Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 23 - 15 dicembre 1909

l RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Birettorn: Pror. NAPOl,EONE .{)OLAJA.NNI (Deputato al Par1amento) Esce in Rorna il 15 e il 30 d'ogni mese !iaJla: a1J1Jo lire H; semestre lire 3,50- t~stero: anno lire 8; semestre lirè 4,i>O Un numero separato Cent. HO Amministrazione: Corso Vittm·io Ernmmele, n.0 115 - NAPOLI .\ 11110 XV - Num. 23 ABBON~MENTO POSTALE ltomat 15 Dicembre 1non Preghiamo tutti coloro che ci scrivono di indirizzare lettere, cartoline e vaglia al DOTT. NAPOLEONE COLAJANNI, Napoli. SOMMARIO: GJt avvenimenti e gli uomini - Noi: Per la diffusione della rivista - Sempre per la educazione del mezzogiorno - Gli amori del • grrran » Re - Mazzini a gli Slavi - [n Austria - Il debutto di Bethmann Hollweg al Reichstag - li terrore in Russia - Il progresso in Francia - Prevedibili complicazioni in America - La lotta contro la malaria I suicidi in Russ;a - N. C. Alessandro Fortis - La Rivista : Il secondo ministero Sonnino - RobertoMlchels: Insalata Russa nella politica italiana - A. Agresti : Ad un bivio della sto ·ia - •o: Bisogna dare alla Rùssia 20 miliardi? Sperimenralismo sociale : (Le forze elettorali di vari paesi) - Emilio Del Cerro : Gli amori di Giuseppe Mazzini - Gaetano Bagllo: Delinquenza contro la proprietà e le classi sociali in Sicilia e in Lombardia - H,lvlsta de Ile Jtlvist.e: L'egemonia so::ia•e del l'Inghilterra (North American Review) - Il pro~resso della Cina (Giornale dei .I.i vori Pubblici) - Il disarmo (Deutsche Revue) - Assicurazione o Previdenza sociale? (Die Neue Zeit) - li Problema delle suffraghette (London .Maga:,ine) - L'aumento della popolazione europea nel secolo 19° Handw6terbuch /ur Staatsivissenschaften) - RP.C~nsionf. GLI Pr VVENIMENTI e GLI UOMINI Per la diffusione della Pi• vista. - .Mancano a noi n1ezzi per la grandè rèclawe, per .la reclame capitalistica; noi contian10 soltanto sulla cooperazione degli an1ici e di C]Uanticredono e sanno per esperienza, che la Rivistapopolare compie orera indespensabile per la fonnazione del carattere, che manca in Italia e della coltura positiva, defic_ientissin1r1,specialmente tra gli elen1ent1 più avanzati E' più de111ocratici Agli an1ici della Rivista, quindi, rivolgian10 caldissima preghiera di procurarci. abbonati e buoni indirizzi di abbonabili. Li avvertian10 in pari tempo, che per facilitare la loro opera daren10 la rivista g~ratis da oggi a tutto Dicembre 1909 a quanti pagheranno anticipatamente l' abbonamento per l' anno 1910. Concedian1.o pure degli abbonan1enti di saggio bin1estrali per lira una. Coloroche riceverannoil presentenU1nerocome sag~io nel caso che non vogliano trattenerlo, sonopregati di passarloa qualcheloro conoscenteinvecedi respingerloall' ..Amministraz..ione. + Sempre per Ja educazione del mezzogiorno. - Uno dei tanti gioroalettucciacci che sembrano scl'itti da sicari agli stipendi dei ministri del tempo, quali che essi siano, nella sua supina ignManza o nella sua sconfinata malaferie, ha male interpretato un articolo di Colajanni nel Secolo sull'azione educativa di Giolitti nel mezzogiorno e ne ua tolto pretesto per vituperare l'autore, Napoli e il mezzogiorno. Quel miserabile scrittore, di cui non vogliamo nemmeno indicare la regione per non fargli nna indiretti!:lsima rèclame riceverà nna meritata risposta in un libro di Gaetano Salvemini sul Ministro della Malavita. (Notizie e documenti sulle elezioni giolitticme nell'Italia meridionale) che vedrà presto la luce in Firenze (Edizione della Voce). Dalle bozze del capitolo sulla elezione del De Bellis in Gioia del Colle a conferma di ciò che abbiamo sempre sostenuto e di ciò che venne dimostrato nel Secolo togliamo sui membri della Giunta parlamentare che propose scandalosamente la convalidazinne di quella elezione, questo brano eloq11ente: e Si pubblicano anche le regioni , di cn i i suddetti e manutengoli ( i membri della Giunta) sono rappn~- e sentanti politici, affinchè sia dimostrato che delle e infamie elettorali, che si commettono nell'Italia mee ridionale, la responsabilità tocca solo in parte ai e delinquenti del Mezzogiorno d'Italia : i quali non « sarebbero potenti contro la massa onesta del paese, e se non fossero aiutati nella loro opera di oppressione « e di corruzione dai delinquenti dell'Italia settane trionale > • E' precisamente ciò cl-e sempre abbiamo sostenuto noi. Mentre quel giornalaccio vituperava Colajanni come calunniatore dei governanti settentrionali - Colajanni che fu sempre fierissimo contro il suo conterraneo Crispi .... e che difese Giolitti contro le ingiuste accuse del nasismo - un altro giornale clel'icale e reazionario di Torino, L'Italia reale (4 dicembre), in diametrale opposizione col primo accusava le, stesso Colajanni e per lo stesso motivo come calunniatore del mezzogiorno, prendendo la difesa sfegatata del regime borbonico, constatando che nel Reame di Napoli gli ordindmenti

618 RIVISTA POPOLARE civili erano migliori, eccellenti , superiori a quelli del Piemonte e di altre regioni d'Italia. Ora q nesta superiorità in gran parte era reale; ma la bontà delle leggi e degli· ordinamenti veniva neutralizzata dall'assolutismo; le cui colpe nel mezzogiorno e in Sicilia non si riduceva.no soltanto alla denegata libertà politica, ma erano terribilmente aggravate dallo abbandono cc,mpleto in cui erano lasciate le popolazioni. Sotto i Borboni. si pagavano meno imposte di oggi; verissimo. Ma null.a, proprio nulla, si faceva per lo sviluppo della ricchezza e della cultura; perciò i Borboni lasciarono il mezzogiorno e la Sicilia senza strade e senza scuole, col massimo numero di analfabeti e di delina_uenti, nella massima povertà. Fallì lo Stato italiano nella sua missione educativa e riparatrice in q11elle regioni; ma questo fallimento non attenua di una linea la responsabilità del regime borbonico, che le lasciò nell' attuale condizione di vergognosa inferiorità. + Gli amori del II grrran,, Re.