Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 23 - 15 dicembre 1909

642 RIVISTA POPOLARE Un bel sogno, l' eterna pace universale, ma non bisogna pensarci. Supposto che le grandi Potenze disarmassero che ne sarebbe dei piccoli Stati? dovrebbero aver mano libera? La faccenda potrebbe riuscir spiacevole. Dicesi che essi seguirebbero spontaneamente l' esempio dei grandi Stati ? Ma se qualcuno vi si rifiutasso, ad esempio la Serbia, la Bulgaria ? A costringerle potrebbe riuscire difficile. Supposto pure che questi piccoli Stati si lar.cìassero prescrivere quante truppe potessero tenere, resta a chiedersi se gli Stati fuor d'Europa, l'America, il Giappone ad esempio parteciperebbero all'accordo. Per intanto non v'è da crederlo. E se anche accettassero in massima, come si potrebbe procedere a controlli e provvedere a trasgressioni? Un sempllce sguardo generale al progetto solleva una folla di se ~ di ma. Nessuno sa e potrebbe sapere su quale base e con quali norme si potrebbe regolare una riduzione delle forze diverse di terra e di mare. La diversa posizione geografica dei singoli Stati, astraendo dalle superfici d' attriti ai confini, può rendere più ardua o più agevole la difesa del Paese per cui uno può rinunziare ad armi che all'altro sono indispensabili. L'Inghilterra per esempio non può temere, malgrado ogni favola d' invasioni, un attacco per terra. Invece la Russia, l'Austria, la Fr~ncia, l'Italia, la Germania sono meno difese da natura, la Germania forse mPno che tutte, &'vendo i suoi confini aperti da ogni parte. Si può obiettare che la posizione rispettiva di queste Potenze continentali non subirebbe variazioni quando esse proporzionatamente sciegliessero un terzo od una metà del loro esercito. Ma allora la Russia direbbe che i suoi interessi asiatici, la politica giapponese non le per - mettono di ridurre le sue forze mililari. Così potrebbe dire l'Austria per riguardo ai popoli balqmici, così l' Italia e la Francia per le prudenti questioni africane e mediterranee. Soltanto la Germania dovrebbe appendere il fucile aI chiodo, proprio lei al centro d'Europa ed in una posizione strategica infelice? Che corso avn:bbero preso i torbidi balcanici se la Germania avesse potuto considerarsi una quantité négligeable 1 Nessuna possibilità di realizzazione del sogno dunque per quanto riflette le forze di terra. E sul mare? Anche quì vi sono circostanze speciali da considerare. Intanto è interessante notare che gli amici del disarmo non tendono apertamente ad una generale riduzione delle flotte. Soltanto l'Inghilterra vede nella flotta germanica una minaccia pn la signoria dei mari fin quì incontrastata e una restrizione della sua libertà d'azione e volendo alleggerirsi un po' del gra"oso fardello della sua marina desidererebbe che la Germania rinunziasse alla costruzione della sua flotta o cedesse al miglior offerente una parte delle sue navi di linea. Questo significa voler aasicu rarsi per ogni circostanza la supremazia dei mari. Ora è chiaro che se la Germania volesse assalire I'Inghilterra, nella gara di costruzioni di navi da guerra ambedue arriverebbero presto al limite della loro possibilità e se non la guerra avverrebbe lo sperpero di gran parte del loro patrimonio nazionale. Ma nè a questa gara nè a spedizioni di conquista contro l'Ighilterra, la Germania non propende affatto. Essa deve misurar~ le sue forze di terra e di mare secondo la sua posizione nel centro d'Europa e secondo la necessità di poter fronteggiare ogni assalto di una o più delle potenze confinanti. Dopo la conquista di colonie e l'estendersi del commercio, per la protezione dei suoi interessi in paesi lontani essa ha dovuto accrescere la sua flotta e non più rinunziare neppure in avvenire a maggiori costruzioni secondo il bisogno richiederà. Del resto da lunghi anni la Germania ha dato prove non dubbie di voler conservare la pace. Se esse ebbero buon esito lo ai deve alla sua forza. Questo stato di cose risponde alle condizioni della nostra esistenza e così deve essere. Si può