608 RIVISTA POPOLARE Questo è il punto più grave della questione: giacchè ogni fanciullo che delinque non è che la vittima di un delitto che altri, prima, ha commesso verso di lui. (Mar-rocco, 21 Novembre 1909). Dino Alfieri: 1'-le1-t'tre sl aprono gli atenei. - La odierna generazione goliardica - generazione guanto altra mai di sfaccendati -· ha per lo studio in generale e per gli atenei universitari in particolare un sacro orrore. E' inutile farsi de le illusioni: nel secolo in cui corre l'automobile e vola l' areoplano, quei bravi giovani che sono i nostri studenti, di studi non ne vogliono sapere. Spiriti eminentemente moderni sdegnano il raccoglimento calmo e la preparazione posata - gaudeamus igitur ! è il loro motto - e così i pionieri della civiltà avvenire, i ca valieri della conquista futura passano !a loro vigita d' armi in uno stato che no.1 è neppure cii allegra spiensieratezza, ma di p_;gra neghittosità, in~inuando nei severi atenei uno spirito di anarchia ·per cui possono fare impunemente il comoda cci o loro. Liberati appena dulie pastoie della scuolct secondaria, g:ungono i matricolini sulla soglia dell' università e - tanto per tanto per mostrarsi subito coerenti alle tradizioni della vita goliardica ai cui misteri sono iniziati dagli astuti anziani - vi si affermano; e non vanno a lezione. 6 se _ci vanno così per sport, per conoscere l'ambiente, e quando proprio non sanno dove più battere il naso per avere già battuto in lu:-.go e in largo i marciapiedi della città. A voler essere sincero credJ fermamente cl).e, ad a\lonta - nare gli studenti dalle aule universitarie, concorrano un poco i professori. E non intendo qui p2rlare dei professori che non adempiono il loro dovere dimostrano di non conoscere l' altissima importanza e di non avere nè l'orgoglio nè il rispetto. Io mi riferisco a quei professori che fanno il loro dovere. Il pr0fessore che fa il suo dovere, entra nell'aula, sale su la cattedra, d<:'.poneil cappello e l'orologio, lascia cadere da l'alto dai tre o quattro gradini la sua accademica orazione: e come i quarantacinque minu• i regolarmente sono trascorsi; si alza, intasca l'orologio, prende il cappello, scende di cattedra e freddamente, così come è venuto, se ne va. fo questo è proprio il coscienzioso adempimento del dovere? Aridi , analitici, uniformi, ~enza un pensiero mai, una sintesi , un con cetto filosofico, trascinano impertubabi!mente, monotonamente il peso delle loro lezioni, non afferrando l'attenzione degli stu - de,1ti, non incatenandola mai, ma allontanandola quasi ed annegandola in un mare di noia e di sbadigli. Non che gli insegnanti universitari debbano essere oratori, dal parlare faed immaginoso; me. un poco di amore e di passione nel!' adempimento del proprio d:,vere lo si potrebbe in loro pretendere. Ve n'è qualcuno che con buona volontà riesce a fare della grigia aula una vera palestra intellettuale e della sua lezione una dotta e piacevole conversazione. Ma simili professori costituiscono l'eccezione: i loro lodevoli sforzi non trovano, pur troppo, imitatori. Ed incanto le aule rimangono des_erle o quasi. Dei professori, dunque, un poco la colpa : e, anche , del ministro. Amante molto del quieto vivere e p;ù ~ncora del seggio ministeriale, sceglie la via accomodante per lui ma disastrosa per gli studi, avendo sempre un occhio chiuso, e pronto, essendo a chiuderli tutti e due. E così oggi con un regolamento che modifica e talora contraddice la legge , do - mani con una circolare che modifica e talora contraddice il regolamento e domani l'arltro con una disposizione che contraddice legge e regolamento viene a creare un mostruoso aggrovigliamento legislativo in cui-nella varietà e nella contraddizione dei criteri informativi - è bravo chi ci capisce dentro qualcosa. Egli è concessivo d. accomodante. Gli studenti chiedono, prima, tumultuano e protestano poi, per aver una terza sessione d'esami? Mio