-Noi che parliamo sempre con rispetto del Re d'Italia attuale, di cui ammiriamo non solo la correttezza politica ma anche più la esemplare vita domestica, abbiamo nutrito e non nascosto mai la nostra antipatia contro Vittorio Emmanuele 2.0 ., soldataccio scostumato e presnntoso , che soltanto la rettorica, la viltà e l'ipocrita cortigianeria degli Italiani potè designare come Padre della Patria, e che nella migliore e più benevola delle definizioni non meritava di essere chiamato che fortunato occupatore, come lo chiamò Giovanni Bovio, Ora su qnesto f01·lunato occupatore si è pubblicato un libro, che dal Viandante ( n. 0 27) viene annunziato con questo stelloncino, che riproduciamo integralmente: e Gli amori del gran Re. Il buono e bravo J arro e ha mantenuto una sua ghiotta promessa pubblicando e le amene e tragiche pagine degli amori di Vittorio e Emmanuele II, padre della patria, con Laura Bellottie Ilon figlia d'arte e graziosissima attrice La conobbe e Vittorio a Casale qualche tempo prima della fatai e Novara che gli doveva esser prodiga della mal tene tata corona. La volle e la fece sua gagliardamente e per alcuni anni, togliendola alla famiglia. e al teatro, e trascinandola di letto in letto, dalla Reggia ai vari e suoi castelli a camerette d' affitto in Torino, la in- ~ gravidò, e finalmente un giorno preso dall' abbone dante seno della figlia di un capo tamburo- la fu. e tura moglie morganatica, nominata Contessa di Mie rafiori - la. lasciò , bandendola dal regno con la fic glietta, e abba1!donandole tntte e due a vivere misere e e perdute. A traverso il libro che raccoglie le doe lenti confessioni della povera Lauretta s'imparano e di verse cose as.,ai utili e assai infami : un uomo di « età, di ricchezza, di onore, di responsabilità che see duce nna ragazza inebriandola di false promesse e « poi la butta affamata nel fango col frutto delle sue e viscere; che porta i suoi amori nella stessa casa dove « vive la moglie-quella pia, silenziosa e soave Maria < Adelaide - e gode dì J..)resentare ad essa l'amante, " e non dubita di farsi dà lei sorprendere nel giardino; e che asservisce i suoi ufficiali al mestiere di ruffiani e e i suoi consiglieri a que!lo di spie ; che incarica i ".suoi amici e i suoi ministri di sbarazzarlo, fatto e sazio, del!' amante importuua e della figlia, di cui « non vuol caricarsi; che dimostra al fine tutte le arti e di seduttore consumato e di snatnratissimo padre. e Pm· molto meno un qualtmque mortale che non vesta e assise di re è te11utodal galantuomini in dispregio. e Invece un re che abbia la fortuna d'un ministro di e genio e una buona dose di temerità personale in e battaglia può passare alla storia con tutti gli onori. e E pigliamocela con la storia l & Sin qui l' homme que rit, l'autore dello stelloncino. Noi possiamo aggiungere che di un altro rampollo di Casa Savoja sappiamo <.:osadi fronte alla qnale la condotta del g1'rrran re verso Lauretta Bellotti-B:rn potrebbe sembrare quella di un perfetto galantuomo e di un uomo generoso ...,.. Ed anche quel principesco mascalzone è passato alla st01·ia con tn tti gli onori desid3rabili I + Mazzini a gli Slavi. Nel numero precedente consacrammo un modesto stalloncino a!Je idee di Mazzini sulla confederazione balcanica . che pare una delle utopie che si realizzerti.nno. Poco dopo ci pervenne una pubblicazione della casa editrice N erbini di Firenze (1) nella quale sono raccolte 11n articolo pubblicato nel 1871 nella Roma del popolo-Politica internazionalee le sue Lettere Slave pubblicate nel 1857 nell'Italia del popolo. La requisitoria contro la politica della monarchia italiana è serrata, inesorabile; re::ita, nello insieme, esatta anche oggi dopo 50 anni di 8toria intensa. Noi vorremmo riprodurne gran parte; ma la tirannia vera deilo spazio non ce lo consente. Pure non sappiamo resistere a riprodurre questi due brani, che dimostrano sempre più quale sguardo di aquila pessedesse quel grande che i politici mi.:irocefali della monarchia derisero sempre· Il 19 giugno 1857 egli conchiudeva la. sua IV Lettera Slava con queste pq,role: « L'Europa tende a e ricostituirsi su grandi frazioni equilibrate fra loro ; e formate a seconda della lingua, della posizione geo- « graf:ka e delle tradizioni Htoriche. e L'Europa futura avrà, checchè si faccia. oggi o si e seri va, una peni:3o]a Iberica, nella quale si confone deranno il Portogallo e la Spagna-iwrà una nazione « Scandinava che abbraccerà Svezia, Dctnimarca e Nore vegia - avrà una nazione Germanica - avrà una ~ Confederazione dell' Alpi, della quale faranno parte e la Savoia e il Tirolo Tedesco-avrà gli Slavi partiti « nei 4 gruppi che accennai nelle mie lettere - avrà e una Grecia. che giungerà sino al Balkan e presiedera « in Bisanzio, centro lilero d'una confederazione delle e razze che formano in oggi l'impero turco in Europae avrà una Italia che si estenderà dall'estremo lembo e della Sicilia al cerchio dell' Alpi e a Trieste •. « Son queste utopie? Gli Slavi erano trent'anni « addietro, ignoti: oggi la questione Slava dirige le « mosse politiche della Russia e dell' Austria, e pre- « domina sui fati dell'Oriente d'Europa: gli antichi e discendenti delle colonie di Roma, i Rumeni, Assi e pure chiamati a far parte, Stato precipuo, della con- « fererazione delle razze che costituiscono l'impero turco, I! erano ignoti quasi, trent'anni addietro: oggi la loro « tendenza al concentramento è vertenza europea. « Ali' Italia spetta l'iniziativa nella questione delle e nazionalità; ma a patto di averne un programma. e e di dichiararlo " E nell'articolo della Roma del Popolo, dopo 14 anni ripeteva: « Dell'agitazione Slava, del moto, crescente negli e ultimi cinquanta anni, che affatica le popolazioni e delle due zone e le sospinge a. costituirsi nazioni, e dovremo parlare più volte e additare le immense e conseguenze del fatte di una vasta famiglia umana, « muta finora e senza vita propria costituita e ordinata, e chiedente oggi, come la famiglia teutonica sul perire « del Politeismo, diritto di pa1·ola e di comunione col - « l'altre famiglie europee. Ma possiamo intanto afler- « mare che per quanti hanno stu1iato con oechio ate tendo e profondo q 1iel moto, il t1uonou lontano sue- « cesso e certezza. Non si tratta più d'impedirlo o e dissimularlo, ma di dirigerlo al meglio e di trarne, (r) G. Mazzini. Politica intema,ionale. Lettere Slave. Centesimi 20.

