Il Socialismo - Anno I - n. 18 - 10 novembre 1902
IL SOCIALISMÒ con voci bisbiglianti, e il lenue romore delle gemme che ::;i aprono si espande come in un grande bacio. An– cora, ancora, di più in più distintamente come se fos– sero ravvicinati dal sole, i minatori compaiono sotto i suoi raggi flammei in questa alba di gioventù, e il ru– more dei vegnenti si accresce pei campi. << Degli uomini forti, un esercito nero, cresce lenta– mente nel silenzio, ingrandito dalle reclute del secolo nuovo, e il lor crescere sarà ben presto la terra. » 1 Con mano vigorosa il grande scrittore naturalista descrive poi nella Terra le bassezze e i dolori della vita dei contadini, curvi sulla gleba, abbrutiti da secoli di miseria e di servaggio. Nel Réve, tende al romanzo puramente idealista vo– lendo mostrare che egli è anche capace di elevarsi nelle 1·egioni eteree, come di seguire sulla terra la realtà e le miserie della vita umana. Questa accusa di mancanza d'idealismo spesse volte ripetuta contro Zola - è profondamente falsa. Basta rilevare queste pagine tanto belle, tanto piene di fede, che si trovano in tutta la sua opera. Di con– tinuo egli afferma come ideale robusto l'elevazione e la purificazione del genere mnano, con la forza mora– lizzatrice del lavoro, ed è certo questo un idealismo che non va bene per quegli scrittori che sono impo– tenti a comprendere la vita moderna e le concezioni nuove che han fatto nascere nell'umanità le nuove forme della produzione. Nell' Argeut, Zola ci dà ancora un forte studio dei fenomeni economici che formano la struttura profonda al disopra della quale si eleva tutta la società moderna. L'aggiotaggio, le lotte feroci per il danaro, il duello" impegnato tra la banca cattolica fondata da Saccard (al secolo Boutoux, capo dell'Unione generale) e la banca ebrea rappresentata da Gunderman (Rotschild). tutto il meccanismo così delicato e così complicato della Borsa, è stato descritto con una meravigliosa precisione, ana– lizzato con una sicurezza impeccabile. E in fine lo scrittore ci mostra la concentrazione capitalista operante con la regolarità e la forza irresi– !-tibile d'un fenomeno naturale, seminante attorno a sè la miseria e la rovina ma preparante le condizioni necessarie di realizzazione d'una nuova società, della società collettivista, della quale uno degli eroi del ro– manzo, Sigismondo Busch - il generoso pensatore malato - predice l'avvenimento prossimo. Nell'ultimo periodo di sua vita, anche assai prima del!'« affare Dreyfus » Zola accentua visibilmente la !-ua preoccupazione sociale, ed è nella serie che segue a quella dei Rou.go11-1Jfacq11art: quella delle Tre Ci/là « Lourdes, Rome, Paris». C'è in Lourdes lo studio analitico e documentato della menzogna religiosa, l'af– fermazione che non è sano quell' ideale che sta fuori o contro il cammino che la scienza fa dal 110/0 all'igwolo - non sano quell'ideale che sta fuori o contro la vittoria lenta della ragione - la vittoria che procede attraverso le miserie del corpo e della intelligenza. 2 E in Lourdes si ritrova tutto il suo genio rappresentativo della folla. Quel genio rappresentativo che ritroviamo nella mar– cia notturna degli insorti in Fortuna dei Rougon, nelle lotte tragiche degli scioperanti in Gernu'nal, e nelle an– goscic collettive della /Jebtide. Quì la visione epica della folla è nel treno dolente dei pellegrini - « la spe– ranza pili forte che il dolore - tutti i mali accumulati che si ridestano - i malati intonano l'Ave maria in mezzo alle lagrime, sono esasperati e urlanti,•e nel eia• more crescente e nei pianti, si esprime una crisi di spe– ranza. » 3 1 Cer111i11al, p:i.g. 591. 2 L(l1tJ"dts1 p~g. 115. 