RIVISTA p OPOLARE 01 Politica, Lettere e Scienze Sociali l>irettore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d, ogni mese I I alla; anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 l\mministrazione: Corso Vitt01·io Emanuele, n.0 115 - NAPOLI r\11110 XV- NHin. 24 ABBONAMENTO POSTALE Homa, 31 Dicembre 1.909 - .. . . ' - . - ' ~.: . . . , . . . Un anno è passato dalla immane catastrofe, che distrusse Messina e Reggio Calabria seppellendo sotto le rovine non meno di centoventimila esseri umani - appena qualche decina di migliaia di meno di quelli periti sui çampi di battaglia nella micidialissima guerra franco-germanica del 1870-71; ed un anno pare un istante; come non sembra più che una non numerosa successione d' istanti la prima distruzione di Messina nel 1783. Se breve sembra il tempo trascorso da quel terribile avvenimento, che tolse all'Italia quasi una provincia e distrusse tanti suoi figli quanti non ne aveva perduti in tutte le guerre per la sua indipendenza, ciò dipende forse dal fatto che la impressione negli animi oggi ne è così viva e palpitante come ieri ? Ah I no. Chi non conosce la menzogna, chi non sa l'ipocrisia deve confessare che il ricordo del giorno nefasto si va cancellJndo. I telegrammi dei ministri, dei deputati, dei sindaci, degli uomini politici e di cuore, le manifestazioni di lutto generale di Palermo e forse di tante altre città non devono ingannare. Non sono una semplice esplosione della abituale rettori1.:a italiana: n~ppure questo sarebbe .vero; ma siamo ben lungi ,· assai lungi, da quella meravigliosa, commovente, unica esplosione di dolore, di solidarietà, di generosità, di slancio magnifico, quale mai si era vista nella storia. E la esplosione di solidarietà non fu soltanta nazionale; •fu internazionale, veramente umana. . Non mi sorprende , non mi addolora soverchiamente questo intiepidimento di sentimenti. Sono le ragioni della vita, che prevalgono su quelle della morte; se tale prevalenza non ci fosse il mondo si ridurrebbe un cimitero, peggio di una triste e melanconica Tebaide, e la sua storia un continuo mortorio, che distrurrebbe qualunque attività individuale e sociale: sarebbe perduta ogni speranza di ascensione e di progresso. Non si sa da tutti forse che l'amore è discendente e non ascendente, cioè più vivo nei genitori verso i figli, anzichè nei tigli verso i genitori ? e in questa naturale diiposizione di sentimenti affettivi non sta precisamente la base istintiva della prevalenza delle ragioni della vita su. quelle della morte? Sono tanto convinto della esistenza di questo istinto ch'è veramente salutare nello interesse della conservazione e del miglioramento continuo della specie, che per non fare quella rettorica che detesto e che per essere tollerata ed anche ammirata dev'essere fatta da quelli scrittori, che possiedono altissime qualità di stile, oggi mi limiterei a segnare soltanto la data nefasta senza aggiungere alcun altra parola. Invece scrivo per esaminare rapidamente ciò che si avrebbe dovuto fare e non si è fatto; ciò che si potrebbe ancora fare pel risorgimento di Messina e di Reggio. Immediatamente dopo la catastrofe, privati , associazioni, municipi - sopratutto Milano e la Lom. bardia - furono veramente splendidi nella affermazione della solidarietà nazionale, della più generosa fìlantropia, di cui possa menar vanto la razza umana. In quel momento chi venne meno, non per mancanza di buone intenzioni, ma per difetto di intelligenza, di colpo d·occhio, di rapidità , d, iniziativa, furono gli organi dello Stato: le stesse lodevoli eccezioni individuali nel meccanismo burocratico non servirono, che a rendere piu significante, più brutale, dirò così, il fallimento dell'organismo statale: fallimento reso più vergognoso e più evi dente dalla incosciente e nevrastenica tracotanza dell'ammiraglio Mirabello -· pel quale la Camera dei deputati nel momento solenne in cui ufficialmente riaffermò la solidarietà nazionale, non ebbe una parola di lode . Chi rappresentava e riassumeva il governo e che, per essere giusti, nelle spaventevoli deficienze constatate aveva le minori responsabilità, il Presidente del Consiglio, cercò di farle dimenticare con la dichiarazione, che scosse le fibre di tutti gl' Italiani, sull' impegno che assumeva lo Stato di fare risorgere dalle loro rovine le due città distrutte. Il Parlamento votò tutte le somme che gli furono chieste ; i mezzi accorda ti senza la menoma esitanza, senza alcuna traccia di rammarico , furono ingenti. La risurrezione non poteva essere l'opera di un giorno, nè di un anno; nemmeno, forse, di un decennio. Comunque, è lecito, è utile, è doveroso domandarsi: che cosa si è fatto in un anno? e sopra tutto si deve chiedere: i sacrifizi fatti dalla Nazione hanno un corrispettivo adeguato nei risultati? Ignoro esattamente la cifra sinora spesa: chi la porta a cinquanta, chi a sessanta, chi ad ottanta milioni. Credo che si debba essere più vicini a quest'ultima cifra che alla prima. A che cosa sono serviti questi ottanta milioni? Se si dicesse che nulla si è fatto si cadrebbe in una ingiusta esagerazione. Ma é d'uopo riconoscere del pari che in gran parte quelli ottanta milioni sono stati pazzamente·e disonestamente sperperati.
