Il Socialismo - Anno II - n. 1 - 25 febbraio 1903

IL SOCIALISMO 9 Cn (;ovcrno democr:nico :lpp:uc, in seguito :'l t:1li premc'-Se, come lUlt'a)tro che idoneo :\ rc:\li1.zarc lo Stato per eccellenza, · poichè le m:\ggioranzc non h:rnno nuitudini filosofiche, non me– moria, non gusto della verità, non orrore della menzogna, non tcmpe'.r:-tnz:i,non coraggio, non facolt~ di vedere le cose in sintesi c.hi: 'tr:l.Tutte le sue sper:tnzc Pbtonc le volge ad un re, una s~cic di ·nllro d:rntesco, qualche COS:'lcome r11110 libera/ore m:l.chi:1.– ,·cllico. A r:'lggiungere lo scopo, :'l realizz:'lre questo St:lto ideale, il re pl:i.1onico impiega. ogni mezzo, sì d:t far impallidire il timnno ma– chiavellico, Nerone, e il superuomo nictschi:mo. Platone non si cura :-tffatto dcll:-t libert:\ individuale: ignom l:t tolleranz:\ e ncg:i. per– sino che il riformatore sia obblig:Ho di persl:aderc ci3.scun cittn– dino clcll'utilit?t delle singole riforme. . .. Quì la critica sociale di Platone - data l'epoca da cui sorse e la società specifica onde uscì l'uomo - diventa pos-.ente e st3.real– mente a r:tppre.:entare l'inizio del pensiero socialista. 1-'l legge della divisione. dd lavoro regge la natura. nitta qu:mt:i.. Pbtone per il primo la enuncia, e 1:i.pone a base di una dourinn. :iln b. s(l/idarietà che la divisionç del fa.,,oro stabilisce fra gli uo– mini è s.l frttgile legame che le p.'l;;sioni possono spezzarlo. Ì~ ne– cessario, per fortificare questo legame, trasformarlo in un vincolo cl':muonia e di ragione. La legge - dice Platone - è l'obbedienza all'opinione che ha trionfato e, cioè, l'3sservimento alla fortuna cieca dell'nzzardo delle circost:mze. Quando il legislatore regol:wa l:i, proprietà e l'eredita <lei beni, egli non pensava che ai pericoli preseuti, senza riflet– tere :i.Ilo scopo ultimo verso cui corrono le società. 1-bssomigli:l. all'uomo privo di esperienza e d':ute nella lotta, il quale porti le m :l.ni :l.lb parte del corpo in cui viene colpito, incnp:l.ce di preve– dere e di par:tre i colpi che seguiranno. In questa guis.'l si sono venmc costituendo, giorno per giorno, secondo la quotidiana pie• cola esperienza umana, le leggi che oggi reggono la societ?t. Per questo i principi secondo i qunli il potere è distribuito fra gli uomini sono molto diversi: l'età, la fon:a, la ricchezza, la nobiltà, il successo guerresco sono ragioni di comando insieme riconosciute, ora l'una Orn l'altra, in un is1esso Stato, mentre non ve ne dovrebbe essere ed imperare che una sola, quella miscono-.ciuta, la ragione dell'autorità del sapere. Per il primo principio del Socialismo è ben degna di rispetto e di ammirazione, dinanzi alla coscicnzn socialista contemporanea :i. fine del secondo libro della Nrpubblica, ove Platone dice quamo segue. l poeti ed i preti h:mno, oltre ai p0litici, contribuito alla fonnazione delle tradizioni. I.asciandosi essi stessi condurre dal– !' ispirazione, hanno diffuso nel popolo le più false dottrine, come quelle che gli dèi siano c.-iusa del male così come del bene, che gli dè-i anche siano degli inC:lntatori occupati a prendere mille forme differenti, ad illuderci impressionando i nostri sensi, come se fossero realmente presenti. J preti - continua Platone - con• servano la paum natum\e dell'uomo raccontando mille storie te!'• rificanti intorno ali' inferno. Esisterebbero, secondo tali leggende, uomini litigiosi, cmdeli, mentitori, sedi1.iosi come gli dèi, i quali, :i.pparendo loro orrendo l'altro mondo, :ivranno paura della morte senza poter mni esser coraggios.i. I preti - è sempn- Platone che parla nel principio del 1Il libro - lasci:mo credere che si poss..-i essere cari agli dèi pur essendo mah 1 agi e crimin:i.li, solo che si compiano fedelmente le preghiere e le pratiche di cui essi, i preti, hanno il segreto. Compiaccnz.:i ai vizi dell'uomo, conclude Pl:i.tonc, che è, assieme ai preti, un gran potere nello Stato. J .e rivolu1.ioni devono necessariamente prodursi - dice Pia- fezione dell'uomo con<;istanel\'ahhandon3rsi a tntti i suoi capricci, o ncll'aument:\re ince~s:i.ntcmcnle le sue ricche1.zc , o nel dominare con la for1.:i.i suoi simili. ì\lolti 8t :i.ti sono fondati sull:t erronen iden che la guerra si:i. la funzione principale della Citth; la gin– nastica, quindi, che fa sold:i.ti robusti, assorge ad una massima im• portanza nell'educazione. ?