arturo e Leone Enrico) ed altri scrittori socialisti accogliere favorevolmente i prin– cipi e le deduzioni della economia pura. Ciò è sintomatico e di una eccezionale importanza, per quanto sia ancora, a parer mio, viziato di errori e di equivoci; poichè, come vedremo, mentre l'edonismo può essere di valido aiuto nella formulazione della teoria sulla. variazione dei prezzi sotto il pungolo della concorrenza, vivificata dalle oscillazioni della domanda e dell'offerta, non porta alcuna luce nuova nella solu– zione del problema fondamentale dell'economia: il pro– blema del valore. IL PROBLEMA DEL VALORE. Tutti gli economisti, a qualunque scuola apparten– gano, sono d'accordo nel porre a fondamento dell'eco– mia politica la solUzione del problema sul valore di scambio; come il punto che separa una scuola dall'altra è precisamente la diversa teoria del valore, sulla quale basano il loro edificio teorico. Tre essenzialmente sono le teorie moderne: la teoria edonista che fa dipendere il valore di un bene qual– . siasi dal suo grado finale di utilità; la teoria del costo di produzione intorno al quale oscillano i prezzi del mercato; ed infine la teoria ricardiano-marxista che completando quella del costo di produzione pone a mi– sura del valore di scambio la quantità di lavoro social– mente necessaria per produrre una merce. Esaminiamole brevemente nel loro mutuo rapporto. * * * Benedetto Croce nel limpido e forbito op.uscolo Per la interpreta::ione e la critica di alcuni coucetti del mar– xismo, si domanda:

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