RIVISTA POPOLARE Bisogna fare una breve sosta a Messina ed a Reggio per formarsi uu' idea, delle voci che corrono sulla disonestà Ji qualche funzionario, sull'avidità di appaltatori o di speculatori di ogni genere, che cento Inchieste ufficiali terminate ottimisticamente noµ varranno mai a far tacere (1). E innegabile: una prima categoria di saccheg- .giatori si versò su Messina specialmente all' indo mani della catastrofe per impadronirsi delle sostanze dei morti e dei vivi; un'altra categoria di saccheggiatori successivamente invase Messina e Reggio per divorare i milioni votati e pagati dalla Nazione per farle risorgere rapidamente. Le due belle, ri• gogliose e infelici città vittime prima della Natura, sono state e sono ancora insozzate e sbranate da sciacalli in forma umana. Che fare? Non mi movc l'acre voluttà della critica a scrivere; non può esercitarsi a scopo negativo quando ci va di mezzo la esistenza di due grandi collettività. Scrivo soltanto nella speranza di veder mutare indirizzo all'opera di ricostruzione, interprete dei desideri e delle aspirazioni di molti. Sin dal primo momento perchè la carità e la generosità degli Italiani non si esaurissero inutilmente e non_ venissero sfruttate anche da miserabili, che si dicevano danneggiati in ciò.... che non avevano mai posseduto, che assunsero anche come un diritto all'assistenza continuata e larga la qua• lità di prufugo, che non ha il dovere di lavorare e che l'~sser profugo considerarono come una professione comoda e poco faticosa, proposi - N. del 15 Febbraio della Rivista - un censimento professionale dei profughi e consigliai che ad essi si pro• curasse lavoro a seconda della professione anticamente esercitata. Questa forma di assistenza sarebbe stata infinitamente più utile per chi era meritevole di riceverla e meno onerosa per chi la prestava. Non si accettò la proposta e la carità dei privati, dei Municipi, del Comitato presieduto da Nathan e ( 1) Mentre correggo le bozze di stampa mi arriva in buon punto un articolo, magnifico per ironia e per accenni discreti a fatti concreti, di Eugenio Chiesa pubblicato nel Secolo e dal titolo: L'on. Terremoto. E' in risposta ad altro dell'on. Cesare Nava - clerico moderato - e solleva gravissimi dubbi sulla onestà e di un gruppo affaristico filantropico di clericali lombardi. dello Stato si esaurirono con poca utilità delle vittime veramente meritevoli di assistenza con molta soddisfazione di vagabondi e di sfruttatori, producendo come un senso di stanchezza e di pentimento in coloro, che la carità esercitavano. - Adesso , bene o male - più male che bene - i profughi hanno trovato in gran parte un assetto più o meno definitivo. Rimane quasi integro il problema della risurrezione delle due città. Che fare adesso? Ciò che si avrebbe dovuto fare subito e che si riassume in questo: 1° sgombrare subito le macerie,come consigliarono i giapponesi, che se ne intendono; 2° espropriare tutto il suolo sgombrato per riconcederlo a quanti ne faranno domanda; 3° costruire a spese dello Stato soltanto le scuole e gli edifici pubblici -- e su questo argomento non si potrà mai deplorare a.)bastanza il trionfo della più ridicola rettorica che ha voluto i aaugurare una Università di tavole mentre mancano nelle due provincie di Messina e di Reggio scuole e maestri; 4° accordare premi a chi va ad impiantare industrie ed officine· e provvede interamente da sè all'alloggio dei lavoratori e degli impiegati; 5° accordare per trent'anni l'esenzione di ogni specie d'imposta pei nuovi edifici e per le industrie. . Se ciò si fosse fatto subito a queat' ora la soluzione del problema sarebbe bene avviata. Invece di baracche, che un incendio potrà divorare in un attimo, sorgerebberù solid.i edifizi in pietra. Ed a questo si dovrà venire se l' impegno dallo Stato di far risorgere Messina e Reggio dev'essere mantenuto e se tutto non dovrà ridursi che alla perdita di qualch.! centinaio di milioni, che sarà divorato dalle ingorde fauci degli speculatori grandi e picci_ni; se la risurrezione di Messina e di Reggio dovrà trastormarsi in una farsa ignobile, nella quale chi ride e gavazza sono gli sciacalli umani, che sulle rovine delle due belle città hanno organizzato delle fiere grandiose. E in queste fiere ci sono taverne, salons, alberghi, ruffiani, cocottes, sensali ; ci sono anche i clowns in marsina e crocifissi, che non fanno ridere. Ciò che manca è la città moderna è la città nel suo senso più elevato materiale e morale, politico e sociale. NAPOLEONE CoLAJANNI ~OMMARIO: Napoleone Colajanni: Triste anniversario - GJI avventmentt e gli uomi al - No!: Per la diffusione della rivista - Parole fiere e fatti remissivi del Ministero Sonnino - Ancora contro gli Italiani e I' Italia (n Austria --- La lotta elettorale inglese - L' Ass~mblea -Generale ali 'Istituto Internazionale d'Agricoltura - Re Leopoldo JI. - Per una festa italiana negli Stati Uniti - Il processo contro i diffamatori dei Serbi a Vienna - L'assassinio del colonnello Karpoff - Grecia- Turchia-Creta-Balcani e convegno di Racconigi - L'ostruzionismo Czecho al Parlamento austriaco - Il dissidio socialista - Un abbonato: Il grande amore di un'artista e l'animalesca libidine di un Re - Angelo Crespi: Demo - crazia o Plutocrazia ? - A. A. Guglielmo E. Gladstone - Antonino Filastò : Psicologia del contadino calabrese Usi e costumi - Mario Pilo: Stelloncini Letterarii - RI vista delle ltlviste: Trade-unionismo e socialismo (Le Musée socie!) - Duchi e poveri in Inghilterra (La Revue) - Il primo socialista Presidente di Consiglio nella st<,ria - (American Reviews of Reviews - Come il protezionismo rovina la marina mercantile americana (Engeenering Magar_ine) - L'opinione americana nel regno Indo-Britannico (North American Review) - Indice dell'annata. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI PeP la di:f:fusione della Pivista. - Mancano a noi n1ezzi per la grande réclame, per la reclarne capitalistica; noi contiamo soltanto sulla cooperazione degli amici e di quanti credono e sanno per esperienza, che la Rivistapopolare compie opera indespensabile per la formazione del carattere, che manca in Italia e della coltura pos1t1va, defìcientissima, speciahnente tra gli elen1enti più avanzati e più democratici Agli amici della Rivista, quindi, rivolgiamo caldissima preghiera di procurarci abbonati e buoni indirizzi di ahbonabili. Li avvertiamo in pari tempo, che per facilitare la loro opera daremo la
