Il Socialismo - Anno I - n. 7 - 25 maggio 1902

IL SOCIALISMO 99 poso; al timore di ritornare in piena burrasca di repres– sione; alla mancanza di contatti quotidiani col prole– tariato, ccc., ecc.), questa diversità di tendenze e i loro vari atteggiamenti nella linea cli condotta pratica e quo– tidiana, non possono manifestarsi che in quest'ultimo periodo della vita di partito. Ed è durante questo periodo che è assai facile ab– bandonarsi all'uno o all'altro di questi due estremi, più attraenti, perchè più semplici e meno faticosi: O cedere alla lusinga di stare ... finalmente! ... col « i\linistero liberale» (di cui si esagel,"ò l'importanza fino a dire che il suo avvento è pill importante cli un cam– biamento nella forma di governo!) e di continuare le alleanze coi partiti popolari, per lavorare - dopo l'azione negativa della difesa o della protesta, la sola possibile - anche all'attuazione del programma po– sitivo delle riforme, che devono elevare le condizioni di esistenza materiale e morale del proletariato. dare cioè quel « passero· in tasca » - come lo chiama En– gels - del « miglioramento delle classi lavoratrici » assolutamente preferibile, per taluni, troppo amanti del quieto vivere, a quel « tordo in frase~» che è la pro– prietà sociale dei mezzi di produzione e di scambio: magnifico ideale, ma - direbbe sorridendo ancora En– g-cls - « la cui attuazione si dichiara (dai riformisti) possibile solo in tempo remoto, praticamente inapprez– zabile»; Oppure cedere ad un impulso di reazione psicolo– gica e ritornare alla intransigenza assoluta e costante– mente negativa, dentro e fuori il Parlamento, come se ~i fosse ancora e sempre in pieno burrascoso periodo di affermazione del Partito socialista o di difesa delle sue elementari condizioni di esistenza politica; della quale intransigenza assoluta la conseguenza di logica astratta e metafisica dovrebbe essere, poi, l'astensione eia ogni azione parlamentare e municipale come fu per i mazziniani puri e per gli anarchici, che sono appunto astensionisti e ciel loro astensionismo politico hanno ricavato il costrutto cli lasciare il governo e lo sgoverno della pubblica cosa nelle mani dei conservatori.. che non sono astensionisli, oh no! Lince cli condotta (il minislerialismo nformista e l'i11tra11sigen::a ssoluta) rettilinee e semplici, e perciò se– ducenti, che hapno tanto l'una che l'altra, una seconda parentela col metodo.. anarchico. Infatti, in che cosa consiste la grande, feconda in– novazione del metodo socialista, portata dal pensiero di ~larx e di Engels, così di fronte al socialismo uto– pista e sentimentale, come di fronte nll'anarchismo? Consiste unicamente nell'avere - in accorcio con le dot– trine scientifiche del trasfonnismo od evoluzionismo na– turale - sostituito, nel campo sociale, il metodo ge• 11etico o di ricerca delle cause, al vecchio metodo empirico e si11tomatico. Nella medicina biologica, si sa che fino alla metà del secolo XIX, prima che si portassero i metodi clinici di osservazione e di esperimento, le malattie si cono– scevano e si curtrva110 soltanto nei loro sintomi, cioè nelle loro apparenzè esteriori. Le scoperte, ad esempio 1 di Pasteur e dei suoi continuatori sui microbi gene– ratori delle malallie infettive, hanno sostituito alle cure dei sintomi (che, per es., comro il cholera o contro il tifo non riuscivano a niente) In elù11i11a::ione, sopra//11/10 Preve11/ivn, delle cause:· e hanno ottenuto risultati me– ra,·igliosi. Costruire un acquedotto per una cittù, sog– getta al tifo, vale infinitamente più che aumentarvi il numero dei medici condotti per curare i tifosi o aprire delle cucine economiche o ribassare il prezzo delle me– dicine. Analogamente, nella medicina sociale, contro la ma– lattia infettiva dello sfruttamento e della miseria, Marx b 10 ec Giro Bianco e Engels hanno eletto: è inutile continuare nelle cure cm~ pirichee sintomatiche- con la beneficenza informe piùo meno moderne e razionali, e con le riforme sociali« per