Il Socialismo - Anno I - n. 18 - 10 novembre 1902
IL SOCIALISMO 295 xvi secolo, della scuola fiamminga e della scuola olan– dese del xv11 secolo, riportandosi alle condizioni fi– siche - ge~grafiche soprattutto - dei Paesi Bassi e del- 1' Italia. Zola è preoccupatissimo nel medesimo tempo di spiegare la psicologia e tutto il destino dei suoi eroi, in virti.1 delle leggi dell'atavismo e dell'ereditarietà; questa ereditarietà ineluttabile che deve imporre ai figli dei poveri un'anima d'ignoranza e di pena, ai figli dei ricchi l'orgoglio e la imbecillità. A traverso tutta la serie dei Rougon Afacquart, dopo il romanzo la Fortuna dei Roug·on~ uno dei più forti ed anche dei meno conosciuti - fino al Do/lor Pascal, l'ultimo della serie - si può seguire l'albero genealogico paziente– mente osservato. Lo spirito scientifico di cui Zola è penetrato e l'organicità del suo pensiero meravigliano in questo monumento così bene coordinato. « Quel che è prodigioso - proclamava Abel Her– mant nel suo bel discorso funebre - è che un uomo abbia potuto scrivere in ventidue anni questi diciannove volumi consecutivi dei Rougon A1acquart, quali li aveva visti di primo colpo - senza un giorno d'ozio, senza un rilasciamento, nè un dubbio, senza una infrazione al piano prestabilito». Frattanto, fin dal principio dell'opera, si trova in Zola quella percezione meravigliosa dei fenomeni so– ciali che caratterizza il genio. E l'analisi esatta, il senso profondo dell'ambiente sociale che si ritrovano già in Curée, il secondo volume della serie. Curée è il quadro delle furiose speculazioni sui ter– reni di cui Parigi fu teatro al principio del secondo Impero, in seguito ai grandi lavori dei quali il famoso prefetto costruttore, il baro:1e Haussman, aveva preso l'iniziativa, e che trasformarono complct~H!1cnte la città. Nella sua prefazione Zola scriveva: « lo ho voluto mostrare lo spossamento di una razza che ha vissuto troppo presto ... la speculazione furiosa di questa epoca, che s'incarna in un temperamento avventuriero e senza scrupoli. » « Sì - esclama il finanziere Saccard - noi fa– remo a piene mani del denaro ; più di un quartiere scomparirà e resterà dell'oro fra le nostre dita. Han di già cominciato da basso, a lato delle Halles, a ta– gliare Parigi in quattro.. quando il primo tracciato sarà ultimato, allora principierà la gran danza dei mi– lioni. Il second:> tracciato sconvolgerà la città in tutte le sue parti, per riallacciare isobborghi secondo il piano regolatore. Parigi sventrato a colpi di piccone, le vene aperte da centomila 1111..iratori ». Nel Pot~BouiLLe i costumi borghesi sono disegnati con forza - con brutalità, come egli stesso afferma - e ne esce una pittura esatta delle piccinerie, dei senti– menti bassi e vili che spiegano la bassezza dei mezzi adoperati ed è la rappresentazione della bancarotta morale e civile della borghesia. Bonltettr des dames dà la descrizione più esatta e più completa della concentrazione capitalistica. Nessun altro scrittore co:t:c:np..)ran~o ha inteso questo grande fenomeno. La scomparsa dei piccoli bottegai, dovuta ai grandi magazzini, è il fenomeno profondo, de– cisivo che domina ,in tutto il libro. li processo al denaro, al « denaro corruttore e de– vastatore>> noi lo troviamo istruito in tutta l'opera di Zola. I vizi odierni e il fondaccio nauseabondo della società capitalistica sono sciorinati con mano di mae– stro in Nanà. Nell' Assommoir si ha la terribile descrizione dei mali che l'alcoolismo arreca al proletariato, degenerato dalla miseria e dalla schiavitù. Ma un oscuro pessimismo sembra dominare tutta questa parte della sua opera, e Giulio Lemaitre, nelle sue critiche letterarie del journat des /Jébats - rac– colte in volume sotto il titolo 1Vos rontémporains - po- leva