Il Socialismo - Anno I - n. 14-15 - 25 settembre 1902

IL SOCIALISMO 213 ramenti ·sono i 1ue::zi necessari per dar forze al prole– tariato ad aiutare gli altri partiti o ad attuare esso steSso le riforme politiche ed economiche, come l'abolizione del dazio sul grano, la riduzione delle spese militari; b) dicono gli altri - i rivoluzionari: le grandi ri– forme politiche ed economiche debbono essere lo scopo principale degli sforzi presenti del Partito socialista ed il mezzo 11ecessan:o per migliorare le condizioni del pre– sente a tal segno che le organizzazioni economiche dei lavoratori possano prosperare rigogliosamente e ado– perarsi vigorosamente verso i fini più lontani e com– plessi. In altre parole: ciò che per gli uni è mezzo, per gli altri è scopo; e viceversa. Differenza capitale, a me pare; e di cui non tutti sembrano capir l'importanza. 2. - Perchè il cosi detto ,,iformismo prevale. Di queste due tendenze la prima prevale oggi, come ha dimostrato il Congresso d'Imola. Per quale ragione? Tutti sanno che è più facile di illudere gli uomini sulla efficacia dei mezzi semplici e diretti, che non far loro capire la efficacia dei mezzi complicati e indiretti: facoltà questa che è un acquisto tardivo e faticoso dello spirito umano, raffinato dall'osservazione e dalla rifles– sione. Così un contadino si persuaderà facilmente cli poter conservare la salute ingoiando qualche droga pre– parata dal medicone per cacciar tutti i mali i ma scuo– terà la testa incredulo se gli spiegate che assai più sicuramente otterrà quell'intento, curando la pulizia del suo corpo e della sua casa, non affrontando con incurante indifferenza le i:ltemperie, sottoponendo il suo modo di vivere a certi preceai. Ora pur troppo il modo di ragionare cli tanti uomini anche colti, nelle cose della politica non è diverso eia quello che il con– tadino usa nell'igiene. Gli scioperi, le Leghe, le Ca– mere di lavoro, le disposizioni delle leggi protettive sono mezzi diretti per migliorare le condizioni de' la– voratori i e quindi facilmente gli uomini si illudono che debbano far bene, come la droga del contadino; anche quando non fanno nulla, talora anche, sebbene alla fine la forza dell'esperienza vinca, quando fanno male. Invece le riforme economiche agirebbero potentemente ma indirettamente, come l'igiene: e allora molti sten– tano a capire. La politica della organizzazione economica richiede minor cultura scientifica nei capi e minore attitudine a capire i problemi essenziali della economia moderna; spinge invece più direttamente all'azione. Ora l'uomo preferisce agire anche ali' impazzata piuttosto che pen– sare. L'amico Treves dice che le grandi riforme eco– nomiche sono << un ritornello della vecchia canzone dei professori di economia; » e sarà: ma disgraziatamente, se si chiamassero tutti i personaggi cospicui del Partito socialista a ripetere anche le strofe più semplici di questa canzone, credo che ben pochi saprebbero ripe– terla senza stonature, stecche e spropositi. Quanti cli costoro, ad esempio, dopo aver studiato l'economia politica negli opuscoli del Lafargue o nei Comizi per la legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, vi diranno ancora, con la maggior sicurezza, che la economia po– litica delle Università è la scienza borgl,ese, vale a dire un corpo di teorie inventate per giustificare il dominio e lo sfruttamento capitalistico! Ora non è possibile fare una vigorosa guerra contro gli abusi peggiori del si– stema fiscale, da cui il proletariato italiano è condan– nato a una abbiezione senza speranza, se i capi n'on conoscono con precisione gli elementi almeno della economia politica; se alle parole più usate, come sa– lario, rendita, profitto, capitale, non sanno dare il si– gnificato preciso che, con studi di secoli, la scienza si sforza di determinare sempre pili precisamente; e non quello vago, mutevole, personale che attribuiscono