662 Rl VISTA POPOLA RE ~TBLLe)NCINI LBTTBR:fotRII XLIX. La vita musicale dello spirito -- Contro la gloria del Carducci e la vanagleria dei carduccini - Il romanie della pater• nltà - Aria sana - Le città marinare - Un soliloquio - Prose narrative e drammatiche - Prese filosoficho, sociologiche e critiche. Do :I posto d'onore ad un forte volume di psicologia e d'estetica musicale, il ceutottantesimosecondo della • Biblio teca di Scienz~ Moderne » dei Fratelli Bocca: il libro è di F. Torrefranca, e s'intitola LA VITA MUSICALEDELLOSPIRITO; ed in una nobile prefazione deplora la mis~ria dell'estetica e dell'e~egesi musicali italiane, la trascuraggine nostra verso quattro gloriosi secoli d'arte che quasi da noi non son più rammentati se non da qualche erudito e da qualche esteta solitario, l'alterigia straniera nell' imporre e I' acquiescenza nostra nel - l'accettare giujiz;i spregiativi sulle innate attitudini delle genti italiche a intendere ed a parlare Il linguaggio dei suoni, ri - dotte alle infime, alle più banali, alte p·u barbare forme. E l'autore inizia con questo libro la buona guerra, senza jattanza_ alcuna, ma con fede molta, con fervore profondo, con preparazione larga e sicura. Io vorrei darne un'idea quanto più chiara e quanto meno incompiuta fosse possibile: ma lo trovo estremamente diffici'.e, nel breve atelloncino che mi è concesso: la materia è per sè stessa ardue; e l'autore, da parte sua, è così personale, così profondo, così nuovo, che a renderne con esattezza il pen - siero, occcrrerebbe, se non un altro libro, almeno un opuscolo : figurarsi, poi, se dovessi, come vorrei, commentarlo, anche, e discuterlo I Egli comincia notando che l'epoca nostra manca, o mancava fino a jeri, di religiosità; e che perciò manca, o quasi, di musica intima, di musica vera: la musica essendo cosa essenzialmente religiosa, come io pure affermai e dimostrai nella mia • Psicologia musicale » (Hoepli): religiosa, s'intende, nel senso più alto e vasto della parola: cioè, appunto, intim~, profonda, trascendente, ineffabile, cosmica. Travolti dagli affari, dalle brighe, dalla vita esterna, dal - l'attività agitata, noi difettiamo di raccoglimento e di contemplazione, noi quasi sopprimiamo il meglio dell'anima nostra, !!l coscienza, e con essa quel sentimento del divino, teologico o naturalistico, non importa, che fece chiedersi al Carducci, nel « Canto dell'Amore •, e prima che a lui ali' Amiei in una mirabile pagina di prosa da cui senza dubbio il Poeta ebbe il primo movente dell'estro? Se fosse l'anima sua che si diatasse nel mondo intero, o se fosse invece l'universo che in essa si concentrasse in quell'ora di estasi. Ebbene, una simile ora è un' ora « musicale •: cioè non esprimibile che con con la musica della parola o del canto o degli strumenti, che è la forma più intima e più sintetica e più pura dell'idea religiosa. E intanto, proprio oggi ancora, la musica resta quasi aempre lontana da questo suo campo. privilegiato, estranea a questo suo compito proprio: resta vanamente decorativa, banalmente sentimentale, matematicam'ente scientifica; e rinunzia « a quella sottilità penetrante, a quella assiduità di attesa, a quella astrattività recettiva, a quella complessità e indeterminatezza di significato, a quella fervida vita totale che ne fanno la rivelazione più remota del no,;tro spirito in sè •. Son parole del Torrefranca: ed è suo anche questo giu• diai;io del proprio libro: « se non è un libro dotto, nè bello, nè facile, nè forse piacevole, potrebb' essere un libro rivelatore, e, se non fosse da tanto, un libro iniziatore; sarà certamente un libro buono •. Anzi, lo è; ed è anche tutto il resto, tranne che facile: fa. cili sono soltanto i libri che dicono cose comuni e risapute; quelli