Il Socialismo - Anno I - n. 13 - 25 luglio 1902
200 IL SOCIALIS~O Infatti, le riforme, liberando la società borghese dalle sopravvivenze medievali, coordinando e unificando i sistemi produttivi, aumentano la produttività sociale, e pongono ognora più in evidenza il bisogno di met– tere i poderosi e giganteschi congegni di produzione nelle mani della collettività. Ma l'interprete e lo stru– mento di questo bisogno delle collettività non potrà essere che la classe proletaria, come quella che costi– tuisce la maggioranza sociale non solo, ma la maggio– ranza che, come consumatrice e come produttrice, più risente dei malefici effetti· del monopolio sviluppantesi dal sistema della libera concorrenr.a. Dondeappareche/a f1111=ionedellademocrazia sociali– sia, mentre è duplice nelle apparenze, nella realtà è una sola e consiste nell'opera con cui essa educa e prepara il proletariato all'adempimento del suo ufficio rivoluzionario. Se essa caldeggia le riforme progressi ve della società borghese 1 lo fa in quanto, av– \ 'icina.no il proletariato alla sua mèta e gli creano le c ondizion i per cui esso acquista più retta la visione del suo ufiicio 1 e diventa una forza economicamente e politicamente e moralmente sem1)re maggiore. Afa togliete alla demoora:ia socialista questo indi– rizzo di educazione rivoluzionaria per il fine supremo della frasformazio,,e o ·vogliasi dire catastrofe della so– riefi, capitalistira. e voi non troverete più nulla che la possa distinguere dagli altri partiti borghesi, il cui co11fc1111to r 11sisle appU,ntonette ,-,forme e nello sviluppo progressivo della società capitalistira. 1 * * * Gli è perciò che mai forse, come nel presente mo– ,1ento, ci apparve utile la diffusione di questo o di consimili scritti, pei quali si 1·tr1.rvivi nel nostro pubblico la coscienza dei fini a cui deve intendere, pena il sui– cidio, la dt·mocra::ia socialista. Le alleanze coi partiti avanzati della borghesia, che ci sono imposte dalla necessità della difesa comune contro la reazione, potrebbero indurre nella massa socia– lista il convincimento che la lotta di classe come me– todo e il collettivismo come fine, siano cose oramai ab– bandonate. Le conquiste più o meno larghe ottenute dai po– teri locali, potendo far dimenticare che i nostri cosid– detti " programmi minimi " non sono affatto la caratteristica del nostro partito, che invece li ha in comune coi partiti della borghesia democratica, por– tano con sè il pericolo che si perda di vista la mèta finale del partito, il quale andrebbe così trasformato o deformato da PARTITO DI CLASSE in PAR– TITO RIFORMISTA o POSSIBILISTA. Giova pertanto che qualche voce si faccia sentire elle ricordi al partito elle cosa esso è, donde viene, e dove va. Giova anche perchè sia meglio misurata nei suoi effetti l'adesione nostra agli sforzi dei partiti de– mocratici lottanti contro la reazione. Adesione che, se– condo chi scrive, non è consigliata soltanto dalle preoc 7 cupazioni della difesa temporanea contro l' uraga.no reazionario, ma è imposta anche - l 1 affermazio ne sem- i 1>recis:unente come diciamo noi, che non combattiamo le riforme, in quanto ci ~pettiamo il colpo di bacchetta magic..'lche trasformi dall'oggi al domani la societ3 borghese in societ:\ soci:1- lista; anc'.he noi accettiamo e vogliamo le riforme, come conquista del proletariato cosciente; ma ci opponi:uno ali' indiri1.zo di quei compagni, che vedono e vogliono soltanto le riforme e pur di :werle arrivano alle più ibride alleanze od alle dimentiC!\nze più gra.,•i della lotta di classe. V:ile a dire, che per ,•ivere perdono le r:a.gionidella vit!l. e tolgono al Partito socialista • la su:1 pro– pria mgione di essere • facendolo di,•ent..'lre una sn~rvata appen- dice del partito rifonnista-borghese. (N. d. LJ.). brerà paradossale - dalla necessità di salvare il partito dai pericoli delle transigenze su ciò che costituisce il suo programma fondamentale e il suo metodo carat– teristico. E il paradosso non sembrerà tale a chi consideri che quauto più e quanto meglio it lavoro 1'iformisfa, per cui la società attuale accelera il suo cammino, sarà disimpegnato dai partili avanzati di qualcl1e/1'a:1io11c borghese, tanto meno quel lavoro sarà caricato sulle spalle della democrazia sOcialista, che potrà tanfo più facilme11fe mantenere inlatfo il suo carattere di classe, proseguendo, con azione intensa e diretta, il suo fine rivoluzionario. L'appoggio che noi diamo o da– remo ai partiti democratici non dovrebbe pertanto muovere solo dalla necessità di aprire un ombrello contro la pioggia che ci b~gna, ma dovrebbe ispirarsi al convincimento che aiutandoli a superare le resistenze reazionarie e rafforzandone la vitalità, noi li mettiamo in grado di assumere (/11ell' ufficio nformista-borghese che, se affidato quasi esclusivamente a noi, finù'ebbe per tramutare it Partito socialista in 1111. partito.. al/a, Ber11slci11. 