Il Socialismo - Anno II - n. 9 - 25 giugno 1903

134 IL SOCIALISMO di tanti guai, non deve dimenticare che anche gli in– interessi locali reclamano una vigile cura da parte dei membri dell'Assemblea legislativa. ·on è poi a credere - come lo Zanardelli 1 osservava a proposito del col– legio unico di Saint-Just - che il· collegio nazionale possa di fatto sopprimere quello uninominale, ogni località avendo interesse alla vittoria di un proprio candidato ; inoltre il carattere politico della maggior parte degli eletti verrebbe menomato pel fatto che, mentre pochi illustri raccoglierebbero diecine e forse anche centinaia di migliaia di voti, i più raccogliereb– bero soltanto il necessario quoziente: i primi « si tro– verebbero quindi in una ccndizioti.e privilegiata, quasi arbitri del Goveruo e della Legislatura, poichè le sot– trazioni aritmetiche dell'ufficio centrale non togliereb– bero loro menomamente i voti ottenuti e l'influenza che ne deriverebbe». Fu vano ogni tentativo per l'attuazione pratica del sistema Hare e di quello di Sain-Just e Girardin 2 - sistema qeusto, malgrado l'antinomia con lo spirito in– formatore del primo, avente molte affinità con esso - ad onta dell'entusiasmo sollevato e, dal punto di vista tecnico, più che giustificato : in pratica il sistema che si presenta fra tutti il più attuabile è quello del voto limitato, sistema semplice e chiaro che trovò sempre favore p1·esso la pubblica opinione e spesso applica– zione. 3 Quando se ne doveva trattare alla Camera, non poche Associazioni ed un Congresso di Società liberali, raccoltesi a Verona, si dichiararono favorevoli al voto limitato; ma favorevole non volle essere la Camera e il Depretis ebbe ad Osservare all'on. Sambuy che il fini justitia et pereat mundus è un adagio nelle cose po-. litiche di .difficile attuazione. 11 sofisma del Crispi, che << i Governi costituzio– ·nali sono i Governi di maggioranza>> è abbattuto dal principio del Depretis, che dice essere il Parlamento « Governo di discussione,» e dal Palma, 4 il quale am– mette che il Ministero dev'essere di maggioranza, non già la Camera, fatta « per rappresentare la Nazione: e la Nazione bisogna rappresentarla qual è; e se, com'è naturale, non è tutta di un partito, e la Camera ri– sulta tutta o quasi tutta di quello solo che vi maggio– reggia, si avrà una rappresentanza di questo partito, non della Nazione.. La libertà non può essere il po– tere e il diritto di battere i propri avversari, negando loro persino di farsi ascoltare nella rappresantanza della Nazione, perchè non sono maggioranze intitolate al dominio. E non sono esse popolo? ... le minoranze non sono partiti e forze collettive? ... Intanto col voto limi– tato le minoranze possono essere rappresentate in quanto sono forze collettive, e in tal numero da avere ogni ra– gione d'essere rappresentate in proporzione.» Pur– troppo la proporzionalità non è rigorosamente garan– tita dal voto limitato, ·il criterio fondamentale di quella non riverbera in tale sistema, 5 come per contrario si riverbera nel sistema cieli' Hare; « non tutte le mino– ranze, ma una soltanto, èd anche questa nel solo caso 1 Relaz. cit., pag. 132-4. 2 OK GJRAROIN, Qutstùms dt mon ftmps, Vlll, Paris, 1805 T:de sistema ebbe il suo precursore nel Condercet. 3 Pra i molti esempi che potrei citare: la Spagna adottò il voto limit:ito nel 1878; il Consiglio legisfativo di 1''T::i.lta è di 7 mem– hri, ma si vota per 4; in Inghilterra la proposta di esso è stata. a.p• prova.la nel 1867 da 142 pari sopra 151 pei Collegi tricorni e per I.ondr:i.; è c:1lorosamente sostenuto da RusseI, Ca.stelar, Ca– novar, Sagasta, Stanhope, Spencer, Palma. Non dobbiamo nascon– derci che non sempre e non ovunque fece buona prova, ma non esso, bcnsl il modo come fu applica.lo non è mai stato corretto; in ltali:t, ove si adottò nel 1882 pei collegi a. 5 depulati « non si può dire abbia fatto cattiva prova,. scrive il 8RUNARTf, Dir cost., ecc. cit., I, 1°, cap. 4. § 5, a, « se non perciò che pessima prova foce lo scrutinio di lista al quale era connesso. 