RIVISTA POPOLARE 623 (15 dicembre 1908) nel paragrafo che venne intitolato: l' inutile viltà ! Alessandro Fortis, come tutti i patriotti della vcccha maniera, era rigidamente unitario ed alquanto irnpe• ria.fo;ta. Perciò chi scrive l'ebbe spesso persistente interruttore ogni volta che accennava alle proprie idee federaliste ed alla sua avversione all'imperialismo; e come imperialista, egli sostenne sempre le spese mililitari, a ciò anche incoraggiato dalla sua ignoranza su la potenzialità economica dei!' Italia. Nell'unitarismo, nell' imperialismo e nelle illusioni sulle ricchezze no• stre egli fu il compagno vero e il continuatore fedele di Francesco Crispi. Egli amava since,-amente la libertà. Infine da Alessandro Fortis si poteva dissentire; con lui si poteva discutere vivacemente; ma contro di lui non si poteva serbare rancore; nè i suoi atti, nè il tono delle sue critiche acute e delle vivaci sue interruzioni autorizzava chicchessia a serbarne. Egli era buono, profondamente buono! Un ultima parola sul suo antico Collegio di Forlì. Ci sono stati dei giornali monarchici che in occasione della morte di Alessandro Fortis gli hanno mosso aspro rimprovero per averlo lasciato cadere. Ora questo rimprovero è la prova più evidente del pervertimento politico italiano. Il collegio di Forlì merita il plauso e l'ammirazione di tutti, anche dei monarchici., che ci tengono alla sincerità ed alla correttezza politica. Il Collegio di Forll, infatti, è uno dei poehissimi che in nome della coerenza politica, senza astio e senza meschine ragioni personali ha punito il deputato, che aveva abbandonato quei principi in nome dei quali gli elettori gli avevano accordato i loro voti. Se in Italia fossero numerosi i Collegi rassomi~lianti a quello di Forll noi non vedremmo la scandalosa fioritura dei Trimmers, dei trasformisti che discreditano loro stessi e il regime parlamentare. Alessandro Fortis trovò nella sua nuova fede un nuovo collegio monarchico e i monarchici sarebbero stati dei miserabili e degli ingrati se non gliel'avessero trovato. Fcrlì serbò la propria tradizione e la propria fede repubblicana e battendolo nelle elezioni dette un magnifico esempio di coerenza, di correttezza, di eJucazione politica. N. O. Il secondon1inisteroSonnino (1° Ancora dei motivi che i:>pinsero Giolitti alla commedia tributAria; 2° Una postuma difesa delle con• venzioni; 3° La soluzione bastarda della crisi mi nisteriale. Perchè Sonnino ne esce vittorioso ma diminuito; 4° Ciò che egli potrebbe fare di buono). 1° I lettori della Rivista non avranno dimenticato, lo speriamo, il pensiero nostro sui motivi, che indussero l'on. Giolitti a rappresentare come ultimo atto del suo terzo ministero Ia commedia tributaria. La quale negli Uffici, dove fu solennemente fischiata, per opera dei candidati ministeriali degenerò in una indegna farsa, in una adulterazione vergognosa del regime rappresentativo, in un vero escamotage politico; e si legga truffa politica, se la parola francese non riuscisse troppo chiara. In che sia consistito l'escamotage è presto detto. Il governo non trovò un cane ministeriale che avesse voluto assumersi l'incarico di presentarsi incondizionatamente come candidato negli uffici per difendervi i famigerati progetti. E allora si ricorse all'espediente tanto comodo, quanto indecente, di far presentare dei candidati favorevoli al ministero e contrari ai suoi disegni di legge. In qùesta guisa si sperava di minchionare i deputati e salvare capra e cavoli truffando loro il voto, che salvava il ministero e nello stesso tempo Ji assicurava che avrebbero seppellito la commedia tributaria. E' doloroso assai che si siano prestati a tale escamotage uomini di valore come Paolo Boselli e Carlo Ferraris; degli altri non mette conto parlare. Costoro non salvarono il ministero e compromisero seriamente il decoro proprio. La interpretazione data da noi del pensiero giolittiano sulla genesi della commedia fischiatissima non garbò a molti. Si sospettarono partigiane le nostre ipotesi, che furono enunziate prima della crisi. Ma aperta la crisi sono venuti altri giudizii, che li hanno confermati a capello. Ne vogliamo rilevare due, che rappresentano opposte tendenze ed ambienti diversi. Filippo Turati, che, a torto o a ragione, venne accusate di simpatizzare coll'on. Giolitti, (1) all'indomani delle sue dimissioni nell'articolo della Critica: Commedia finita scrisse : « Il gesto ultimo, col quale l'on. Giolitti, senza t: esservi forzato da un voto formale dell'assemblea « abbandona, o meglio interrompe, la carriera micc nisteriale, è evidentemente il frutto di una accorta cc premeditazione, di un calcolo lungimirante, il cc cui intimo congegno non ci sembra difficile in- « tendere e denudare. cc Nessun dubbio che la presentazione del procc getto tributario fosse un trucco inteso a preparare <e e coprire la ritirata provvisoria ». Più esplicito e più severo, pare impossibile, è stato il giudizio della Stampa di Torino, il giornale cui l'on. Giolitti, attraverso al dilin~entissi mo reportage di Sobrero, è solito fare le comunicazioni sul suo intimo pensiero. Or bene nell'articolo su ciò che occorre salvare del 2 dicembre dopo amare e non ingiuste critiche alle opposizioni confessa : « Gli avversari di Giolitti di Destra e di Sinistra cc gli gridano il crucifige per un complesso di mo- « tivi, fra i quali le loro speciali ambizioni parla- << mentari prevalgono sui generali interessi della cc patria; ma non è meno vero che l'on. Giolitti ha « presentato improvvisamente i progetti di sgravio << e di riforma per un complesso di motivi, fra i cc quali il bene generale della patria non tiene certo « il primo posto ». << L'on. Giolitti sconta la sua colpa, di aver picee chiato all'angusta porta della riforma tributaria « col pensiero dominante di aprire una .finestra di << salvena al suo Gabinetto st1·etto d'assedio. Ha doe vuto abborracciare e cospirare, far in fretta e far cc in segreto: cioé far male. Le grandi leggi e le « radicali riforme nei -paesi retti con sapienza non ccsi macchinano nel segreto, come i delitti. Si pre- « parano alla luce del sole, Si mettono in m0vicc mento le grandi correnti dell'opinione pubblica. cc Si raccoglie e si elabora l'enorme massa di_ dati, cc di cifre, di informazioni che una grande nnno- « vazione del sistema finanziario del Paese esige. cc Il budget Ji Lloyd Georgc intorno a cui si comccbatte in questo momento in Inghilterra una epica cc lotta, non fu combinato misteriosamente fra il cc Premier e il Cancelliere dello Scacchiere, e un ccbel giorno scaraventato drammaticamente in petto « ai Comuni, ma fu annunciato fra squilli di fan- " fare guerriere fìn dalla piattaform_a elett~ralc, su cccui i liberali inglesi quattro anm fa salirono al cc potere e fu preceduto da dodici mesi_ di s~udi e ccdi ricerche intense di tutto un esercito d1 fun- (1) L'Avanti, a proposito del caso Ferri, ci ha fatto sapere oramai ufficialmentt! che Giolitti nel 1903 offerse un portafoglio a Turati. Intermediario delle trattative fu Leonida Bissolati.
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