allora scrivere che un pessimismo nichilista stava al fondo della filosofia di Emilio Zola. E questo pessimismo non sembrava venire sola– mente, come disse M. Collière nel\'Européen, da cause storiche; e neanche alle cause sociali lo scrittore at– tribuiva il dolore della vita. I personaggi della Joie de vivre, specialmente 1 non sono più dei disgraziati, e tuttavia nessuna esistenza è così nera come la loro, oppressi, come-:essi sono, clal- 1' « illogismo » e dalla ferocia che essi vedono in quella vita che pur nulla ricusaa loro. E' il periodo della sua ascensione, quando il grande scrittore diventa ricco e sembra arrivato agli onori della società borghese, che lo decora con la« Legion d'onore» e decide di presentarlo all'Accademia di Francia - questo Senato conservatore dei nostri uomini di lettere - e si parla anche della sua candidatura al Senato. Ma fortunatamente, come diceva Abele Hermant, « egli si trova prevenuto contro la fortuna perniciosa, come lo era contro la solitaria povertà - e si guarda dal lusso che ammollisce - mantenendo Il medesimo tenor cli vita di un buon operaio». Infatti, mai Zola cessa di laVorare. 1Vu!Ladies sine Linea - che nessun giorno passi senza che io abbia la– vorato - questa era la sua divisa. Questo amore ar– dente il lavoro - il <<lavoro regolare e pacifico» - egli dà come la conclusione robusta d'uno dei migliori ro– manzi che si susseguono: l' O::uvre, dove sulla tomba del protagonista uno dei personaggi, dopo le parole cli conforto e dì speranza indirizzate agli amici riuniti, termina con questa parola virile: «Lavoriamo». Questo amore al lavoro, la gioia sana e forte che il lavoro gli conserva, gli impedisce anche cli andare verso le conclusioni ingannevoli e vane del pessimismo impotente. D'altra parte, l'indipendenza del carattere di Zola rifugge dal piegarsi alle concessioni e alle transazioni che esigerebbe da lui la società borghese; la noni::uranza del successo, la forza dei suoi principii letterari gli impe– discono di diventare un «regolare» - ed egli non viene accolto all'Accademia di Francia: egli resta malgrado tutto « un orso», come si compiaceva cli chiamarsi da sè stesso - un rivoluzionario. Con Cénninat il grande romanziere mostra quale ammirabile e profondo pittore della folla egli fosse, delle grandi battaglie come quelle impegnate attualmente sulle due coste del!' Atlantico, in Francia e in Pennsyl– vania, dal proletariato di cui come lima il pensiero dal fondo della terra sembra montare a poco a poco verso una luce di speranza e cli giustizia (Jaurés). E il ro– manzo di Zola ha tutta l'ampiezza, tutta l'energia e tutta la potenza di un poema epico. Nelle sue opere precedenti si sentiva di già questa folla anonima, latente, che non appariva al primo piano, ma che faceva sentire in lontananza il suo confuso rumore; ma in Germinai è <lessa folla che tiene il primo posto - essa è in verità il protagonista del romanzo. Germinai e I Tessitori di Gerhart Hauptmann - nel quale dramma, come indica giustamente il Vor– waerts si trova evidentissimamente l' influenza di Zola - sono senza dubbio le pitture più grandiose e più belle delle miserie, delle lotte, e delle speranze del proletariato. La critica volle trovare in questo poema tanto po– tente, un pensiero vibrante d'amaro pessimismo e tut– tavia l'op•era termina con un inno di speranza, dopo la disfatta degli operai. « Adesso in pieno cielo il sole d'aprile irradia la sua gloria, scaldando la terra che ci nutrisce. Dai suoi fianchi sgorga la vita, dalle piante crescono i frutti e le verdi fronde, i campi si coprono di erbe. Per ogni dove il grano nasce, e cresce - cresce, e sui piani beve il calore e la luce. I succhi impetuosi degli alberi sgorgano
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