RIVISTA POP OL.ARE 619 « allontanandone i pericoli, le conseguenze più rapi- « damente favorevoli al progresso europeo. Il moto e delle razze sliwe, che salutato e aiutato come fatto « provvidenziale, deve ringiovanire di nuovi impulsi e e d' elemeo ti d' attività la vita europea e preparare, e ampliandolo, il campo alla trasformazione religio.::ia e e sociale, fatta oggimai inevitabile, può, se avversato, « abbandonato o sviato, costare a!l' Europa vent' anni e di crisi tremenda e di sangue. " « E i pericoli sommano in uno: che il moto ascenc dente slavo del mezzogiorno e del nord cerchi il e proprio trionfo negli aiuti russi e conceda allo Tsar « la direzione delle proprie forze. Avrammo in quel e caso un gigantesco tentativo per far cosacca l' Eu- « ropa, una lunga e feroce batta.glia a prò d'ogni auc torita dispotica contro ogni libertà conquistata, una e nuova èra di militarismo, il principio di nazionalità « minacciato dal concetto d' una monarchia europea, « Costantinopoli, chiave del Mediterraneo, e gli sbocchi 4 verso le v2ste regioni- Asiatiche in mano allo Tsar; e jnvece di una Confederazione slava fra i tre gruppi ~ Slavo Meridionale, Boemomoravo e Polacco, amici a e noi e alla libertà, l'unità Russa-11auslavistica ostile; « invece di quaranta milioni d' uomini liberi ordinati e dal Baltico all'Adriatico a barriera contro il dispoc tismo russo, cento milioni di schiavi dipendenti da « un'unica e tirannica volontà. ,. e Il pericoìo, checchè altri abbia scritto, non esisteva e allo iniziarsi dell'agitazione slava: fu creato dalla e falsa immorale politica adattata dalle monarchie. Il « moto slavo sorse , come il nostro, spontaneo dagli « istinti e dal giusto orgoglio dei popoli, dai germi di e futuro cacciati nelle tradizioni storiche e nei canti e popolari, dagli esempi d' altre nazioni, dal destarsi < d'idee che volevano a Lon trovavano libero sfogo, , dalla coscieuza svegliata al senso d'una missione da e compiersi scritta nel disegno divino che imformò « l'Europa a fati progressivi comuni. Cagioni siffatte e s'avvivane sempre a un alito di libertà e le libere « tendenze si afforzavano naturalmente dagli ostacoli « al moto risiedenti tutti nella resistenza e nelle per- " secuzioni delle rnonarchie alle quali gli agi tator1 slavi e si trovavano e si trovano aggiogati. Ed è tanto vero e che il concetto di federazione Slava pel quale nel e 1825 caddero martiri in Russia Peste), Mouravieff, ; Bestoujeff, ed altri ufficiali, assumeva bandiera re- « pubblicana. Ma il rifiuto d'ogni appoggio, la diffidenza e di tutti governi e popoli, l'ostinazione dei gabinetti « inglesi e francesi a non vedere in una santa aspi- « razione di popoli se non un maneggio segreto russo e e a volerne impedire lo sviluppo col sorreggere l'imc pero t ureo e l' austriaco , ricacciarono in parte gli e Slavi, avversati, negletti, fraintesi e di~perati d'ac iuto, verso chi insisteva a sussurrare promesse d'e- « serciti e di guerre emancipatrici. Non piegammo noi e italiani, bestemmianti pochi di prima ai francesi in e Roma e plaudenti ai ricordi d'Orsini, alle promesse e e alle offerte del Bonaparte ? + In Austria. - Mentre a Budapest duecentomila persone hanno presenziato la traslocazione dalla antica tomba al bellissimo mausoleo destinatogli dalla Nazione, della salma di Luigi Kossouth, il grande Ungherese amico àella libertà del suo e di tutti i popoli, in Austria questa grande apoteosi sembra non avere alcun significato. I giornali ha11noriportato le notizie a denti st,retti , ed hanno cercato di parlare di Kossouth meno di quel che in Italia si parli di Mazzini, il che è tutto dire. Si aggiunga che Ja solennità della cerimonia per noi è stata. menomata di molto dal contegno del figlio di Kossuth , che ha molti dei caratteri di un rinnegato. Del resto i I governo austriaco sembra non essere il più atto dei governi per imparare qualche cosa dai fatti - prossimi o lontani essi sieno. Una terribile crisi d'indipendenz!l.-la chiamano autonomia - travaglia la Nazione ungherese. La crisi ministeriale attuale, alla quale non sembra trovarsi facile soluzione , non è che il minimo esponente della situazione; non è che la superficie di ciò che si prepara e ferve nell'Impero austriaco. La questione del1' uso della lingua magiara nell'esercito ungherese, quantunque abbia un ben chiaro significato non è tutto il fondo della agitazione ; anch' essa non è che un esponente di uno stato di cose gravissimo in se per l'Ungheria ; significativo oltre ogni dire per la compagine dell'Impero Austriaca. Al recente Consiglio della Corona non è stato possibile trovare l' accordo fra i delegati ungheresi e Francesco Giuseppe ; e si capisce. L'Imperatore austriaco sente che l'Ungheria tende lentamente a sfuggirgli; gli altri-pur non volendo direttamente parte• cipare al fatto - sentono a loro volta che l'idea di Francesco Giuseppe non è errata, e- si sforzano di adattarsi con dei compromessi ad un fatto che sta per compiersi. Di qui la si tu azione insana bile. Situazioue alla quale si pensa di recare rimedio con un provvedimento anticostituzionale, la formazione di un governo che sciolga la Camera ungherese, e risolva le questioni della lingua, dell' esercito, e della Bosnia con decreti reali. E questa sarebbe considerata dal. lato Austriaco la migliore soluzione: dal lato Ungherese - e forse non a torto - si pensa che un simile provvedimento creerebbe una situazione estremamente pericolosa e la necessità, per i partiti politici ungheresi , di provvedere essi stessi alla indipendenza del loro paese. Procediamo volgendo lo sguardo da un'altra parte. Più vicino: alla nostra frontiera politica orientale. Un processo per un brindisi di Gottardo Segantini; l'arresto di un giornalista triestino, il Battisti, direttore del socialista Il Popolo , il secondo scioglimento - proclamato ed eseguito dalla polizia - della Associazione· ginnastica di Trieste , un conflitto feroce fra Sia vi e Triestini a Trieste e questo proprio per la questione delle scuole, cui gli Sloveni vogliono togliet·e, come desiderano togliere a Trieste, ogni carattere d'Italianità. E la questione universitaria ritorna ~ galla più virulenta di prima da parte degli Italiani , con altrettanta cieca ed ingiusta ostinazione da parte del governo austriaco. Anche qui la questione universitaria non è che uno degli esponenti, benchè il più chiaro, di uno stato di cose iusanabile esso pure. Sanabile cioè soltanto con l'amputazione. La lingua italiana è cacciata dalla Dalmazia; a Trieste, a Gorizia, a Zara gli impiegati Italiani sono sostituiti da Tedeschi e da Croati; anzi a Gorizia si aprono persi no delle scuole magistrali slovene : soltanto agli Italiaui si nega ogni diritto. Di promesse se ne fanno agli Italiani quante essi ne vogliono; più anzi, ma quanto a mantenerie è un'altra faccenda. Mentre a Vienna gli studenti italiani commemorano (23 p. p.) l'anniversario del conflitto dell'anno scorso fra studenti italiani e tedeschi che fece capire la incompatibilità delle due genti a vivere insieme; il governo austriaco, che pure aveva promesso di occuparsi della Univeraità Italiana continua a dimenticare, coscenziosamente, la sua promessa. E nuovi tumulti e nuove agitazioni si preparano. Nelle provincie italiane soggette all' Austria come in Ungheria è dunque una situazione che non può essere rimediata con palliativi ; anzi tutto ciò che accade crisi, violenze, tumulti , prepotenze di polizia, sdegno di cittadini indicano chiaramente. un solo fatto, cioè che nell'Impero dei nostri amici ed alleati l'opera di disgregazione si fa di anno in anno più viva ed attiva; ed è bene questo, cioè sarà bene se i preposti a vegliare su le sorti e la politica del nostro paese sapranno tenersi pronti a quegli eventi dei quali sono

