Il Socialismo - Anno I - n. 3 - 25 marzo 1902

IL SOCIALISMO 41 dalle poche buone cose che egli ha fatto al ì\<finistcro del commercio, sono stati completamente perduti in seguito alle lotte intestine che egli ha acuite nelle nostre file, quando gli avvenimenti avevano creato tutte le necessità essenziali alla unità. Non sta a noi a decidere, in questo momento, fino a che punto la partecipazione del partito socialista al potere centrale della borghesia, avrebbe potuto rendere dei serii servizi alla causa del proletariato, se essa avesse avuto luogo in condizioni corrette, dopo il con– senso formale del partito, e sotto il suo controllo. Quello che è certo si è che nelle condizioni in cui questa esperienza è stata fatta in Francia durante tre anni, essa è stata certamente nociva e a questo propo– sito non ci possono essere dubbi per nessuno che os– servi imparzialmente. Si è potuto ragionevolmente dire che se un Mini– stero democratico borghese come quello \\.aldeck-Rous– seau, fosse stato composto unicamente di radicali e di repubblicani antinazionalisti, si sarebbero avuti tutti i vantaggi che poteva offrire la combinazione \\raldeck– Rousseau, ma che non si sarebbero presentati per il nostro partito gli inconvenienti palesi del i\linistero \Valdeck– Millerand. L'esperienza del radicale Gabinetto Bourgeois aveva del resto dimostrato {come anche da voi in Italia, l'espe– rienza Zanardelli) che i Socialisti erano capaci di zelo ministeriale, anche qualche volta eccessivo, per un Gabi– netto borghese un po' democratico. La presenza d'uno degli antichi membri del gruppo socialista parlamen– tare al Ministero, non poteva che creare delle difficoltà al Governo, al tempo stesso che meueva i Socialisti in una deplorevole situazione. È fuor di dubbio che le riforme anodine di Mille– rand, quantunque utili, come, per esempio, l'istituzione dei Consigli del lavoro, • avrebbero potuto essere attuate quasi senza difficoltà da un .i\linistero radicale borghese. Decise da un ministro <<socialista» hanno sollevato violenti proteste nei partiti borghesi, che hanno preteso vedervi delle misure collettiviste. L'ingresso di Millerand al .i\linistero \,Valdeck-Rous– seau s 1 era fatto nel 1899 in condizioni cosi torbide che si potevano trovargli delle scuse, quantunque egli non avesse fatto da parte sua niente che potesse indicare il minimo desiderio di consultare il suo partito e cli sottomettersi alla disciplina. Ma il soggiorno prolungato di Millerand al Ministero, dopo che ogni pericolo di colpo cli stato militare fu scartato, dopo i molteplici avvenimenti che avevano mostrato in tulto il suo rilievo l'opposizione irriducibile che esiste fra il potere cen– trale ed il proletariato, prova che egli non si occupava punto del!' interesse del suo partito 1 e che tutto ciò che il Socialismo internazionale considera come la sua stessa base gli era estraneo. lo ho cercato di dimostrare, in un recente articolo della 1Veuc Zeit 2 quanto Millerand sia sempre stato ribelle all'organizzazione e alla disciplina di classe so– cialista, come egli non era, in fondo 1 che un socialista piccolo borghese, le cui principali concezioni si avvi– cinano molto più a quelle del Socialismo di Stato dei « socialisti della cattedra» che a quelle dei campioni del Socialismo moderno, di Marx e cl' Engels. Basta, per rendersene conto, rileggere il suo famoso discorso di Saint-Mandé. ì\'on una sola volta vi è fatta la que– stione della lotta di classe, dell'organizzazione di cltsse. L'ingresso al ~Iinistero cl' un simile «socialista>> estraneo alle dottrine e agli uomini de;la democrazia socialista internazionale, era dunque pericoloso sotto tutti i punti cli vista. Per far fronte ai pericoli, ai quali esso esponeva il Socialismo, occorre,·a al p:-olctariato 1 Quest:l riform:l cr:l. st:l.l:l.:unmcss:l. d:lgli ~tessi clcric:l.li . \'c. d:lSi spccinlmcn1c l'Associatùm Catliolùpu, m:uzo, 19or. 2 .