RIVISTA POPOLARE 653 Ramorino. Ma alle cure dello Stato Vittorio Emmanuele anteponeva gli amori suoi illeciti. Continua il Bevione, sempre sulle tracce del libro di Jarro: (( . . « Finalmente il capita no C1sale va a dire a .Lau- « retta che il Re sta mc~li ), e la vuol vedere. L'at- <c tr_ic~vola a palazzo Reale. Trova Vittorio pallido, cc sfinito per 11 moltù sangue che gli han cavato. Il « Re è pieno di tenerezza: le racconta con commucc zione le infaticabili cure che la Regina gli ha « prodigato. Tornò tre o quHtro volte a visitarlo e ' ' <e constato un mutamento strano nell'amante. Il Re cc diventava geloso. La voleva tutta per sè, non voce leva che nessuno la vedesse più, esigeva che ces- <c sasse di recitare, perchè lo martoriava anche l'amcc mirazione a non ima che dalla platea sali va alla cc persona della sua amata. Ella resisteva. Non po- << teva cedere. Non voleva denaro dal Re non vo- « leva protezione, non voleva che amor~. E come cc faceva a vi vere senza i proventi della sua arte? « E poi se ella cessava di recitare , suo padre, suo << fratello, tutti gli altri che erano ancora nell' igno- << ranza della sua colpa; avrcbbero saputo, ed ella <e sarebbe caduta nel dispregio dei suoi, nel diso- <c nore del mondo- << Ma il Re la vo~eva tutta per sè solo: e quando « la passione lo addenta va al cuore, non ce eleva mai. <e Quella sera Lauretta doveva dare la sua benefi- << ciata nell'Angiolo, Tiranno di Padova. Egli mandò « Casale a prenderla, alle 10 del mattino. Ella aveva cc bisogno d'esser libera alle 4 del pomériggio Il Re « fece colczione con ki, e poi uscì, pregando di << aspettarlo. Laura aspettò. Le ore passavano, le fi • « ne,tre si facevan buie, e il Re non giungeva. Tardi, « quando i ca>11ericri già accendevano i doppieri << regi, Vittorio ritornò. Laura piangeva. Egli le disse: << A teatro non tornerai più. Ho dato 3000 lire al <e capocomico, e mi son fatto restituire la tua scrit- <c tura. Tu devi essere mia, mia per sempre, tu~ta cc mia <c. Laura ebbe una lunga crisi di lagrime. In- << travvide coi suoi occhi rossi di pianto la vita di « sventure che l'attendeva. Sentì che era perduta. cc E s'aggrappò disperata all'amante, invocando pie- << tà. Il Re l'accarezzava con le piccole carezze che <e s'hanno pei bimbi. Staccò dal muro, a capo del « suo letto, una immagine del Cuore di Gesù, e le « giurò su qucll' immagine che non l' avrebbe mai <e abbaridonata. Laura credette e non pianse più. Per « due giorni non uscì dall'appartamento reale, e • quei due giorni, in cui l'idea del mondo era nau- « fragata nella sua anima in febbre, e tutte le realtà u s'eran distrutte nella sua coscienza, tranne l' a- « more, quei due giorni furono l'oasi di felicità per- « fetta nel! a sua vita. » ccRitornò a casa sua, con la fronte bassa. Non lo « era, ma si sentiva una cortigiana. E ne era de- « pressa fìno alla disperazione. » Ed a proposito di quel giuramento Ugo Ojetti osserva opportunamente che Re Vittorio <e era devo- \( tissimo e coricandosi e levandosi dal letto, anche ccse non era solo, diceva sempre la sua preghiera cc e portava sempre al collo un piccolo crocefisso e <e una medaglietta di S. Antonio .... » Con. ciò viene confermato che la religione, o la superstizione non trattiene dal compiere le male azioni. Non si sa che briganti e prostitute sono religiosissimi? Ma dove rifulge la degenerazione morale del gran 1·e è nella morbosa voluttà che si procura mettendo in relaz;ione la propria favorita colla sua legittima moglie, una buona e santa donna. L'episodio, trai più disgustosi che riproduce una imbarazzantissima situazione, viene così riassunto da Ojetti: Laura Bon cc volendo sistemar in un istituto d'e- << ducazione una sua sorella, per