RIVISTA POPOLARE 647 rivista gratis da oggi a tutto Dicembre 1909 a quanti pagheranno anticipatamente l' abbonamento per l' anno 1910. Concedian10 pure degli abbonamenti di saggio bin1estraJi per lira una. + Parole fiere e f'attl remissivi del Miniate• ro Sonnino. - La Camera si chiuse senza che il nuovo Ministero abbia chiesto un voto per chiarire la propria situazione. Chiarirla era necessario dopo le dichiarazioni degli onorevoli Lacava e Ciuffelli sulla proposta Pantano di rinvio agli Uffici anzichè alla. Giunta del bilancio del disegno di legge sul rimaneggiamento dei ministeri, mercè cui la marina mercantile dal ministero delle Poste e Telegrafi è passata sotto il dominio della Marina da guerra. Era necessario chia• rirla perchè le parole dei rappresentanti della maggioranza giolittiana , specialmente quelle dell'ex ministro delle Finanze, suonavano umiliante protezione e tutela. L' on. Sonnino ha creduto di potersi contentare di un discorso che per la sua sincerità e per una certa fierezza produsse una eccellente impressione nella Camera su tutti i settori, compreso o meglio sopratutto. in q~ello della Estrema Sinisfra. Le parole, però, restano sempre parole e sono femmine , mentre i fatti sono maschi. Ora se le parole dell'on. Sonnino furono fiere i fatti le smentirono; poichè egli invece di armonizzare questi con quelle chiedendo un voto esplicito, preferl rimanere nel limbo si!lo alla riapertura della Camera, cioè al 10 febbraio. Ma allora sarà forse mutata la situazione? Creiere di poterla mutare collu presentazione di qualche buon disegno di legge è una vera ingenuità, perchè la. maggioranza. giolittiana rimane qual'è e l'attitudine della Est,rema sinistra e della Sinistra democratica non può mutare. Spera forse convertire quest'ultima assegnandole il portafoglio di nuova creazione? L'ipotesi non è seria, dopo che essa ne respinse parecchi durante la formazione del ministero. Quello che pensi la maggioranza giolittiana, essa lo ha fatto comprendere coll'ostentata e insolita dimostrazione fatta al suo Capo nello allontanarsi da Roma. In un modo solo potrebbe ridurla a migliori propositi: facendo balenare agli ascari la prospettiva delle nuove elezioni e facendo comprendere loro con particolarità che Sonnino persevererà nei metodi elettorali di Giolitti. Ma nessuno crede alla possibilità di ele~ zfoni J.,rossime essendo noto che il Re non vuol saperne; é noi, che dell'attuale ministro dell'interno abbiamo molta stima. per la sua rettitudine personale, ci rifiutiamo a crederlo capace di continuare nel sistema dei mazzieri. RestR perciò il ministero nuovo nella situazione definita. dall' on. Coma.udini nella Ragione col paragone del commerciante, che domanda la moratoria. Questa non poteva negarsi; la. giustificazione, che si dava nei corridoi della convenienza di non negarla. era. già un offesa atroce: uessuno, si diceva, vuole macchiarsi di un infanticidio, · Noi reputiamo che se l' on. Sonnino, possedesse il fiuto delle situazioni politiche dopo il suo discorso avrebbe potuto riuscire e ra0lmolare una maggioranza tra gli onesti di tutti i banchi; e moltissimi ne avrebbe raccolti anche nell' Esfrema sinisfra tra coloro che vogliono purgarsi dt1.ll'accusa di segreto giolittismo su cui tanto insiste l'on. Ferri; e non gli sarebbero mancati quelli dei deputati , che ad ogni costo vogliono evitare la possibilità di un ritorno dell' on. Giolitti. Ma l' on. Sonnino per evitare l' errore commesso nel 1906 provocando un voto intempestivo su di una minuscola quistione di procedura, ne ha commesso uno in senso opposto contentandosi di rimanere nella umiliante condizione di ministero protetto o tollerato dai propri avversari , senza nemmeno la prospettiva di poter mutare le proprie sorti c0n un grande avvenimento quale sarebbe stata la conversione della rendita preparata. già dall'on. Luzzatti nel mini'!tero dei Cento giorni. In ogni modo noi che riteniamo oggi come lo rite• nevamo nel 1906 , l' on. Sonnino dotato di non roche buone qualità; noi che restiamo al di fuori delle scherma.glie tra destra, centri, e sinistre di ogni sfumatura da quella dell' on. De Bellis ali' altra più rispettabile degli onor. Martini e Finocchi aro-Aprile, auguriamo al ministero , che durante le vacanze possa sapersi meritare la fiducia di tutti gli onesti, facendo il bene del paese e che al!a riapertura della Camera trovi il coraggio .e l'occasione di provocare un voto chiaro ed esplicito. Tale voto gli auguriamo favorevole. + Ancora contro gli Italiani e l'Italia lo Austria. - La Zeit, pochi giorni fa, a proposito del nuovo gabinetto che si prevede di carattere slavo, annunziava con dolore che la importanza della nazicnalità tedesca ne[l' Impero è finita : a quest:,o e grido di dolore ,. della Zeit fanno riscontro il seguente manifesto pubblicato dalla Direzione della e Associazione Patria di Trieste ,. e la mancata adesione dell' Austria alla Esposizione pel cinquantenario del nostro risorgimento. Questo, il manifesto: « L'ombra dell'interdetto politico aggela. la vita degli italiani sotto tutte le forme: inutile il commento dove i fatti dimostrano. e Non ci è dato di scrutar con certezza nella mente dei governanti l' intenzione occulta che i molteplici fatti coordina in un solo disegno. · e Forse con l' afilizione degli italiani soggetti ali' impero si risponde per vie oblique a qualche movimento dell'anima italiana; forse si risponde ai riottosi parlamentari slavi di Vienna, che diffidano delle promesse e chiedono la prova e l'ostaggio. e E' d'uopo cercare al preseute rigore cause remote poichè non certo fummo noi a provocarlo. e Dalla coscienza di ciò o cittadini , nasca in voi una forza serena, che vinca lo stupore di quanto avviene e si prepari ad affrontare il disagio di una lotta civile in circostanze più a.spre. e Sopra di noi e sopra la politica, che vigila, proibisce reprime spegne, si irradia, nel consenso spirituale di tutti gli uomini, la civiltà dùll'epoca nostra. e Non vi sono per essa popoli picco I i e grandi, po• poli da afiliggere e popoli da esa}tare, vi è soltanto il diritto di tutti a godere nguaglianz L di libedà. « Chi di questa non è assicurato, lotta per e3sa con tutte le energie del suo pensiero; e lotta fino- a che ottenga. e E le sue lotte si consegnano alla storia. e Memori delle inascoltate proteste che di qoi mossero nel passato, noi non parliamo ai potenti; noi volgiamo una parola di fermezza e di conforto al popolo italiano di queste terre , che uei rinnovati dolori non si accascia, ma guarda, di là dal nembo, alla ci viltà dei tempi e comprenda che la sua nazionalità e indistruttibile e la sua libertà è sacra •. Quanto alla Esposizione, festa della nostra Nazione, i nostri cari alleati osservano che non hanno quattrini per costruit·e il Padiglione austrhco, e che quindi la adesione fatta tempo fa dall'Impero di ·FrcJ.ucescoGiuseppe, sarà puramente platonica ; come è, del resto, più che platonica l'amicizia austriaca per gli Italiani. E si capisce: fedeli e devoti figli del papa e di preti essi non possono amare sinceramente l'Italia fatta una e nazione a dispetto di papi e di preti. Soltanto s~ rebbe bene che , alla Consulta , si faces➔e tesor· questi piccoli significantissimi fatti.
