Il Socialismo - Anno I - n. 3 - 25 marzo 1902

IL SOCIALISMO perchè gli contende ogni agio. anche assai relatiYO, di vita i e, mentre gli lesina persino l'aria più libera e una migliore alimentazione, finisce col ridurlo a una vita di maggiore isolamento, costretto com'è a lavo– rare fuori di ogni sede fissa, solo durante la sua gior– nata di lavoro, stracco la sera dal lavoro lungo ed estenuante, dal lungo cammino. Come è evidente, poi, ogni coltura più razionale o meno depauperatrice della terra è resa impossibile da una tale condizione di cose; e i lavoratori e i proprietari, ridotti alla forma di agricoltura più rudimentale. che ogni anno diventa per necessità meno rimuneratrice, sono ridotti a cer– care un rimedio affatto empirico, gli uni in una emi– grazione in massa, priva di ogni sicuro indirizzo e fonte talvolta delle maggiori disillusioni, gli altri nel dazio doganale sui cereali. La tenuta di Monticchio - già aggregata ali' Ab· badia e poi, attraverso le pili varie vicende, con l' in• cameramento dei beni ecclesiastici, passata a Società, che ne dovevano curare la vendita, o non ebbero mezzi e criteri sicuri per tentarne la trasformazione - è ri• masta per lunghissimo tempo soggetta al comune si• stema di sfruttamento, quasi automatico, servendo alla meglio al pascolo vagante, alle colture de' cereali, al taglio senza alcun principio razionale, e servendo anche di rifugio, per eccellenza, sino a tempi non molto re· moti, alle bande di briganti. che in quelle boscaglie intricate e pittoresche, a cavaliere cli tre provincie. avevano un nido quasi sicuro e un largo campo di azione. Una Sociek'\ succeduta recentemente a' precedenti possessori e costituita di un numero piuttosto ristretto cl' interessati, la Società L1.nari e C. di Roma, ha ini• ziato questa trasformazione. Vennero fatte analisi chi• miche del suolo, venne dato uno sviluppo alla viabilità, s'istituirono campi sperimentali e s'iniziò una regola• rizzazione del bosco, diboscando le parti piene e adatte alle culture, rimboschendo i terreni in pendio, più pro· priamente adatti al regime forestale. Ma cli queste e cli altre misure e trasformazioni generali, fatte assai intel· ligentemente sotto la guida ciel Direttore della Società ing. Lanari e cli un esperto agronomo, il signor R. Buc– cico, non è il caso di parlare qui, dove può avere in• teresse, solo o soprattutto, l'esperimento cli colonizza• zione. Questo ha avuto luogo con la ripartizione della parte coltivabile delle tenute in tanti poderi, ciascuno di un'estensione che va da' 15 a' 40 ettari ed ha al suo centro una casa. colonica destinata ali' abitazione del colono e della sua famiglia, alla conservazione delle scorte e degl' istrumenti rustici, al ricetto del bestiame. Le famiglie di coloni, molto numerose, composte come sono di fratelli associati e conviventi in una completa comunione cli lavoro e cli utili, sono state chiamate dalle Marche, da cui si è preso anche il sistema cli mezzadria, alleggerito di molti oneri ora invalsi nel paese di origine; e dalle Marche si è preso anche il tipo della casa colonica, che nella forma, com'è stata riprodotta a Monticchio, con le larghe stalle e i ricetti al piano inferiore, con i magazzini e gli alloggi al piano superiore, costituisce una dimora comoda e sana, le mille miglia distante da' ricoveri e dalle tane, cli cam• pagne e di città, dove solitamente vive il contadino meridionale. Un senso di pietà profonda, pel confronto intuitjvo e spontaneo tra le condizioni del contadino indigeno e del colono importato, un senso cli sollievo e di speranza pel miglioramento generale, che agevol· mente si potrebbe raggiungere, si fanno strada in chi guarda; e il confronto diviene più eloquente, portando lo sguardo dalle case agli stessi abitanti. Con quanto successo, mediante un lavoro di bonifica, che, dal 1893 al 1900, è costato appena in tutto circa dugcntocinquan– tamila lire, e mediante migliorato sistema degli alloggi, si è potuto combattere la malaria, terribile nella ,·alle dcli' Ofanto