\"me 7-l'il del 23 fchhraio 1902. francese una solida organizzazione unitaria, una disci– plina seria. Ma il Partito socialista francese aveva ap– pena raggiunto questa unità ali' indomani stesso del- 1' ingresso cli Millerand al Ministero, e in seguito al Congresso di settembre 1900 si è trovato di nuovo di– viso dalla scissione dei Guedisti. Noi crediamo che sia stato un grand' errore. C'era allora in seno al partito una forte maggioranza non per gli uomini e le organizzazioni « Guedista » o « Blan– quista » 1 ma per la concezione socialista integrale, net– tamente opposta al ministerialismo. Gli « Allemanisti » e un gran numero di federazioni autonome unitarie po– tevano coi Guedisti ed i Blanquisti costituire gli ele– menti di una enorme maggioranza di sinistra 1 creare nel partito una vera disciplina, dalla quale fatalmente sarebbero stati eliminati certi elementi come i deputati Jourdes 1 Palix, Narbonne, Labussière 1 i voti dei quali sono quasi sempre in contraddizione con i principi so– cialisti. Ma invece di rendersene conto, i nostri com– pagni Guedisti preferirono seguire il deplorevole metodo francese delle scissioni e dopo loro i Blanquisti abban– donarono, nel maggio 1901, il Congresso di Lione. Kella formazione unitaria del 1899, dalla quale i Guedisti e i lilanquisti si sono così separati, restavano tuttavia, dopo il Congresso cli Lione - e gli avveni– menti lo provarono - degli elementi netlamente anti– ministeriali checchè ne dica il cittadino Vaillant. 1 E infatti la partecipazione di Millerancl alle feste Zariste di Compiègne sollevò vere proteste. Un referendum di Fe– derazioni ebbe luogo per sapere se si doveva o no finirla con questa questione, escludendo Millerand; venti voti si pronunciarono per diverse proposte di esclusione, ven– tisei votarono l'ordine del giorno puro e semplice, che era l'assoluzione accordata a Millerand. Questo voto portò seco una nuova scissione. Gli Allemanisti abban– donarono il Comitato Generale e con loro parecchie Federazioni, alcune delle quali non hanno così fatto unicamente per dei principi anti-ministeriali. Di queste fu la Federazione della Cote d' O,· che si era dichiarata nel referendum in un senso piuttosto ministerialista. In– fatti nel distacco dal Comitato generale di certe Fede– razioni di provincia, più che una condanna del ministe– rialismo, c'è stata la manifestazione d'uno spirito di autonomia e di particolarismo, naturalmente sviluppan– tesi grazie alla confusione generale. Quel che appare più chiaro nella situazione attuale del Socialismo francese è la sparizione - in seguito alla dissoluzione della unità - di quell'equilibrio delle tendenze estreme di destra e di sinistra 1 che il nostro amico Ferri dichiarava tanto giustamente salutare. ~ Da un lato noi sentiamo un Dalle, ministeriale estremo, affermare, violando le dichiarazioni di tutti i Congressi, che il « socialista ministeriabile non potrà mai consultare il suo partito avanti di accettare il por– tafoglio» e proclamare con cinismo la dottrina, sin qui nascosta, del ministerialismo puro, e l'ascensione pura e semplice al potere, dei deputati socialisti, di loro propria iniziativa, nel giuoco mutevole degli in– trighi dei politicanti. Noi vediamo pubblicare nel me– desimo tempo col titolo l'Opera di 111iilerand e sotto il nome d\111 vecchio militante socialista come Lavy, l'apologia forsennata del ministro del commercio, pre– ceduta da una prefazione veramente indecente, nella quale un uomo che fu membro del Partito socialista nel 1880, scrive, o lascia scrivere sotto il suo nome, che: « Sono aggruppati in un fascio indissolubile la bor– g-hesia repubblicana e quella frazione del Partito socia– lista che, guidata dall'ideale dei suoi principi, si sforza di ottenere ogni giorno dalla Repubblica un atto di giustizia e di bontà (!) per il popolo». D'altra parte i nostri compagni 131anquisti e Guc- 1 Pd1t Sou del 28 fcbhrnio r902. 2 Cfr. il Jll(mV~"IIUfll Socialiste del 1° :lgosto 1901,

RkJQdWJsaXNoZXIy