620 RIVISTA POPOLARE chiari indici oggi la questione della ling11~ in U ~- gberia, in Dalmazia, in Gorizia; e la quest10ne umversitaria a Trieste Il rimedio vero, dal punto di vista nazionale sarebbe uno solo: l'adozione di un sincero e genuino Regime federale. Ma contro questo rimedio stanno_la p~·epotenza e il desiderio egemonico di due nazionalità ad un tempo: la tedesca e l'ungherese. + Il debutto di Bethmann Hollweg al Refchstag.-L'attesa era intensa il 9 decorso al Reichstag. Doveva, per la prima volta. parlare &gli eletti della Germania il successore di Bulow. Chi conosce l'arte oratoria del principe di Bulow, arte tutta fatta di sottile scetticismo, di finissima arguzia , signorile, pacata, di nomo sempre padrone di se, eloq11enza che, senza trascinare , nondimeno suadeva. e piaceva comprenderà facilmente quanto grande fosse l'aspettativa per giudicare come se la sarebbe cavata al confronto il nuovo cancelliere; quindi trib11ne piene, aula affollata. U nuovo cancelliert3 ha avuto per il suo debutto, un bel pubblico, e può esserne conteuto , tanto più, che senza dir niente di nuovo, nè di interessante è riuscito a far pensare eh' egli ha espresso cose molto peregrine: ciò che è auche una singolare abilità. Abi:... lità che si è riconfermata nel discorso dello stesso Bethmann Hollweg alla Dieta , su le relazioni della Germania con le p0te• a europee. Il nuovo cancelliere ha affermato nei due discorsi-i giorni 9 e 10 p. p.- cbe nulla nella. Germania devA, nè può essere cambiato. Ali' interno il bilancio stabilito per il 1910 è il migliore che poteva essere previsto, redatto e presentato; non è l'ideale , ma tuttavia non presenta piu le proposte che spaventarono tanto il centro e gli agra.rii che ne vollero ·111. caduta di Bulow; all'estero la Germania è in pace con tntti, e non vede nessuna ragione perché questa pace sia compromessa o turbata. E' vero che il C1ncelliere si è gllardato bene di fare la benchè minima ali nsione ai Dreadnoughts che sono stati or ora varati, a quelli che sono in cantiere e che sAranno pronti per il 1911.. Questo avrebbe forse p·otnto far pensare che le intenzioni della Germania non sono cosi pure come si vuol far credere , e che se si tiene bene calma ed in pace è perchè non si sente a bastanza forte, non già perchè le manchi il prudore allo mani. Per bontà sua l'illuRtrissimo Cancelliere si è e compiaciuto di constatare> che l'Italia « rimane fedele alle proprie alleanze" e rispetta « con lodevole coscenziosità éli impegni assunti verso le potenze alleate>. Ora, franca1uente di questa patente di onestà politica rilasciataci con m·o}to sussiego dall' « illustrissimo Cancelliere > noi proprio non sentivamo il bisogno. Anche troppo, e con troppo nostro dispendio e sacriticio , noi ci manteniamo fedeli ad una alleanza che, ormai, non rappresenta più, per noi, un qualsiasi vantaggio. I nostri interessi nei Balcani - interessi dei quali a Racconigi si parlò, e non sappiamo ancora se a nostro scapito o guadagno-non sono certamente avvantaggiati dall'atteggiamento e dalla azione di uno di que' nostri famosi alleati. Noi comprendiamo bene che il Cancelliere tedesco sia lieto della fedeltà· delle nostre classi dirigenti alla Triplice ; Germania. ed Austria non spendono proprio nulla d' influenza, di azione politica, di riguardi per tenerci legati ad esse, e il nostro concorso nella alleanza è una. delle rao-ioni o della lofo forza e della loro potenzialità. Noi sacrifichiamo colle necessità dei grandi armamenti la più chiara parte del nostro bilancio; e qualcuno creae che siamo sacrificati nei nostri interessi commerciali e ideali nei Balcani dalle pretese non solo ma an~he dalle imprese di nno àelle potenze alleate. Ben a ragione dunq ne il Cancelliere tedesco si rallegra della " nostra fedeltà a questa disgraziatissima alleanza. Tuttavia potrebbe farlo con più garbo, avrebbe potuto prendere un aria meno protettrice che, in fondo in fondo, in questo do ut des della Triplice chi non ci guadagna proprio nulla, ora, siamo noi. Ma passiamo. Qnanto al resto dei discorsi, in cui fu accentuato il desiderio di mostrarsi g-entile verso la Francia, è stato una specie di vecchio ritornello solfeggiato da un tenore nuovo. Il popolo non ha bisogno di essere disturbato nel suo lavoro e nel suo commercio (Reichstag), mercè la buona volontà della Francia e della Germania si venne ad amichevoli accordi a proposito del Marocco (Dieta) (l); le forze riunite di tutti i partiti costituiscono la forza della Germania (Reichsta.g); il desiderio dei bnoni rapporti fra Germania ed Inghilterra (Dieta); e finalmente un avvertimento, molto cortese alla stampa pangermanica d'essere meno ao·2'rossiva e più forba. Un discorso e_~..,., dei soliti, detto con una bella torma e facile eloqnenza; un debutto che si potrebbe anche q1rnlificare rer insignificante se non destasse il pensiero che dietro il Cancelliere incolore , sta il Kaiser che arde dal desiderio di ripigliare l'attività per un tempo sopita dalla insurrezione del Reichstag e contro la quale Bulow non trovò mezzo di agire. E q ue::1to,forse, è il guaio. + Il terrore In Russia. - Umilmente e calorosamente dedicato agli amici italiani dello Tsar di Russia.-Ci è gi1rnt0 or ora un piccolo libro di Pietro Kropotkin. il quale libro più che del Kropotkin stesso è redatto da pnbblica7.Ìoni e p·1bblicisti ufficiali del1' Impero di q nel savio e umano reggitoee di popoli che è Nicola II di R11ssia. Si sa che in Russia la pena di morte non è inflitta mai per reato comune; si sa che la fortezza di Pietro e Paolo e prigione unicameute per gli accusati politici; si sa che l'esilio in via amministrativa è imposto soltanto agli accusati o sospetti di dòlitto politico, è si sa ancora che delitto poìitico è, in Russia, pensare che il Procuratore el i preti del Santo Sinodo sono dei lugubri imbroglioni, che gli amministratori e capi dei varii ministeri del governo russo sono dei sinistri farabutti; che gli alti personaggi vicini al trono sono dei volgari giocatori di borsa; che lo. Tsari~mo non è, per la. Russia, il regime migliore; che il mondo non ha avuto creatore , e che la politi0a russa interna ed estera è marcia. Questo premesso per la chiara intelligenza dei fatti, procediamo nell' esame delì' opuscolo del Kropotkin 1 o meglio dei funzionari ufficiali Russi. E ci colpi~cono tosto alcune cifre. Noi abbiamo protestato contro l'omicidio di Ferrer, ed a ragione abbiamo protestato per la uccisione di un uomo reo soltanto di pensare diversamente dalla maggioranza dei dirigenti reazionari e clericali di Spagna Or ecco una breve statistica che dovrebbe fare urlare di orrore e di ira t11tta la stampa Italiana, se questa stampa non fosae in ma::1sima parte composta d'imbecilli e di n:..mmolliti chiacchieroni. Condannea morte pronunziate eseguite Nel 1905 72 10 (2) ~ 1906 450 144 (3) > 1907 105G 456 (4) > 1908 1741 825 (5) Le Corti Mariialì dal 19 agosto 1906 a.I 20 aprile 1907 fecero eseguire - sempre in più alle cifre date 683 sentenze di morte. (,) E il caso di ricordare a temiJO il proverbio: <( No.1 venderè la pelle de!!' orso prima di averi o morto ii. (2) Non si sa quanti soldati io più debbono essere aggiunti. (3) Idem. Idem. (4) Bisogna aggiungere a questi 456 - 84 so'dati , t9 dei quali impiccati, 65 fucilati. Il che porta il totale a 540. (5) Per soli dieci mesi dell' anno ; cioè più di 82 uccisi al mese : quasi una media di 3 al giorno !

