Il Socialismo - Anno II - n. 11 - 25 luglio 1903
168 IL SOCIALISMO list:'l fr:rnccse contro le congregazioni, setlarismo che rnnducc :-i rinn_cgarc la libertà d' i11segnamcnto. Egli dice che la dottrina liberale -- da nun confondersi con la scuola ottimista - riconosce la necessità della lotta trn le classi e si propone soltanto di attenuarne la violenza e mantenere il Go• verno estraneo a tali lotte • toccindo però in questo forse l'utopia ,.. L'A. :unmettc che i partiti i.ntermcdì tcnd:rno :l. sparire, per r:1.fforzare i partiti estremi. Il poco seguito ouenuto dal partiti li– bern.li indica. che in questi deve contenersi qualche cos:i. di ripu– gnante alla natura umana, qu :i.lc CSS!\ è :ltlualmentc. Anche dove le idee liberali h:mno avuta una certa :l.pplicazionc, questa fufatla solo in tanto in quanto faceva comodo :ill'ilitc dominan_le. Intanto i fatti concreti indicano che gli operai sindacali e socialisti, supe– riori in realtà agli altri, r:1ppresentano una élite in elaborazione, destinata forse :i governare una parte dell'Europa. Jn Jnghilterra cd in Gerniania l'A. crede che non vi S!lrà bi– sogno di una crisi violenta per sostituire un'élite all'ahrn, pcrchè l'élite ::ttlualmentc al potere è :i.ncora vigorosa. ed i politicanti non h:i.nno preso il sopravvento. I .'ammirazione verso la forza di queste ili/e dominanti conducono qu :i.si \'A. a far l'apologi:i dell'imperia– lismo inglese (p. 436-37); e :id ammir:i.rc l'energia con la qu: i.le re..:e il proprio dovere il tenente ne Benedetti a Berra. ferr:ucsc (pag. 440). Lo studio sull:i diversa. energia di resistenza delle varie ili/es ha fotto modificare all'A. l'opinione sugli effetti (che mohi credono sempre oUimi) di ordinamenti liberali come gli inglesi. Egli riconosce che le Trades U11iom e la lotta delle classi pro– letarie, insieme :i p::trccchi inconvcnlenti, h:mno portati molti vant::tggi ed hanno permesso agli operai di trattare su un piede di cguagli:rnza coi proprietari. Ora da questo contrasto risulta un male.minore, che se una delle due forze potesse .agire senza alcun contrappeso. Come si.amo distanti dal vecchio liberalismo dottrinario che combatteva ogni coalizione degli opcr.:ii ! L'A. :i.rriva perfino a qtwlificare per troppo :i.ssolut.:iper l':i.v– vcnirc \ 'alTcrm:1.zionedel Leroy Realicu che • l:i .scelt:1.dei direttori delle intraprese spetti al c:i .pit:i.lee non al personale operaio • · t-.la il pericolo, per l' A., incomincia quando si crede di poter arriv:i.re a simili ordin:i.menti, imponendo determinate regole giuridiche od etiche alle cl.assi superiori e facendo decretare qualche bel prin– cipio (per es., quello del diritto al prodotto integrale del lavoro) ad una qu:ilsiasi asscmblc::t legi!.htiv:1.. Il Pareto crede che come oggi gli .intraprcnditori si :1.vvicinano pii'.t alh ~lasse capitalistica, in :1.vvenire essi si avvicineranno pili all:t classe opemia ed i c. 'lpit:1.listisaranno simili ::tgli attuali pos– sessori d'obbligazioni nelle società anonime o di rendita dello St.:ito. Potrà essere invece l' tffile degli opcr3i che- prenderà a prestito i capitali. • Una simile tra~fonn:1zione potrebbe forsC compiersi dopo un esperimento di collettivismo, dopo la socializzazione dei mezzi di produzione. i\fa non bisogna confondere ·la forma con la so– stanza. 11 cristianesimo io.cominciato come religione dei poveri finì per essere una religione di ricchi. Il collettivismo potrebbe sussi– SlCrc nelle forme e· divenire nc11::t ,;ostanza un 'organizz:1.zione , nella quale gli intraprenditori prendessero :1.pre,;1ito i servizi del c :i.pi – t:1.lee quelli dei lavor:i.tori ». IV. Nelle p.:irti finora riassunte dei due volumi l'J\, es.:imina (vari sistemi· soci:ilii;ti con delle critiche, le qu.:ili lasci:1.novedere sempre il fondo del pe:1siero dominante presso I' A.; ma questo è riassunto principalmente nell'introduzioi1e premessa al 1° volume; e che è meglio riassumere ora come conclusione dell'an:1.lisi fin qui fatta. Egli parte dalla premessa (svolL'\ già nel Cours d'ÉC0110111ie Politique) che la dislrilmzio,u delle ricdw;ze varia pochissimo da un'epoca alfallr;, e che la cosiddetta piramide sociale ha in rraltà 1'.:i:<pettodi _una trotlol::t. I ricchi ne occup:rno la sommit:l; i poveri la base. I.e mole– cole delle quali si (,'Ompone l 'aggreg:i.to sociale ,non rcst:1.no in riposo; degli individui s'arricchiscono, degli altri s'impoveriscono. 