comprendere che la crescente importanza della Germania nei commerci e nelle industrie preoccupi l'Inghilterra che teme di perdere la direzione del mercato mondiale, ma non si può comprendere che essa voglia difendersi dall'incomodo avversario nel la gara economica mondiale abbassandone la potenza marittina e l'influenza politica in Europa. Onde i risultati negativa delia campagna per il disarmo generale. L'Impero tedesco non si indurrà ad aumentare le sue forze senza necessità soltanto per il piacere di spendere; vi si op· porrebbero le finar,ze ed il buon senso. I suoi vicini, l'Inghil: terra compresa, si mettono sullo stesso punto di vista e ri• mandano a più tardi la trattazione internazionale della scabrosa questione. ( Deutsche Revue Novembre) + Friedrich Kleeis Wurren : Assicurazione o Previdenza sociale ?-Colla presentazione del nuovo ordinamentn delle Assicurazioni stabili in Germania è ritornata di attualità la questione se le Assicurazioni s<'ciali debbano essenzia !mente aver carattere di Assicurazione. o non piuttosto di Previdenza soci0le. La questione assai dibattuta ha una portata pratica. Gli uni si basano sui concetti d.i obbligazione e controobbligazione che reggono le A,sicurazioni private•: gli altri inten · dono che le preoccupazioni sulla necessità di provvedere ai bisogni sociali debbano avere la precedenza. Il nuovo Ordinamento trae ispirazione da\la tecnica e da!lo spirito delle Assicurazioni private. Il § r359 dispone che nelle Assicurazioni volontarie le riscossioni dei superstiti siano determinate dal conteggio della metà soltanto dei contributi ver - sati. In pagina 106 si spiega il movente della disposizione, la probabilità cioè che fra gli Assicurati volontari si trovino soltanto persone con figli sotto ai 15 anni. In quasi tutti i casi di morte si dovrebbero pagare Rendite ed il gravame per gli Assicurati obbligatori sarebbe troppo pesante. Il § 579 stabiFscc che al lavorante a domicilio, cioè al più misero fra i miseri, venga trattenuto il sussidio per malattie se il paga - mento dei contributi è in arretrato. Di simili disposizioni nel nuovo progetto di legge ve n'è una quantità. E per i fautori del concetto di Assicurazioni ciò non basta. Essi sostengono che l'Assicurazione volo otaria è un ostacolo ali' Assicurazione contro l 'In ..alidità, che il breve tempo di aspettativa per fornire della Rendita è un altro ostacolo. L' Assicurato volontario sarebbe troppo favorito a danno dcli' Assicurato obbligatorio. Così si desterebbe il sentimento che si tratta di una specie di lotteria ove si possa con poche quote conseguire forti rimborsi a spes~ di 11\tri. Verrebbe soffocato il senso di una normale c0scienziosa previdenza per l'avvenire proprio e dei parenti. Non esser ammessibile che gente la quale per lungo tempo non si diede pensiero per il futuro possa in pochi anni e con medio contributo riscuotere compensi spropo:zionati. Il tempo d'aspettativa di 200 settimane di contributo non po• tersi giustificare. Trattarsi degli interessi finanziari degli Istituti d'Assicurazione e ciò che piu importa d' un serio interesse morale. Bisogna contrapporre a queste vedute che l'Assicurazione sociale è stata creata per lenire i mali sociali ; le spalle forti e resistenti debbono sopportare i I maggior peso risparmiando i deboli ed i bisognosi. Il sentimento della solidarietà sociale richi~de che il compenso non debba esser proporzionato al versamento ma al bisogno. Nessuno sostiene che gli attuali contributi alle Casse d' invalidità possono far fronte alle loro obbligazioni - si pensi al patrimonio accumulato degli Istituti di Assicurazione, ma quando si presenti una necessità di ca• rattere generale, bisogna cercare provvedimenti o mezzi di carattere generale. Non si può andare a dire ai poverissimi che le pensioni saranno sufficienti se alti saranno i contributi da loro versati. L'alleanza del contributo deve essere cosa di secondaria consideraz.ione - com'è già ora nelle Assicurazioni

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