Il Socialismo - Anno II - n. 5 - 25 aprile 1903

ANNO IL ROMA, 2 5 APRILE 1903 N. 5· IL SOCIALISMO ~ Rivista qail)òicinaleò]retta da ENRICO FERRI ~ ..LBBONAMENTJ. - ITALIA; Anno L. S - Semestre L. !l,,50 I SI PUBBLICA. I Per la Dire:ionc e Rcda:i:iooe rivolicrsi all'on. prof. ENRICO EsT&RO: Anno L. 6,25 - Semestre L. 3,25. • 1 IO d . 125 d' . F11:1m, Roma, Via Montcbcllo, 2•11. - Per l'Amministrazioo♦ Un numero cent. 25. 1 e 1 ogm mese rivolgersi: IJ &da/in,",, Rivista, Roma, Via S. Claudio, 57 ATTUALITÀ POLITICA Sul caso di Michele Ciotz non crediamo opportuno di ritornare ora, dopo ciò che ne hanno pubblicato i giornali quotidiani e ne ha detto (nel fascicolo passato e presente) il nos1ro Nix. Piuttosto, possiamo promettere ai nostri lettori, per il fascicolo prossimo, un articolò dello stesso nostro compagno Michele Ootz. PRIMO MAGGIO Riunendosi quest'anno - per la quattordicesima volta nel mondo - i lavoratori socialisti italiani ad affermare visibilmente la solidariet:ì nazionale ed in– ternazionale, per la conquista delle otto ore di lavoro e per la espressione della loro volont:ì sugli altri palpitanti problemi della vita e del lavoro (tra cui preminente la rid11-zio11e d lle speseimproduttive) che cosa penseranno essi dell'attuale momento sociale? Tra le curiose imitazioni, monarchiche o repub– blicane, del Primo Maggio, ascolteranno essi, i lavo– ratori socialisti, le voci desolate di chi vede dovunque ristagno, discordia, sfacelo, sconfitte per il prolerariato italiano e per il Partito socialista? O non sentiranno, invece, nell1animo loro, sempre viva la fiamma della fede, sempre salda la coscienza del\' immancabile con– quista di un diritto umano? Certo, dall'entusismo fiammante del Congresso di Reggio Emilia siamo giunti al « pr;iticismo » del Congresso di Roma ed al malessere del Congresso d'Imola. Certo, dall'infatuazione del Congresso di Firenze per la sola organiaazione elettorale del nostro Par– tito siamo andati all'opposta infatuazione per la sola organizzazione economica, neutra ed utilitaria - <lac– chè il Congresso di Bologna dei lavoratori della terra stringeva col vittorioso sciopero di Genova una cerchia, che pareva invincibile, di forze lottanti all'assicurazione del pane migliore, nell'atmosfera di relativa libert,ì che l'ostruzionismo parlamentare aveva conquistata. E fu un pullulare ·rapido, affrettato, impulsivo di organizzazioni economiche, con un esercito im– provvisato e raccogliticcio di lavoratori, non ancora temprati ali'idea socialista ed alla sua ferrea disci– plina, ma improvvisamente desti e attratti dal con– ta~io dell'esempio e dalla speranza ingenua che la lotta di classe pii, non dominasse sovrana nella storia e nella vita e che, rinfoderando la bandiera socialista, si potesse ottenere dalla classe dominante e sfruttatrice l'elargizione, paurosa o filantropica, di un pane meno· plasmato di dolore e di oppressione e di ansie. Ma la lotta di classe riprese, ben presto - nei campi e nelle officine - tutto l'impero della sua tirannide e, pur col presidio meno aperto e diretto del governo e del militarismo, si valse di tutto l'ar– senale secolare di armi burocratiche, giuridiche, psi– cologiche, alla difesa pii, avara e piè, spasmodica del suo tesoro capitalista. Onde lo sbaraglio nell'esercito raccogliticcio dei lavoratori del campo e dell'officina e lo sbandarsi dei meno coscienti, con lo strascico avvelenato delle diatribe personali e di parte. Ed è cosi, che, fermandosi alla superficie di questo fenomeno - facilmente prevedibile e da noi sempre pre,-isto e predetto - non pochi dei nostri compagni si lasciano prendere· dalla sfiducia e \'e– dono tutto nero e disperano maledicendo. Non noi: che vediamo l'opera e sentiamo il palpito - fuori dai nostri gabinetti di studio, nelle campagne e nelle piazze, nelle officine e nei con– vegni amichevoli - vediamo e sentiamo l'opera ed il palpito del cresciuto e più forte nucleo vitale dei socialisti coscienti, nucleo vitale che resiste allo sban– damento e resta a continuar~ il lavoro paziente, osti– nato, irremovibile per l'Ideale. Non noi : che ,·ediamo l'opera e sentiamo il pal– pito delle giovani generazioni, che si affacciano ora al campo della lotta sociale e non domandano che una parola ed un consiglio di fede operosa per il santo avvenire. Non noi : che abbiamo sempre pensato non po– tersi vincere i terni al lotto di un cataclisma sociale da parte degli oppressi o di un riformismo di latte– miele da parte degli oppressori. Alle illusioni del millerandismo politico e del neutralismo economico, noi continuammo e conti– nuiamo ad opporre la dottrina socialista, radicata e germogliante nel terreno delle scienze sperimentali, che non ammettono generazione spontanea ne effetti inadeguati alle cause nè mèssi sproporzionate alla- se– mina ed alla coltura. Lunga e difficile è l'opera nostra; lo. sappiamo. Ma essa è altrettanto inevitabile e certa. Basta averne chiara coscienza e salda, così contro le impazienze febbrili come contro gli abbandoni della delusione.

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