610 E Briand, quantunque abbia avuta la debolezza di doman, dar il rinvio ha dovuto riconoscere che ogni riforma amministrativa diventa impossibile col sistema attuale. La Francia è abbandonata al flagello del parassitis no amministrativo. Una caterva d1 inutili funzionari la succhia e la impaccia e costituisce un' organizzazione d' ancien regime, c_he invece di semplificare, non ha cessato, per so.:idisfare ap• petiti elettorali di ingarbugliare di più. Da trent'anni e più che l'attuale partito è al potere nessuno sforzo serio è stato fatto per semplificare gl' ingrana 5 gi ~mministrativi. Si può appena notare un prQgetto del Caillaux che sopprimeva due o trecento inutili ricevitori I ma il progettJ rimase progetto per l' opposizione dei deputati gelle circoscri - zioni colpite. Tutte le sinecure sono sacre, tutte le abitudini sacrosante in virtù dell'attuale modo di votazione. Per un momento si era potuto credere ehe il Clemenceaux il quale mentr' era all'opposizione aveva denunzia~o gli abusi della n0stra arcaica amministrazione proponesse, pervenuto al potere una riorganizzazione. Ma se n'è ben guardato e si at• tenne alla banalità del programma radic~le e al riscatto delle ferrovie, ciò, che tra parentesi, secondo la domanda di crediti sottomessa negli scorsi gicrni al la Camera aumenta di 40 milioni per una sola rete riscattata , il carico dei contribuent;. Il paese è nauseato per gli abu;i del presente sistema rap • presentativo; il Briand poteva cofpire l' occnsione che gli si offriva per fare ver'a opera di uomo .di Stato. Non aveva che da attaccarsi al sistema della rappresentanza proporzionale o almeno, a dimostrar~li qualche simpatia e a non combatterlo dichiarando che spettava alla Camera di pronur,ziarsi cou tutta libertà pel metodo d'elezione dei suoi membri. Ma ba lasciato passare una magnifica o :casione di far prcva d'indipendenza preferendo restar sulla rotaia su Ila quale si sono trascinati tutti i suoi predecessori. Pur rendendo omaggio al sistema si pronunziò categoricamente per l' aggiornamento. Questa pusillanimità fa pensare che bisogna lasciar cadere molte di quelle speranze che si riponevano in lui per l'inizio di un'era novella. E si dev'esser grati, invece al deputato Benoist ed a tutti coloro che presero la parola in favore della riforma. Il iistema della rappresentanza proporzionele trionferà e in un giorno prossimo, ogni giorno guadagna un pò della .pubblica opinione; gli è di profitto il profondo discredito nel quale è caduto il nostro parlamento. ES:! vi è una ~isura che possa salvare il regime parlamentare è proprio quella. Non bisogna credere frattanto, che da sola la rappresentanza proporzionale avrà la virtù di dare alla Francia un governo degno, rispettabile, moderato, riflessivo. ordinato, efficace. Occorrono ben altre riforme. In primo luogo il re(erendum. Non è assolutamente ammissibi:e che le leggi più notev,,li, quelle che trasformano tutto l'organismo politico o sociale, possanc, P.SSerevotate da maggioranze improvisate nel Parla - mento proprio quando il Parlamento non rappresenterebbe es1Htamente i I Paese. Si deve avere per le leggi importanti la sanzione popolare, almeno facoltativa. La Costituzione elvetica molto giudiziosamente ha istituito il referendum di cui l'applicazione ~,a spesso preservato il popolo svizzero da misura dannose dovute allo spirito di parte. Altre riforme ancora dovranno seguire. I[ Parlamento in Francia siede troppo a lungo: le lunghe sessioni; colle iniziative parlamentari di verse, turbano ogni interesse. La seconda sessione, quella detta straordinari a è, secondo la Costituzione facoltativa: invece è divenuta ordinaria quanto l'alira. Il Par. lamento non dovrebbe sedere più di sei mesi l'anno ; nel ceso in cui il bilancio non fosse votato in tempo opportuno, il bilancio precedente dovrebbe essere applicato di diritto. ùovrebbe togliersi al Parlamento ogni iniziativa in materia PO?OLARE - di crediti. fl più eminente dei