che dicono cose nuove e personali, richiedono attenzione concentrazione , m~ditazione; e perciò non son facili ; ma lasciano poi • vital nutrimento » nel carattere e nel pçnsiero, mentre quegli altri li attraversano senza lasciarvi traccia alcuna di sè. Questa • Vita musicale dello Spirito , va dunque letta eon calma e impiegandovi più tempo e miglior tempo di quello che avanza alle faccende ordinarie; è un libro di studio; è un libro tecnico e filosofico insie.m~: per musicisti e per pensatori; non per dilettanti e per annojati; è un vivajo d' Uee; è un fermento di discussìoni; io l'ho tutto cincischiato di note a margine e intercalato di foglietti d'appunti per conto m:o; ho applaudito, ho dissentito, ho commentato, ho confutato, ho inr erpr etato, ho svolto. Se un altro potrà leggerlo come si legge un manuale qual~nque, vorrà dire che questo non era libro per lui. Riporto, per darne un'idea, l'indice dei capitoli: L'estetica musicale moderna; La musica come espressione estetica del. l'attività gtrminale dello spirito; La musicalità dello spirito; Psicologia e musica; Musicalità della parola: prosa e poesia; Il pctere espressivo della musica; Il mito musicale. Segue una ricca bibliografia; in cui figura quanto di meglio s'è scritto da un secolo in qua intorno all'estetica ed alla fisiopsicologia musicale, all'opera in musica, alla tecnica ed alla ;;toria di quest'arte: ed ogni studioso vi troverà un guida ampia e sicura per erudirsi profondamente nella materia. Io sono stato molti, troppi, anni or sono, discepolo a Bologna di GlosueCarducci;e più tardi, per breve tempo, come libero docente, anche un pochino (poco poco, ahimè !) suo collega. S'intuisce, quindi, con quale e quanto interesse io abbia aperto, tagliato, sfogliato, ed infine divorato, dalla prima riga all'ultima, u·n volum~ intitolato al suo nome, quantunque mi giungesse nuovissimo e sconosciutissimo quello dell'autore, Fr EnotrioLadenarda. Enotrio anche lui ! Curioso I Alla prima 'pagina-, cinque righe, stampate in caratteri grandi, isolate nel candore del foglio, mi sorpresero subito: • La nequizia delle moltitudini imperanti », esse dicevano, 1 mi ha avvertito: Tu sei solo. Vae solis ! Non pubblicare q·.1esto libro! La coscienza mi ha detto: Pubbiicaro, avvenga che può ! , E non solo lo ha pubblicato, ma ha posto in copertina, sotto il gran nome, 11 Volume primo ,: vuol dire, che ce ne saranno degli altri ! Mi metto a leggere; e passo di meraviglia in meraviglia, di stupore in stupore .•. Un altro, forse, e specialmente nel caso mio, aggiungerebbe anche, d'indignazione in indignazione. Io no: come lettore e come critico, io· non m'indigno, nè mi affliggo mai; cerco, semplicemente, di capire: Non fiere, non indigna,·i, sed intelligere. E qui ho capito, se non mi sbaglio, fin dalle primssime pa• gine, di che si trattava. Questo Ladenarda (ma ... si chiama poi proprio così ? Non è uno pseudonimo? Non ho io letto, èditi dallo stesso Reber a Palermo, altri libri firmati con altri nomi o pseudonimi, ma scritti con l'identico stile e con la medesima audacia?) questo Ladenarda, dunque, urtato, nauseato, indignato, dal gran saltabeccare degli scimmiotti petulanti, dal grande squittire dei « pappagalli lusingatori •, dal grande anfanare dei ciarlatanetti ambizìosi attorno al catafalco deli' uomo insigne appena spirato, per farti osservare, ascoltare, ammirare essi pure, non fosse che per un'ora soltanto, questo Ladenarda è insorto violentemente, e, nella furia dello scacciare i mercanti, anzi gli imbroglioni ed i ladri, dal tempio, ho finito col pigliarsela pure con l'indolo, e col tentare d'abbatterfo e frantu - marlo, non fosse che per seppellire sotto gl'immani rottami 1
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