648 RIVISTA POPOLARE + La lotta elettorale Inglese - Richiamiamo l'attenzione dei nostri amici e lettori sul magi.strale articolo del nostro Crespi. Tra quanti se ne sono scritti, sull'argomento, in Italia, ·sotto l'aspetto sociale e morale noi crediamo che nella sua mirabile sintesi questo sia il migliore. + L'Assemblea Generale all'Istituto Interzlonale d' Agricoltura. - È, forse, bene parlare di questo Istituto luternazìonale molto bistrattato da alcuni, da altri molto lodato; d~i più, crediamo, non capito. Or'ora la seconda Assemblea Generf!,le ba chiuso i suoi lavori e poRsiamo su la scorta delle discussioni, alle quali ha, per là prima volta, ammessa la stampa, e dopo la lettura dPlle Relazioni del Comitato Perman~nte vagliare ciò che l'Istituto fa e può fare. E prima d1 tutt-o scartiamo subito l'idea di upa colpa qualsiasi dell'Istituto per non avere dato ancora alcun frutto palese della sua esistenza. Data l'importanza che può assumere nel pubbli<'o e su i mèrcati sarebbe assurdo che l' Istituto incominciasse a funzionare , prima di avere compiuta la propria organizazione, e prima di essere in grado di potere adequatamente, e con sicurezza, adempiere le proprie funzioni. D' a"ltra parte è doveroso notare che non sono che due anni, da che l'Istituto è costituito; e due anni per creare i propri servizi, trovare il personale, mettei,lo al corrente del lavoro; preparare il materiale ecc. non sono poi troppi. Vlstituto comincerà a funzionare per il pubblico a partire dal 1 !HO. E' quale è questa pubblica funzione? La seconda Assemblea Generale era appunto chiamata ad approvarne le basi. La relazione Muller su la statistica agricola, statistica informativa, a carattere commerciale, rapida, ha dimostrato che le agenzie private sono riuscite - per gli scopi monopolistici degli speculatori che esse rappresentano-sono riuscite ad avere una statistica d'informazioni cento voi te più precisa di quella che ottengono e diramano i governi. Su le loro informazioni queste agenzie - o per dir più esatto gli speculatori che se ne servono - realizzano senza alcun rischio enormi guadagni, a scapito dei produttori da un !aio e dei co_nsumatori dall'altro. Gli speculatori BU i dati forniti da queste agenzie , dati che per il pubblico 8ono mantenuti segreti, stabiliscono i prezzi del mercato, e su le Borse riescono a provocare quelle oscillazioni di alti e di bassi che sono tanto rovinose. Il Miiller ha corredato il suo rapporto di tavole statistiche che dimostrano la enorme differenza fra 1e cifre date dai governi e qnelle fornite dalle agenzie ; e questa differenza si traduce non in centinaia o migliaia di lire , n:ia a miliardi il profitto ~ei quali va, tutto, agli speculatcri. E questo spiega le rapide enormi ricchezze dei miliardari americani, o di qualche areimilionario Euroi:eo, il Dreyfus - non quello del processo, nè suo fratello - in Francia. Il Miiller propone dunque il modo di raccogliere i dati su lo stato delle mes§i - per il grano per eaempio - prima ed immediatamente dopo la raccolta ; prima come previsioni, dopo come certezzp., adoperando i medesimi mezzi delle agenzie priva te, con maggior sicurezza di queste, grazie anche agli aiuti dei governi, e rendendo immediatamente e periodicamf'nte pulblici i risultati, neutralizzando cosi con l'andare del tempo, l'azione dannosa degli speculatori, e contribuendo a stabilire un maggiore equilibrio nella formazione del prezzo dei grani. L'Istituto si mette dunque su la via pratica e fattiva e presto ne vedremo i primi benefici effetti. Naturalmente l' L;tituto ba bisogno di rendersi più agile nei proprii movimenti. Questa necessità fu anche fatta notare nel discorso di chiusura, da.I Senatore Bodio, presidente dell'Assemblea. Ed a questo anche l'IstitL1to arriverà. La Convenzione del 1905 ha Atretto intorno all'Istituto una serie di lE>gamidei quali potrà col tempo, e con la ·dimostrazione pratica della propria efficacia, liberarsi. Già a a uesta st-conda A~tiemblea i governi hanno man dato in maggior parte uomini tecnici ed esperti di coHe agricole e di economia. L'elemento bur_ccratico tende ad ecclissarsi, ed anche quell' elemento pesantemente diplomatico che è di impaccio al pieno svolgersi della azione dell'Istituto tende a spa.- rire. Ed una prova luminosa di questa affermazione si trova nella Relazione De Pazzi su i Happorti delP Istituto con le Cooperative agricole. Il De Pazzi, e con lui la maggior parte delle delegazioni erano d'avviso che l' Istit11to debba mettersi in rapporto con le cooperative, avere da loro e fornire loro notizie, e informflzioni, che nei congressi agricoli l'Istituto apparisca come ente consultivo e dei voti dei Congressi agricoli tenga conto per i suoi lavori. La tendenza burocratica-diplomatica, tendente a neutralizzare l'a ttività drll'Istituto era rapµreseutato da altre delegazioni fra le quali importantissima quella della Francia. Anzi il Mini-;tro Ruau aveva perfino mandato una protesta stampata dichiarante che l'Istituto non poteva, nè d aveva occnparsi di tale materia. L' Assemblea passò oltre, natnralmente , alla poca democratica protesta del Ruau , e la Relazione De Pazzi nou s.olo fu discussa, ma anche approvata dopo un emendamento presentato dal Sir Thomas Elliot, capo della Delegazione inglese, nel senso che l'Istituto chiede ai governi con quali organizazioni cooperative può mettersi in rnpporto. Que-;to emendamento è stato suggerito ai partigiani della cooperazione nell'Istituto, dall' atteggiamento risol11t:-uuente negativo della Francia e del Belgio che nelle associazioni agricole scorgono dei nemici clericali nel primo paese e sociRlisti nel secondo. Nondimeno la tendenza chiaramente espressa dall'Assemblea Generalo, e dalla quasi totalità dei membri del Comitato Permanente indicano con hSSai precisione il èe~idt:rio dell'Istituto di mettersi in rapp:)rto con le forze vive del campo agricolo: di partecipare attivamente ed apertamente alla vita pubblica ricevendone ~oggetti di esperienza e di studio e renien10 pratici ed indispensabili servizi. Un'altra delle buone cose iniziate dal!' Litituto ed approvate dall'Assemblea generale è stato il bol!;,ttino bibliografico, nel quale sono segnate tutte le pubbli • cazioni che riguardano soggetti di economia agricola e di agricoltura, e perfino gli articoli di giornali e di riviste. E' que:3ta 11na pubblicazione clie riuscirà utilissima agli Htudiosi ed è destinata , insieme alla Bibljoteca che l'Istituto va ora forma.a lo, ad es::1ereuna delle buone iniziative, e delle funzioni pratiche del1' Istituti), Nè può essera passata sotto silenzio la relazione di S. E. N klos de Mikloswar s11 le malattie delle piante e la protezione degli uccelli utili ali' agricoltura. Insomma tutta la tendenza del!' I~tituto é, ora , quella di diventare uu organismo pratico , attivo e fattivo; di dare prova che l'idea non era assurda, come taluni al principio dicevano, e che l' iniziativa non fu presa invano. La stampa fu ammessa alle sedute dell'Assemblea ma dobbiamo dire con dispiacere che la stampa non credette valersi molto del diritto che le era stato concesso, e fu male. Fu male perchè i giornalisti avrebbero finalmente capito che cosa è, che cosa vuole l'Istituto; la loro ignorauza sarebbe stata un po' illuminata, ed avrebbero trovato modo d' impar11.re a direin fatto di economia - qualche bestialità in meno di quelle che sogliono dire quasi ogni giorno. Speriamo tuttavia che la prossima volta, alla prossima assemblea generale nella primavera del 1911- l'Istituto avendo
