Il Socialismo - Anno I - n. 11 - 25 luglio 1902
168 IL SOCIALISMO dito e non.corifessato è quello di paralizzare la nascente organizzazione operaia, che cresce e si alimenta al succo vitale della solidarietà, la quale trae le sue origini nel– l'uniformità delle condizioni di classe? Gli uffici del lavoro, che dovrebbero raccogliere uomini di varie classi per favorire le famose concordanze fra caI?itale e la– voro, non possono essere nella migliore delle ipotesi che nziende burocratiche e statistiche, con elenchi di domande e di offerte di lavoro. Ora tali aziende com– poste di elementi eterogenei non possono certamente favorire la tess'itura dell'organizzazione. La legislazione protettrice del lavoro, che si va di quando in quando vociferando e proponendo, come per. esempio il riconoscin1ento giuridico delle Leghe ope. raie e l'arbitrato obbligatorio, non lascia neanche essa sperare frutti troppo favorevoli per le masse operaie. Quello che avviene in Inghilterra lascia intravedere che i socialisti avranno ragione di combattere codesta le– gislazione. Sc1nbra infatti pericòloso affidare alle classi dirigenti un congegno che mentre è presentato come di difesa e di protezione dei lavoratori, può agevolmente essere trasformato in arnese restrittivo e strangolamento di novelle aspirazioni. Difatti tornando all'Inghilterra, persino là, nello Stato che dicesi liberale per eccellenza, nello Stato dalla grandezza tradizionale delle Associa– zioni operaie, le Trade-u11ions stesse sono in pericolo perchè il 22 luglio 1901 fu stabilito con una sentenza che le Associazioni di mestieri dovessero rispondere ~elle infrazioni dei contratti di ◄avoro compiute dai sin– goli componenti. E' evidente che se tale legislazione do– vesse prevalere, nessuna Associazione 01:>eraiapotrebbe più reggersi in piedi. • Socialisti e democratici domandano la tassa progres• siva. - Ma sicuro, e perchè no? - rispondono ì con• servatori, tanto e tanto, a noi non farà nessun danno. - Noi potremo sempre far emigrare i nostri capitali, essi pensano. D 1 altra pane, nnche sen1.a far emigrare i capi– tali, quando vi sarà la tassa progressiva, nulla potrà im– pedire al padrone di casa .di aumentare l'affitto, al commerciante cli far pagare di più la merce, cd ali' in– dustriale di diminuire i salarii. Ecco infat 1 ti, un conser– vatore illuminato, un dotto economista,.il quale dimo– stra ad evidenza che l'imposta progressiva è trasferibile o con diminuzione di salario sul lavoratore, o mediante un aumento di prezzo sul consumatore, o mediante la restrizione di certi consumi Sl~lla produzione degli og– getti a questi destinati. ' « Questa imposta assicura» se• condo l'autore« per lungo periodo la conservazione del sistema individualista e' rafferma sempre più solidamente l'egemonia economica e politica del capitalismo » (pa• gina 528). Vale ancora la pena di citare ciò che egli pensa intorno alla legislazione sociale. « I.a stessa le– gislazione sociale non è che una serie di accorgimenti per rendere meno rovinosa l'onda spumeggiante delle classi sprovvedute di ricchezza, onda che rumoreggia alla base della costruzione sociale e ne corrode i fon– damenti i il complesso proteiforme delle lcgK'isociali 110/l • Ira altro esito finale che rivestire la struttura econo~nica della società di una difesa, che mentre conserva in– tatta la lama minacciosa clell~ proprietà individuale, ne, rende più facile l'uso, e garantisce la classe che la rappresenta dalle mortali ferite che )'uso inconsiderato . 1 MASÈ DARI, La imposta progrusiva, indagini di slorio t di tco11omiadtlla ft,,an~o. - Torino 1 frntelli Boccn, 1897. e l'abuso dell'arma non mancherebbero di infliggere al mal cauto.» (pag. 514-515). . . .. socialisti domandarono la 1111micij)a/izza.zio11e dei scni:ii /mbblicì, ed ecco altri partiti far propria la stessa domanda, e ti! Circolo centrale (monarchico) di Torino propugnarla; ed ora il ministro Giolitti ha già preparato un progetto di legge in proposito, ed il Parlamento non farà certo troppo lo schizzinoso J>er accettarlo. Ma con quale scopo i nostri avversarii si addimostrano tanto arrendevoli nel concederci la. municipalizzazione dei ser– vizi i publici? Lo specillo fu per bene addentrato in questa ricerca dal Leone, in un suo sagacissimo anicolo della Critica Sociale di questo anno. Essi la concedono non già per estendere e diffondere l'utilità dei servizii pubblici, ma per trarne dei magnifici surrogati alle entrate tributarie dell'azienda locale. Riducono insomma questa munici– palizzaziòne ad un'arma terribile per' ovviare al peri– colo della dèmocratizzazione delle finanze. ' Molti socia– listi vorrebbero invece, seguendo un concetto. tutt' af. fatto op1>0sto, rivendere il servizio municipale a prezzo di costo, e ciò soltanto fìnchè non lo si possa distri– buire gratuitamente, facendone le spese con le nti– sure tributarie che si possono svolgere in via diretta e graduare secondo la .potenzialità finanziaria cli eia• scuno. Persino ferrO"vie, telegrafi, ltlefoni, questi immensi tentacoli della civiltà moderna, sono invocati e adope– rati più per interessi reazionari, e a vantaggio della classe dirigente, che per utilità del pubblico. Al sena– tore Miceli il quale domandava in una seduta del Senato che fu una delle più reazionarie che si ricordino, quella del 22 aprile J 902 : « Sono forse spesi per le sole classi abbienti i denari per le ferrovie, per l'esercito, per le strade? » - Si, !tppunto; per le classi abbienti sopra tutto - noi non esitiamo un momento a rispondere. Le ferrovie stesse, contribuiscono assai sOvente a di– minuire i salarii ponendo a disposizione dei capita– listi la facilità del trasporto di grandi masse di lavo– ratori e agevolando così il krumiragg'io. Del ,resto a conferma della nostra asserzione, vale la pena di rife-– rire ciò che intorno a~ alcuni mezzi di comunicazione scrisse il signor.Ernesto Emina, nella Rifqnna Sotiale 2 : « ..A.lcunestazioni di carabinieri sono collocate in paesi ove non esiste ufficio telegrafico"; la proposta già fatta che almeno ogni ufficio provinciale di Pubblica Sicu• rezza dovesse avere la sua macchina telegrafica per rice– vere e spedire i telegrammi della Prefettura, la maggior part~ dei quali si riferisce ad affari di polizia, è ancora considerata come un'utopia; molte città attendono an– cora la istituzione di un servizio telefonico; in una città uno speciale ricollegamento 11011, fu accordato perclrt s-i credi r/Je nulla giovasse ai cittndi11i, e che la P. S. fotse eg-11alme11/e infonnala di ciò che avveniva nei punti più lontani ed opposti. » Aggiungiamo per conto nostro che per esempio a S. Stefano d'Aspromonte, l'uffici~ telegrafico fu impiantato, quando si trattò ... di arrestare Musolino. • E. LEO.SE, Il progdlo dtlla ,mmidpaliua:iom. - Critica ~ cialc, n. 9, 1902. 2 Riforma S«ialt, 10 giugno 18g9 1 pag. 816: • Pel riordi• n:unento della pubblica sicurezzn. •
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy