652 RIVISTA POPOLARE prevalentemente slavo avrà maggiori tendenze- e necessità , non diremo ad allearsi , ma a procedere di buon accordo con la grande 1->oten7,cahe gli Slavi dei Balcani considerano essere la loro grande e naturale protettrice-la Rus8ia. Indubbiamente non siamo ancora al fatto giunto a maturità. , ma non bisogna dimenticare che </è iu Austria, ed anche a Corte, tutto un forte partito che considera che i maggiori interessi politici ed economici dell'Austria sono interessi di carattere slavo ; non solo ma c'è anche chi ritiene che se gli Slavi dell'Austria non trasformeranno il carattere. dell'Impero austriaco, facendone uno stato slavo, l' Austria sarà con l'andare del tempo assorbita dal1' elemento teutonico della Germania. E' quasi una questione d-i difesa della egemonia nazionale che fanno gli Slavi, e gli Czechi alla loro testa. Ed i tedeschi liberali hanno tanto bene capito questo processo di lento assorbimento che sono furibondi contro i cristiano-sociali·, in maggioranza tedeschi ; i quali lasciandosi pigliare alla trappola Ozeca della riforma del regolamento, hanno lasciati soli i tedeschi liberali per votare insieme ~gli Czechi. Essi Tedeschi credendo fare l'interesse della Camera, hanno, in fondo, Jatto il comodo del partito che tende a togliere alla loro nazionalità la preponderanza nell'Impero austriaco. Se questo fatto sia un bene o un malé per l'Impero, lo dirà l'avvenire: per noi è un tale fatto che sarebbe m~lto bene non ci cogliesse impreparati. + Il dissidio soofallsta - La mancanza di spazio, perchè non poco ce ne prende l' indice della fine dell'anno, e la salute non buona del Direttore, ci costringono a rimandare al prossimo numero un articolo sul dissidio socialista. Il ritardo non nuoce, perchè l'argomento rimarrà di attualit.é anche da qui a quin. dici giorni. NOI Il grande an1ore di un' artista e l'animalesca libidinedi un Re (1 ) Signor direttore della " Rivista popolare ,, La lettura dello stelloncino sugli amori di Vittorio Emmanuele 2° coll'attrice Laura Belletti Bon che forma uno strano contrapposto coll'altro sugli Amo,·i di Giuseppe Mar_tini di Del Cerro pubblicato nello stesso numero della Rivista, mi ha fatto rimar-_ care la opportunit4 dell'altro suo articolo sull' altera{_ione dei valori morali per opera dell' istituto monarèhico che ho letto sulla valorosa Ragione di pochi giorni fa. L'insieme mi ha indotto ad osservare che lei è venuto meno ai suoi doveri di pubblicista solerte sia nel dare conto del libro di Im·ro con alqµanto ritardo; sia nell'accennarvi colle parole di uno scrittore del Viandante, che essendo socialista può essere sospettato di avversione partigiana contro un Re, anzi contro un Gran Re. Mi permetta anche che io avverta la dimenticanza sua nel. non avere saputo trarre profitto degli insegnamenti che scaturiscono (1) Ricevo da un abbonato questa lettera, che credo.doveroso publ::licare integralmente non ostante il 1imp10\'ero al mio indirizzo, che in parte è meritato. Dico in parte, perchè gli amici della Rivista dovrebbero essere un pò i suoi collaboratori diligenti. Non tutto posso vedere e fare io; ed è facile che molte cose, che dovrebbero essere rilevate mi sfuggano - specialmente quando si riferiscono a pubblicazioni, che no~ mi sono mandate - com' è pel libro di larro (G. Piccini) edtto dal Bomperad : Le memorie di una prima attrice, Laura Bon. N. C. dalla lettura del libro di farro per lumeggiare la tesi da lei appena accennata nel giornale repubblicano di Roma sul pervertimento morale , che quotidianamente esercita la monarchia. Senza leggere il libro di farro e senza accennarvi colle parole alquanto retoriche dello scrittore socialista, Ella, signor Direttore, assai più utilmente e assai più efficacemente avrebbe potuto far conoscere ai lettori della Rivista la bassezza del così detto padre della patria e di alcuni dei s.uoi più celebrati ministri, servendosi di ciò che •riportarono due seri ltori monarchici, Ugo Oietti e Giuseppe Bevione, in due dei principali giornali monarchici. Il Corriere della Sera di Milano (30 ottobre) e la Stampa di Torino (28 novembre). ln questo modo neppure il più maligno critico avrebbe potuto accusarla di aver tentato la denigrazione del così detto padre della patria colle enfatiche rampogne dell' homme que rit. Quasi come a castigo delle sue , diciam così, omissioni, vuol consentire ad un suo oscuro abbonato, che spigoli in tali due articoli per fare meglio conoscere ai lettori della Rivista in tutta la sua laidezza ed enormità la condotta di Vittorio Emmanuele 2°? Voglio sperarlo; ed a sperarlo m' induce la fama d'imparzialità, cui Ella tiene. Del resto se per un qualsiasi motivo Ella opinasse diversamente non avrebbe che da buttare nel cestino le cartelle che le mando; io non vi avrei perduto che il tempo per mettere il nero sul bianco. . Passo sopra al primo incontro · di Vittorio Emmanuele, allora Duca di Savoia, colla Laura Bon. Questo serve soltanto a farvi conoscere che tra le mansioni dei suoi ufficiali di ordinanza-un Conte Sannazzaro, un Capitano Cas-ale, un Marchese Clavesano-c'era .quella di farla da ruffiani. Né mi preme fermarmi sul primo incontro tra l'attrice e il duca;. desidero soltanto fermarmi su qualche tratto, che può servire a rivelare l'animo dell'una e dell'altro. Il Duca di Sav.oia é divenuto Re di Sardegna e non ha dimenticato l'attrice che conobbe a Casale Monferrato, e la vuole possedere. Chi si opporra al volere di un Re, che ha cinto prematuramente la corona col disastro di Novara, di cui gli spetta la maggiore responsabilità? Il fido capitano Casale procura il primo convegno, in cui l'attrice dette tutta sè stessa al Re. Dice il Bevione: « Fu un convegno di passione e di delirio, ((che Lauretta non dimenticò più. A mezzanotte la << lasciò, infranta. Volgendosi, l'attrice trovò su un « tavolino un fazzoletto di seta rossa, e dentro un « grossissimo involto di denaro, e un astuccio con « gioielli. Si sentì morire di vergogna. Lo richiamò « giù per le scale, gli rimise dentro una tasca del « gran soprabito il fazzoletto .,J il denaro, le gioie: "gli urlò che amava lui solo, lui solo,- che non sa- « peva che farsi del suo oro e delle sue gioie : che « si riprendesse tutto, se voleva rivederla ancora. » « E fu sempre così. Ebbe il nome di favorita, e « non lo fu mai. Fu un'anima amante fino all' ul- « timo giorno della sua vita, quando, vecchia e mi- « sera, dovette dividersi piangendo dalla miniatura « di Vittorio duca di Savoia, per comperarsi del <e pane. Era un'anima generosa e irreflessiva , cui " mancò fino all'ultimo giorno la nozione del ruolo e del danaro, della vita: ma era sopratutto un'anima << delirante d'amore, che, rifiutando con disgusto le << ricchezze che il Re le offri va, voleva dargli la più- « alta ebbrezza che un coronato poss.a gioire: d'es- « sere amato per sè e non per la sua corona. » Nelle relazioni tra il Re e l'attrice vi fu una sosta determinata da una grave malattia del primo; ed erano momenti gravi per il Piemonte: precisamente quelli della fucilazione del povero generale
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