RIVISTA POPOLARE 649 già incominciato ad agire, la stampa ne saprà e vorrà dirne qualche cosa di più E non sarà male i per la stampa prima, poi per il pubblico e, finalmente, anche per l'Istituto. • Re Leopoldo li. - Si conviene, a costui che fu un accortiss mo uomo d'affari, una specie di bilancio • di>lla suR epoca e della sua vita. Bilancio nel quale bisogni! segoare all'entrata la partita più importante: as.:1enza assoluta di seuso morale. Perchè il segreto del!P. sua riuscita al Congo, in Europa, presso le cocottes; il movente dell' atteggiamento suo ullimo e µrim0 verso le figlie, il fattore della sua enorme ricchezza, la qualità più spiccata del suo carattere era apµuuto una completa, insa·nabile amoralità. Egli non fu 11n' immorale. Non vide mai che qualche cosa di diverao ci poteva egsere nella vita, qualche cosa di nobile e degno eh' egli avrebbe potuto retta.mente seguire ed osservare; egli non senti mai, nella sua ottenebrata coscienza la vergogna della sua ricchezza , e lo schifo della sua vita. Se non fosse stato un re, avrebbe trovato largo posto fra gli ospiti di qualche galera; nato sul trono potette impunemente viola1·e tutte le leggi umane , senza pagarne il fio. È morto felice, rispettato, e, da qualcuno anche , amt1.to, ed i giornal.isti d'Europa hanno tutti più o meno pianto sul suo cadavere. Ed i giornali cattolici hanno tutti pubb1icato dei commoventi trafiletti su la devozione con la quale il re in agonia , accolse i sacramenti. E' vero. Il diavolo, diventato vecchio, si fece frate. Ma se noi esaminassimo un po' quetita vita e questa ricchezza? Specialmente nella manife::!tazione dell'una, e nelle origini dell'altra? E ci troviamo di fronte a tale uomo anormale che la nostra precedente affermazione si trova pienamente giustificata. Egli - a dire dei suoi cortigiani - ha mentito eh' egli fosse stato l' amante ed il protettore di Oleo de Merode. Bella donna, invero ed esperta nelle arti d'amare. Egli negò di averla conosciuta. Ma non potette però negare di essere stato un assiduo cliente di quella ignobile proprietaria d'un bordello a Fleet Street, in Londra, che tratta in giudizio dichiarò di aver fornito a costui parecchie minorenni. Non ha mai Iiegato-nè si è occupato mai di negarloche le sue preferenze erano tutte per le prostitute, e quanto più ignobili erano e tanto più gli piacevano. Di dove è venuta, infine, quella Carolina Lacroix, oggi baronessa Vaughan e , a quanto pare , legittima sua moglie'? Ma se molto amava le facili datrici d' 1:1.more, in cambio non amò affatto la fàmiglia, nè fece nulla per tenerla stretta a se , come non amò il suo popolo, nè fece niente per farsene amare. Pensate alla 8Ua disgraziata sort,lla, inseguente, col pensiero in delirio, l'ombra del fucilato marito a Queretaro, e non visitata mai una volta da lui, da venti anni. E le figlie ? La disgraziata Stefania , la vittima della tragedia. di Mayerlmg, la sposa privata, dalla gelosia fur.ibonda, del maritò, che non trova nel padre l'asilo ; e Luisa, per volere di lui chiusa, non pazza, fra i pazzi; e più dolorosa. di tutte, e di tutte più simpatica, moralmente bella, la infelicissims Clementina, sacrificata da lui alle sue mire politiche , e da lui negatole il consenso al· di lei matrimonio d'amore, e la misera Maria Enrichetta d'Austria., la sposa tradita da lui per una volgarissima ganza l' indomani stesso del giorno delle nozze. Oh I certo egli fu uomo politico , e uomo d' affari, abilissimo. Uomo d'affari, sopratutto. Suo padre Leopoldo I morì lasciandogli in eredità quindici milioni. Egli muore lasciaJ?-do oltre 150 milioni. Ha saputo fa.re gli interessi della sua cassa forte. Ma quante lagrime, e quanto sangue bagnano ed imbrattano quei milioni I E non è que3ta una frase rettorica. I milioni gli ha guadagnati con lo sfruttamento della gomma congolese; ma la frusta, e la tortura, e lo strazio indicibile obbliga.vano i negri - sotto il governo di Europei ben degui del loro padrone - al11:t.raccolta della gomma. Si sa delle madri strappate ai fig.li, delle spose rubate ai mariti, per obbligare i ·maschi ad andare a raccogliere la gomma e riportarne una data quantità per riaverli? Si sa dei villaggi inceniiati, degli uomini uccisi· a colpi di vang1:t. per dare un'esempio terrificante ai riluttanti? Si sa dei negri obbligati alla fame perchè il raccqlto della gomma fosse maggiore ? Noi abbiamo orrore delle terribili storie dei negrieri, ma costui fu un negriero più impla.cato e più feroce . di tutti; e fu negriero non solo per i selvaggi del Congo; ma anche per le figlie che egli perseguitò con l' implacabile odio fino alla morte, fino dopo la morte diseredandole a favore della sua concubina-moglie la nominata baronessa Vaugban. E che egli non era neppure ri11scito a farsi amare dal popolo belga durante i suoi quarantaquattro anni · di regno lo provano le poche -manifestazioni di dolore del popolo ste~so. Il mondo ufficiale e cortigiano h_a fatto tutto ciò che in simili occagìoni si suol fare ; 11 popolo è andato a vedet·e i· fonerali - come si va ad assistere allo sfilare d'un qualunque festos0 corteo: e basta. I presenti lo chiamano un re affarista, i posteri lo chiameranno un re furbo, la storia lo chiamerà , probabilmente, un pessimo uomo ed un cattivo re. Ed ora il Belgio p(\r sùccessare di un Re negl'iero e libertino sino al delitto ha nn Re. di cui si dicono mirabilia. Alberto ina11gnre1·à la monarchia sociale ... La profezia ha fatto ·andare i'n s0llucchero anche il corrispondente dell'Avanti. Noi aspettiamo, sorridendo, il nJ10vo Re alla prova memori che iu tutte lo albe d, regni fiorirono tali p1·0• fezie e poi dettero frutti amari. • Per una resta italiana negli stati Uniti.- Ci occupiamo con r1tardo d~! Coluinbus Day, cioè dello feste flhe in alcuni deg:i Stati della Unione NordAmericana si sono celebrate; ma ere iiamo c!1e in questo oaso possa essere in voeato ti motto : meglio tardi che mai ..... Del resto se noi ogg.i a tali feste, che celebrano la 1:1coperta dell'America, accenniamo, non è per deserivere tardivamente le inaugurazioni _dei monu,menti e le cerimonie più o meno solenni, ohe le acccompagnarono; ma per rilevare il significato, che al Columbus Dny ha saputo dare con molta opportunità un oratore che in nome della colonia italiana par'n in Filadelfia; significato non transitorio, ma che resta come monito a quel milione e mezzo, e forse più, d' Italiani che vivono negli Stati Uniti circondati da diffidenze, fatti segno frequentemente a manife.gtazioni di odio. Chi ha saputo dare il significato più giusto e più opportrno alle feste colombiane è stato il Di Silvestro, un giovane e valoroso giornalista, che.nel 1 ° Congresso coloniale in Roma si acquistò molte simpatie oolla requisitoria contro i banchieri e camorristi , çhe sfrnt• tano e derubano i nostri c::mnaziouali oltre l'Atlautico; che ha acquistato molte benemerenze con diver,rn cam· pagne fatte nella sua Voce del popolo di Ftladef:ia a difesa degli italiani e qualche volta contro i rappresentanti del Governo, che dovrebbero essere sempre i legittimi ed efficaci tutori e che nou poche volte, in vece, sono i complici e i protettori degli sfruttatori. Il Di Silvestro ad un certo punto del suo eloquente discorso disse : « Noi abbiamo nel sangue un certo feticis no per il passato; per la grandezza degli antenati. E pretendiamo c_he !I. ricordo di questi, degli antichi romani che dettarono 1[ dmtto alle .. •
