Il Socialismo - Anno I - n. 3 - 25 marzo 1902

IL SOCIALISMO 3i debito con l'Amministrazione, avrà un capitale, tra at– trezzi e bestiame, che varia da 2000 a 3000 lire», e si aggiunge che « vi sono già famiglie, le qualì, dopo tre anni di dimora a Monticchio, sì trovano in questa posizione di agiatezza». A maggiore chiarimento ho voluto chiedere copia del conto personale di qualcuno de' coloni, e mi è ~tata data la seguente: Situazione del colono Polverari Pietro dalla sua entrata a Monticchio all'agosto 1901. Anticipate dall'Amministrazione a Polverari per vitto e hc,;tiame nell'ottobre 1900 al 30 giugno 1901 L. 3693.05 Versa.!c dal Polver.tri ali' impianto della colonia nell'ot- tobre 1900 per vitto e bestiame L. 1692.50 Bestiame \'Cnduto nel 1900 224.05 Totale Avere L. 1916.55 1916.55 Debito esistente al 30 giugno 1901 L. 1776.50 Versa.te alla raccolta a scomputo debito ~ppros- sim:uivameu:c: (:,rano ·1 •• 1500 l;r:i.none " 200 Rimane di ècbito L. lo non vorrei aver l'aria di affermare qui che i co– loni cli Monticchio abbian toccato il cielo col dito e raggiunto il 11ott plus ultra ciel loro benessere. Vi po– tranno essere anche nel loro patto agrario convenzioni suscettibili di critica. Nello schema cli contratto agrario, che io ho sott'occhio, si aggiunge anche sotto il nu– mero 39: « L'Amministrazione, che ad agevolare ai coloni i primi anni cli dimora a Monticchio, non ha creduto opportuno applicare oneri colonici, nè fitto di casa, si riserva di farlo in conformità di quanto pra– ticasi nelle Marche, sempre quando lo stimi oppor– tuno>>. Ma, allo stato attuale delle cose, anche da un breve periodo di dimora nella tenuta e da brevi di– scorsi con i coloni, ho potuto persuadermi che essi non erano malcontenti della loro attuale condizione. Quel che è certo è che questa è infinitamente su– periore a quella de' contadini di Basilicata. E, al tempo stesso ~ ciò che è pure notevole a rilevare - I'Am– ministrazione della Società non è, neppur essa, mal– contenta dell'andamento degli affari. li presunto isolamento di questi lavoratori potrebbe forse costituire una ragione di diftidenza contro un si– stema che, nell'apparenza almeno, disgiunge i conta– dini tra loro e dal commercio sociale e rende loro difficile l'acquistare la coscienza di classe. Ma questo isolamento, specialmente dopo quanto ho detto in prin– cipio de' contadini accentrati nelle grosse borgate, è più apparente che reale. Poderi che, da una media di quindici, vanno ad un massimo di quaranta ettari, quando sieno in buon numero e contigui, escludono la possibilità dell'isolamento. A Monticchio, per esempio, è d'obbligo, per i co– loni, anche contrattualmente, mandare uno de' figli a scuola. Quanto, poi, alla formazione della coscienza di classe, trovo che presenta assai maggiori ostacoli uno stato, come quello presente de' contadini di Basili– cata. Il sistema affatto rudìmentale di agricoltura e il piccolo affitto con corrispettivi minimi {spesso anche di un ettolitro per ettaro), come vuole il fatto della mi– nima concorrenza, restringe straordinariamente il campo di ogni controversia tra essi e il proprietario, e l'u– nica possibile forma di ribellione consiste veramente in una forma di adattamento divergente, nell'abban– donare il fondo e nell'emigrare. Vi sarebbe da lottare per rialzare il salario. Veramente, in paesi di forte cmig:·a;done, il salario non è molto esiguo: in pili di una località di Basilicata .si aggira sulle due lire al giorno e le supera anche. Ma, dove, come in buona parte della Basilicata e forse del Mezzogiorno, manca una vera classe di grandi fittaiuoli ed è diffuso il si– stema del piccolo affitto, i lavoratori della terra sono, ordinariamente, a