Il Socialismo - Anno I - n. 17 - 25 ottobre 1902

li. SOCIALISMO li Comune dovrebbe invece essere lasciato libero nel prcscegliere il sistema che crede da preferire nel conseguimento dei suoi fini sociali. L 1 istesso Gioliui osserva che si potrà un giorno arrivare alla distribuzione gratuita del servizio municipale. Ebbene: allora si lasci libero il Municipio nella scelta del modo economico della gestione diretta della produzione! Solo coi-;ìsarà possibile evitare il grave pericolo che compromette– rebbe la sorte di molti Comnni italiani. 'f'uttavia, anche con l'obbligatorietù del rendimento di utile il progetto esprime un vantaggio che non può essere frustrato. Se esso, con la percezione d'un profitto consacra., come si sostiene una forma nuova d'imposta indiretta pcl con– sumo, si pensi che quella imposta è un'attenuazione del pre::::o del servizio gestito dal capitale privato, onde segue un reale beneficio economico conquistato al com– unista. È vero che l'indole sociale del progetto resta per ciò stesso sminuita, in quanto si presenta come un mezzo abile per riscuotere una nuova imposta: ma anche su questo ristretto ed angusto terreno esso rac– chiude un vantaggio effettivo per i consumatori. La critica parlamentare del progetto, che voglia ispi– rarsi a reali fini del progresso sociale, deve pertanto invocare in prima istanza la libertà dei Comuni di adot– tare il sistema economico cli gestione che paja pili con– veniente alla comunità locale; e soltanto in seconda istanza, quando sia battuta la modifica in tal senso, deve piegarsi alla obbligatorietà del profitto. 7. Il profitto 11umicipale. - I Comuni ricorreranno all'applicazione della municipalizzazione dei pubblici ser– vigi, sotto la spinta della previsione d'un profitto, che li ponga in grado di conferire una più ampia elasti– cità al loro bilancio. Non aderiamo perciò alle consi– derazioni pessimistiche che il Montemartini fa di questa nuova forma d'imposte sul consumo che sarebbe la per– cezione del profitto industriale. Essa non accresce, come inclina a credere il Montemartini, le voci tassate, po– nendo a fianco al dazio sul vino, sull'olio, sul marmo, sulla carne, due voci finora rispettate dall'esenzione : l'acqua e la luce. Quindi questa caratteristica figura d'imposta che è il profitto industriale I nasce dal realizzamento d'una economia, dalla trasposizione cioè cli una somma di utili, dal privato imprenditore alla collettività; questa traspo– sizione non si presta alle conseguenze che il Monte– martini ne vuol trarre. Malgrado gli inconvenienti di– stributivi cui possa arrivare, rispetto alla massa dei contribuenti, essa non può paragonarsi, nei suoi effetti di traslazione e d'incidenza, alle varie forme di imposte indirette, perchè racchiude nella sua stessa attuazione il realizzamento d'un vantaggio economico, acquisito alla collettività. Purtuttavia gravi sono le influenze che potrebbe spiegare la gestione delle i1nprese municipali a pro– fitto, ove non si limiti entro ristretta misura il saggio di profitto. Cosi come si pratica per l'Inghilterra, dal momento che lo Stato interviene a regolamentare l'or– dinamento dei pubblici servizi, si deve fissare il limite oltre il quale il profitto diverrebbe dannoso per la ri– percussione che avrebbe sulla massa dei consumatori. Si sa che ove il servizio divenisse troppo costoso ne soffrirebbero in proporzione assai più i poveri che i 1 In rC!lltà il Montemartini ha ragione di confut !l.rc il Giolitti quando questi affcnn!l. che il prolilto municipale, ncll!l. quot!l. non corrente, non può esser raffigurato come imposta. È ov,·io, infatti, che qui si sc:unbia la quistione dell'altezza dell'imposta, con b questione dell'indole dell'imposl:'l. Purtutt:'l.\'i!l.non s'nccorge il Mon– tcm!l.rtini che se il profitlo municipnliz:mto nssumc tutt!l. l:t ligurn di consumo, esso però,Jill(w:iorinmmte p!t.rlando, fa parte delle cn– trnte origin!l.rie n immedinte, !