.. 650 1 RIVISTA POPOLARE genti, dei nostri eroi che offrirono la vita anche_ pe~ la libertà di altri popoli, d·ei geni di cui è feconda l'Italia, 1n una pa• rola, che ra nostra storia e la nostra civiltà bastino a farci rispettare ll. « Non nego che la storia di un popolo sia come il titolo di sua nobiltà , inquantochè non è solo cronaca e biografia cue rimangono nelle pagine dei ~ibri, ~a for_za_operante che si trasmette ed opera nelle menti e nei cuori d1 tutte le generazioni ». e E gl' Italiani possono a ragione v~ntare il mag~ior titolo di nobiltà per la storia della loro patria che fu_e. rim11s~storia del mondo. In tal senso possono avere un s1gn1ficato 1 monumenti e può averlo, anzi l' ha il monumento recentemeete innalzato a Verazzano a New York». « Ma permettete ad uno dei vostri eh~ come voi _ha_se~- pre viva nella mente la visione della pati:1a (ontana, dt. d1ch1a: rare ehe la gran<lezr.a del passato non c1 dispensa dat doven dell'oggi. Il titolo che può conferirci la nostra patria n~n è come il titolo nobiliare che un tempo permetteva a cht ne era investito di passare la vita fra le mollezze. Tutt'altro : è un onere, è una responsabilità maggiore ». « La storia passata la scrissero i nostri antenati , spetta a noi ora di scriver e la nostra. Riposare sugli allori dei padri è dei popoli della decadenza ed il popolo italiano, vivaddio è empre giovane 1. E conchiuse col raccomandare vivamente la parte:.. cipazione degli italiani alla vita pubblica della grande unione americana. Noi -siamo pienamente di accordo col Di Silvestro. Solo in questo modo i nostri concittadini potranno essere meno sospettati come uccelli di passaggio e più rispettati come forza elettorale. + Il prooesso oontro i dlffam•tori del Serbi a Vienna. - La lotta delle losche figure del governo di Vienna contro i Serbi, appare in tutto il suo ignobile carattere in questo processo, dove il tradimento dà la mano e procede di conserva alla più bassa sfrontatezza. Ma più laida e più miserabile di tutte le brutte figure di questo processo è quella di uno storico eminente; di un uomo che era riuscito a farsi ·un nome noto fra i cultori di storia, che si è fatto accusatore, e che - processato per calunnia - si difese sperò difendersi producendo una buona i:ierie di docu~~nti da lui ritenuti comprovanti ........ falsi I Lui il Friedjung, uno storico 1 Noi non sappiamo quale valore potranno conservare, dopo questo processo, gli stud~ di storia di quest~ illustre ...... storico che non sa riconoscere la falsità d1 un documento grossolanamente imitato, e moderno per giunta. Ma l'autorità storiografica di questo uomo, sarà discussa a suo tempo .. Parliamo ora del processo nel quale egli fu magna pars. Il governo di Vienna aveva. ed ha bisogno, per le sue mi.re su i Balcani, di poter dimostrare che il governo Serbo è nemico del1a pace; che i Serbi e la loro indipendenza sono un elemento pericoloso, quindi la organizazione , o meglio la montatura dei processi di Zagabria e di questo di Vienna. Il subdolo governo austriaco pretende cosi di giustificare l'annesi;ione della Bosnia e della Erzegovina al1' Impero, non solo, ma rivela chiaro il tentativo di crearsi degli alibi nel caso di qualche altra improbabile violenza e usurpazione. E sceglie dei presidenti di Tribunale, che sono piuttosto degli sfacciati lacchè della polizia vienuese anzi che rappresentanti dei ministri di giustizia , e fornisce od iilustri falsi testimoni· - come lo, storico(?) Friedjung documenti falsi; verbali di riunioni che non ebbero mai luogo; dichiarazioni e atti della Slowenshj Jug che non furono mai fatti; referti di discorsi e dì orazioni addebitati a taluno che ha - come il Markovich, che a smentire i falsa-ri ha messo coraggiosamente a repentaglio 1~ propria libertà - potuto provare non essere mai stato nel tempo detto, in quel dato luogo a parlare; conversazioni tenute fra persone che è risultato dal processo non essersi mai conosciute; insomma un cumulo tale di falsità che non può essere paragonato altro che alla ipocrisia del governo di Vienna, ed alla serena impudenza dei suoi strumenti di vergogna , il Friedjung compreso. I funzionari serbi si sono presentati al processo per smentire il cumulo di menzogne vergognose messe insieme dal governo di Vienna e dal suo subdolo Friedjung; e questi vedendo perduta la partita, cerca salvarsi adducendo il fatto che il Beck, l' arciduca Ferdinando , il Conte d' Aherenthal gli hanno creduti veri essi pure. Curiosa di-? fesa questa: il ladro che preso con la. mano nel sacco;- dichiara la propl'ia innocenza adducendo la teatimonianza del compare che gli teneva proprio aperto il sacco. Ma dato un presidente come quello che dirigeva il processo di Vienna , non ci era da sorprendersi se la d;fe:;a adottata dal Friedj ung fosse stata considerata valida e buona; tanto più- che ciò seconda va le mire ladre del governo di Vienna. Però la evidenza della falsità dei documenti del Friedjung fu cosi schiacciante, che lo storico diffamatore fu costretto a riconoscerli per falsi. Con ciò , i deputati Serbo-Croati ottenuto il loro altissimo scopo, si dichiararono soddisfatti e ritirarono la querela. Terminato il processo gravisaimo rimane la C)nc_hiusione più grave ancora: d' Aherenthal si servi di qnesti documenti falsi per annettere la Bosnia e l'Erzegovina, col pericolo di provocare una tremenda guerra europea! Il processo Friedjung cosi si è trasformato in un pro· cesso contro la disonestissima diplomazia austriaca; 11:1, quale è degna d'inspirarsi al clerkale Arciduca Ferdinando. Tale processo suggerisce opportune giuste considerazioni alla socialista Arbeiter-Zeitung di Vienna. Esso dice: e Se la faccenda dei documenti falsi venuta alla luc~ nel processo Fridjung si fosse svolta in altro paese, i giornali di Vienna non si sarebbero stancati dal manifestare tutta la loro indignazione, e l' uomo cui fosse toccato di esserè mistificato come Aerhenthal sarebbe stato straziato a sangue dallo scherno e dalla. riprovazione >. e Ma la stampa del signor Aerhenthal è bene ammaestrata e come sa parlare quando ne ha ordine, cosi sa tacere quando le si ordina e quando la ri putazione un po' sciupacchiata del suo principale esige il silenzio. In altri paesi,. dice il giornale, Aerenthal · avrebbe dovuto scomparire dalla scena politica. entro 24 ore; in Austria può fare finta che il processo non lo riguardi affatto. La balordaggine con cui Aerhenthal ritenne autentici dei documenti falsi , ebbe per la Croazia conseguenze funeste : prima quella di farla affidare al bano Rauch che vi spadroneggia come un governatore russo. Il giornale dice infine che la storia dei documenti falsi rivela anche la stupidaggine della. politica annessionista, perché ora si capisce che l'annessione della Bosnia Erzegovina fu una impre~a donchisciottesca senza rischi e senza pericoli. Ora, le glorie di Aerhenthal sono svà.nite e resta invece il conto salto delle .spese. Con documenti falsi, non è possibile uua onesta reso di conti. Aerhenthal dovrà ancora scontare amaramente le sue bravate >. + L' assassinio del oolonnello Karpo:ff - In .Russia non sono cessati mai gli assassini. rivoluzionari e quelli legali : gli uni generano gli altri e questi rig'3nera.no i primi costituendo un c:rcolo vizioso dei più spaventoli. Sono tanto numerosi questi assassini· che spesso passano inosservati. Di tanto in tanto, però, lo assassinio di persona elevata o le circostanze romanzesche, che l'accompagnano scuotono il mondo. Tale il caso della uccisione del colonnello Karpoff, capo - e quanti sono questi capi? - della polizia segreta. Chi è l'assassino? , In Russia le condizioni politiche e l' organizzazione della polizia. sono tali che oramai ad ogni nuovo delitto c'è da domandarsi se ~sso fu commesso dalla po-
RIVISTA POPOLARE 651 lizia. o da.i rivoluzionari. Il dubbio è sorto ora a proposito della uccisione del Karpoff e le rivelazioni del famoso rivoluzionario Burtzeff non escludono, che nell'ultimo delitto la polizia non abbia avuto mano. Infatti l' assassino non sarebbe il Woskeremsky, ossia questo non Aarebbe il suo vero nome. Egli si chiamerebbe Petroff e la sua vita sarebbe un insieme di avventure inverosimili, perchè due volte sarebbe sfuggito al capestro con fughe romanzesche. Una terza volta il. Petroff la evitò arrola.ndosi nella polizia. s<icreta., che lo accolse a braccia aperte. Ma egli non cessò ma.i di mantenere relazioni intime e secrete coi rivoluzionari. Il suo ultimo atto, l'assassinio di Karpoff, ha rivelato quale erano stati i suoi moventi nell'assumere la parte odiosa di poliiiotto e di traditore dei propri compagni. , Che pensare di una Stato e di un regime in cui dei più gravi delitti non si sa mai se sono stati premeditati ed eseguiti dalla polizia o dai rivoluzionari? Questo sola.mente : Che esso è il rappresentante più genuino dell'anarchia barbarica, cui la civiltà ha dato soltanto i mez~i moderni per la perpetrazione di tali delitti : il revolver e la dina.mite. • GPeola - Tu.rohla - Creta - Balcani e convegno di Raoconlgl. - La questione di Creta torna. ora. sul tappeto - i nostri lettori ricorderanno che noi affermammo questo parecchio tempo fa-e con più asprezza e violenza di prim~ da parte dei Cretesi i quali gioèano con parecchia intelligenza un gioco molto audace. Essi vogliono unirsi alla Grecia e voglia o non voglia la Turchia, poichè sanno che se la Turchia attaccasse la Grecia ne verrebbe una guerra europea dalla quale la Turchia-anche se per una parte vittoriosa - non ha nulla da guadagnare. Sennonchè i Turchi anche hanno veduto questo lato della questione e le parole di Ahmet-Riza, invitante in Atenè una conferenza fra Greci e Turchi per regolare gli affari di Creta, sono un chiaro esponente della situazione. Situazione la quale può essere compendiata cosi : la Turchia. alla testa di una confederazione o Lega Balcanica, la quale dovrà appoggiarsi a trovare la sua. base marina.re. nella Grecia. Si dice che di questa Lega Ba!Janica si sia proprio fatta questione nel convegno di Racconigi fra lo Tsar e il Re d'Italia, e forse se ne vedono già gli effetti, nella larga adesione che l' idea di questa Lega trova nei paesi balc{inici stessi. Naturalmente un ostacolo assai notevole alla costi.tuzione di questa, è il contegno della R~mania, la quale per i proprii interessi economici non intende mettersi contro l'Austria; ma già è rovinoso per l'Ungheria l'attuale trattato di commercio Austro-Rumeno, e si può stare certi che il__rinnovamento del trattato commerciale nel 1910 non troverà. l'Ungheria tanto pronta a sacrificarbi a favore della Rumanie., anche se questo sacrificio dovesse rappresentare una buona pedina nel gioco balcanico del!' Austria. E' vero che il Khun-Hedervary ed il Lukascs, se riuscissero a formare il ministero, farebbero d'ogni erba. fascio per compiacere la politica. austriaca, ma se riusciranno ad imporre all'Ungheria la loro volontà in questa faccenda non è ancora provato; ed in questo caso la Rumania, che è la spina austriaca dei paesi balcanici sarebbe perduta per l' Austria ed acquisita alla Lega, alla quale fin d'ora si dice abbia aderito anche la Turchia, con la intenzione di farvi una parte assai vistosa. Naturalmente la Lega sorge con intenzioni pacifiche, è più un organismo di difesa .a carattere prevalentemente economico, piuttosto che politico, ma non bisogna. dimenticare che il sogno politico - e forse anche la. necessità economica dell'Austria-spingono qnesta po-· tenza al tentativo di una egemonia, se non di ua possesso assol ·1to dei Balcani , e la Lega non potrà, nè vorrà tollerare questo; anzi la Lega - sia pure senza dichiararlo esplicitamente -sorge proprio contro questo pericolo della invadenza e del dominio austriaco. C'è da scommettere conto contro uno che neppure di questo i sapienti della Consulta sapranno trarre profitto per la politica. italiana: e forse che si? Vedremo fra breve. + L'ostruzionismo Czeoho al Parlamento austriaco. - Se ce ne fosse stato bisogno-e proprio non c' era-di buttare nuova esca sul fuoco del1' odio che i liberali tedeachi provano per gli Czachi sarebbero venuti proprio a tempo opportuno le 86 ore di seduta ostruzionistica alla C,1,mera austriaca, ed il progetto di riforma del regolamento della Camera, proposto dagli Czechi. Curiosa ed abile mos9a politica questa degli Czechi. S'.)no essi che qnesta volta hanno inaugurato e praticato l'ostruzionismo; sono essi che se ne servono, e sono essi che hanno proposto - con mozione d'urgenza - la riforma del regolamento. Riforme. che deve d'ora innanzi impedit·e ogni tentativo ostruzionista. Si sanno le ragioni per le quali gli Sia vi hanno fatto ricorso a questa tattica quasi ri voluzionaria. Bienerth voleva ricomporre il proprio gab~netto offrendo alla Unione Slava cinque portafogli. Sannonchè gli Slavi ne volevano tre di più. Di qui rifiuto netto di Bienerth, collera degli Slavi , ostruzionismo degli Czechi. La questi0ne dei portafogli al ministero non è in fondo altro che uno dei tanti episodi di questa lotta disperata che gli Slavi combattono contro il Germa• nesimo; e la riforma del regolamento non è che una scaramuccia di questa grande battaglia per la supremazia. - Gli Slavi considerano che l'Imparo Austriaco, la cui popolazione è in maggioranza slava, deve perdere il carattere prevalentemente tedesco che ha avuto fino ~d oggi e diventa.re uno stato slavo. Si dice che di questa opinione sia anche, benchè non troppo corrivo a. dichiararlo, anche l'Arciduca Francesco Ferdinando .. L'annessione delia. Bosnia e della Erzegovina non fu altro che un· atto di questa lenta· opera di assorbimento che gli Slavi fanno a loro profitto nell'Impero. Quella specie di crociata. che è stata bandita dal Panslavismo contro il Pangermani::imo è la base della grande. lotta Slava-Teutonica che si combatte fra i popoli dei due imperi centrali e che avrà per ultimo campo di battaglia i Balkani. Ma c,ò che è più curioso in q nesto fenomeno è che , per ora , gli Sia vi dell'Austria stanno di fronte _agli Slavi della Russia. Essi temono che la Russia tolga loro con la sua politica le simpatie che essa - malgrado la. sua. remis• siva condotta, al tempo della annessione - riesce a tener vive nei Balcani; precluda al loro impero quella via al Mediterraneo che gli· Slavi anstriaci sentono essere la ragione d' essere e la ba<ie della forza del loro partito, il segreto del loro avvenire come popolo predominante. ' I tedeschi dell' Austria sentono che e8si perdono ogni giorno terreno; il Pangermanismo che i Tedeschi di Germania predicano e propagano con tanto ardore non vive, in 1 questo momento, ore fortunate in Austria.. Potrebbe darsi che ben presto la situazione politica mutasse e che i · preponderanti , e preponderanti per un piano politico perfettamente congegnato foss~ro gli Slavi-lo saranno alla morte di Francesco Giuseppe- ·ed allora quale sarà , quale rimarrà la posiziont3 dei tedeschi in Austria, e quale la situazione dell'Impero Austro-Ungarico di fronte alla Germani.1,? Que:-1ta è una questione politica. che non dovrebbe ess_ere negletta dai nostri uomini politici , perchè può rntere~- •Sare anzi interesserà. certamente anche la nostra politica,' non solo in rapporto ai nostri interessi nei .Bal- ·cani, ma anche rispetto alla nostra alleanza. Uno stato
