Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 22 - 30 novembre 1909

606 RIVISTA POPOLARE bilancio, eh~ a giudizio anche dei più ottimisti, ha bisogno di essere rinvigorito, abbiamo imposte sui redditi ad un livello così alto che non ha l'eguale nel mondo; il grado della ricchezza pubblica è tuttora molto modesto, l'attività della produzione ha arrestato il suo progresso per cause, diverse, e le statistiche del movimento commerciale rivelano la suprema necessità di :mprimerle un nuovo e più vigoroso impulso. Non è invero, in siffatte condizioni che si può seriamente attuare un piano di riforme come quello designato dal Ministero non è nell'ora in cui s'impone la necessità di rinvigorire il bilancio per fronteggiare le maggiori spese di nuove riforme civili, che si può barattare un'entrata facile ~ sicura di 40 milioni p·er cercarne il compenso in altre e più gravi forme di tributi, che pesando sulla prcduzione e sulla ricchez za, non possono conseguire altro risultato che una depressione delle forze economiche del paese nell'ora in cui bisognerebbe conferir loro maggiore energia. Nè ha valore l'esempio delle riforme inglesi e francesi: ba sta avere una nozione anche soltanto superficiale di esse per comprendere quanto sia errato ed incomparabile il piano delle riforme italiane. Lloyd Georges avea bisogno di colmare il deficit, tutt'altro che lieve; del bilancio; prodotto dalle necessità supreme delle difesa nazionale e dalla legge sociale delle pensioni operaie, ma avea davanti a sè una ricchezza nazionale immensa molto llevemente tassata: egli ha aggravato I' income tax, ma questo tributo comprende tutte le sorge1,ti di reddito , il li vello dell'esenzione è elevato (7:io o lire it.) e l'aliquota è bassa; sono i redditi di 50,000 lire italiane e quelli maggiori che, malgrado la progressione, si troveranno colpiti di meno del 6 per conto, egli ha aggravato le tasse di successione , ma le esenzioni toccano una misura elevata ; sono le grandi fortune quelle rarissime tra noi, di 50 e più milioni , per le quali la aliquota raggiunge il 22 per 100; ma Lloye Georges ha nel tempo stessu colpito od aggravato alcuni grandi consumi. Nè diverso è l'esempio di Francia. La grande riforma del Ministro Caillaux, che del resto, non sarà approvata di fronte all'opposione dell' opinione pubblica, unifica le diverse forme d' imposte dirette e non sovrappone ad esse un onere nuovo, e l'aliquota dell' imposta globale e progressiva non supera il massimo del 5,74 per 100 ; ma, agi; aggravi sul reddito in Francia, specie con le proposte del nuovo Ministro Co.:hery, vanno congiunti quelli su i consumi popolari. Imperocchè ciò eh.e ignorano i nostri partigiani della finanza democratica, è il concetto proc !amato dagli stessi Ministri riformatori, da ess presi a modello, di Inghilterra e di Francia, cioè, che per le alte finalità politiche e sociali dalle quali sono richieste le maggiori entrate, è giusto che contribuisc~no a sostenerle, an• che le classi lavoratrici. A quali nuove ed a Ite finalità politiche sociali i nostri Ministri destinano i nuovi e forti aggravi? A ridurre la tassa sullo zucchero. Ma sarà codesto uno ·sgravio di così notevole e generale vantaggio per le masse da giustificare le riforme? E lecito dubitarne. I costumi alimentari italiani non sono eè quelli inglesi, nè americani , ne tedeschi, e lo lUcchero non occupa, nè occuperà mai, nella nostra alimentazione, il posto che ocoupa in quella dei detti popoli. In quei paesi è fuori dubbio che la tassa sullo zucchéro rappresentava un tributo imposto al desco delle ciassi meno agiate; eppure la tassa dello zucchero fu il compimento e non l' iQizio della riforma tributaria sui consumi in Inghilterra. Ma in ltalia lo zucchero sarà sempre la derrata alimentare delle classi più elevate; an. che a meno di una lira il chilogramma la riduzione non modificherà la situazione attuale del consumo di questa derrata presso le classi lavoratrici ; per cui, a voler essere sinceri, ai è costretti a riconoscere che, tra le riforme tributarie dei consumi, questa dello zucchero è la meno democratica. Certo più democratica, perchè direttamente più utile alle classi po - vere, sarebbe una riduzione notevole della tassa sul sale. D'altra parte noi crediamo fermamente che le tassa dello zucchero sia quella nella quale l' Erario ha minori probabilità di veder risarcita la perdita dello sviluppo del consumo. Una più efficace rep(essione dell'oso della saccarina potrà ottenere un aumento di consumo di zucchero molto maggiore di quello che si spera dal ribasso della tassa : noi temiamo molto che in questa sarà on11 gran :ie delusione per il ':,i - lancio. Che dire poi della riJuzione della protezione :ili' industria proprio nel momento in cui si chiari3ce ogni giorno di più il bisogno di accrescere l'operosità industriale del paese? Se fosse vero che !a riluzione del dazio è stata proposta dall'Amministrazione ddle Gabelle che sorveglia, nell'interesse dell'Erario, questa produzione, noi dovremmo credere che lo esercizio della vigilanza non sia stato sufficiente a farle conoscere le condizioni di essa. Ci sarà facile dimostrare che la proposta è in contraddizione con gli elementi di fatto esposti nelle sue statistiche ufficiali. Per ora ci limitiamo a rièordare qualche cifra. Nel 1908 le Società esercenti fabbriche e raffinerie di zucchero hanno ot. tenuto il massimo di utili intorno a 12 milioni di lire. Larid~zione di lire 8,85 del dazio rappresenta , sopra quintali 1,300,000 di zucchero, un minor provento di n,505,009 lire l'utile disponibile si ridurrà, duoque a lire 4951000 per un capitale di I 20 milioni. Se l'aritmetica non è un'opione, ognuno può trarre da queste cifre la conclusione logica che esse impongono : l'industria sarà costretta a liquidare; allora l'K·ario potrà rivalersi col dazio di una parte della perdita della tassa di fabbricazione; ma con quale vantaggio l' e::onomia nazionale è agevole comprendere. Per salvarsi I' indnstria non ha che una sola via di uscita : ridurre il preizo delle barbabietole al massimo di 2 lire il quintale rese in fabbrica ; ridurre del 30 per 100 tutti gli stipendi ed i salari; due cose quasi impossibili ed ottenere, le quali, ad ogni modo potrebbero bastare quando i prezzi dello zucchero si elevassero dal lìvello attuale. Ci rincresce dirlo perchè, ripetiamo, si tratte di persone che stimiamo molto, che vorremmo poter difendere, come ·1e abbiamo difese finora, la· riforma tributaria del Ministero è un errore finanziario ed economico, perchè informato' a concetti politi~i che fanno estrazione dalle condizioni reali, dalla sfruttma della vita economica e sociale del paese. Rimane il progetto dell'on. Ministro dei lavori pubblici rotativo alle ferrovie; ma l'articolo è già troppo lungo e l'argomento tutt'altro che di lieve importanza; lo esamineremo un altro giorno. (L'economista dell'Italia Modenta, 20 Novembre). + Scipio Sighele: La crisi dell'infanzia. - 11 carattere specifico della criminalità moderna, è l'enorme, inverosimile aumento, in tutti j paesi civili, dei delitti commessi. dai mi - norenni. Basta pensare che in Francia, il numero dei delitti commessi dai minorenni, è quadruplicato in 50 anni. ~ in Italia,. i minorenni condannati ds 30, I 08 nel a892 sono saliti a 67,945' nel 1905: vale a dire sono più che raddoppiati in 13 anni! E si noti che - col numero - cresce la gravità dei delitti commessi dagli adolesceuti. Gli assassini moderni sono quasi· tutti giovanissimi. Nel 1904, in Francia, su 18 condannati a· morte, 11 erano minorenni ! E si noti, ancora, che se crescecosì spaventosamente le cifra dei condannati minorenni (cioè al disotto dei 2 I anni) la per.:entuale massima è data fan• ciulli fra i 9 e i 14 anni, il cui numero aumenta in proporzioni assai più rapide che non qnello degli adolescenti dai I 4 ai 2 I.

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