RIVISTA POPOLARE 621 Per il 1909 ecco le cifre delle sentenze di morte: Pronunzitee Eseguite 121 107 nel gennaio 132 76 > febbraio 143 62 ,. marzo. Un totale in 3 mesi di 396 sentenze pronunzia:te; 235 eseguite cioè più di due al giorno. E si badi queste sono le cifre ufficiali , perchè ai rivo'uzionarii russi risultano 2298 sentenze eseguite dal 905 al 908 ; nei tre mesi del 1809 ne risultano 396; ci,'>che porterebbe il numero degli assassinati ogni giorno dal governo dello Tsar a 4 e nna frazione. La differenza è che le statistiche ufficiali non menzionano i militari condannati a morte. Ma c'è di pii\. In R11ssia si può focilare qualcuno senza processo e sentenza• Le corti marziali hanno il diritto di fare eseguire sentenze per le quali non si fece processo: di queste sentenze ne furono eseguite: Nel 1900 376 " 1906 864 > 1907 59 ~ 1908 3~ E dopo ciò ci sembra che gli am1c1 dello Tsar, gli Italiani teneri per il de bole, ti iste Nicola possono essere contenti. Noi vogliamo soltanto far notare che di tutte le sentenze di mort-e egli ha notizia, che eg!i ha assoluto il diritto di grazia, e che non c'è sentenza eseguita che non solo non poni il suo nome, e sia in suo nome esPguita; ma non c'è ordine di morte che non rechi in cidce la s11a firma. E dopo ciò: Viva Nicola II Tsar di tutte le Russie ! + Il progresso In Francia. - Qnantnnque i clericali non iiJ t1.;u auu ct~1· Lrt;g ua alla R8 pubblica, e con la loro azione nel C'ampo della educazione combattono aspramente il nuovo ordinamento sociale che la Francia sta dandosi, anspice la Repubbi,ca , tuttavia il progresso incess~ nte ed il migliorament'J delle condizioui sono talmente evidenti che la popolazione non si lascia più tanto turl11pinare dalle masse clericali come nel passato, e se v; sono ancora alcuni genitori che ritirano dalle scuole della repubblica i loro figli perchè si dà loro uu insegnamento contrario alle loHche mene del Vaticano nondimeno la generalità non si interessa delle quisquilie religio~e ed il governo può prospettare per il prossimo avvenire quelle riforme che sono ormai indispensabili, e che sono le sole utili a veramente 11.vviare il paese alle più radicali trasformazioni sociali che sono ormai nell'avvenire inevitabile. Ed è notevole a questo proposito il discorso di Deschanel all'Alleanza Democratica Repubblicana. Egli ha accennato tutto un programma di riforme sociali che va dalla riforma giudiziaria, alle riforllle di alcuni ordinamenti su la proprietà. Nè meno importanti sono state le dichiarazioni di Briand a proposito del bilancio. Qnesta dei bilanci è una delle questioni più ardenti dell' ora politica. Germania, Francia, Inghilterra hanno git\ presa la loro via; ben presto l'Italia dovrà percorrere il medesimo cammjno. Il sub-strato economico di ogni movimento sociale si appalesa ora ben chiaro, e bisogna tenerne assolutamente conto anche perchè non è un capriccio di finanzieri od un movimento artefatto che lo impongono, ma è il portato delle necessità attuali; il perno intorno al quale si aggirano le possibilità delle riforme. In fondo ciò che i nuovi bilanci dimostrano e che bisognerà arrivare tosto o tardi ad una riforma della organizazione della proprìetà da un lato, e dall'altro ad una intesa che renda possibile se n_on il disarmo almeno una sosta nelle pazze spese per la pace armata. Questo ha chiaramente compreso il governo della Repubblica e tenta di raggiungere. Il disco1 ;:;o di Il1ia11d sul bilancio e la magnifica vota1/.ione ch'egli ha ottenuto sono indici evidenti di qnesto stato di cose e di spirito ed il progresso che deve risultarne non è piccolo. Oh l certo la Francia non è al termine delle sue lott1::,.I recenti t1:.multi degli stndenti alla Sorbona, con relativi urli di Vive le roi I sono là a dimostrarlo. I fedeli ai gesuiti del Vaticano, gli obbedienti agli ordini àel signor Rocafort non desisteranno facilmente dalla loro lotta contro la Repubblica; ma che i 1 governo Repu bblicauo attui quel programma di riforme che da lungo tempo è nelle promesse dei vari governi ed è altreei nelle n~cessità del paese e le agitazioni e le iutemperanze clericali e monarchiche non riusciranno a porre argine al progresso morale e sociale della Francia Repubblicana. + Prevedibili complicazioni in Amerloa.- 01 era Ùl:I. li.cl.1,JeLtttne;ui e l' atteggiameuto , in verità troppo al tezzo30 , degli Stati Uni ti verso alcune delle repubbliche Sud-Americane , sarebbe finito per far presentare un pericolo di egemonia che non sussiste, forse, veramente ma che nondimeno si è in diritto di temere e prevedere. E le repubbliche Sud-Americane infatti, non nascondono le loro preoccupazioni in segL1ito alle dichiarazioni degli Stati Uniti al Nicoragua. Non sembra che il segretario per gli esteri signor Knox sia il più indicato diplomatico i,er ìntrattenere buone relazioni fra la grande repubblica del Nord e quelle del Sud. N è il recente messaggio di Taft, in quel passaggio che si riferisce alle rela1.ioni fra Stati Uniti e Cile (caso Aslop), e Stati Uniti e Nicaragua (fucilazione di due Nord-Americani) è fatto per rassicurare. Certo la condotta de! Presiriente del. Nicaragua Zelaja non è riuella di un uomo di Stato di un paese ci vile, ed anche le condizioni di popolazione e di sviluppo degli Stati dell'America centrale non sono cet·- tamente tali da conciliare a code,;ti Stati il rispetto e la simpatia delle Nazioni più ci vili. Perpetuamente dilaniati da guerre ci vili; qua • 8empre in guerra fra loro, non offrono nessuna garenziR. di progresso , non mostrano nessun barlume di civiltà. Si è affermato da alcuni-ed agli Stati Uniti si è anche più volte apertamente detto e stampato - che la grande repubblica Nord-Americana ha il diritto d' iuterve1Jto in quegli Stati; intervento che sarebbe coronato da una annessione, la quale sarebbe provvidenziale per quei popoli, come fu per 011 ba. I partigiani di questa teoria dicbiarano francamente che in tale fatto, ed in questa faccenda l'Europa non ha da interlo1p1ire. E forse la chiara allusione, il richiamo aperto alla dottrina di Monroe, fatto da Taft nel suo recente messaggio vuol essere un avviso ed un ammonimento agli Europei ed ai Sud-Americani insieme. Ai Sud-Americam delle grandi repubbliche Messico, Argentina, Brasile a proceàere di buon accordo con gli s~ati Uniti alla 1:1oppressione degli Statarelli C"ntrali, teatri e fomite di perpetua guerra civile; all'~uropa che est:1anon ha da preoccuparsi di questioni delle quali e::1sanon saprebbe, nè potrebbe trovare la soluzione neppure con le armi. Il messaggio di Taft in proposito è rneravigliosatnente chiaro: gli Stati Uniti « hanno i loro obblighi morali verso l'America Centrale e verso la civiltà ". Ora gli Stati della America Ceò.tr.tle sono la negazione de1la civiltà, ed un pericolo alla pace moudiale, poicuè la loro coudotta può suséì.tare facili appetiti di altri che non sieno gli Stati Uniti. Meglio dunque riconoscere subito che Taft ha colpito giusto; che se Knox non è un fine diplomatico è però un uomo che vede e parla chiaro: gli Stati dell' America Centrale hanno da sparire, ed a que.3ta sparizione rappresentata dall'assorbimento ài alcuni per parte degli Stati Uniti, di altri per parte del Mes.3ico, del• l'Argentina, del Brasile, anche l' Europa ha un certo interesse poichè è utile che il Canale di Panama si~ lontano sempre da terre su le quali l'ambizione , la