\lerito principale divent:i. quello del saper comandare :agli altri, e i c:api militari divenl:mo i primi magistmti ecco la timarrhio. )fa al disopra dell'arte delb guerra deve dominare il principio che non si debba fore In guerra se non per difendersi dalle usur– pazioni ingiuste degli stranieri. Comandare ::aglialtri è nulla: grande è, invece, comandare a sè stesso. Gli uomini di guerra souo incap.'lCI a far prosperare gli affari della Città: la classe dei mercanti, invece, gli industriali, ogni scopo dei quali si riduce :ti guadngno, finiscono per possedere enormi ric– chezze e per ispodest:i.re la nobiltà militare. Allora accade che il potere politico segue la ricche,:.za e che la timarchia degenern nella aristocrazia ddfargmlo (ciò che noi chiamiamo la plutorrazia). 1--i Citt:\ si scompone necess.'lriamente in due cl:issi ostili: cb un lato i ricchi detentori del potere, dall'altro i poveri, cioè b moltitudine, priva d'ogni bene materiale e d'ogni autorità politic:1.. Nella opulenza la clnssc ricc:1 degenern; al contrario b. sofferem-,.'l rendc- la. classe povera energica cd industriosa. Cosl nasce b ri– voluzione che ~emolisce la democrazia o questo regime delh com– piauma u11iversale in cui gli uomini coraggiosi o "igliacchi, sa– pienti o ignoranti, temper:mti o corrotti, sono trattati da eguali e il popolo lusiugato ricompensa i lusingatori dando loro il potere. Quale sia il bene d'una Città è ormai chiaro. La Citt~ deve essere 11110. Tutti gli uomini che la compongono devono fare un corpo solo, in maniera che la sventura pro, 1 ata da un gruppo qual– siasi di cittadini debba \•enir sentit.:i come un proprio dolore da tutti gli altri. E vi s3.r:\ 1 in simile Città, una scienza suprema do– minatrice di tutte le arti e assegnatrice a ciascuno dcli' impiego cui la natura sembrer?t destinarlo. Ma tale so, 1 rnn:1.nrte del poli– tico è riservata a coloro che si sono resi maestri nel\'a.rte della dialettica, ai filosofi insomma. Qui il socialista si :l .fferm:i.ancora meglio. La. proprietà e la. famiglia - scrive Platone -· sono le due cose che principalmente di"idono gli uomini. Perciò i componenti la classe militare non possederanno nulla, ma riceveranno cibo e vesti dalla citt:\. ton do– \'rauno pens.'lre alla famiglia, e tra loro sarà la comunan7.a delle donne, i cui figliuoli lo Stato si curerà di allevare. li sentimento della famiglia - e il rivoluzioMrio è qui - è-, secondo Platone, il dissolvente principale della società, poichèesso dà all'egoismo l 'app:l.ren 1.a del disinteresse e perpetua i pregiudizi. Le unioni nella città idenle - e qui è l'utopista - S.'lr:tnno re• golate da magistrati che terranno di mira soltanto il bene dello Stato. Ora., essendo contrario al bene dello St :i.to che ,,i si:rno da un lato temperamenti dolci e deboli e dall'altro vivi e violenti, i magistrati avranno il senno di temperare il carattere nazionale con unioni bene assortite. Sarà, così, lo Stato, una , 1 :i.sta famiglia, ove i fanciulli, non conoscendo coloro che furono padre e madre, considereranno come parenti tutte le persone che di parenti avranno l'età e come fra– telli e sorelle i fanciulli coetanei. Platone, inoltre, è un socialist.-i feminista. Il fatto chc-la donna _partorisc.'l, mentre l'uomo genera, non pare a lui sufficiente a sta– bilire la profonda differenza sociale che esiste tra maschio e fem– mina. J,3. donna potr?l fare il medico e l'avvocato e l:l. vita del soldato. Le deboli, però, aggiunge il filosofo, saranno risparmiate a.i pi\\ gravi l:l.vuri. tone - fino a che lo Stato non a\'rà tr0\' :1.to la sua b:t'-C: e non Cosicchè Pbtone vede nell:i. vita tranquilla. e feconda della so- può essere h:1..c;e vera dello Sta.to il principio dominn1ue che la per- cietà tre cla..'-sid'uomini determinate d:tllc tre facoltà che b so-

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