Il Socialismo - Anno II - n. 7 - 25 maggio 1903

102 IL SOCIALISMO i c: i.pi JXlrl::imcutari pii, noti <.•d illustri, contro i primi or:ilori tld l'arlamcnto francese, i Jaurè:!>,i Vivi.:mi, i Rou.mcl, per non p:i.r– larc del Mil\erand medesimo. A dire il vero due dei membri più inrlucmi del gruppo pnrh1- mcntrue, Aristide Bri:md e Fmncis l>c Pressensé sembrnvano desi· gn:ui nd essere i capi delfa • sinistro. •• cd cm 13 il po,no per essi. I.e loro ripetute dichiar:u:ioni anti-ministeri:tlìstc - disgr:ui:ita– mcnte restate sin' allora un po' platoniche - ed nncor piì1 quelle d:,. essi fatte 3\cune settimane prim:,. del Congresso, facev:mo spc– rnrc in un:,.ppoggio da parte loro, per tenere fronte alla suggestione degli altri p:Ì..rb.mentari. Si:i però che es<,i non :l\'essero compres.-i h gr:i.vitò. della si– tuazione, sfa piuttosto eh' e-.si non :t.bbi:mo avuto coraggio sunicicntc per romperla cou lo spirito di rn11wradtrit - fotto si è che non det• tero alln e sinistra. • il concorso dclln loro autorità e dclln loro doquenu: il che S.'\rcbbc bastato per trionfo re. Brinncl restò incerto, titub:mte, sino alln fine e.leiCongres.<1.0 1 sino al momento in cui, solo della sua reder:uione, (q_uelln dclln 1.oire. unn delle più energie:,.• mente ooutrnrie :t.lmillernndismo) votò l'ordine del giorno di Jaurès che s.'\lvnvn M1llernnd. 1.' ntteggi:t.mento di l'n.:-.5Co~ fu ancorn più riprovevole, giacchè da lui si aspcttnvn di pi\1. Bri:md poteva nccnmp!lre le sue reln~ zioni d'amicizia con Millernnd, per rifiutare il voto d' e!lpulsione: egli nve\'a dichin.r.:1.10 nonduneno che S:lrebbe Sl:ltr>folice di vedere i\lillernnd foori ciel Pnrtito, ma pcns.•wn che dovesse uscirne da sè ... J•re~n,;é non avevn le scuse o le IXl-rvemc di scu-.e di Hriand: nuche all:t vigilia del Congresso :lveva dichinrnto in un nrticolo dell'.Jurort, IXCO:'\CII.IAIIIU. lu lui di .\lillernnd rtm la dollrùm ,Id S«inli.m,o. Ciò m:i.lbT.Hloegli \'vtò conlrO la propost:i. co<1.Ì co– rnggios:imente dire<i.'ldal no<,tro compagno Ren:i.udel 1 , e trascinò S(.'CO la Federnzione del Rodano. I .'aucggiamen10 di qut!iti due uomini certo ha loro nociuto :1SS3.i più di quello che 11011 abbia danneggiato In cnusn che e~si :wreb– hero dovuto difendere. I,o \'ogliano o no, essi samnno om assi– milati pura.mente e semplicemente ai ministeri:i.li, pur essendone teoricamente lontani. E evidente però che essi I' h:i.nno volu10. Qualunque sia slata la minor.ml' .!\ che cm decis.'l a votare l:i. espulsione di Millernnd, e'iS.'l rcòitÒcumpattn sino :i.Ila.fine, impre– <1.Cindibilmentelcgntn. !'1.llncnu1:.:tdel Socialismo intero:i.zion: ,,le che dirende"n.; e se ru vinti\, ciò n.wenne in tali condizioni che si può dire come ha detto uno scriuore borghese e vivamente anti'IOCia– lista, ma che è assai al corrente delle CO'IC del Socialismo, (;iuseppe Bourdenu; il quale scrive,':\ nel Jourm,I du l)Jl>als: • A Millerand, gli è stntn concessn In gmzin •. 2 1\1:l gli er:mo sL'lte necessnric anche delle vere npproprinzioni indebite di mandati di mpprescntnni:a, come quelli delle FedernTioni della Somme, dell'Aube e del Gard, per ottenere la magrn m.:iggiornnr.a di 20 voti nel Congrcsc;o. Si ebbero 89 \'Oti per l'espulsione contro 109 e 15 nstenuti. In seguito, JXlrecc.hie Feder:uioni con un \'Olo ca.tcgorico h:i.nno '-COnfosS.'llO i loro delegnti; e cosl la m:1.ggiornnza - se può :m– oor.i p.'lrl:trsi di m:iggiornnz:i. - con queste rettific:i.zion i, non ascende che :ad I o 2 voti. Del rc-.to, se si consider.t tutto. il Socin.lismo francese, se cioè vi ,i.i comprendono e il Pur/ilo socinli.tln fra11- uu, e \' U11io11r . oci11/i.tlrirvol~ioll(1ria che non partt.."Cip:wnnl Con– gresso di Bordenux, è chi:uo, come lucidamente notnvnte subito voi nel Sodali.tmo 3, che In • 1.rrnzia• a Mille,nnd è stntn in so– '-tnnz.'l negata d.:ii socinliMi di Francia. In L'llicondir:ioni, le Feder:uioni che cos1ituivano In minoranza del Congresso di Rorde:iu'< hanno giudic:,.to che non v'crn rngione per ~ di nbb: Lndon:i.re un Partito nel quale, in sfo\•orevolissime 1 Vedi riauu1110 i11propo1ito un articolo di Renaudd, • li hllo Mille– ra11d e il Ccngresso di llordcau,: • nella Rivista drll, Rivisl, s«lalùt, /raNuti, fase. IV, anno Il, paa, 61 del S«ùilismo, 10 aprile 1903. 