Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 23 - 15 dicembre 1909

RIVISTA POP OL.ARE 619 « allontanandone i pericoli, le conseguenze più rapi- « damente favorevoli al progresso europeo. Il moto e delle razze sliwe, che salutato e aiutato come fatto « provvidenziale, deve ringiovanire di nuovi impulsi e e d' elemeo ti d' attività la vita europea e preparare, e ampliandolo, il campo alla trasformazione religio.::ia e e sociale, fatta oggimai inevitabile, può, se avversato, « abbandonato o sviato, costare a!l' Europa vent' anni e di crisi tremenda e di sangue. " « E i pericoli sommano in uno: che il moto ascenc dente slavo del mezzogiorno e del nord cerchi il e proprio trionfo negli aiuti russi e conceda allo Tsar « la direzione delle proprie forze. Avrammo in quel e caso un gigantesco tentativo per far cosacca l' Eu- « ropa, una lunga e feroce batta.glia a prò d'ogni auc torita dispotica contro ogni libertà conquistata, una e nuova èra di militarismo, il principio di nazionalità « minacciato dal concetto d' una monarchia europea, « Costantinopoli, chiave del Mediterraneo, e gli sbocchi 4 verso le v2ste regioni- Asiatiche in mano allo Tsar; e jnvece di una Confederazione slava fra i tre gruppi ~ Slavo Meridionale, Boemomoravo e Polacco, amici a e noi e alla libertà, l'unità Russa-11auslavistica ostile; « invece di quaranta milioni d' uomini liberi ordinati e dal Baltico all'Adriatico a barriera contro il dispoc tismo russo, cento milioni di schiavi dipendenti da « un'unica e tirannica volontà. ,. e Il pericoìo, checchè altri abbia scritto, non esisteva e allo iniziarsi dell'agitazione slava: fu creato dalla e falsa immorale politica adattata dalle monarchie. Il « moto slavo sorse , come il nostro, spontaneo dagli « istinti e dal giusto orgoglio dei popoli, dai germi di e futuro cacciati nelle tradizioni storiche e nei canti e popolari, dagli esempi d' altre nazioni, dal destarsi < d'idee che volevano a Lon trovavano libero sfogo, , dalla coscieuza svegliata al senso d'una missione da e compiersi scritta nel disegno divino che imformò « l'Europa a fati progressivi comuni. Cagioni siffatte e s'avvivane sempre a un alito di libertà e le libere « tendenze si afforzavano naturalmente dagli ostacoli « al moto risiedenti tutti nella resistenza e nelle per- " secuzioni delle rnonarchie alle quali gli agi tator1 slavi e si trovavano e si trovano aggiogati. Ed è tanto vero e che il concetto di federazione Slava pel quale nel e 1825 caddero martiri in Russia Peste), Mouravieff, ; Bestoujeff, ed altri ufficiali, assumeva bandiera re- « pubblicana. Ma il rifiuto d'ogni appoggio, la diffidenza e di tutti governi e popoli, l'ostinazione dei gabinetti « inglesi e francesi a non vedere in una santa aspi- « razione di popoli se non un maneggio segreto russo e e a volerne impedire lo sviluppo col sorreggere l'imc pero t ureo e l' austriaco , ricacciarono in parte gli e Slavi, avversati, negletti, fraintesi e di~perati d'ac iuto, verso chi insisteva a sussurrare promesse d'e- « serciti e di guerre emancipatrici. Non piegammo noi e italiani, bestemmianti pochi di prima ai francesi in e Roma e plaudenti ai ricordi d'Orsini, alle promesse e e alle offerte del Bonaparte ? + In Austria. - Mentre a Budapest duecentomila persone hanno presenziato la traslocazione dalla antica tomba al bellissimo mausoleo destinatogli dalla Nazione, della salma di Luigi Kossouth, il grande Ungherese amico àella libertà del suo e di tutti i popoli, in Austria questa grande apoteosi sembra non avere alcun significato. I giornali ha11noriportato le notizie a denti st,retti , ed hanno cercato di parlare di Kossouth meno di quel che in Italia si parli di Mazzini, il che è tutto dire. Si aggiunga che Ja solennità della cerimonia per noi è stata. menomata di molto dal contegno del figlio di Kossuth , che ha molti dei caratteri di un rinnegato. Del resto i I governo austriaco sembra non essere il più atto dei governi per imparare qualche cosa dai fatti - prossimi o lontani essi sieno. Una terribile crisi d'indipendenz!l.