622 RIVISTA POPOLA RE follia, la ferocia di pochi politicanti posso~o s~at~nare la guerra civile. E queste sono le comphcaz10m che si preparano nell'America del Nord e del Sud, e ne vedremo a breve scadenza gli effetti. • La lotta contro la m.alarla.-I ricchi signori del Mezzogiorno , ad eccezione di Giustino_ Fo_rtunato hanno poco aiutato la Società contro la ma.lana ~1Homa! a cui presiede l'on. Celli; e ciò con danno proprio e degh uomini, che lavorano e vivono grami e malaticci sulle loro terre. Contro di loro sono inutili le rampogne: essi non sentono che l'incendio, la distruzione , le jacqueries; e ne sono meritevoli. Altrove si ris~ontrano cittadini che sanno fare ben altro uso della ricchezza, quantunque non vi siano stimolati da alcun interesse personale , diretto. A ciò abbiamo pensato leggendo che il Conte Giuseppe Visconti di Modrone, compreso della Importanza del problema malarico , ha stabilit~ che la e lstit,uzione Visconti di Modrone •, da lui stesso fondata e mantenuta, abbia a portare il proprio contributo nella lotta contro la malaria. Ha perciò istituita una Cattedra Ambulante cont1-o la malaria avente per ìscopo di concorrere in una o più zone malariche : a) alla diffusione delle norme igieniche e dei mezzi meccanici preventivi ; b) 8:lla distribuzione gratuita di chinino preventivo e curati:v:o ai poveri ; e) alla intensificazione delle culture bomficanti. La Cattedrà volgerà l' opera propria ove crederà meglio, e tutte le spese saranno sostenute dal Fondatore. Il direttore della Cattedra nel dare di ciò notizia ha invitato le Autorità, gli Istituti di beneficenza,. le Società e i privati risiedenti in luoghi malarici a dire se sono disposti ad aiutare la Cattedra nell'opera b~- nefica, richiamando inoltre l'attenzione di essa sui bisogni speciali della loro plaga. Noi lodiamo altamente la nobile iniziativa. e non c'illudiamo che essa trovi imitazione nel canagliume dorato, che le ricchezze profonde nelle case da giuoco e colle cocottes; ma ci affrettiamo a dare P indirizzo della Istituzione a coloro che volessero trarne giovamento. Si rivolgan-o alla Direzione dell'Istituzione Visconti di Mod1·one a Grazzano-Visconti (Piacenza) o a Milano, Via Cerva 44. + I sulofdl In Russia. - Il dott. Ibankow nella Crnnaca russa della Biblioteque Universelle dà delle notizie veramente allarmanti sull' incremento del suicidio in Russia , quale risulta dalle cifre delle sue maggiori città : 1904 1905 1908 Pietroburgo . . . . 427 354 969 Mosca . . . . . 210 200 576 Odessa . . . . . 224 256 642 861 810 2,187 Ciò che impressiona maggiormente è l' età dei suicidi. Sono numerosi i ragazzi e le ragazze di 15 a 16 anni , che stanchi della vita si suicidano. Il fenomeno si attribuisce all'alcoolismo; perciò in un recente congresso monastico l'Arei vescovo Nickon propose che agli altri voti i novizi dovevano aggiungere quello di astenersi dagli alcoolici. Il superiore di un convento dichiarò che tutti i suoi monaci si ubbriacavano e quando egli consigliò di sostituire il the alla vodtkala bevanda alcoolica nazionale russa-non venne ascoltato. Venne del pari respinta la proposta dell'arcivescovo Nickon. NOI + Alessandro Fortls. - Poche parole diremo di lui perché la stampa quotidian3: ne ha. lun~ame?t~ parlato. Non abbiamo vcdu_to rw?rdato 1 ~uoi pr1m~ passi nella politica: fo fra 1 pochi studenti moderati nell'Università di Pisa. Ma Men tana e l'ambiente repubblicano di Forlì lo frasformò; sicchè nel 1875 lo troviamo nel famoso convegno di Villa R11ffi, dove con Saffi e parecchi altri venne arrestato. . . Da repubblicano non militò tra gli intrans1gent1 ; perciò nel convegno di Genova nel 1876 sostenne la partecipazione dei repubblicani alle urne e. al Parlamento e si distaccò dalla maggioranza che d1 tale partecipazione non volle saperne. . .. Entrò alla Camera nel 1880 e fu da pnnc1 pio tra i repubblicani che ancora non si erano distinti in gruppo separato. Qualche suo discorso fu taglient~ contro la monarchia e di lui Giovanni Bovio in Uomini e tempi, se la memoritt _nonmi tradisce, ricordò il profilo di Cassio. . . Poscia a poco a poco si intiepidi sino al gior_no m cui rispose al Vieni meco ! di Crispi accettando il posto di Sottosegretario di Stato de gl'Intemi. Fu opera sua il _viaggio di Re Umberto nelle Romagne, dove_le accoglienze furono cortesi e non turbate da alcuno 1_ncidente in compenso della grazia accordata ad Amilcare Cipriani. . . Allora in quelle cortese accoglienze e nel passagg10 di Fortis alla fede monarchica si volle vedere la conversione nello stesso senso dellfl Romagne; ma queste restarono repubblicane o si accentuarono_ in senso ~ocialista. La miglior risposta la dette 1_1suo antrno Collea-io di Forlì che lo abbandonò sostituendolo con Anto~io Fratti rimasto di fede repubblicana mazziniana incrollablie sino alla morte eroica sui campi di Domokos. Il sentimento monarchico in quindici anni cancellò talmente l'antica fede repubblica, che quando uccis? Cavallotti in questa Rivista pubblicai una lettera di quest'ulti~o, che provava le sue inti_me relazio_ni con Di Rudini, fu tra quelli che maggiormente s1 sca?- dalizzarono pel fatto che un ministro della monarchia se la intendesse con un repubblicano, dimenticando che Crispi se la intese con lui ch'era stato tanto repubblicano quanto Cavallotti... . . Durante le lotta della Banca romana fu tra 1 più fedeli a Giolitti ; e , fu ministro di agricoltura e commercio sotto Pelloux; divenne presidente del Consiglio dopo ~e ~lez_ionidel :904 q ~a~d~ la nevroastenia ... ferrov1ana indusse l on. G1ohtti a dare spontaneamente le dimissioni. Cadde in seguito alla presentazione del modus vivendi commerciale colla Spagna. Da sottosegretario di Stato, da ministro e da Presidente del Consiglio l'opera sua fu as1:iolutamente negativa e servì soltanto a mettere in evidenza schiacciante la propria impreparazione tecnica e la s~a profonda ignoranza nelle qu..estioni economiche. 81_ ?eve ricordare però la sincera promessa fatta da m1111stro , ' d . dell'interno d'indagare scrupolosamente su 1 un eccidio avvenuto in provincia. di Lecce e di punire severamente i responsabili. . Come or~tore politico, però, fu sempre emmente. Alessandro Fortis veniva alla Camera, ascoltava attentamente gli oratori; assimilava, cr_iticaya e in ~ul fi1;1ire della discussione parlava breve, smtetico, lumdo, snnpaticissimo ed ascoIta to. Scosse profoudamen te la Camera la ravvivò l'eccitò come con una iniezione ad alta dose 1 di caffeina' col suo discorso sulla politica estera del 3 dicembre 1908. Quel discorso vibrante di patriottismo veramente sentito si chiama oramai il canto del cigno di Alessandro Fortis. Peccato che i~ _su~ voto in contraddizione col discerso e le sue restnz10m mentali de11'indomani gli tolsero il valore ed ogni efficacia come fn ricordato in un articolo della. Rivista