Dio, ma è proprio giusto ! Oggi giorno questi bravi giovani oltre che a Minerva; devono un poco dedicarsi anche a Bacco ed a Venere pandema, e si cap:sce facilmente che, in mezzo a tante gravi occupazioni , quattro o al massimo cinque esami annuali el obbligatori ' -- obbligatori, s'intende per modo di dire - non si possono dare in due solo sessioni. .. E così a quella di luglio e di ottobre, è aggiunta la sessione di marzo. I consigli accaJemici la disapprovano apertamente come qmlla che non ha altro scopo se non di favorire la poltroneria cronica dei nigotto,issimi studenti? E il provvido ministro fa sapere che quella di marzo è semplicemente una pro:-oga della sessione di ottobre. La disorganizzazione, di cui ho più sopra tc,ccato, 'rlipende da una sicurezza certa e da un Intimo convincimento che si sono radicati nelI' animo degli studenti. Il convincimento, cioè, e la sicurezza che questa completa anarchìa, da questo ~non frequentare le lezioni, da questo disertare in massa le aule imponendosi ai professasi, non verrà loro alcun dan:h) e non sarà preso contro di loro nessun serio ed energico provvedi - mento. La riforma dunque - ed una riforma, s'imp;me oggi per _la dignità degli studi - vuole essere energicamente disciplinare e pri_ncipalmente rivolta a sradicare dal!' animo degli studenti questo convincimento d' impunità che è sempre a loro assicurato, e da cui. in forza di una logica che non è da buttar via traggono incoraggiamenti a rinnovar_baldoria: convincimento-d'impunità che per conscia od inconscia, debo• lezza, e per molte cause che non occorre qui d'indagare, ma che trovano u.,'origine prima nell'interesse personale e nello interesse persouale e nella prudenza utilistica di quanti di sue· cedono alla regg.:nza di questo disgraziato ministero, risponde pur troppo ad uno state> di fatto. In seguito, quando un severo e pratico orJinamento regolerà gli atenei, quando il nu - mere delle elezioni sarà fissato e gli orari non si potranno alterare senza il consenso delle facoltà; quando i professori terranno tutte le lezioni e gli studenti saranno obbligati a frequentarle; quando la materia dei corsi sarà completamente svolta e l'ordine delle materie da stud1àrsi in ciascun anno prestabilito; quando gli esami saranno obbligatori, vietate le vacanre abusive e le lezioni straordinarie, allora si potrà davvero parlare di col'aborazione e di cooperazione fra insegnanti e scolari, di sentimento di responsabilità e di coscienzioso adempimento del rroprio dovere. Riforma disciplinare, dunque. E a chi mi farà la facile obbiezione che le università non sono caserme, nè tanto meno monasteri, e che la disciplina che le governa non deve essere nè monastica nè militare, io risponderò che al Politecnico di Milano e al Valentino di Torino-dove la disciplina e i rego; lamenti, senza e!ssere nè monastici nè militari, sono semplicemente rispettati-si studia e non si scherza. Non che i nostri atenei· debbano convertirsi in altrettanti politecnici od in altrettante scuole di applicazione. Ma è urgente è necessario introdurre nelle aule universitarie un poco di educata disciplina ed un poco di rispetto ai regolamenti, senza di- cui non si porrà mai termine a questa sconcia farsa dello studio. Mah! forse, la domanda è ingenua. I ministri della istruzione pubblica seguiteranno a utilmente lasciar fare : i professori a pesantemente trascinare il carro delle non molte loro lezioni : ed intanto fra uno sciopero inconsulto ed ·una solenne e sonora fischiata - protesta contro un professore , fra un pugilato con le guardie ed una fitta sassaiuola contro i vetri, fra un'arbitraria, impunita anticipazione delle esageratamente· lunghe vacanze ed una stracca in- \onazione del gaudeamus igitur I seguiterà in questo degno modo il goliardo italiano a tener vi va la fiamma del genio latino. (Il Viandante, 14 novembre).
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