-la chiamano autonomia - travaglia la Nazione ungherese. La crisi ministeriale attuale, alla quale non sembra trovarsi facile soluzione , non è che il minimo esponente della situazione; non è che la superficie di ciò che si prepara e ferve nell'Impero austriaco. La questione del1' uso della lingua magiara nell'esercito ungherese, quantunque abbia un ben chiaro significato non è tutto il fondo della agitazione ; anch' essa non è che un esponente di uno stato di cose gravissimo in se per l'Ungheria ; significativo oltre ogni dire per la compagine dell'Impero Austriaca. Al recente Consiglio della Corona non è stato possibile trovare l' accordo fra i delegati ungheresi e Francesco Giuseppe ; e si capisce. L'Imperatore austriaco sente che l'Ungheria tende lentamente a sfuggirgli; gli altri-pur non volendo direttamente parte• cipare al fatto - sentono a loro volta che l'idea di Francesco Giuseppe non è errata, e- si sforzano di adattarsi con dei compromessi ad un fatto che sta per compiersi. Di qui la si tu azione insana bile. Situazioue alla quale si pensa di recare rimedio con un provvedimento anticostituzionale, la formazione di un governo che sciolga la Camera ungherese, e risolva le questioni della lingua, dell' esercito, e della Bosnia con decreti reali. E questa sarebbe considerata dal. lato Austriaco la migliore soluzione: dal lato Ungherese - e forse non a torto - si pensa che un simile provvedimento creerebbe una situazione estremamente pericolosa e la necessità, per i partiti politici ungheresi , di provvedere essi stessi alla indipendenza del loro paese. Procediamo volgendo lo sguardo da un'altra parte. Più vicino: alla nostra frontiera politica orientale. Un processo per un brindisi di Gottardo Segantini; l'arresto di un giornalista triestino, il Battisti, direttore del socialista Il Popolo , il secondo scioglimento - proclamato ed eseguito dalla polizia - della Associazione· ginnastica di Trieste , un conflitto feroce fra Sia vi e Triestini a Trieste e questo proprio per la questione delle scuole, cui gli Sloveni vogliono togliet·e, come desiderano togliere a Trieste, ogni carattere d'Italianità. E la questione universitaria ritorna ~ galla più virulenta di prima da parte degli Italiani , con altrettanta cieca ed ingiusta ostinazione da parte del governo austriaco. Anche qui la questione universitaria non è che uno degli esponenti, benchè il più chiaro, di uno stato di cose iusanabile esso pure. Sanabile cioè soltanto con l'amputazione. La lingua italiana è cacciata dalla Dalmazia; a Trieste, a Gorizia, a Zara gli impiegati Italiani sono sostituiti da Tedeschi e da Croati; anzi a Gorizia si aprono persi no delle scuole magistrali slovene : soltanto agli Italiaui si nega ogni diritto. Di promesse se ne fanno agli Italiani quante essi ne vogliono; più anzi, ma quanto a mantenerie è un'altra faccenda. Mentre a Vienna gli studenti italiani commemorano (23 p. p.) l'anniversario del conflitto dell'anno scorso fra studenti italiani e tedeschi che fece capire la incompatibilità delle due genti a vivere insieme; il governo austriaco, che pure aveva promesso di occuparsi della Univeraità Italiana continua a dimenticare, coscenziosamente, la sua promessa. E nuovi tumulti e nuove agitazioni si preparano. Nelle provincie italiane soggette all' Austria come in Ungheria è dunque una situazione che non può essere rimediata con palliativi ; anzi tutto ciò che accade crisi, violenze, tumulti , prepotenze di polizia, sdegno di cittadini indicano chiaramente. un solo fatto, cioè che nell'Impero dei nostri amici ed alleati l'opera di disgregazione si fa di anno in anno più viva ed attiva; ed è bene questo, cioè sarà bene se i preposti a vegliare su le sorti e la politica del nostro paese sapranno tenersi pronti a quegli eventi dei quali sono

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==