Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 24 - 31 dicembre 1909

660 RIVISTA POPOLARE popolo calabrese il calunnioso giudizio di Cesare Lombroso, il quale scrive : (1) e L'ozio vi è eretto a merito, l'odio a sistema e l'accattonaggio a mestiere •. Bisognerebbe vedere con quanta tenacia lavora e si logora sulla terra quel popolo che è chiamato ozioso. Noi abbiamo veduto a 600 metri dal mare il greto di certi torrenta.cci rivestirsi nei mesi estivi di un verde fitto e rigoglioso; là, nell'arida arena i proletari della gleba scavano, tolgono i ciottoli e piantano i fagiuoli che saranno certamente la consueta mineak'a dei rigidi mesi dell' inverno. Altrove, in luoghi scoscesi dove solo le capre potrebbero camminare, il villano erge macerie, appiana il terreno e lo rende, come meglio può e sa, coltivabile. Se quegl1 uomini possedessero i mezzi della scienza sarebbero i più industriosi agricoltori del mondo. Odiano quei contadini? Essi sono tenaci nell'amore e nell' odio, ecco tutto. Se l'educazione avesse modificato il lore spirito sarebbero dei caratteri d'acciajo : la tenacità dei propositi, la fede alla parola data sono le loro caratteristiche. Anche nell'odio essi hanno tal volta slanci di generosità, nè conoscono doppiezze e infingimenti: sono fieri e leali. Buoni nel profondo dell'anima, le loro bontà. dimostrano nell'ospitalità rude ma cordiale con cui accolgono i forestieri. Rono analfabeti, ma hanno vivido e pronto l'ingegno e una potenza di assimilazione che talvolta stupisce. Son dotati di un senso artistico squisito; sulle Joro bocche corrono canzoni riboccanti di poesia che si cantano su motivi semplici, quasi di nenia. Tutta la loro anima è nei canti: canti d'amore e di sdegno, di gelosia, di desiderio; vi si sente la tristezza accorata delle anime in pena, l'ardore dei sensi, il desiderio vago della bellezza, l'esultanza della gioia irrompente. Vi sono ancora canzoni più belle ancora e più dedelicate di quelle citate dal Lombroso, ed escono t.1tte dal cervello di rozzi contadini e, quel che è meraviglioso, conservano un ritmo impeccabile. + La vita di quei lavoratori è semplicissima e sempre uguale, d' uni\ monotonia desolante. Si alzano la mattina di buon'ora e, se il tempo è buono, si recano nei campi coi loro pochi arnesi. Il lavo.10 ordinario è la zappatura : essi stanno curvati sulla terra per nove o undici ore, secondo le stagioni, con un breve intervallo a mezzogiorno che è l'ora consueta. del pasto. Allora si seggono in circolo sull' erba e mangiano quel r che le loro donne hanno portato : · patate e peperoni pane, ulive, lardo ecc. Terminato il frugale pasto inchiodano la bocca al fiaschetto di terra cotta e succhiano il me,tzo litro. Poi fanno una, breve siesta, durante la quale conversano. E' interessante ascoltare i loro discorsi che danno un'idea della loro mentalità. Della Giustizia hanno il concetto come di una persecutrice e la confondono volentieri col Fisco e col Governo. Credono che stia asservita ai ricchi ed ai potenti e la ritengono anzi il loro principale strumento di oppressione. Per loro qnindi la vera giustizi'8 è quella che si fanno da sè, (1) In Cala?ria, pag. 113. quando possono: è la vendetta. Ohi non sa vendicarsi è un vigliacco, un buono a nulla. Questo loro concetto non è l'ultima causa psicologica dell'esistenza della. picciotteria e spiega avche il fenomeno Muso~ino. Costui aveva ricevuto dei torti e ai vendicava.i bisognava dunque aiutarlo, sostenerlo; d'altra parte il Calabrese· ha una grande ripugnanza a far da spia e nessuno o quasi ha voluto mai rivelare, malgrado l'appetitoso taglione, il luogo dove si trovava nascosto il bandito. Il furto però è ritenuto un reato disonorante, anzi il più disonorante, e Musolino avrebbe perduta tutta la sua popolarità se si fosse saputo che aveva rubato uno spillo. Questa mentalità, che riesce favorevole alla deliaquenza ha cause storiche indiscutibili, delle quali si potrà evere un idea quando si leg~erà la Storia degli usi ed abusi fe,udalì del Winspeare e Nel Regno della Mafia di N. Colajanni ; chè la mentalità del Oala.- brese è rassomigliantissima a quella del Siciliano. Se si richiede ai vecchi contadini quale opinione abbiano del governo attu&.le e quale del borbonico, essi si mostrano indifferenti; sembra quasi che non si siano accorti del mutamento; in altri paesi con tradizioni: liberali e rivoluzionarie come S. Stefano d'Aspromonte, per esempio, non esitano a dichiararsi liberali e della. libertà politica hanno un concetto relativamente esatto. Ma si stava meglio coi Borboni - osservammo a. qualcuno. Eh I eh ! -· ci rispose, e sembrava volesse dirci : non di solo pane si vive ! Tntto questo si può apprendere dai discorsi anche, insignificanti che fanno i contadini durante la siesta. nei campi e intorno al misero focolare. Quando poi m mezzo a loro c'è l'americano - l'emigrato che visse per alcuni anni oltre l'Atlantico - la conversazione si arricchisce di nuovi elementi. L' ame'ricano parla, siir.fervora e mescola nel discorso parole e frasi di dubbia autenticità. Egli dice del lavoro in America delle . ' avventure occorsegli, delle mirabili cose vedute del ' danaro .,guadagnato; non dice ahi! i duri stenti e leumiliazioni talvolta subite! 3-li a.Itri ascoltano e le sue parole son seme fecondo perchè esercitano una suggestione invincibile. Talvolta scoppia fa. disputa tra il vecchio e il giovine contadino; il vecchio che ha una concezione della vita piÌl semplice, più patri~rcale, più onesta anche - il giovane che si mostra più esperto, perchè ha visto mondo ed è più scettico, meno ingenuo e meno scrupoloso. E' il contrasto fra la vita vecchia che rincula> si assottiglia, sparisce, e la vita nuova che si avanza, torbida ancora ed incerta, ma con la sicurezza. del sopravvento. Dopo la siesta che adesso, in seguito all'emigrazioneè un po' più lunga di prima, perchè la sorveglianza del padrone è meno rigida, i contadini ripigliano il lavoro che dura fino al tramonto. Nell'estate però fanno due pasti ed hanno nel pomeriggio qualche ora di riposo che passano sdraiati sull' erba. La sera, sull'imbrunire tornano alla casupola, dove le loro donne, han preparato la solita minestra, e poco dopo si pc.ngono a dormire per riprendere il giorno dopo il solito tran tran della loro vita faticosa.

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