più che altrove - lo mostra una statistica pubblicata dalla Società e certificata anco dal medico cli Monticchio, per cui i casi di malaria, che, nel 1893, sopra una popolazione di 1230 abitanti furono cli 400, sarebbero discesi a 32 nel 1899 sopra una popolazione cli 1535 abitanti, senz'alcun esito letale e senza recidive. La popolazione menzionata comprende gli operai ed i coloni avventizi, al pari de' coloni fissi; ma, secondo notizie comunicatemi oralmente, questi ultimi sarebbero rimasti completamente immuni clall' infezione. Della più grande importanza, poi, è stata la costru• zione della casa colonica per il sistema di coltura. La dotazione di bestie da lavoro e da ingrasso data a ciascuna casa colonica, non solo ha conferito l'impulso, ma ha resa necessaria la produzione de' foraggi e con questa e con la produzione della materia fertilizzante, ha resa· possibile una rotazione agraria, ignota o irrea• lizzabile in altre condizioni, e che non strema, ma man– tiene, se non accresce, la forza produttiva della terra. In altre delle nostre terre, per dare ristoro al terreno. non si sa fare altro che lasciarlo incolto per un anno almeno; ed è sistema costoso e insufficiente al tempo stesso. Col sistema adottato a Monticchio la terra si ri• fornisce di azoto e di materia fertilizzante e dà un utile costante, pili anche che con i cereali, col foraggio e con l'allevamento. Il nostro contadino suda da mane a sera pel faticoso, e pur superficiale, lavoro della zappa, che lo logora e gl' inarca la schiena: il colono di Mon· ticchio smuove la terra profondamente con l'aratro, che guida soltanto per un numero di ore limitato. 11 nostro contadino, che nel suo ricovero delle borgate, assai diffi• cilmente può fare un allevamento di qualsiasi specie, vive di solo pane e di erbaggi, ignorando assoluta– mente l'uso della carne; il colono di Monticchio, che, come ho detto, non ha, secondo il contratto, obbligo de' cosiddetti appe11di:i, ha la possibilità di un' alimen• tazione, in parte almeno, azotata. Il nostro contadino, costretto non di rado a dormire ali' aperto, specie nella stagione più. pericolosa per l'infezione malarica, ha pro– babilità infinitamente maggiori di contrarre l'infezione rispetto al colono di Monticchio, meglio alloggiato e meglio protetto. li lavoratore de' campi, nel Mezzogiorno specialmente, ridotto di solito ad avere per tutto stru• mento rustico la sua zappa e le sue braccia, senza sede fissa e quindi senza nemmeno la possibilità cl' indurre veri miglioramenti nel fondo da lui coltivato e di trarne profitto, quindi, a breve o lunga scadenza - vive nella maniera più misera, giorno per giorno, senza scorte, senza provviste, senza niente che lo assicuri contro la disoccupazione, l'infortunio, le malattie del domani. Il colono cli Monticchio, come mi viene assicurato dal• l'Amministrazione della tenuta, « ottiene, alt' impianto, anticipazioni pel vitto e quant'altro gli occorre per acquistare la sua quota di capitale bestiame; e gli si mantiene aperto quel credito finchè le risorse del fondo non gli abbiano permesso di saldarlo, senza sottostare al pagamento cl' interessi ». Anche per l'occupazione della casa colonica, il colono non è tenuto a contri– buire la pigione. Le giornate cli lavoro, che il colono dovesse fare per conto dcli' Amministrazione, sono com• pensate, giusta la mercede contrattualmente stabilita, a L. 1 .oo al giorno per gli uomini, a 0.60 per le donne, a 0.50 per i ragazzi. La mercede è indubbiamente assai esigua ed è inferiore a quella corrente in molte località di Basilicat..1.i ma, cl' altro canto, poichè il colono è te• nuto a queste giornate « solo quando le faccende del fondo assegnatogli glielo permetteranno », l'esiguità della mercede trova un certo compenso nella presta• zione poco frequente e nell'impiego ricorrente in pe• riodi di disoccupazione. Secondo dati che mi ,·engono comunicati clall' Am• ministrazionc della tenuta, « ogni famiglia, pagato il

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