Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 23 - 15 dicembre 1909

ll l V I S T A P O p· O L A R E E credeva in Dio, e non aveva paura di pronunziarne il nome; soltanto il suo Dio non era quello dei suoi correligionari romantici, quasi tutti seguaci d'un ·cattolicismo inacquato, inzuccherato. molto inzuccherato, negli scritti ma volteriani nell'.,_anirna, come quel certo abate Giuseppe Borghi, i cui Inni religiosi erano dettati fra una cura di mercurio e un'abile sottrazione di manoscritti o di libri preziosi dalle biblioteche fiorentine: invece, nel Mazzini. 1~ credenza in Dlo era la base d'ogni sua concezione, non esclusa quella politica, poichè il popolo - sorgente per lui d'ogni sovranità - non è che l' organo di Dio. Se non che, codesto suo D~o era un prodotto del suo romanticismo ; era D10_dalle forme inde~ise e d' una essenza più indgctsa ancora; un D10 che non era quello di nessuna_ religione esistita o esistente, un Dio, per altro a cm potevano ricorrere tutte le anime sofferenti, tutti gli spiriti aborrenti dal nulla degli enciclopedisti di Francia, tutti i cuori innamorati, tutti i popoli gementi nella schiavitù. Quando un popolo si desta, Dio si mette alla sua lt:sta E la folgore gli dà ; doveva poi cantare uno dei più radiosi figliuoli spirituali del Mazzini, il biondo ed eroico Goffredo Mameli. E il Dio del Mazzini non fu solo una concez!o.ne astr_atta: ~bbe la sua religione; ma questa reh~10ne, d1_cui 11grande genovese si sentì sempre piena l'amma, non trovò nei suoi scritti che indicazioni vaghe, indeterminate. Fu la sua una religione vaporosa, dalle linee indecise, 1uasi sfuggenti all'occhio, confondentisi con l'azzurro del cielo di cui sembrava che avessero le iridescenze e i·assomigli~nti p~r molti ~unti_ a quelle guglie ardite, slanciate, d1 ~attedrah gotiche, la cui sagoma pur nettamen_te dis~gn~ntesi nello spazio, per l'altezza che raggiunge ims1eme alle madonne e ai santi di marmo, assume una forma quasi evanescente. Nel 1832 egli scriveva al Melegari: « Dio non scende in terra per dare rivelazioni che per diciotto secoli siano travisate. La sua parola _diretta dev'essere immobile, eterna, come la rota~10ne d_el~asfera. Poni la rivelazione del genio, pom la rehg1one come pensiero formulato d'un'epoca, t_utto è ~ su? posto. Socrate, Cristo, Lutero, s~no nvelaton, ne la loro legge, legge dell' umamtà, è meno santa. L'umanità è tutto per me. L'u- ~anità è santa. _Le religioni. sono il suo pensiero nvelato dal gemo. Tutto sta nel saperlo intendere e_svolgere ». Qui la religione no.n scende più dal cielo; ma appare come un fenomeno umano come ~l p_ensiero collettivo d'un'epoca; solo, il ge1~io n'é 1~nvelatore. In altri termini, una religione romantica, a bas~ ~i sentim~~talismo; ma pel Mazzini sempre rehg10ne, e rehg10ne potentemente sentita nell'intimo dell'anima sua. . çodes~e sue i~e_e, in parte politiche, in parte rehg10se, Il Maz~1m propagò per tutta la sua vita, artrav_e,rso l_e_v1ce~de_ piu varie, dalle più tragiche alle pm_um1h, ~all es1ho e dal carcere, dal giornale e dal libro, dai proclami, che i suoi seguaci disseminavano a migliaia d'esemplari nell'ombra e dalle l~t~ere, dai. biglietti che con prodigiosa f;condita ~11:1~zavaa1 su?i amici, ai suoi correligionari poht1c1. Il suo shle non fu diverso dal contenuto dei suoi scri_tti:_era immaginoso, a scatti, febbricitante, spesso b~bhco; aveva reticenze che facevano pensar_e, ve_h che get_tav_anol'_animo nel regno dei sogni; net momenti d1 pass10ne, era tenero, ma non d'una tenerezza da idillio, era dolce, ma d'una dolce~z_a,che ~ndava al_ cuore per la sua stessa semphc1ta; nei momenti di collera, era tagliente, rasentava l'epigramma; quando