1 1 Ed è ciò purtroppo che si sta veri6c:mdo nel piano inclin:1.to, per cui si sono messi i comp:tgni riformisti e ministeriali. L'l loro alleanza, se non a parole ne' fotti incondizionat:1, coi p:lrtiti popolari e col • Governo liberale • toglie a questi lo sprone cd il controllo per la loro opera di riforme e il Partito socialista - che ctin la intransigenza li spingerebbe irresistibilmente :1 1:1.~ vorare - finisce- invece per confondersi con loro e per guada– gnarci quindi ... le delusioni del proletari:ito che aspetta. Anche noi crediamo che - poichè le trasformazioni socio/i sono sempre graduali, - e una fase sociale non si realiua se non dt,po che la fase precedente abbia es.'turito il suo sviluppo, - così il Partito socialista debba distinguere l'interesse direttq del prole– tariato (socializza1.ione dei meni di produ,:ione) e l'interesse in– dirti/o (completo sviluppo cd esaurimento della classe borghese, d:ill:i reazione al rifonnismo). E quindi pensiamo anche noi che il P:lrtito socb.lista, nell'interesse indiretto del proletariato, debba spingere la cl~ borghese a compiere, con· le riforme radicali, In sua completa evoluzione. ~la noi crediamo (ed ; qui il di.ssemq , '" rogio11 d'us,re delft tlut lmdtmt) che questa s pinta alla bor– ghesi:\ la si dia efficacemente (e senza tmsfonn:i.re o deformare il nostro p:i..rtito), operando da noi, con la tattica dell'intransigenza, perchè una carrozza non In si spinge sedendoci dentro. I nostri comp:igni riformisti e ministeriali credono, im•ece, che per affrettare codesta evoluzione borghese bisogn:i allearsi sempre coi democra– tici e vot:lre sempre per il Ministero liberale, sia pure assolvendolo • per insufficienza. d'indizi. • Ora questa a/trama q!,l)figatorio o • di regola• che il Frilli propose al Congresso di Roma (1900) e che allor.i. fu meSS.'lin C!lnzonatura dagli stessi a11/011omi.sli, in rcalt3 però è diventata la pmtica (milanese o bresciana o porto– mauriziana che sia) e se non ci fosse la propag:inda degli intmn– sigenti, non la si smetterebbe se non quando democratici o governanti ci pigliassero a calci nel sedere. Lo stesso avviene di quella vera e propria infatuazione dei ri– formisti per le Ught di 11uslitrt, come strumenti magici per gl' im• mediati vantaggi, con oblio d elle supreme finalità politiche del Partito soci:ilista. lnfatu:i.zione , che - togliendo la coscienza. della mèt:t. finale - porterà inevitabili delusioni, anche nelh organizza~ zione economic.'l del proletariato, come già vi si verifiC!lquel ,-;. slag110, di cui parlav:1. g. z. nell'Ava nli/ (10 e J 7 :'gosto) appunto per l'oblio dello spirito socialista, rilev:i.to anche da F. Don.avita nel Soeia/ismo (10 agosto, pag. 1 82-183) e per il quale g. z. con– clude, come noi, per la necessità de\1:-i.propaganda socialista. Come noi non siamo contrari !llle rifqrmt, così non si:imo con– tr:ui alle Co11urt dd lavoro nè :tlle Uglu di 11wlitrt e di 111ig/iq.. rommlo. Abbiamo anzi sempre- sostenuto la loro necessità, 6n da qu:tndo il Congresso di l;irenze (1896) :1.ppro,•a,•ainvece -- contro 1:i nostra proposta della necessità dell'org:tni,:zazione anche econo– mica •- l'ordine del giorno L:uzari jur la sola orgo11izzazio11,po– litica. Ma - pur riconoscendo i vant:iggi della relativa libertà alle leghe prolet:uie e per la quale appunto facemmo l'ostruzioni5mo - diciamo che adesso si ,,:i, dai rifonnisti, all'eccesso opposto e non si vede e non si predica che l'azione economica, ristretL'\ all'utilitnrismo dell'aumento di salario o diminuzione di or:i.rio, senm lo spirito socialistà e rh•oluzionnrio della più ·apèrla lottn di cl:i.ssc anche nel terreno politico. (N. d. JJ).
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