Il Socialismo - Anno I - n. 6 - 10 maggio 1902

IL SOCIALISMO 85 Ora in economia \'i sono due forze C'hc rrcano l'ac– quisto dei beni: la produzione e il risparmio. Il capitale si genera dal risparmio. Ammesso però il principio <.iclla competizione, nessuno può trarre un lucro, un profitto, perchè allora gli altri comproduttori sposterebbero la loro attivitù nella intrapresa rimune– rativa. Dmi degli 11omi11icro110111iri, essi essendo tutti dotati d'una medesima forza egoistica tenderanno: 1" a produrre quella quantit:\ di ricchezza che meglio appaga i loro bisogni; 2° :) risparmiare <1uclla quan– tità di ricchezza che è necessaria e sufficiente per com– piere quella qualsiasi intcnsifica1.ione produttrice che è 1ccnicamentc possibile. In questa ipotesi di economia pura dunque il ra– pilnk. cioè a dire il risparmio, è limitato dalla !--ua capacità di investimento che ha I' istessa indole presso og-ni agente economico. li projillo' in tale economia è subbiettivamcnte eguale per tutti. \"i è quindi armo– nia di egoismi. I .... 1 competizione si deve svolgere libernmenle per og-ni servigio produttivo. Sotto tal sen!-.o, obbiettivamente, il servigio - capitale è omogeneo a quello reso dal ser– vigio - lavoro. Se infatti A produce il prodotto .)( con 4 cli capi– tale e 4 cli lavoro e B può ottenere l'istesso prodotto con ,o di lavoro, egli non tarderà a seguire il processo di risparmio cli A per competergli nel profitto. Ancora: se A e B hanno parità di lavoro e capi– tale, non sarà consentito a nessuno dei due percepire un profitto maggiore dell'altro. E se intendiamo per profitto, un reddito separato dal costo, come sociali– sticamentc viene raffigurato, la deduzione è che: data l'ero11omia pura non si ha l'esistenza di profitto. Non si sa vedere pcrchè Loria abbia dovuto ricorrere al– i' ipotesi irreale della /erra libera per stabilire le condi– zioni di incshaenza di profitto: mentre ci pare così facilmente deducibile dalle pure premesse economiche. Quali sono dunque le condizioni che stabiliscono la genesi elci profitto capitalistico? E' il monopolio ciel capitale. Finchè questo è il prodotto del risparmio si è visto che non è produui,·o cli profitto. E' sempre possibile in tale ipotesi la competizione ciel servigio– lavoro col servigio-capitale mediante la capitalizzazione del risparmio. E, data la natura egoistica dcli' uomo, ciò avverrà inevitabilmente. La tendenza n stabilire la competizione tra tutti i servigi è il principio fonda– mentale dell'economia. Orbene, la lotta di classe altro non è che la ten– denza ad aprire la competizione tra i due servigi ca– pitale e lavoro 1 in guisa da distruggere il profitto capitalistico, che deteriora l'egoismo del lavoratore, sottraendogli una quota delle utilità da lui prodotte. La tcnclemm all'elevamento del salario mediante la coalizione di classe se è il substrato del socialismo, lo è in quanto attinge alla realtà delle leggi econo– miche. Le Leghe cli resi!-.tenza, e le Camera ciel Lavoro sono gli organi di questa resistenza, la quale si rivela come la forza di competizione elci servigio-lavoro verso iI servigio-capitale. Ma il c:tpitale non è un'entità permanentè. Come ogni altra materia muta e si trasforma. Non si tratta quindi di spodestare la classe dominante della massa rsislcnlc dei capitali, ma di sottrarle la capacità che essa ha di sfruttare a suo vantaggio l'attività che quei capitali continuamente riproduce. Occorre cioè spostare la capacità di riproduzione capitalistica verso il prole– tariato. Ma la capacità di riproduzione si manifesta col risparmio. Dunque l'elevamento del salario deve ser- 1 Per profillo in economica pura \'uolsi intendere la differenza tm la pcn:1delh produzione e la pena maggiore che si soffrirebbe con l'assenz:i dei beni che si producono. virc come