RIVISTA POPOLARE 623 (15 dicembre 1908) nel paragrafo che venne intitolato: l' inutile viltà ! Alessandro Fortis, come tutti i patriotti della vcccha maniera, era rigidamente unitario ed alquanto irnpe• ria.fo;ta. Perciò chi scrive l'ebbe spesso persistente interruttore ogni volta che accennava alle proprie idee federaliste ed alla sua avversione all'imperialismo; e come imperialista, egli sostenne sempre le spese mililitari, a ciò anche incoraggiato dalla sua ignoranza su la potenzialità economica dei!' Italia. Nell'unitarismo, nell' imperialismo e nelle illusioni sulle ricchezze no• stre egli fu il compagno vero e il continuatore fedele di Francesco Crispi. Egli amava since,-amente la libertà. Infine da Alessandro Fortis si poteva dissentire; con lui si poteva discutere vivacemente; ma contro di lui non si poteva serbare rancore; nè i suoi atti, nè il tono delle sue critiche acute e delle vivaci sue interruzioni autorizzava chicchessia a serbarne. Egli era buono, profondamente buono! Un ultima parola sul suo antico Collegio di Forlì. Ci sono stati dei giornali monarchici che in occasione della morte di Alessandro Fortis gli hanno mosso aspro rimprovero per averlo lasciato cadere. Ora questo rimprovero è la prova più evidente del pervertimento politico italiano. Il collegio di Forlì merita il plauso e l'ammirazione di tutti, anche dei monarchici., che ci tengono alla sincerità ed alla correttezza politica. Il Collegio di Forll, infatti, è uno dei poehissimi che in nome della coerenza politica, senza astio e senza meschine ragioni personali ha punito il deputato, che aveva abbandonato quei principi in nome dei quali gli elettori gli avevano accordato i loro voti. Se in Italia fossero numerosi i Collegi rassomi~lianti a quello di Forll noi non vedremmo la scandalosa fioritura dei Trimmers, dei trasformisti che discreditano loro stessi e il regime parlamentare. Alessandro Fortis trovò nella sua nuova fede un nuovo collegio monarchico e i monarchici sarebbero stati dei miserabili e degli ingrati se non gliel'avessero trovato. Fcrlì serbò la propria tradizione e la propria fede repubblicana e battendolo nelle elezioni dette un magnifico esempio di coerenza, di correttezza, di eJucazione politica. N. O. Il secondon1inisteroSonnino (1° Ancora dei motivi che i:>pinsero Giolitti alla commedia tributAria; 2° Una postuma difesa delle con• venzioni; 3° La soluzione bastarda della crisi mi nisteriale. Perchè Sonnino ne esce vittorioso ma diminuito; 4° Ciò che egli potrebbe fare di buono). 1° I lettori della Rivista non avranno dimenticato, lo speriamo, il pensiero nostro sui motivi, che indussero l'on. Giolitti a rappresentare come ultimo atto del suo terzo ministero Ia commedia tributaria. La quale negli Uffici, dove fu solennemente fischiata, per opera dei candidati ministeriali degenerò in una indegna farsa, in una adulterazione vergognosa del regime rappresentativo, in un vero escamotage politico; e si legga truffa politica, se la parola francese non riuscisse troppo chiara. In che sia consistito l'escamotage è presto detto. Il governo non trovò un cane ministeriale che avesse voluto assumersi l'incarico di presentarsi incondizionatamente come candidato negli uffici per difendervi i famigerati progetti. E allora si ricorse all'espediente tanto comodo, quanto indecente, di far presentare dei candidati favorevoli al ministero e contrari ai suoi disegni di legge. In qùesta guisa si sperava di minchionare i deputati e salvare capra e cavoli truffando loro il voto, che salvava il ministero e nello stesso tempo Ji assicurava che avrebbero seppellito la commedia tributaria. E' doloroso assai che si siano prestati a tale escamotage uomini di valore come Paolo Boselli e Carlo Ferraris; degli altri non mette conto parlare. Costoro non salvarono il ministero e compromisero seriamente il decoro proprio. La interpretazione data da noi del pensiero giolittiano sulla genesi della commedia fischiatissima non garbò a molti. Si sospettarono partigiane le nostre ipotesi, che furono enunziate prima della crisi. Ma aperta la crisi sono venuti altri giudizii, che li hanno confermati a capello. Ne vogliamo rilevare due, che rappresentano opposte tendenze ed ambienti diversi. Filippo Turati, che, a torto o a ragione, venne accusate di simpatizzare coll'on. Giolitti, (1) all'indomani delle sue dimissioni nell'articolo della Critica: Commedia finita scrisse : « Il gesto ultimo, col quale l'on. Giolitti, senza t: esservi forzato da un voto formale dell'assemblea « abbandona, o meglio interrompe, la carriera micc nisteriale, è evidentemente il frutto di una accorta cc premeditazione, di un calcolo lungimirante, il cc cui intimo congegno non ci sembra difficile in- « tendere e denudare. cc Nessun dubbio che la presentazione del procc getto tributario fosse un trucco inteso a preparare <e e coprire la ritirata provvisoria ». Più esplicito e più severo, pare impossibile, è stato il giudizio della Stampa di Torino, il giornale cui l'on. Giolitti, attraverso al dilin~entissi mo reportage di Sobrero, è solito fare le comunicazioni sul suo intimo pensiero. Or bene nell'articolo su ciò che occorre salvare del 2 dicembre dopo amare e non ingiuste critiche alle opposizioni confessa : « Gli avversari di Giolitti di Destra e di Sinistra cc gli gridano il crucifige per un complesso di mo- « tivi, fra i quali le loro speciali ambizioni parla- << mentari prevalgono sui generali interessi della cc patria; ma non è meno vero che l'on. Giolitti ha « presentato improvvisamente i progetti di sgravio << e di riforma per un complesso di motivi, fra i cc quali il bene generale della patria non tiene certo « il primo posto ». << L'on. Giolitti sconta la sua colpa, di aver picee chiato all'angusta porta della riforma tributaria « col pensiero dominante di aprire una .finestra di << salvena al suo Gabinetto st1·etto d'assedio. Ha doe vuto abborracciare e cospirare, far in fretta e far cc in segreto: cioé far male. Le grandi leggi e le « radicali riforme nei -paesi retti con sapienza non ccsi macchinano nel segreto, come i delitti. Si pre- « parano alla luce del sole, Si mettono in m0vicc mento le grandi correnti dell'opinione pubblica. cc Si raccoglie e si elabora l'enorme massa di_ dati, cc di cifre, di informazioni che una grande nnno- « vazione del sistema finanziario del Paese esige. cc Il budget Ji Lloyd Georgc intorno a cui si comccbatte in questo momento in Inghilterra una epica cc lotta, non fu combinato misteriosamente fra il cc Premier e il Cancelliere dello Scacchiere, e un ccbel giorno scaraventato drammaticamente in petto « ai Comuni, ma fu annunciato fra squilli di fan- " fare guerriere fìn dalla piattaform_a elett~ralc, su cccui i liberali inglesi quattro anm fa salirono al cc potere e fu preceduto da dodici mesi_ di s~udi e ccdi ricerche intense di tutto un esercito d1 fun- (1) L'Avanti, a proposito del caso Ferri, ci ha fatto sapere oramai ufficialmentt! che Giolitti nel 1903 offerse un portafoglio a Turati. Intermediario delle trattative fu Leonida Bissolati.