1 Studiando gli uomini in relazione ad altri caratteri, per esempio se– condo la loro intelligenza, la loro attitudine alla matematica, il lori:>ingegno musicale, poetico, letterario, ccc., si troverebbero 1:ro– bahilmente delle curve di form:i. pili o ·meno somigliante :i.quell\' delle curve indicanti la distribuzione della l'icchezz.:i. Le classi che occupano la parte superiore della· trottola r::tp• presentano per !'.autore un:i élite, una arislocra::ia, poichè esse ordi– n :1.ri :lmenlesono formate d::tgliuomi~i che dispongono della maggior influenza politica e sociale, e del maggior potere. Le aristocrazie non durano. Esse sono colpite d:i. una decadenza pilt o meno rapida, ed allora sorgcmo nuovi elementi pili forti eh~ prendono il posto dei primi. l.a ragione di questo fenomeno va ricercat:1. ud fatto che nelle :iristocrazie si h:i.nno pochi figli e si salvano tutti, mentre nel popolo, e specialmente nelle classi :i.gricole, i figli sono numerosi, ma ne muoiono molti, s.'\lvandosi solL'\nto i pili forti. 11 movimento di circolazione che port:1. le éliles, 11 :1.te dagli str:1.ti inferiori :i.Isommo dell.:i <.cala sociale e che fa discendere e scomparire le dlites dal potere, è spesso velato da parecchi fatti, ed i contemporanei s' ing::tnn::tno facilmente pigliando per fenomeno principale una semplice circosl:1.nza accidentale. 1.' A. crede riconoscere un segnale pa"rticol:ire di decad<:'nza di una aristocrazia nel prevalere in ess:1.di sentimenti umanitari e di sensibilità morbose che l::t rendono incapace di difendere le proprie posizioni . ., Ogni popoio che avrà l'orrore del sangue :i.I punto di non sapersi difendere diventerà tosto o tardi la preda di qualche popolo bellicoso. :\'on vi· è forse sul nostro pianeta un sol piede di terra che 0 non sia staio conquist:i.to con la spada e dove i popoli occupanti uon vi si siano m.:intenuti con I.afor,:a "· Perciò dice l'A. che invano Antonio ?.lenger rimprovera all'attuale diritto di essere il risultato dell:i. fon,--i, poichè ogni altro diritto dovrà avere :i. propria volta l'aiuto della forza. 2 L:i. lenta trasformazione ed il mi– glioramento delle condizioni soci.ali, non avviene per l'assurgere della m:issa a m::tggiore coscienza del proprio stato, ma dall':lll· mcm.are dei capitali e dal diminuire delle guerre (diventando \'in• dustri:i del guereggi:i.rc sempre meno rimunerativa). Cosl i costumi si addolciscono e la morale si epura. l.'A. per provare la sua tesi sulla successione delle ilites, fa un ampio esame delle varie vicende del potere nell'antica Roma. E conclude accennando al principio :i.ffermato dal Afanifesto dei comunisti. .-TI movimento ,proletario è il movimento spontaneo dell'immensa maggioranz:l •· Purtroppo, dice l'A., questa vera rivoluzione è soltanto un'illusione che non divent:1.mai una realtà. Viceversa il movimento soci:1.list .:i,per lui, facilita l'organizza– zione delle aristocrazie che sorgono dalle chssi inferivri ed, alla nostra epoca, è uno dei migliori strumenti d'educ:izione delle classi proletarie.• I.' A. deride l'attu:,Je i/ile borghese; la qu:lle non sa far di meglio che far la corte :i.isocialisti. E sopratutto se la pig\ij_ con le tenerezze e con la toller.:inza verso la cosicldctt:i. tirannia oper:i.ia e verso gli a.,,;.,ssini, i ladri e coloro che conunctto1,10 un fallo. È questo uno dei bti esagemti di tutto il lavoro. Appena l'J\. trova che gli opcr:li sanno farsi v.:ilere, grida alla tirannia. (Vedi spe– cialmente p:i.g. 136 e seg. del vol. II). Quando al bcst~le sistcm:i. punitivo si s:o~lituiscc un criterio ·pili rngionevole, grida, al senti- 1 Ora però troppi ostacoli e troppi privilegi storici e politici ostacolano la libera circolazione delle molecole. U110dei più grall(li ostacoli consi,ac app111110nell:1 propricta. delle terre e dei capitali. 2 All'Antore, il (jnale crt:de l:he in ogni ordinamento \•i sia un'l/i/e destinata a comandare, non si può obiettare che l'una forza è esercitata dalla maggioranza per difendersi da una minorania, mentre l'altra è quella eser• citata da una minorau2a per imporsi alla maggioran2a. Ma anche l'A. dovr!, convenire che il potere delle Uiles dirigenti va sempre dimi11uc11do c dimi– nuisce anche la violenza che essi esercitano sugli altri, sostituendosi a questa sempre più il consenso.
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