mezzo :Hl accrescere la forza del risp:trmio proletario. Il risp:umio. infatti, viene organizzato dalla rassa di resislrn::a; ma la resistenza non è fine af sè stessa. Essa tende a liberare l'operaio dal capitale. Lo sciopero cosi è un parziale tentativo dell'allontanamento del lavoratore dal capitale. Esso indica che il centro della produzione si va spostando verso un altro senso. Ma qual è questo nuovo centro? E' forse il collet– tivismo, o qualsiasi altro sistema ideale l Evidenteniellle nella dinamica sociale si tratta cli spiegare i fenomeni con le forze realmente operanti. E questo centro di spostamento si andrà via ,·ia attuando con legge cli fatale necessita. Quale può essere c1uesto centro nella societù moderna? E.viclentemente un'intrapresa in cui non figura pili il monopolio capitalistico. Ossia un' in– trapresa cooperativa! Cosi la cooperativa si mostra come il complemcmo fatale della resistenza: questa infatti sta in rapporto <li mezzo a fine verso l'altra. Teoricamente e scientificamente è facile persu:tder– sene non appena ripigliamo in considerazione le ipotesi sopraindicate di cro11omiapura. Non appena la genesi del <"apitale non deriva piì.1da risparmio accumulato, ma da projìllo accumulato, cessa la libera concorrenza tra i sen·i1.i produttivi. li la,·oro diviene il suddito della sua c-reatura: il capitale. Una molteplicità di fattori inibitivi vengono a corroborare la condizione monopolistica della classe capitalista; principale fra essi, la forza dello Stato. Di c1ui la lotta di classe, cioè la tendenza al ristabilimento dell'equi– librio puro delle condizioni economiche, che produrrà l'elisione del profitto. La legge naturale dell'egoismo trascina alla <'Ompetizione guJ terreno economico, al- 1' impossessamento dello Stato !-.ul terreno politico. La lotta cli classe, cioè, tende: 1° a ristabilire l'uguale c-a– pacit:\ di capitalizzaz.ione negli agenti economici me– diante la competiz.ione tra lavoro e capitale monopoliz– zato (resistenza); 2(l ad eliminare i fattori che garenti– scono il monopolio del capitale (organizzazione politica proletaria). 11 risultato di tutte queste lotte cli competizione è una maggior capacità produttiva nel proletariato. Ma questa maggior capacità è trascinata sempre pili alla esplicazione. E siccome la tendenza della lotta cli classe sta nel ristabilire le condizioni p11n• di economia, cosi la cooperativa è la forma di estrinsecazione pra– tica di tale tendenza. I.a resistenza e la c-ooperazionc si mostrano per tal guis:t come due ine,·itabili lati d'una medesima forza sociale: la lotta di classe. Così il cooperativismo non soltanto si adclimostra confanne ai principi del programma egualitario del socialismo, ma si mostra anche come un corollario fa– tale degli stessi mrlodi di lotta che la necessità ha sug– gerito alla democrazia socialista di tutti i paesi. L'errore sta nel voler combattere il cooperativismo attraverso la fallace dottrina specijira che ne hanno co– struito i suoi teorici. Questa dottrina prescindendo dalla lotta di classe, e dimenticando il fenomeno del mono– polio naturale (terriero, minerario, ccc.) non elimina– bile che mediante una gestione collettivista nel senso unitario della produzione, si pone in certo qual modo contro lo spirito socia Iista. Ma altro è il problema cooperati vista per sè stesso. Noi infatti abbiamo visto che è proprio il socialismo teorico che può dare un assetto organico e completo al problema della cooperazione. La quale presto o tardi finir:'\ col divenire la pili importante funzione ciel par– tito socialista, siccome quella che non contrappone pili allo sfruttamento capitalista un programma a-.r.1e11irislico, ma un fatto concreto. che è germe del rinnovamento socialista. Enrico Leone.

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