Il Socialismo - Anno I - n. 3 - 25 marzo 1902

IL SOCIALISMO 39 di mo11tag11a, nuova nel concetto, ma errata nel di– segno, nella quale eran descritti e narrati, giorno per giorno, il lavoro di costruzione, le fatiche, le dispute, gli amori, le piccole vicende degli operai e delle operaie, dalla scavazione per le fondamenta fino alla festa tradizionale per il compimento del tetto, con una sovrabbondanza pesante di particolari tecnici, fornitigli dal muratore Peroni, abitante nella sua casa: poi egli non aveva fatto pili altro che ricercar sè stesso senza ritrovarsi. E uscito deluso anche dalla prova degli studi d'erudizione e di critica, a cui si ribellava la sua indole impaziente e la sua calda fantasia, era Yissuto lungo ternr,o in uno stato doloroso d'impotenza artistfr:1, durante il quale aveva assistito alla morte lenta della sua prima gloria, cer– cando invano una grande idea onde far scaturire una grande passione, sentendo spegnersi, l'un dopo l'altro, tutti i suoi entusi:i.smi , e le sue migliori fa– coltà arrugginirsi nell'inerzia, e intristire nell'ombra anche la bontà del suo cuore. A venrirre anni era quasi celebre, a trentacinque era come morto. Un piccolo avvenimento fortuito lo mise quasi a un tratto in un nuovo corso di idee. Era entrato quell'anno, a lezioni incominciate, nel primo corso del liceo Brofferio, doV:egli insegnava lettere itali:rne, un giovanetto di sedici anni, pallido e serio, che il Preside gli aveva annunziato un giorno avanti con cert'aria d'inquietudine, dicendogli che era fratello di un av,·ocato Rateri, non conosciuto da tutti e due che di nome, direttore d'un giornale socialist:1, la Q11estio11e sociale, fondato di fresco. Non essendosi occupato mai di tale argomento, che gli ~1ppari,·a come un problema di meccanica celeste, egli non aveva mai letto il giornale, che a Torino leggevano pochissimi, e che gli :iltri giornali cittadini non r:1111- menravano mai. La presenza di quel giovinetto nella scuola gli destò una vaga curiosit:ì, che lo indusse a Cercare il foglio, con la certezza di non trovarvi che dei saggi, non nuovi, di quella vacua rettorica rivoluzionaria, di cui finanche l'eco lontJ.na l'avevJ. sempre seccato. Ma, leggendone un prin~o numero, e altri dopo, stupì. Il giornale era scritto quasi per intero dal diret– tore, che si celava sotto vari pseudonimi. Il supposto retore arruffapopoli era una mente ordinata e ragia• natrice, dotata d'una forza d'argomentazione mira– bile, che allacciava e serrava il lettore per modo, da dargli quasi un senso d'oppressione, doloroso all'or– gogUo, e aveva una pot-enza d'espressione tutta pro– pria, attinta, in patte, a fotti studi letter,ri, la quale s'aiutava in mille forme ardite e felici col latino, col– francese, col tedesco, coi vernacoli, e col linguaggio di tutte le scienze, condensando le idee, con uno sforzo quasi violento in uno stile pieno d'asprezze e di scosse subitanee, e come rumoreggiante gil.1nel profondo, dove pareva di sentir martellare delle in– cudini, soffiare dei mantici, fremere delle folle. Egli che ignorava ancora l'arte facile con la quale si fa il vuoto e il silenzio intorno ai propagatori delle idee od.iate, si maravigliò che un pensatore e uno scrittore di quella fibra non avesse pièt autorità e più rinomanza. Digiuno affatto com'era delle dot– trine che quegli propugnava con tanto vigore, non poteva seguitare il filo scientifico dei suoi ragiona– menti, che richiedevano nel lettore studi e consue– tudini intellettuali molto diverse dalle sue; onde si arrestava ad ogni tratto nella lettura come chi ha smarrito la strada in un paese straniero; ma la ga– gliardia delle critiche, simili a percosse di fruste me– talliche, con cui flagellava i vizi e le idee della sua classe; b profonda limpidità dello sguardo col quale, attr:wersando i tempi, \·edeva gli indizi, gli aspetti, le vicende della grande quisrione a tutti gli orizzonti della storia; la fede irremovibile nella propria ra– gione; la superba certezza della vittoria futura, che appariva in ogni suo scritto, piantata sopra un fon– damento saldissimo di meditazioni continue e pacate, gli scossero l'animo, gli suscitarono un vivo desiderio di ,1vvicinarsi, studiando la quistione, a quel singola– rissimo ingegno. Un giorno quegli Yenne alla scuola a domandare informazioni del fratello, e scambiò qualche parola con lui. Il suo aspetto gli rese anche pil.1 vi,·o quel desiderio. Era un uomo sui trentotto anni, alto e diritto, con un viso lungo e regolaris– simo, d'una bianchezza e d'una fermezza marmorea, al quale i capelli irti e cotti e la barba piena face– vano una cornice nera, quasi funerea, e a,·eva due occhi azzurri Yelati, che parevan sempre fissi sopra un orizzonte lontano: una testa d'ostinato, una fronte d'uomo imperturbabile, un abito da prete spretato, una cortesia fredda, una voce aspra, e nes– sun gesto, come se avesse le braccia d'un mono. Di qui ebbe l'impulso primo che lo volse agli studi sociali ... Un caso lo spinse innanzi prima del tempo. De– sideroso di conoscere le prime manifestazioni del- 1' ingegno del Rateri, e un poco anche di vedere in che specie di fucina egli martellasse b sua strana prosa di battaglia, and6 un giorno a cercar la rac– colta del primo semestre all'ufficio del giornale, che era in una strada fuor di mano di Borgo San Se– condo, in due stanze a terreno, in fondo a un cortile silenzioso. Visto l'uscio aperto, entrò senza picchiare, credendo di trovar nella prima stanza un segretario o commesso che ricevesse gli avventori; e invece si trov'ò subito nell'ufficio di redazione, in uno stan– zone lungo e nudo come un parlatorio di convento, dove, a capo d'una gran tavola senza tappeto, co– perta di giornali, stava seduto il direttore, e ritti ac– canto a lui una signora e un operaio, che spiccavano sul vano luminoso <l'un finestrone. N'ebbe un senso di dispetto, come se il desiderio della raccolta, che l'aveva condotto li, 'potesse parere al Rateri un pretesto puerile per fargli indovinare l'animo pro– prio, e. quasi per olfrirsi alla Causa. Vedendolo entrare, 1l Rateri pronunziò il suo nome in accento interrogativo, senza poter reprimere

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