consiglio dello <e stesso re, scrisse una supplica a Maria Adelaide e <e la portò .ella stessa alla marchesa Scotti, dama « della regrna. La Scotti la ricevette con un sorriso « tra malizioso ed affabile, ché il re l'aveva avver- « tita , e dopo due o tre giorni le scrisse d'andare << a Moncalieri per avere la risposta. La Bon vi andò << tremando. La Scotti le annunciò a bruciapelo che « la regina voleva vederla. Ella scessa ha descritto << a Jarro com'era vestita la buona e pia e melanu conica regina quel giorno: cc una veste di seta a « righe bianche e caffè, abbottonata fino al mento, << con un semplice fìsciù di tulle al collo ». Era alta, <e bruna, il labbro inferiore un poco pendente , lo << sguudo dolce, la voce soave. La confortò , le ri- <c ricordò d'aver conosciuto Augusto Bon quando « aveva recitato nel teatrino della villa di Monza, cc per suo padre l'arciduca Ranieri, commedie del. « Goldoni e del Nota, le promise infìne d'allogare <e la sorellina nel Collegio del Soccorso. In quel punto << entrò il re, baciò la mano alla moglie, guardò ap- <c pena la dama di servizio e l'attrice. La regina, cc tenendo sempre la sua bella mano affilata nella <e mano del re, la accomiatò. La povera Laura trecc mava come una foglia, mormorò poche parole sconce nesse, si ritirò inchinandosi.Aveva traversato come « in sogno due o tre sale quando il cameriere Aguzzi cc sbucò da una porta: - Per di qua, per di qua ...- << e la rinchiuse in una stanza. Dopo pochi minuti, cc udì il Jintinnìo degli sproni, il passo pesante del cc re: - E andatJ. bene, ti sei portata a meraviglia ... cc - Poi la lasciò ancora , le fu portato da cena. <e Verso sera, il re tornò, la costrinse a escir con << lui pel parco che a quell'ora doveva essere de- « serto. S'eran da poco rifugiati in un folto di piante cc e seduti favellavano le mani nelle mani, quando cc udirono un fruscìo: la regina. Passando accanto « al marito, ella esclamò con un filo di voce: - cc Vittorio .. - Il re balzò in p_iedi>prese sotto braccc cio Maria Adelaide, si allontanò con-lei. Poco dopo cc l'Aguzzi venne a liberar Laura che per la vergocc gna non aveva più nemmeno la forza di pian- « gere. )) Io credo che questo episodio sia il più adatto per mostrare la malvagità del Re e segnalarlo al disprezzo di tutti gli onesti. Nella passione per una donna si possono trovare molte attenuanti. Ma in questo episodio la passione erotica non ci ha che vedere. Perchè volle mettere a contatto , e in sua presenza, quelle due donne, a diverso titolo sventurate, e di cui egli solo faceva la sventura? Capricci di vero degenerato. Ed un capriccio, uno sfogo di ributtante libidine, fu il suo amore per Laura Bon. Quando ne fu sazio, quando cadde nelle braccia assai più vigorose, e che non lo lasciarono più scappare, della Bella Rosina, il gran 1·e volle disfarsi della Bon, che per lui ardeva sempre di amore; e per disfarsene invocò l'aiuto, la vergognosa complicità ... di D' Azeglio e del Conte di Cavour. .. Potrebbe essere più pervertitrice l'azione de11' istituto Monarchico che insozza e butta nel fango i suoi n~aggiori uomini politici? Intanto a stabilire la differenza morale tra la favorita e il Re è d'uopo conoscere quest'ultimo tratto come lo espone il Bevione: Laura Bon « era tornata all'arte per provvedere cc alla vita sua e della bambina nata dagli amori cc del Re. Di denaro regio non voleva sentir parlare. « D'Azeglio, che le voleva bene, l'aveva consi~liata « a non essere così fiera, a pensare al suo avvenire. cc Ella aveva rifiutato come sempre con orgoglio. cc Era innamorata, come il primo giorno, e non « aveva che un sogno, una speranza, una fede: ri- « vedere il Re ».
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