624 RIVISTA POPOLARE <e zionari, digradanti giù dal Lloyd-George all' ulcc timo esattore. » <e L'on .. Giolitti aveva invece da cogliere la sua <e Opposizione bivaccante sotto le tend~ delle con- <c vinzioni marittime, completamente impreparata cc ad un diverso assalto. Quindi la necessità di far cc piano, di disturbar poca gente, nient'altro. eh~ ~1 « fidatissimo on. Lacava e tre o quattro capi d1v1- <c sione. Ma le leggi sopratutto le grandi leggi or- « ganiche dello Stato, si fanno così? Si stabiliscono cc cervelloticamente le aliquote ? Non si fanno sta- « tistiche del censo italiano, non si distribuiscono • « i 35 milioni d' italiani secondo il loro red~ito, « così da conoscerne con esattezza la percuss10ne ccche verranno a risentire dalle nuove imposte ? ccsi sgrava e si tassa a lume di naso, dimenticando cc che il più santo principio può essere ammazzato cc dal modo con•cui lo si vuol introdurre nel mondo?» + 2. 0 Siamo molto soddisfatti di questo unanime consenso nel nostro pensiero. A togliere ogni dubbio, se ci fosse qualcuno, che ancora ne conservasse è venuta la parola autorevole di un membro del caduto governo, che veniva considerato come il successore predestinato dell'on. Schanzer. E' stato proprio l'on. Calissano, l'ex sottosegretario di Stato per le poste, che ha voluto così commentare la caduta del Ministero Giolitti in una intervista, che abbiamo letto nel Secolo (4 Dicembre): « Noi ce ne « andiamo a fronte alta, convinti di avere com- <c .piuto il nostro dovere fino all' ultimo e di non cc avere defezionato di un millimetro o di aver « commesso una viltà di-nanzi all'imperversare delle << racimolate opposizioni. Anche oggi sia_mopersuasi « e ripetiamo che, onestamente, non s1 poteva te- « tere un contegno diverso in fatto di convenzioni « marittime. Gli avvenimenti passano, i ministri se cc ne vanno, ma restano gli atti della storia e negli « archivi del paese i documenti della nostra lealtà. « Ripeto ed insisto che se la sconfitta non ci sor- « prende, non ci stupisce. Agli uomini che hanno « creduto gridare ai quattro venti che sapevano « fare e concludere meglio di noi lasciamo aperto cc il passo e li attendiamo alla prova. Sarebbe in- « genuo se dovessimo soggiacere anche per ~n istant~ « ad un moto di sorpresa per quanto avviene ed e « avvenuto. Non credo sia serio abbandonarsi oggi « ai lambicchi ed agli acidi della chimica parla- « mentare per trarre fuori da una precisa od im- <c precisa formula scientifica l'oroscopo di una suecc cessione piuttosto che di un ~ltra. ». « Noi teniamo ad affermare 1 n faccia al sole ed cc agli uomini di buona o di non buona v0lontà (< parlamentare la .nostra. s?li~arietà e.~ il nostro cc attaccamento all·on. G1ohtt1, nel cut nome abcc biamo loftato e col quale siamo caduti. » Non rileviamo il tono spavaldo; non rileviamo le incredibili dimenticanze sulle vicende delle Convenzioni marittime comprovanti che il ministero passato non aveva saputo farle e che tutti i miglioramenti apportati dalle aste si devono proprio all~ opp,)sizioni ; non le rileviamo perchè coi caduti non si deve incrudelire ed ai caduti qualche illusione confortatrice bisogna lasciarla. Del resto l'onorevole Calissano, eh' è uomo fìne ed accorto potrebbe anche osservare: ciò che avvenne sino all' 8 Luglio non mi riglfarda, _perché io non_er~ ancor'! al governo. Ma cio che importa a noi rilevare e questo solo: l'on. Calissano esplicitamente riconosce, che furono le Convenzioni marittime a determinare la catastrofe del terzo ministero Giolitti. • 3.0 Dal ministero vecchio al nuovo. Non occupiamoci delle persone che lo compon~ gono: ce ne sono di grande valore tecnico; e ce ne sono assolutamente prive di qualsiasi valore, che saranno rimaste sorprese di vedersi innalzate al grado di ministri. Nè ci occorre ripetere la stima grande, grandissima, che abbiamo del Sonnino e che data da epoca assai remota: dalla pubblicazione del libro, sui Contadini in Sicilia, dalla Rassegna settimanale, dalla restaurazione delle fìnanze sotto Crispi ( 1894), dal suo discorso di Napoli in favore del mezzogiorno. Questa nostra stima è tanto radicata che non valsero a diminuirla nè le sue responsabilità politiche e morali del secondo ministero Crispi; nè la parte ingrata , che rappresentò nel periodo dell'ostruzionismo. Ma sono precisamente questi nostri sentimenti , che ora ci cagionano un vivo rammarico, che possiamo manifestare chiaramente ed interamente, perché noi viviamo al di fuori delle competizioni parlamentari e non abbiamo sentito e non sentiremo mai gli appetiti tormentosi della ministeriabilità. Siamo sinceramente addolorati del contegno e dell'opera dell'on. Sonnino nella composizione e nell'inizio del nuovo ministero per motivi, che ci fanno dubitare della esattezza del concetto, che di lui ci eravamo formato e che esporremo, m01·e solito , senza reticenze. Ci addolora il fatto che l'on. Sonnino nella composizione del nuovo ministero non si sia ricordato che sin dal primo momento doveva rivolgersi alla parte dell'Estrema sinistra che può assumere la responsabilità del potere sotto la monarchia: ai radicali. A noi non sono simpatici come gruppo, perchè ci pare che essi non abbiano un contenuto proprio e che possano generare degli equivoci; ma se non rappresentarono qualche cosa di specifil·o pel passato, rappresentano una netta tendenza nel momento presente. Ora Sonninò si volse ai r'adicali nel 1906 quando non gliene coi reva alcun obbligo e cercò la cooperazione del più accentuato tra loro e che aveva i precedenti meno ortodossi: quella di Edoardo Pantano. Non si volse a loro nel 1909 quando ne aveva assoluto il dovere parlamentare: l'Estrema sinistra, infatti, era stata la forza più disciplinata, più attiva e preponderante nel cagionare il nanfragio dei progetti ministeriali negli Uffici; l'Estrema sinistra e sopratutto Pantano aveva costretto Giolitti a ricorrere alla commedia tributaria per non cadere sulle convenzioni marittime. L'on. Sonnino che mancò d'in1 tuito e di gratitudine non rivolgendosi all'Estrema radicale sin dal primo momento commise errore più grave richiedendola del suo concorso dopo il rifiuto avuto dalla Sinistra democratica e dagli on. Martini e Finocchiaro-Aprile. Questa tardiva resipiscenza era offensiva pei radicali, che venivano considerati come un comodino e come un gruppo disposto a sacrificare la dignità alla conquista di un portafoglio. Egli mancò di tatto non prevedendo che un gruppo più avanzato della Sinistra democ,•atica non poteva, senza suicidarsi miserevolmente, transigere sulla politica ecclesiastica, che per lo appunto in questo mo• mento b contraddistingue dagli altri gruppi monarchici. Commise grave_ errore perc~è p~ssando con tanta leggerezza da un gruppo all altro nella ricerca dei propri collaboratori dette prova di assenza di criteri politici e di quell'eclettismo disgustoso, che rese poco rispettabili e poco rispettati molti tra i ministeri precedenti. L'on. Sonnino che non vide che avrebbe potuto formare un ministero relativamente omogeneo re• clutandone -i membri tra ciò che e' era di meglio nel proprio gruppo, nella Sinist1·a democf'atica e nella Estrema sinistra - un ministero che avrebbe finito per attrarre tutto ciò che c'è di sano nella

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