il cosiddetto miglioramento delle classi lavoratrici » e ,·ia dicendo. Occorre eliminare le cause della miseria e que!.te si accentrano tutte, fondamentalmente, nel mo– nopolio ecçmomico della proprietà privata dei.mezzi di produzione e di scambio, massime in questo periodo di civiltà che è cai·etterizzato dal capitalismo borghese. Con– lro questa sorgente di schiavitù econonJica e di miserie umane e di iniquità, altrettanto è vano il riformismo piccolo-borghese-dalle «cucine economiche» ai« balli di beneficenza », dalle leggi sociali sul << lavoro delle donne e dei fanciulli » a quelle sui « probiviri agri– coli » o sul « riposo festivo». - quanto è vano l'uso anarchico della violenza 'personale o collettiva contro questo o quel capitali'sta, contro questo o quel « tiranno economico», contro questo o quel « tiranno politico. >> Il lavoro è molio più lungo e faticoso e complesso. Bisogna, invece dei sintomi più o meno appariscenti, combattere et'.1 eliminare la causa fondamentale cli tutte le miserie. 1 E poichè questa eliminazione delle cause non si può fare con un colpo cli rivolta collettiva o cli rivoltella per– sonale, nè con un progetto di legge sociale, nè con un de:– creto dittatoriale, bisogna formare una coscienza chi~ra ed energica al proletariato, redimendolo dall'ignoranza e dal servilismo. Le idee camminano con le scarpe degli uomini e l'evoluzione proletaria non si forma da sè, per generazione spontanea, nè discende da! cielo della prov• vida opera governativa; ma si viene formando invece da una parte per il divenire naturale dei fenomeni eco– nomici e sociali e dall'altra parte per·Ja pressione della coscienza di classe del proletariato stesso: il quale lotta– coi mezzi legali - alla realizzazione del suo scopo ri• voluzionario. . Questo scopo si eh i ama rivoluzionario ( e non Si può chiamare altrimenti : lo hanno imparato anche i Pub– blici ì'vlinisteri, ma stentano ad impararlo, per soverchia abilità polemica, certi· riformisti ministeriali) si chi3.ma rivolu=ionario, - non perchè predichi le barricate o le sommosse o le violenze personali - ma perchè tende al cambiamento radicale delle basi economiche dell'ordina.: mento sociale, anzichè limitarsi e .annacquarsi e· impa- 1 Eppure fo. cura sintomatica è sempre così facile, che i socia. lisli riformisti vi si ingolfano .sempre pii,. Per esempio, il Senato si oppose alla legge sull' UJJiciodel fa. voro (che è del resto una riform:l.di v:t.lQre ... statistico). Ecco \'A· ,1a1Jli I gridare: Dalli al Senato ! Quello è il nemico! Qudlo è l'ostacolo! E a r.lgione qualche giornale dei rcpubblic:"tni rilevò che quel grido di riformismo polilico spctt:'tvapili al progr:l.mm: l.repubblicano. lo dico, a tutti due, che quel grido non è che una delle solite illusioni riformiste di cur:l sintomalica, inconcludente. Vogliamo metterci ad ottenere l'abolizione del &:nato o rcn• derlo elettivo, come in Franci:1.? Ci impiegheremmo quattro, cinque, dicci anni di la,•oro cnomle e quando il Senato fosse elellivo o non ci fosse, che cos:1.a,•remmo concluso contro la c:rns.'l fond:"tmentalc dello sfruttamento capil:l• listico? O se quei quattro, cinque, dieci anni di lavoro intenso li de.;. simo alla prop..'lg:mda, monoton:'t e ostin:1.tadcli' ideale socialista e alla formaziom delle eouicme sodalùle e all'organizzazione di cl:1.sse del prolet:t.riato , non sarebbe questo un lavoro assai più efficace e fruttifero, contro le radici secolari dell'albero capitalistico? Dnlti al Smalo I f: il grido riformista, come è grido rifonni– stn: Vogliamo I' Uj)ìcio del lavoro ! (proposto d.,i repubblicani) op, pure: Vogliamo il riposo futivo! (proposto d:"tisocialisti). Fare b. propagat1d!lsocialista e org:"tnizzareil prolCt:'trÌ!l10 (e non nelle neutre, incolori corporazioni di me<;tierc,ma nelle associa~ zionì di classe, politiche ed economiche): quest:'t è l'optrn rivolu• zionari:"t, la pii, efficace... per quanto legalitaria.

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