652 RIVISTA POPOLARE prevalentemente slavo avrà maggiori tendenze- e necessità , non diremo ad allearsi , ma a procedere di buon accordo con la grande 1->oten7,cahe gli Slavi dei Balcani considerano essere la loro grande e naturale protettrice-la Rus8ia. Indubbiamente non siamo ancora al fatto giunto a maturità. , ma non bisogna dimenticare che </è iu Austria, ed anche a Corte, tutto un forte partito che considera che i maggiori interessi politici ed economici dell'Austria sono interessi di carattere slavo ; non solo ma c'è anche chi ritiene che se gli Slavi dell'Austria non trasformeranno il carattere. dell'Impero austriaco, facendone uno stato slavo, l' Austria sarà con l'andare del tempo assorbita dal1' elemento teutonico della Germania. E' quasi una questione d-i difesa della egemonia nazionale che fanno gli Slavi, e gli Czechi alla loro testa. Ed i tedeschi liberali hanno tanto bene capito questo processo di lento assorbimento che sono furibondi contro i cristiano-sociali·, in maggioranza tedeschi ; i quali lasciandosi pigliare alla trappola Ozeca della riforma del regolamento, hanno lasciati soli i tedeschi liberali per votare insieme ~gli Czechi. Essi Tedeschi credendo fare l'interesse della Camera, hanno, in fondo, Jatto il comodo del partito che tende a togliere alla loro nazionalità la preponderanza nell'Impero austriaco. Se questo fatto sia un bene o un malé per l'Impero, lo dirà l'avvenire: per noi è un tale fatto che sarebbe m~lto bene non ci cogliesse impreparati. + Il dissidio soofallsta - La mancanza di spazio, perchè non poco ce ne prende l' indice della fine dell'anno, e la salute non buona del Direttore, ci costringono a rimandare al prossimo numero un articolo sul dissidio socialista. Il ritardo non nuoce, perchè l'argomento rimarrà di attualit.é anche da qui a quin. dici giorni. NOI Il grande an1ore di un' artista e l'animalesca libidinedi un Re (1 ) Signor direttore della " Rivista popolare ,, La lettura dello stelloncino sugli amori di Vittorio Emmanuele 2° coll'attrice Laura Belletti Bon che forma uno strano contrapposto coll'altro sugli Amo,·i di Giuseppe Mar_tini di Del Cerro pubblicato nello stesso numero della Rivista, mi ha fatto rimar-_ care la opportunit4 dell'altro suo articolo sull' altera{_ione dei valori morali per opera dell' istituto monarèhico che ho letto sulla valorosa Ragione di pochi giorni fa. L'insieme mi ha indotto ad osservare che lei è venuto meno ai suoi doveri di pubblicista solerte sia nel dare conto del libro di Im·ro con alqµanto ritardo; sia nell'accennarvi colle parole di uno scrittore del Viandante, che essendo socialista può essere sospettato di avversione partigiana contro un Re, anzi contro un Gran Re. Mi permetta anche che io avverta la dimenticanza sua nel. non avere saputo trarre profitto degli insegnamenti che scaturiscono (1) Ricevo da un abbonato questa lettera, che credo.doveroso publ::licare integralmente non ostante il 1imp10\'ero al mio indirizzo, che in parte è meritato. Dico in parte, perchè gli amici della Rivista dovrebbero essere un pò i suoi collaboratori diligenti. Non tutto posso vedere e fare io; ed è facile che molte cose, che dovrebbero essere rilevate mi sfuggano - specialmente quando si riferiscono a pubblicazioni, che no~ mi sono mandate - com' è pel libro di larro (G. Piccini) edtto dal Bomperad : Le memorie di una prima attrice, Laura Bon. N. C. dalla lettura del libro di farro per lumeggiare la tesi da lei appena accennata nel giornale repubblicano di Roma sul pervertimento morale , che quotidianamente esercita la monarchia. Senza leggere il libro di farro e senza accennarvi colle parole alquanto retoriche dello scrittore socialista, Ella, signor Direttore, assai più utilmente e assai più efficacemente avrebbe potuto far conoscere ai lettori della Rivista la bassezza del così detto padre della patria e di alcuni dei s.uoi più celebrati ministri, servendosi di ciò che •riportarono due seri ltori monarchici, Ugo Oietti e Giuseppe Bevione, in due dei principali giornali monarchici. Il Corriere della Sera di Milano (30 ottobre) e la Stampa di Torino (28 novembre). ln questo modo neppure il più maligno critico avrebbe potuto accusarla di aver tentato la denigrazione del così detto padre della patria colle enfatiche rampogne dell' homme que rit. Quasi come a castigo delle sue , diciam così, omissioni, vuol consentire ad un suo oscuro abbonato, che spigoli in tali due articoli per fare meglio conoscere ai lettori della Rivista in tutta la sua laidezza ed enormità la condotta di Vittorio Emmanuele 2°? Voglio sperarlo; ed a sperarlo m' induce la fama d'imparzialità, cui Ella tiene. Del resto se per un qualsiasi motivo Ella opinasse diversamente non avrebbe che da buttare nel cestino le cartelle che le mando; io non vi avrei perduto che il tempo per mettere il nero sul bianco. . Passo sopra al primo incontro · di Vittorio Emmanuele, allora Duca di Savoia, colla Laura Bon. Questo serve soltanto a farvi conoscere che tra le mansioni dei suoi ufficiali di ordinanza-un Conte Sannazzaro, un Capitano Cas-ale, un Marchese Clavesano-c'era .quella di farla da ruffiani. Né mi preme fermarmi sul primo incontro tra l'attrice e il duca;. desidero soltanto fermarmi su qualche tratto, che può servire a rivelare l'animo dell'una e dell'altro. Il Duca di Sav.oia é divenuto Re di Sardegna e non ha dimenticato l'attrice che conobbe a Casale Monferrato, e la vuole possedere. Chi si opporra al volere di un Re, che ha cinto prematuramente la corona col disastro di Novara, di cui gli spetta la maggiore responsabilità? Il fido capitano Casale procura il primo convegno, in cui l'attrice dette tutta sè stessa al Re. Dice il Bevione: « Fu un convegno di passione e di delirio, ((che Lauretta non dimenticò più. A mezzanotte la << lasciò, infranta. Volgendosi, l'attrice trovò su un « tavolino un fazzoletto di seta rossa, e dentro un « grossissimo involto di denaro, e un astuccio con « gioielli. Si sentì morire di vergogna. Lo richiamò « giù per le scale, gli rimise dentro una tasca del « gran soprabito il fazzoletto .,J il denaro, le gioie: "gli urlò che amava lui solo, lui solo,- che non sa- « peva che farsi del suo oro e delle sue gioie : che « si riprendesse tutto, se voleva rivederla ancora. » « E fu sempre così. Ebbe il nome di favorita, e « non lo fu mai. Fu un'anima amante fino all' ul- « timo giorno della sua vita, quando, vecchia e mi- « sera, dovette dividersi piangendo dalla miniatura « di Vittorio duca di Savoia, per comperarsi del <e pane. Era un'anima generosa e irreflessiva , cui " mancò fino all'ultimo giorno la nozione del ruolo e del danaro, della vita: ma era sopratutto un'anima << delirante d'amore, che, rifiutando con disgusto le << ricchezze che il Re le offri va, voleva dargli la più- « alta ebbrezza che un coronato poss.a gioire: d'es- « sere amato per sè e non per la sua corona. » Nelle relazioni tra il Re e l'attrice vi fu una sosta determinata da una grave malattia del primo; ed erano momenti gravi per il Piemonte: precisamente quelli della fucilazione del povero generale
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