\I pari degli altri reddili dcm!l.ninli, epperò non soffre di essere classificato tr !l.le imposte proprinmcnte dette. ricchi. Ad esempio, i ricchi, ove il costo del trasporto Lnun,·iario si elevasse, possono servirsi cli altri mezzi sussidiarì cli locomozione, e i poveri no. La legge, così come è compilata, merita di essere corretta in questo senso, inserendo un articolo ove sia esplicitamente e tassativamente basata la percentuale di reddito netto che deve costituire il maximun non ol• trepassabile nello esercizio comunale dei servizii. D'altra parte il lasciare in balia de! Comune la fissazione del saggio cli profitto, quando se ne è riconosciuta la ne– cessità per legge, equivale a mettere, con la riforma della municipalizzazione, un'arma fiscale assai terribile nelie mani dei Comuni, i quali possono alterare la si– tuazione del particolare mercato dei servizi municipali a seconda delle variabili esigenze del bilancio. E questa alea oscillante. contrasta assai vivamente con l'opinione enunciata dall'istesso on. Giolitti, là dove dice che la municipalizzazione combatte il monopolio, organiz– zandolo pubblicamente appunto per adeguarne il pro– fitto a quello medio corrente stabilito dalla libera con– corren7..a. E dove se ne andrebbe questo principio, o,·e il pro– getto resti fermo nella disposizione che riguarda l'illi– mitata facoltà dei Comuni nel precisare la somma de– gli utili netti?' 8. Ristrclle::=a iugiustijìcala del progetto. - Il di– segno di legge sulla municipalizzazione ha anche il torto di facilitare i Comuni alla gestione diretta dei soli pubblici servigi. Ora, considerando la municipalizza– zione al lume della scienza economica, essa si traduce nel conseguimento spontaneo del massimo utile collet– tivo. 2 Passano sotto la gestione comunale tutti quei servigi i quali si dimostrano, se gestiti collettivamente, più produttivi di quello che si dimostrino ove siano gestiti dalla privata intrapresa. Per tal rispetto, dal punto di vista economico, non vi è alcuna sostanziale differenza tra il pubblico cd 11 privato servizio. Sotto tal senso fu accolta, al Congresso socialista cli Roma, una mia proposta estensiva, secondo la quale il programma amministrativo ciel partito ita– liano della democrazia sociale deve sin d'ora proclamare la municipalizzazione cli tutti quei servigi, sia privati sia pubblici, che ricevono più logico e pili economico assetto nella gestione collettiva. È frequente tale forma cli municipalizzazione anche in lnghilterJa (latterie, pa– nificazione, farmacie, assicurazione contro l'incendi). Il progetto meriterebbe di essere esteso in tal senso. E quali che sieno per essere le avversioni d'indole teo– rica, farà opera socialista il gruppo parlamentare socia– lista sostenendo, nella imminente discussione, l'allarga– mento del concetto ispiratore ciel disegno di legge del ministro Giolitti così che si comprendano in esso anche i servizi privati. Enrico Leone. 1 Vedi E. Lt:QSY., I crilui socialisti ll(i /n/1111d co11111110/i, nell:\ Critica Soci,1/e 2 Bisognerebbe inoltre insistere - come dirò in :lppresso - nel precis..'lre nel progetto l'uso del profitto, che dovrebbe essere rivolto obblig!l.toriamente :\Ila tr:'lsfonn:'lzione del sistema tributario IOC.'lle. Pubblicheremo nei prossimi fascicoli. C. Lombroso, l'uo1110 111edio e /1101110 di ,geni()1ullt1 lraifor- 1110:io,us«ù1/c - Niceforo, la ca11zo11e rivol11:io11ariaa Parigi - Gina Lombroso, Sulle leggi prolellivr dd lavoro - De Brou– ckère, l'Istituto irrdu.slriale sodali.sia a Bru.ullu - Tortori, Cli w11ili mlfarlt - De Cardona, Leghe di ,011/adini epolitica socialista - G. Stiavelli, Leone 10/stoi - Trespioli, Supusliziom religiosa - Ferri, Lo sciopero gmcralt come arma rivo/ur;iouoria - Negro, L'opera pos/111110 di Carlo 11/arx - Franchi, Il criterio sociologico dd!tt poltlicn sodalista - Labriola, La politica ,0111- mrrda/e dei soda/isti.

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