vicenda, salarianti e salariati; sicchè scarso vantaggio trarrebbero, più d'una volta, dallo stesso rialzo de' salari, e una Lega di resistenza sa– rebbe rivolta contro quelli stessi che la fanno. E la prova di questo si ha nel fatto che, pur dove sono riuscite a costituirsi, nel Mezzogiorno, le Leghe di con– tadini non hanno avuto punto quel largo campo di azione, che hanno avuto nel Settentrione, e non si è avuto, che io sappia, nessun movimento largo ed effi– cace pel rialzo de' salari. Parlando, poi, del Mezzc– giorno, non ho inteso comprendervi la Sicilia, che sotto vari punti di vista ha caratteri suoi peculiari, ed ove potrebbe sembrare fornisse un argomento contrario l'or– ganizzazione de' Fasci ; ma questi, del resto, implica– vano, forse in linea principale, una levata di scudi contro l'opprimente sistema tributario, specie contro i dazi di consumo esatti alla barriera, e contro gl'inter– mediari parassiti dell'agricoltura. Un sistema di colonia sul tipo marchigiano, come è quello di Monticchio, presenterebbe un assai più largo campo di azione; e la disputa su' diritti del la– voro starebbe assai meglio ad agio in un modo di pro– duzione, che, sviluppando meglio la forza produttiva della terra, offrisse maggior panno da tagliare e nella ripartizione del prodotto desse più agevolezza al lavo– ratore di rivendicare una parte più confacente al suo lavoro. La migliore condizione del colono, poi, non costretto a vivere giorno per giorno, bensì messo un po' al coverto dal bisogno immediato e più assillante, dovrebbe pure abilitarlo meglio a formarsi una co– scienza politica e a farla valere con metodi civili, come mostra la lunga esperienza del rapporto inverso ch'è tra l'estrema miseria e l'adesione al socialismo. E del resto - come mi riserbo di mostrare appresso - in regioni come la Basilicata ed altre del Mezzogiorno, non si tratta, per ora almeno, di avere la facoltà di elezione tra un proletariato agricolo messo di fronte a un ceto di persone che eserciscano l'agricoltura indu– strializzata, bensì tra un proletariato agricolo ammise– rito e depresso, come l'attuale, e un proletariato meno misero e godente un pii.I elevato tenore di vita. La diffusione del sistema colonico marchigiano nel Mezzogiorno, e per lo meno in una provincia di ter– ritorio così esteso e di popolazione così poco densa come la Basilicata, avrebbe pure una ripercussione fa– vorevole a' lavoratori della terra di altre regioni, dove vige quel sistema colonico. Più di una volta ho visto riprodotti nel Cigno di Ancona tipi di contratti e si– tuazioni patrimoniali di mezzadri marchigiani, aggravati di oneri infiniti, che si risolvono in un cumulo inespia– bile di debiti. Questo non può essere che l'effetto di una concorrenza di lavoratori troppo numerosi, per cui il lavoratore corre dietro al proprietario della terra, anzichè questo dietro a quello: dove, come ne' paesi meno popolati del Mezzogiorno, accade il contrario, di necessità la condizione del lavoratore migliora, almeno sotto il rapporto della mercede, e si stabilirebbe presto un esodo di contadini marchigiani e romagnoli verso il Mezzogiorno, quando potessero trovare ivi un am– biente agricolo più conforme a quello lasciato. Lasciando Monticchio, mentre più il treno correva affannoso per la desolata valle dell'Ofanto e, attraverso le larghe pianure, monotone, disabitate, esso procedeva verso l'interno della Basilicata, io rifacevo il confronto tra lo spettacolo, che avevo lasciato e quello presente, e rimuginavo nella mente le impressioni delle cose vedute, e mi persuadevo sempre più della grande ef. ficacia di una colonizzm-:ione ben fatta, su larga scala.

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