Il Socialismo - Anno I - n. 14-15 - 25 settembre 1902
210 IL SOCIAI.ISMO E se il Congresso, con !,ordinedel giorno Bonomi, ha affermaro che « 11011 è compatibile l'esistenza di due tendenze distinte, basalesopm di(ferw:;_1• sosla11- :;_iali, " noi non abbiamo nulla in contrario. Perchè « due tendenze basate sopra diftèrenze soslnu:;Jnli )> sarebbero non già due teude11:;_e, ma due partiti di,·ersi. Due tendenze di un medesimo partiro non possono avere tra loro differenze sosla11:;_iali, ppunto perchè stanno e si esplicano entro i termini di un comune programma. Sicchè se 279 rappresentanti - contro 456 - hsnno affermato l'esistenza delle due tendenze, lo hanno però fatro « ritenendo (come dice il mio or– dine del giorno) che l'unit:ì del partiro non può essere messa in pericolo dalla coesisleule allività delle due tendenze. )> Avevamo a,·uto, contro di noi, l'opera assidua,in– gegnosa e suggestiva della Critica sociale, di due gior– nali quotidiani (I' Ava11ti I e il Tempo), di una sessan– tina di giornali settimanali; l'opera e le dichiarazioni di quattro quinti del gruppo parlamentare; avevamo \.'.:antro di noi la prepondernnza,fra i congressisti, degli intellettuali, dei consiglieri comunali o provinciali o aspiranti, e dei segretari di organizzazioni econo– miche, orientati naturalmente alla praticit!t della loro azione amministrativaod economica ed alle esigenze della loro vita; ave,·amo la valanga delle Sezioni ro– magnole ed emiliane, più vicine e perciò più nume– rose ad Imola; e, malgrado tutro questo, ottenemmo i due quinti dei voti per la riaffermazione <lei « ca– rattere rivoluzionario » del Partiro socialista e della sua « azione indipendente e separata» come partiro di classe. t. stato du:1que un risultaro, non altrimenti spiegabile che con la rispondenza di queste idee alle piè, profonde idealità e realtà vitali del no~tro Psrtito. << È stata 1,11avotazJ011e-ammo11ime11to >> mi dice,·a uno dei più noti compagni riformisti. Ed io, :tssen– tendo, ricordavo a me stesso l'ordine del giorno col quale i socialisti torinesi rilevavano <t come sia ne– c~ssario accentuare maggiormente il carattere rivo- 1.,zionario di classe, in ·questi tempi reso blando per una soverchia preoccupazione riformistica, dannosa :tl conseguimento delle riforme stesse. » Ed oltre la quantit,I dei voti, - insperata, daro il luogo e la composizione dd Congresso - la loro qualità o provenienza conferma e conforta questa nostra soddisfazione per lo scopo raggiunro, di ri– chiamare il Partito a non dimenticare la sua origine ed il suo carattere di tendenza alla « trasformaziohe fondamentale » e non soltanto alla « riforma » della presente società. Fu rilevaro infatti - che oltre la gran parte delle Sezioni meridionali - i grandi centri urbani, dove il proletariato meno segue gli esempi e i suggerimenti dei capi,e più coscientemente an·erte le necessità della propria esistenza, hanno votato per la tendenza rivoluzionaria: cosi Torino, Genova, Ales– sandria, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, in parte Mi– lano, e poi Asti, Livorno, Modena, Verona, Rovigo, Cremona, Siena, Grosseto, Lodi, Guastalla, Spezia, Oneglia, Sarzana, Sestri Ponente, Sulmona, Biella, ecc. Ma ciò che ribadisce ed illumina l:t importanza del voro è l'averlo noi porcaro sul terreno della piè, cruda chiarezza e sinccrit:\. Se ci fossimo preoccupati del successo personale o di tendenza,avremmopotuto presentareun online del giorno « intermedio » - come quello Siche! o quello Pescetti; - avremmo poturo mantenere la formula 11ostra dd « caso per caso, » che gi:ì aveva avuta la gr:rndemaggioranza nel precedente rcfereu.– dwn del Partito. E la Critica sociale del 1° settembre mostrò ap- punto di temere questo cc trionfo dell'equivoco >> - che noi non volemmo, perchè abbiamoanteposto ai successi personali gli interessi supremi del Partiro. E poichè noi abbiamo fede irremovibile che i fatti verranno - anche troppo presto - a darci ragione, costringendoil Partfrosocialista :idun'azione energica e comb:tttivadi opposizione dentro e fuori il Parlamenro - contro l'indirizzo di fiducia nel Go,·erno e nella borghesia liberale, rappresentaro d:t Turati e Bonomi - cosi noi accettammo cd accet– tiamo lealmente il verdetto del nostro Congresso. E ne abbiamo daro l'esempio, rinunciando a possibili vittorie parziali su questo o quel capoverso dell'or– dine del giorno Bonomi. E di questa nostra sincerità - che i: documen– tata dalla intera nostra esistenza pubblica e pri,·ata di socialisti, e che resiste ad ogni insinuazione di ambizioni e rivalità personali come 1110\·ente del– l'opera nostra - il Congresso mostrò di essere con– vinto, quando con plauso irrefrenato sostenne la mia opposizione al tentativo di sopraffazione di una ten– denza sull'altra, a proposiro della Direzione del Par– tito. Fu allora d1e il Congresso mostrò di non subire e di non voler permettere nessuna forma di ditta• tura, resistendo .persino all'immensa simpatia per Camilla Prampolini, qu.tndo questi fece una proposta, che aveva l:t sostanza di ripresentare la proposta Turati, su cui si era a\·urn la simbolica parit~ì uni– taria dei 226 voti pro e contro la soppressione della Direzione. Dunque, ha detto il Congresso: <( coesistente attiYità delle due tendenze » - non sopraffazione o dittatura dell'una sull'altra. Ed è questa la suprema, decisiva garanzis per la unit:ì del Partito. Perchè il pericolo ddl:t scissione fra ri,·oluzionari e riformisti non può esistere e co– minciare che quando e dove cominci la sopraffazione tirannica dell'una parte sull'altra. IÒi1H'ece pericolo insussistente - ed in,·ano dai partiti borghesi spe– r:tto prima dd Congresso e fiaccamenteprofetizz:tto ora, dopo il Congresso - quando le due tend~nze cooperino, nelle diversità di tempo e di spazio, alla realizzazione dell'ideale soci.,lista. Per credere alla possibilità di una scissione bi– sogna non uscire dall'angolo visuale del pili gretto
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