o n nelle discussioni del cafre i medici e gli avvocati e i giornalisti che per una ragione o per un'altra si occu– pano del miglioramento proletario. In tutti i giornali socialisti, dalla Critica Sociale alla Gi1tStizia, dall'Avanti al Tempo, voi potete leggere i principi scientifici del– l'economia espressi con precisione accanto ai più gros– solani errori del volgo. Guerreggiare contro le rocche del parassitismo po~ litico italiano :con piani e idee cosi confuse, è impos– sibile; e i così detti riformisti non sono poi tanto sciocchi quando affermano che questa specie di guerra non è fatta per loro. Infine a queste cagioni generiche, che spiegano come l'illusione della mirabile efficacia delle organizzazioni operaie, ritorni periodicamente in tutti i Partiti socia– listi, un'altra cagione, questa tutta nostra e del nostro tempo, si è aggiunta: l'improvvisa e grandiosa commo– zione da cui fu agitato, a cominciar dall'anno scorso, il proletariato italiano. Riconosco senza reticenze che la situazione del Partito socialista, di fronte a questo mo– vimento, era molto difficile: lasciarlo a sè stesso, evi– dentemente non poteva; a frenarlo e guidarlo non aveva forza sufficiente; essere illuso a sperarne meravigliosi effetti era facile, tanto il movimento fu repentino e in apparenza grandioso. Così il Partito socialista fu trascinato dalle moltitu– dini nel turbine degli scioperi, delle Leghe, delle agi– tazioni i ed era difficile che cosi non succedesse: ma disgraziatamente nelle cose umane ciò che sembra gran– dioso, non è spesso che un accidente fugace dell'ora che passa, e non conterà molto nel corso definitivo degli eventi. Molte ragioni e molti fatti inducono a cre– dere che il presente movimento economico delle classi operaie italiane non possa avere in realtà conseguenze pari alla sua apparente grandezza. 3. - La il/.usio11edel così detto riformismo. Affinchè un movimento di organizzazione economica riesca, affinchè gli scioperi non falliscano, le Camere del Lavoro e le Leghe e i Sindacati prosperino e pos– sano rendere utili servigi alle classi operaie, è neces– sario che corrano tempi di rapido aumento della ric– chezza, e che gli operai già possiedano un certo benessere e una certa cultura. L'esempio delle Trade-Unions in– glesi, tante volte citato in Italia negli ultimi tempi e a sproposito, ne è la prova più luminosa. Sino al 1848 invano gli operai hanno lottato disperatamente, con scioperi, agitazioni, spesso violenti coalizioni, associa– zioni: le disfatte si seguivano alle disfatte. Dopo il 1848 invece tutto muta: e a man mano che gli anni procedono l'opera dei Sindacati diventa più efficace, gli scioperi riescono, i salari rialzano, le T-rade-Unions si consoli– dano in un vero baluardo di difesa, non della intera classe lavoratrice, intendiamoci; ma di una minoranza più eletta e relativamente neanche tanto numerosa. Ora - senza fermarsi a considerar il fatto, ciel resto non tra– scurabile da socialisti, che questa proprietà del Tracie unionismo ha consolidato in Inghilterra non solo il re– gime borghese, ma addirittura la potenza della aristo– crazia, della Chiesa, del militarismo, aiutandoli a mante– nere nella soggezione e nell'ignoranza le classi più po– vere - è facile capire che questa prosperità non fu che un pallido riflesso della potenza della borghesia inglese, un effetto del meraviglioso accrescimento di ricchezza che avvenne dopo il 1850 e che fu dovuto, non alle Trade-Uuions ma a molteplici cause. Fu dovuto alla scoperta delle miniere dell'oro dell'Australia e della Ca– lifornia, alla colonizzazione di immensi territori deserti nell'America e nel\' Africa, ai progressi della grande industria, delle ferrovie, del commercio internazionale in quasi tutti gli Stati cl' Europa, come l'Italia, la Ger– mania, la Prussia; alle grandi nfonne fiscali, e special-

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