4 Questioni costituzionali, TII, 10, 5 .\[IRAHKI.1.1, Op. dt., pa.g. 9-10. che non sia sottilé, ma relativamente numerosa, può riuscire a veder eletto un suo rappresentante ... Da al– cuni si è osservato che, verificandosi in un partito sper– pero di voti e disciplina negli altri, la maggioranza reale può essere schiacciata dalla minoranza.. Si os– serva pure pOter facilmente accadere che concorrano efficacemente all'elezione soltanto i due gruppi più forti, sicchè resti senza rappresentante la vera maggioranza numerica ciel Collegio, divisa, per esempio, in altri tre partiti, più deboli, presi separatamente, quantunque riuniti insieme oltrepassino fors'anco la metà dei vo– tanti. 1 Ma l'inconveniente inevitabile in tutti gli escogi– tati sistemi del voto unico, del voto cumulativo, della libera lista, dell'impraticabile metodo di Hare, se ap– pare grave qel sistema del voto limitato, come venne applicato in Inghilterra, in Spagna, in Portogallo, in Italia, è di gran lunga attenuato nel sistema diparti– mentale. Si tenga presente avanti tutto che sarebbe contrario all'equità se si volesse che assolutamente tutte le mi– noranze avessero rappresentanti; il voto limitato deve semplicemente impedire che rimangano senza rappre– sentante quelle minoranze che ànno quasi ianta potenza quanto le maggioranze e che pur debbono soccombere a favore di queste per un numero più o meno insigni– ficante cli voti. Le minoranze che devono essere rap– presentat.e sono (Iunque quelle che si presentano come una forza che nè può nè deve essere negletta. Alla maggioranza vincitrice si aggiunga la minoranza pre– valente ed il totale è ben vero che non rappresenterà il tutto, ma costituirà una maggioranza troppo rispet– tabile perchè le minoranze esigue e vinte possano con diritto, come oggidì, lamentare l'ingiusta prevalenza dell'avversario. D'altra parte, dice anche lo Zanardelli, i gruppi minimi non rappresentano mai i grandi par– titi in cui, secondo le opinioni politiche, si divide il paese. Per quello poi che riguarda Io sperpero dei voti per cui potrebbe avere prevalenza la minoranza bene organir.zata, benissimo l'on. relatore osserva, che col voto limitato la maggioranza rimane pur non ostante in così favorevoli condizioni di lotta, che a sè stessa dovrebbe unicamente impufare la propria sconfitta: sper– pero di voti che anc'oggi purtoppo si lamenta e che soltanto la migliorata coscienza politica per una parte e per l'altra la radicale e razionale procedura elettorale potranno impedire. Il sistema da me vagheggiato rispetta la supremazia naturale e logica della maggioranza, ma ne limita la tirannide col limitare il diritto dell'elettore, cui è con– cesso di votare per' due candidati su tre: con ciò si adotta bensì lo scrutinio di lìsta, ma si tutelano le legit– time ·eSigenze locali; l'eletto è il rappresentante del di– partimento e di un singolo collegio del dipartimento stesso, à bisogno della prevalenza in un dato Collegio, ma però sempre anche dei voti degli altri due; votandosi per due nomi anzi che per tre, si impedisce infine che il di– partimento sia una fusione pura e semplice di tre Col– legi uninominali, e quindi si creano degli ostacoli alla lamentata reciproca assistenza dei vari candidati. Per tal modo la minoranza, dal punto di vista territoriale, à quei vantaggi che sarebbe impolitico disconoscere: e inoltre le minoranze, dal p.unto di vista dei partiti, sono tutelate per la nomina di un quarto deputato, il 1 ZANAROELLI, Re/az. cit., pag. 172.-5. 2 D:tto che su 1000 elettori, 500 appartengano :tl partito A, 400 al 8 e I oo :ti partiti minimi, sarà giusto affermare che gli eletti del partito A sono non solt:tnto gli eletti della maggioranza, ma i rappresentanti della t,otalità ? che se, oltre agli eletti del par– tito A, vi s::i.ràanche quello del p:trtito B, su 1000 saranno 900 gli elettori rnppresentati. Se dunque il voto limitato non distrugge il male, lo attenua spesso, come nel\'e!-empio presentato, sl da di– struggerlo quasi totalmente.

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