11 7011rHal d,s Dl6at1 del 15 :.prile. 3 Il /1/ovimrHIDr lrri1l11sùm, 1«ù1!,: I C0Hrn11i Nat:ù11,11/i 1oda/l1U di /Jordt1111.1·, Br11.ul/r,, fa~. \', ;inno Il, 1):ig. 76 1 115aprile 1903. condizioni di luna, ernno '-l!'\IC co,;ì \'icinc n (n.r prc\'alcrc la loro opinione. Eccetto la Federazione della \' unne (svilo I' i11flueni::1dell'one– stissimo, del de,·oti!,~imo, ma confosionista professore G. I lcrvé) es.se non hanno crc:duto ~scr buona tnuic.'l quella di abbandonare al mini;;terialismo tutto un Pnrtito in cui s'ern. m:mircstnto un co<1.Ì bel molo di rivoltn. contro il millcrnndismo. D'!'llt1:t p"rte è evidente per tu1ti coloro i quali seguono un po' da vicino il movin.cn10 50ei:i.lis1nrrnnctsc, che l'nltrn frnzione del Socialismo rrnnccse che si chiama I' (/11io11e&cialista Rfr•q/u– r.io11aria, fonnata dagli nntichi gruppi ..Guesdisti • e • Bl:i.nquisti • non vuol s:i.peme di procedere :ill'unione delle fol"1.e realmente socin.listc. l·:ssa rimnne agli occhi della m:1ss..'ldei militMli delle altre frazioni soci:,.liste come quella che non rnpprescntn. nitro se non le concezioni particolari dei membri delle org: iniu:i.zioni che In. compongono. Ed è non meno evidente che se In. tc-ndenzn. mini-.terialist:i costituisce nel momento presente il pericolo immcdi:ito del movi– mento, 13. ooncc:tionc ca.tas1rofica e semplicist-i dcli' U11iont So<ù,– li.tta Rivo/11.:.io11nrin non risponde n.ssolutn.mente ai bi.sogni c!cl pen– siero socinlista moderno. Personalmente opiniamo, come scri\'evamo In settim.:inn scorsa nel ,l/ouvemt11/ soriali.tlt che mm buona p:,.rte degli sfori:i dei nostri compagni dcli' U11iom Soria/ù/a Rivolu:.iom,rù, sin impiegatn. in purn perditn o per dei risuhnti nssolutnmente mediocri, fino a che quei nostri comp:tgni si mnntcngn.no fuori del Partilo• Soria/U/11 F'ra11uu. Se t"--Si (os!'JCrodentro il Panito, saremmo giA ·d:t. lungo tempo riusciti al trionfo del metodo rivolution:1rio nel M!no del Pt\rtito medesimo, e In elimiD!ltionc fatnlc d(.-glielementi c1erogeuei - più rn.dic:tli che socinlisti - sarebbe già un fatto compiuto. Al contrario, col metodo scguìto che, a dire il vero, è quello dcli' impo11ibilis1110 1 si è perme<1.Soal mmisteri:ilismo di mettere pro– fonde radici. Abbandonando a sè stc..;;;si numerosi e buoni clementi socia.– listi che re:.t.:t.vnnooell' organiunzione del l'orli/o Socialista f,i·a11- au, sì forniscono allo st:ito maggiore di questo le numerose schiere proletarie che ahrimenti e.!-so non avrebbe :,.I proprio -.eguito. Jean Longuet. SCIENZA ED ARTE L'UOMO DIGENIO E L'UOMO EDIO I nella trasformazione sociale Volendo riassumere, in poche linee, i caratteri del genio, basterebbe· dire che si trovano, ora in eccesso ed ora in difetto, in confronto di quelli dell'uomo medio. E questo si vede subito, già dallo studio della sta– tura dei geni'. Havelock-Ellis, infatti, dimostrò che in loro predomina sempre ora la più bassa, ccl ora la più alta, mentre nei normali la statura media si trova sempre in maggioranza. Così trovò che fra i normali Inglesi 16 % eran cli bassa. statura; 16 alta; 68 media; mentre che fra i geni normali inglesi 37 % di bassa statura i 4 1 di alta; 22 cli media. Altrettanto si nota per la magrezza e la grassez1.a. Kiernan credette fornire una grande prova dell'assen1 ... 1. cli degenerazione del genio, col dare una lunga lista di geni che prc~entavano un eccesso cli adipe, come se la adiposità non fosse già una nota di degenerazione. 1 Richiamiaino vivAmente l':.ttentionc dei no~tri leuori 111 ~uuto arti– colo del grande Mae5tro, dove l:1 conclu~ione C tanto 111·.1gnifica111cn1e triste. (N. d. N.).

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