Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 22 - 30 novembre 1909

RIVISTA POPOLARE 595 2° L'on. Giolitti venne alla ribalta parlamentare come Presidente del Consiglio nel 1892 in nome della restaurazione della sinistra democratica. Perciò gli si tenne fedele l'Estrema sinist,·a legalitaria e il bandierone della sinistra fu sventolato molte volte. Ritornato al potere con Zanardell i ci tenne a farsi considerare come fautore di libertà, e riuscì ad accaparrarsi la simpatia dell'Estrema nella questione degli scioperi. Divenuto per la seconda volta Presidente del Consiglio avrebbe voluto con sè Pantano, Sacchi, anche Turati. Ebbe delle ripulse e la situazione parlamentare lo c •strinse gré:.datamente a trescare coi clericali. Come protettore di clericali in base a fatti non pochi, venne continuamente designato nella sua terza Presidenza del Consiglio. Gli cuoce questa designazione? Vorrebbe tornare agli antichi amori? Così a noi sembra. D' onde lo sgravio su di un consumo che giudica popolare, lo zucchero; l'imposta progressiva sul reddito; le carezze economiche ai ~ostali ed ai ferrovieri-tutti punti graditissimi, in massima, all'Estrema cd ai più avanzati della Sinistra. Perciò i progetti finanziari servirebbero a ridargli la verginità democratica. 3.0 La terza ipotesi è la più delicata; ma è la sola che può spiegare la gaffe dell'8 luglio, il getto a mare di Piaggio e del Lloyd, le umilianti contraddizioni in tutto il losco affare delle Convenzioni marittime. Ad intendere quanto saremo per dire premettiamo eh~ non abbiamo creduto e non crediamo alla disonestà personale dell'on. Giolitti. La sua è disonestà politica alla Walpole che non conosce scrupoli pur di raggiungere lo scopo politico che si propone. Crediamo del pari che egli _ci tenga ad allontanare ogni sospetto sulia sua onestà personale. Perciò indisse le aste per eliminare i sospetti; perciò, s·e dovesse cadere, preferirebbe cadere sulla riforma tributaria anzichè sulle Convenzioni marittime, per quanto queste ultime, dopo le aste , meno si prestino delle precedenti all'accusa di losco affarismo.(r) Questa terza ipotesi trova un punto di appoggio in una audacissima menzogna della Tribuna. Quale essa sia lo esporremo con questo brano di un arti• colo dell' on. Colajanni pubblicato nel Giornale di Sicilia (25 novembre!): « Quella che pareva semplice supposizione degli avversari di Giolitti-il tentativo di divergere l'attenzione delle Convenzioni marittime-ha ricevuto la esplicita conferma per bocca del maggiore e piLt autorevole giornale ufficioso. Invero , ceco ciò che ha scritto La Tribuna nel n. 0 del 20 novembre, per dimostrare che i progetti presentati dal ministero non sono nè bombe nè bombette: « La riforma tri- « butaria non era già stata proposta dall' on. Gio- (( litti nel suo primo Ministero, nel novembre 1893? (( E chi ricorda quèll'agitato periodo parlamentare (( sa come la corrente a lui ostile , che allora si de- « lineò così forte da indurre l' on. Giolitti a dimet- (( tersi, avesse le sue JJereradici assai più ne/{avve1·- « sione a tale riforma finanziaria che non nelle vi- « cende fortunose della Banca Romana ». « Sedici anni precisi sono passati dal giorno 23 novembre 1893 al momento in cui scrivo e in sedici anni è naturale che molte cose si possano di - menticare; che le possano dimenticare sopratutto gl' Italiani, dei quali è caratteristicamente intensa l'amnesia. Ma che siano stati dimenticati da tutti gli avvenimenti del 1893, che travolsero il primo ministero Giolitti; che sia stata dimenticata la me- (1) Mentre siamo in macchina 'apprendiamo la sconfitta del ministero negli uffici, proprio sulla riforma - tributaria e le conseguenti dimissiont. morabile seduta del 23 novembre 1893 da tutti paragonata ad una delle più agitate sedute della Convenzione francese - via! è troppo grossa per essere credL1ta anche dagli Italiani e dopo sedici anni. Parrebbe impossibile che quakuno vi creda; ma io ritengo che all'audacissima menzogna non prestino fede in cuor loro nemmeno i servitoretti della maggioranza. E' troppo noto, infatti, che non ostante le mie continuate denunzie sulle vergogne della Banca Romana e sulle turpitudini di palazzo Braschi e della magistratura; - turpitudini, per quanto riÉ:uarda la magistratura, riconosciLite e Geramente stigmatizzate nella requisitoria formidabile del comm. Bartoli Procuratore Generale oresso la Cassazione di Roma nel ricorso contro la ~candalosa assoluzione del barone Lazzaroni, san no anche le pietre; ripeto; che non ostante i tre mesi continui di attacchi miei, sino alla nomina del Comitato dei Sette, l'on. Gio• litti conservò nella Camcr'l una schiacciante maggioranza, che lo seguì fedelmente in tutta la discussione della legge bancaria sino alla chiusura della Camera nel luglio ». « Alla riapertura, in novembre, la enorme maggioranza , di cui facevano parte moltissimi della Estrema Sinistra-da Marcora a Nasi, da Sacchi a Fortis ec.-gli si conservava fedelissima; ma quando si venne alla Jettura della Relazione del Comitato dei Sette, quando la Camera appri::se che non una delle mie accuse,-delle accuse del diffamatore pagato dall'oro francese !--era stata smentita, ma tutte erano state confermate, illustrate e aggravate dalla inchiesta, che Giolitti - et pour cause! -non voi.le che· fosse Parlamentare: allora, dico, la enorme maggioranza, la Camera tutta, passò dallo stupore allo sdegno e prima che l'on. Di Sant'Onofrio terminasse la letmra, ci fu una esplosione· terribile .di indignazione, furono lanciati tanti vi tu peri da tutti i settori all'on. Giolitti, che il Presidente Zanardelli scappò precipitosamente lasciando cadere ignominiosa:-nente nel fango, senza nemmeno l'onore di una tentata difesa, il primo ministero Giolitti. In quel m ')mento terribile un solo uomo con voce alta dal banco dei ministri e con concitazione sincera gridava: Sono un galantuom.o io! Quel ministro era Lazza.ro Gagliardo, il presentatore del àisegno di legge sull'imposta sul reddito, eh' era un vero ed aLltentico galantuomo 1>. « Questa la storia vera, autentica della caduta del primo ministero Giolitti, che le audaci menzogne della Tribuna non possono modificare nem · meno di una linea l). « Ma la enormità di queste menzogne sta ad in dicare a quali dispera~i mezzi è costretto ad aflìdarsi l'on. Giolitti per allontanare la quistione morale, che lo ha investito tutto oggi, come lo investì nel 1893. Alla quistione m'lrale egli è inchiodato. Il progetto d' impusta sul reddito non potè far dimenticare la Banca Romana nel 1893; lo stesso progetto d'imposta sul reddito con tutti gli altri ,mccherini ferroviari non potrà far dimenticare il contratto Piaggio nél 1909 >). La rivista Il bilancio del regno d' Jtalia negli esercizifinanziariidel 1862 al 1907-08 E' qnesta una importantissima pubblicazione, u!ìcita dalla benemerita Ragioneria generale dello Stato, cui deo-namente presiedfl l'e<1reo-io Comm. Bernardi. o ~ o E' la continuazione molto pedezienata dalle analoghe pubblicazioni comparse nel 1895 e nel 1801. E' pregevolissima, perchè allo studioso ed al hgi--

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