parlamentari, come Leone Sa y si hanno fatte campagne al riguardo che, disgraziatamente, non hanno approdato a nu)Ja. Il voto in più letture non dovrebbe poter esser sostituito dal voto di urgenza, che si applica a tutti i progetti legislativi notevoli_ o non dovrebbe esserlo che a1 una maggioranza di tre quarti dei voti. Il Parlamento non dovrebbe poter costituire commissioni permanenti, le quali sono invase e dominate dagli specialisti che vogliono regalarsi soddisfazioni d'amor proprio e che ima - ginano ogni specie di modificazioni legis1ative. E ques~a una causa di grande instabilità e di grandi aumenti di spese. Non è al Parlamento che dev'essere devoluta l'iniziativa delle leggi ma al Governo altrimenti si giunge alla confusione e tutto è abbandonato al caso. Il Governo snche deve riformarsi. In primo luogo non dovrebbe esser di pertinenza Ji un Ministero che si forma di cambiare à suo beneplacito i dipartimenti ministe.tiali. Un ministero in esercizio o informazione non deve in alcun m0do gc:dere del potere di creare nuovi dipartimenti ministerialI. U,1 voto della Camera col sistema delie tre letture, dovrebbe esser ottenuto prima di qualunque designazione di titolare per un dipartimento ministeriale inesistente. Occorrerebbe infine che il governo come il Parlamento si rendessero conto che la società moderna non è da costituirsi o da riformarsi da cime a fonio. La società esiste da migliaia di anni , ha proi;perato e si è sviluppata nel corso del secolo XIX sotto un regime di libertà d'iniziativa individuale e collettiva. Non si tratta di cangiarla bruscamente e sostituirle uoa nuova società. Vi è di tento in taoto qualche adattamento di particolari da etfettuare ;:,elle leggi. I principali fattori del progresso sono al di fuori del Parlamento e del Governo : sono gli inventori , gli uomini d'iniziativa. Il Parlamento e il Governo non hanno altro compito çltre queìlo di coordinaz.ione ove questa è necessaria. Occorrerà perchè il progre11so possa dfertuarsi senza ostscoli che Governo e Parlamento abbiano una certa modestia : essi non dubitano che tale virtù sia inutile e questa ignoranza come la loro infatuazione sono ie cause per le quali le cose vanno tanto male o, se si vuol essere ottimisti, mediocremente (Economiste Jrançais 6 nov.). ♦ Edgar Grammond: La naztoualizzazloue delle fer• rovle. - Dalle 560,000 miglia di ferrovia del mondo attualmente ce ne sono esercitate e di proprietà ddle società private 3yo,ooo miglia; 170,000 sono ammin;strati e gestite dagli Stati. In Australia 14,200 lmiglia sono esercitate dallo Stato e s.ole 950 miglia dalle compagnie. Quelle esercitate dallo Stato solo nell' Australia occidentale banno dato degli utili; negli altri Strtti - Vittvria, Nuova Galles del Sud, Queensland - hanno dato la perdita in 0tto anni di oltre L. 50,000,000. Nell'Africa del Sud le ferrovie dello Stato nel I 907 dettero una perJita di sterline 217,354. Ni!l CanaH l' J,1ter-Colonial è la sola ferrovie di Stato importante; ed essa è fallita miseramente. Nell'India britannica 26,000 miglia sono ft:rrovie di Stato e 4,000 appartengono. alle Compagnìe private; quelle dello Stato per lo più vengono concesse alle Compagnie con risultati che sembrano soddisfacenti. La nazionalizzazione delle ferrovie in Italia è stato un vero falli~ento sotto tutti i punti di vista. I risultati finanziari sono stati disastrosi. La nazionalizzazi0n e in !svizzera sembra sod• disfacente. In Francia la nazionalizzazione è avvenuta tra Dieppe e Bordeaux; pe1 resto non è che quistione di tempo. Ma l'esempio della Francia non dev·essere imitato dall'Inghilterra. Le ferrovie dell'Austria sono state tutte nazionalizzate; ma nel 1907 hanno lasciato un deficit. Le ferrovie :ii Stato dell' Ungheria coprono le spes':. Le ferrovie di Stato della Russia danno una perdita ?.. rnuale ·di circa 70 milioni di lire. Quelle d~l Giappc,ne 1:..zionallzzatc nel 1906 danno buoni ri-
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