3 Lourdes, pag. 592, Roma è la pitlura del Vaticano e della« Città eterna» dove l'abate Pit:rrt: Frornent la rornpt: con la Chiesa cattolica, il mastino del Capitale. In Paris e la curiosa pittura cli Guesde (« Mege»); e al di sopra dei tenta• tivi vani del\ 'anarchismo dinamitardo Zola proclama la sua più grande fede nel potere della scienza, che è destinata per virtll propria ed indipendentemente dal• l'azione degli uomini, a liberare l'umanità dal giogo capitalista. Qui noi accenniamo alla lacuna delle concezioni sociali cli Zola, lacuna che è soprattutto visibile là ove ha voluto fare uno sforzo di ricostruzione, come nel Lavoro. Zola che ha tanto esattamente descritto i""feno– meni economici moderni, non comprende come essi contengano nei loro ulteriori sviluppi le condizioni del– l'ordine nuovo. Come i vecchi socialisti utopistici, non vede che il proletariato non si può affrancare che po– nendosi sul terreno della lotta di classe. E' dal solo sviluppo della scienza pura che si at– tende in Paris la soluzione dei mali sociali; è in Lavoro l'estensione di una grande cooperativa di produzione quella che apporta per sua superiorità gli spiriti a con– vocare la società nuova, e sono capitalisti che eia loro stessi abbandonano una parte cre~cente delle loro azioni alla collettivi~'\ organizzata. La quale anzi raccoglie poco a poco tutta l'umanità. Eccoci tra poco nella 1Vuova /caria di Cabet, di Fourier soprattutto, molto lontano dal Socialismo mo• derno e dai suoi mezzi essenziali. Ma è per la parte analitica delle sue opere, per la descrizione fedele dei fenomeni sociali sì chiaramente compresi, che Zola ha fatto opera sociali!-ta, come per il suo odio della moneta, del denaro « che non dà mai la fortuna a quelli che lo posseggono». E anche perchè la sua filosofia naturalista ha contribuito allo sviluppo cl' una concezione moderna della vita, cl' un ottimismo robusto che consiste soprattutto nella gio– conda accettazione della vita, nell'ardore davanti al lavoro da compiere. Il lavoro soprattutto, che compen– dia tutta la vinù moralizzatrice e da solo riassume pienamente I' ideale del proletariato moderno : « 11se– colo è del lavoro, scrive egli, e non si vede già nel Socialismo ascendente sbozzare la legge sociale del domani, del lavoro per tutti - il lavoro regolatore e pacificatore? E sarà quella grande e sana società ove ciascun membro apporta la sua parte logica di lavoro, non pili argento e oro - non più speculazioni, più furti, pili traffici abominevoli - non più quei delitli che la cupidigia provoca, quei dolori che esaspera e spoglia le figlie delle loro doti, i vecchi genitori strangola per la loro eredità 1 i viandanti assassina per la loro borsa! Non più classi ostili 1 di padroni e d'operai, di proletari e di borghesi - e non più leggi restrittive, nè tribunali, nè forze armate poste a guardia dell'iniquo sfruttamento di uno contro la fame di tutti gli altri! « Non più oziosi di sorta; non più proprietari nu– triti dal fitto, non più lusso - infine non miseria! <<.Ah!questa l'ideale equità, la sovrana saggezza - non privilegiati, non miserabili - ognuno artefice della propria ventura per il proprio lavoro in mezzo alla felicita umana! « Grazie al gran numero di nuove bi:accia, grazie soprattutto alle macchine che lavoreranno per gli uo– mini non potrà esser lontano il tempo della felicità. « Non più una caserma - ma la città della libertà e della gaiezza, sarà la città nostra ove ciascuno è libero cd ha la gioia di amare, la gioia della forza, della bel– lezza, dell'intelligenza ccl ha la sua parte alla tavola dell'inesauribile natura. « E l'uomo evoluto, aggrandito, nella piena espan– sione della sua energia e della sua anima, è il vero maestro. Le scuole e le otticinc sono aperte, il fan-
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