Il Socialismo - Anno I - n. 14-15 - 25 settembre 1902

IL SOCIALISMO 2!1 individualismo: o pretendere alla dittatura o ,·edere nd grande dibattito un semplice torneo oratorio e personale tra due campioni di due diYersetendenze. Ma come il Congresso ha coi:dannato perfino con l:i violenza - onde impediva a Turati di riprendere l:i parola - ogni velleitù di sopraffazione dittatoriale; così la scientifica positivid delle nostre dottrine c' im– pedisce di pensare che due uomini, anzichè essere l'espressione personale di idee e di tendenze che esi– stono già nella vita e nella storia, ne siano invece i taumaturgici crèatori, i fantastici i11ve:::ori ! Programma massimo e programma minimo - fine rivoluzionario e movimeni:o riformista - intran– sigenza e transigenza - ministerialismo e opposi– zione... sono gli inseparabili aspetti, le immanenti esplicazioni d.i una sola reale unità sottostante, come materia e forza, come organismo e psiche, come azione e pensiero. L'opera nostra, da un anno a questa parte, non fu che il richiamo del Partito socialista a non di– menticare, per l'esclusivismo del momento, b du– pli-.::it:i immanente delle sue funzioni: per !,organizza– zione economica non dimenticare razione politica; per l'utilizzazione del!' oggi non dimenticare l'ideale del domani; per l'appoggio eccezionale, dato in un fran– gente di legittima difesa, ad un Governo borghese, non dimenticare l'inconciliabilità assoluta degli inte– ressi fra i varì ceti della classe dominante, da 1111 lato, e le aspirazioni dei varì ceti della classe domi– nau daffaltro lato; per i vantaggi momentanei nelle condizioni economiche del proletariato non fiaccarne le energie rivoluzionarie per la conquista del!' av– ,·cmre. Quest'opera nostra ha veduto dal Congresso d'Imola affermato il suo diritto di cittadinanza nel– l'nnitù fondamentale del Partito socialista. Noi siamo soddisfatti di aver compiuto il nostro dovere, oppo– nendoci a che il Partito socialista degenerasse e si paralizzasse nelle utilitarie e miopi preoccupazioni esclusive del momento. Questo dovere di sentinelle Yigili del Partito, noi continueremo a compiere, lon– tani da ogni ambizione di successo personale cd im– mediato, come da ogni acrimonia di sentimenti o di parole verso i nostri compagni, che pensano ed ope– r:1110 diversamente da noi, entro i limiti del comune programma. Per queste ragioni, che balzano Yivee palpitanti dai fatti, il Congresso d'Imola ha segnato una tappa llll'morabile nella storia del Partito socialista italiano, pcrchi: ha sgombrato l'aria dai sospetti, dalle mali– gnazioni, dalle preoccupazioni, rendendo a ciascuno di noi la libert;\ di pensiero e di azione per la grande opera di umana redenzione, a cui ci siamo dedicati e ci diamo ogni giorno, nelle molteplici forme della ,·ita sociale. Ed è per questo che sarebbe deplorevole effetto di miopia utilitaria il ripetere, come già fu detto al Congresso, che questo « aveva perso troppo tempo » nella discussione delle due tendenze, trascurando la soluzione <lei problemi pratici, che erano all'ordine del giorno. Un partito non vive di solo pane. E bisogna afferm:tre ostinatamente la suprema nccessit,\ delle sue idealità - che sono la grande energia motrice e direttrice degli individui come delle collettività. Di molte « soluzioni pratiche, » deliberate nei precedenti nostri Congressi, nessuno pili ora si ri– corda. Per molti anni ancora socialisti e borghesi, in Italia, ricorderanno il Congresso 1111itario d'Imo I.i, che agli an-ersari del Socialismo tolse ogni speranza di fratricide discordie e ai militi della nostra idea, con lo scambio leale e prorompeme delle comuni an– sie per Pavvenire del Partito, rinnovellò, purificando, la fede e l'energia del comune vario lavoro alla libe– razione umana dalla miseria. Enrico Ferri. P. S. - l.'Ava11li! (17-18.19 settembre) pubblica tre :irticoli di Bonomi A Congresso jinilo, in cui si seguit:i la bizamina e non sincera negazione delle due tendenze - dopo che 279 congres– sisti le hanno affcrm:1te ! - sol perchè si continua l'artificio e il perditempo di dare :t11aparola tmdmza il significalo, che non può avere, di diversità sostanziale fra l'una e l'altra orientazione del• l'azione e dC'lpensiero socialista. E vi si continua l'artificio e il perditempo di attribuire alla tendenza rivoluzion:tria kt imposizione di un metodo uniforme e contemplativo ali' opera del Partito, per concludere con quell:t • e\•Oluzione ri,,oluzionaria" che è una frase di ~larx esum:'lt:tda Jaurès e da me ricordala cd approv:i.ta nel mio articolo sul me– totlo ,·ivolu<sio,rario. Per quanto io sappia che non vi è peggior sordo di chi non vuol intendere, ripeto per la ennesima volta: I. Che tendenza significa non ctiversità sostamialt di conte– nuto poli1ico ed economico di un partito; ma signific:i.tendere, cioè rivolgere la propria attività pratic.'\ quotidiana, o all'attuazione del programma 111i,ri1110, con relativo allattamento artificiale della demo• crnzia, da noi incaricata di attuare quelle riforme, che sono diventate l'ossessione utilitaria dei rifonnis1i - oppure tendere :,,ll'afferm:l.• zione e divulgazione del programma massimo, per fare delle coscienze socia.liste e non soltanto dei corporativisti e degli utilitari, disposti a dimenticare l'ideale • troppo lontaao " per vendersi al miglior offerente, pit1 o meno democratico, come fecero i trade-unionisti inglesi. Il. Che, d:'lt:1. l'unità del programm:t comune, l'aff..:rmazionc della nostr:\ tendenza non avev:\ lo scopo di imporl:-t come unica cd uniforme manifcst:'Lzionedell'azione di Partito; ma mirava sol– tanto a contrabbil:'Lnfr1re le es:i.ger:1zioniutilitarie e ministerialiste dei riformisti; perchè se non si richiama ostinatamente il nostro Partito :1\la sua ragion d'essere (programma massimo) si finisce per deformarlo, come diceva Bissolati (nella prefazione :11Kautsky-Bern• stein pubblic.'\ta nel nostro fase. Xlll), riducendo il P:'Lrtitosocialist:t, che è essenzialmente ri\•oluzionario, :td un p:trtito radic.'\le opcr:tio. I fl. Che comincia ad essere alqu:tnto umoristica la pos:t dei nostri compngni rifonnis1i, che rimproverano a noi di non far niente, dando a .;è tulli i meriti di una. quotidiana sudante opera di riforme e di conquiste ... che nessuno vede! Essi sono un po' come i coristi che C.'\lllano: Partiam I Parliam ! - Rifor111ia11, ! Rifor111ia111 I e sono sempre lì. hnrece di bizantineggiare e perder tempo a negare le due tendenze, non S.'lrebbe meglio che i nostri comp:1gni - mentre noi lavori:i.mo: illa propagnnda del progr.unma. massimo - \ayor:tssero un po' :t preparare dei progetti di riforme, che docu• ment:1ssero come i nostri compagni siano re=i.lmente • riformisti perchè rivoluzionari e rivoluzionari pcrchè riformisti? " L.'lsciate BiS:tnzio e, a braccetto con la democrazia e il Mini• stero, riform:lte il mondo, che il ciclo vi benedica. 11 proletariato giudicherà l'albero dai frutti. E. F.

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