chiamava la gioventù !taliana ,all~ riscossa, era affascinante, eloquente: m quest ultimo caso, lo stile del Mazzini era quello del tribuno. Nè la figura fisica, nel Mazzini, differiva da quella morale: quella rispecchiava questa. Il pescatore d'anime, il segnatore, il tribuno si riscontravano subito nelle caratteristiche fisiche dell'uomo. Giovanni Ruffini, che fu uno dei migliori amici del Mazzini sino a che la politica non li divise, raffigurando in Fortunio, uno d"'i personaggi del suo romanzo: Lorenzo Benoni, lo stesso Mazzini, nella sua giovinezza, così lo descrisse: « Fantasio aveva un anno più di mc. La sua testa era ben modellata, spaziosa e prominente la fronte gli occhi neri morati e a certi momenti mandavano l~mpi. La carnagione olivastra e l'insieme delle sue hnee, che ti colpiva, era, per così dire, incorniciato da una nera e ondeggiante capigliatura che portava alquanto lunga; l'espressione della sua faccia, grave e quasi severa, era addolcita da un sorriso soavissimo misto ad un certo non so che esprimente una ricca vena comica. Era bello e fecondo parlatore; e se. si fosse incalorito in una disputa, era nei suoi occhi, nel gesto, nella voce, in tutto lui, un fascino irresistibile». ~ome si vede, codesto ritratto, .compreso il fascmo, comprende, in germe, tutte le caratteristiche morali e fisiche del Maz•zini: bello, aria grave, pen- ~os~, fr_on~e vasta, occhi neri, scintillanti, parola facile, insinuante, egli possedeva tutto per conquis,ta~e gli animi, per infondere nell'altrui psiche 1alito della propria, per plasmare, come realmente plasmò, la gioventù italiana ad immagine sua. Eppure, codesto uomo che seppe sempre esercitare quel fascino di cui parla il Ruffini sin da quando ~ulla testa bella e pensosa ancora ondeggiava una folta e nera capigliatura, e i dolori dell'esilio e le sventure della patria non avevano ancora fatto impallidire il suo viso, non fu presentato per lunga p~~za ~1- pubblico che come una specie di mito, pm spirito che corpo. qualche cosa di simile ad una asceta, ad uno di quei fachiri indiani dimentichi d'ogni cosa terrena, non sensibi!i ad alcuno dei tanti bisogni della carne, non preoccupati che d'una sola idea: annullarsi nel loro sogno, nella lor? ld~a_! Già la sua stessa vita, eminentemente attiva, 1111nterrottamente vissuta tra una cospirazi~ne e l'~ltra, spesa ad ordire trame, ad infondere nei popoli addormentati nel servaggfo un'anima battagliera simile alla sua, protestava contro questa strana ed immaginaria interpretazione della tìgura del grande agitatore genovese ; lo stesso fàscino ch'egli aveva esercito sulla generazione a lui contemporanea, era una smentita al feticcio-Mazzini vivente in una regione spirituale lontano da oani . ' o sentimento terreno, insensibile ai tormenti della carne, incoscio di quella legge fatale che spinge l'_uomo verso la donna; 1egge alla qnale nemmeno s1 sottrassero gli angeli in quei loro amori che Tommaso Moore, uno dei poeti studiati dal Mazzini, cantò in un poemetto, che un alt!"o poeta :-- Andrea Ma_ffei- in pieno évo romantico, con mqu1s1tezza d1 forma, tradusse in italiano. Cosicc~è, quando, dieci e più anni fa - e quindi in piena leggenda d'un Mazzini-Dio, d'un Mazzini-ombra, d'un Mazzini non materiato di carne e d'ossa ma soltanto idea, insomma d' un Mazzini che mai non rise, come cantò il Poeta - apparve un certo nostro libro (1) che sfatava codesta leggenda, fu . (1~ Un ~more di Giuseppe Manini, 1833-34, - Rivela- ,ttoni storzche; Milano, Kantorowiez, 1895. Si consulti anche l'altro nostro volume: Fra le quinte della Storia. Torino, Fratelli Bocca, 1903, p. 247. .,

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