RIVISTA POPOLARE 601 Vien quindi voglia di chiedere: perchè con ostinazione degna di miglior causa, volete ripetere delle accuse, che non possono avere alcuna consistenza e non possono essere prese in seria considerazione nè dagli studiosi nè dai profani? Perchè volete attribuire ai sostenitori della profilassi chininica degli spropositi che non si sono mai sognati di dire? Sono queste, dunque, le armi colle quali partite in guerra contro coloro che veramente han combattuto e combattono la malaria? Non per gli arrabbiati oppositori della profilassi chinica - ai quali giova fingere d'ignorare e non udire, come giova inventare delle colpe per aver modo di accusare - ma per i lettori della Rivista voglio ancora ricordare alcuni giudizi del più autorevole dei Malariologi, il Celli, l'uomo contro cui si appuntano e si spuntano gli strali della reazione. Egli nel vol. VI degli Atti della Società per gli studi della malaria, scrive: « Opera più ardua e più lunga sarà quella di essicare le sorgenti di un'epidemia così infiltrata nell'uomo, nelle zanzare, nell'ambiente. (Pongano attenzione coloro che credono di vedere nel Celli un esclusivista anche per ciò che riguarda la dottrina zanzara-malarica!). A tale scopo è riservato un largo campo di attività ai vari metodi profilattici; cura, per quanto è possibile, radicale delle febbri: profilassi chininica meccanica e mista; distruzione delle zanzaro, bonifica idraulica ed agraria. Mentre però isolatamente presi, ognuno di essi può diminuire più o meno i malefizi della malaria, praticamente parlando sono i m'odi della bonifica umana che si dimostrano più prontì e più facili ad attuare , e quindi renderanno sempre più agevole e rapida la esecuzione delle bonifiche idrauliche_ ed agrarie ». Recentemente lo stesso Celli, nella Relazione sulla Malaria in lialia nèl 1908 (Roma 1909) conferma e precisa meglio il suo antico convincimento ~ « Bisogna innanzitutto mantener sano l'uomo, perchè con le bonifiche idraulico-agrarie e con la colonizzazione possa trasformare e risanare in modo stabile e definitivo l'ambiente iìsico e sociale in cui vive ». E ancora: << Per mantenere hinc et nunc l'uomo sano in luogo malarico bisogna dalla febbre preservarlo più che sl può e guarirlo meglio e più presto che si può. Per la popolazione stabile in località malarica, se e dove l'epidemia è lieve, basta la cura chininica caso per caso, se e dove la epidemia è mediocre può bastare aggiungere la profilassi famigliare, se e dove l'epidemia è grave bisogna ricorrere alla profilassi chimica generalizzata ed, _in opportuni casi, integrata colla profilassi meccanica >>. Si può parlare più chiaro di così ? Andate a dire ora ai malariologi improvvisati che hanno torto marcio nel persistere in quelle accuse e vi ripeteranno senza scomporsi, che i sostenitori. dèlìa profilassi medicamentosa intendono fugar: la malaqa al solo odor del chinino, e che la bonifica chimica, rn bonifica agraria ed idraulica e tutte le proposte riguardanti il miglioramento igienico ed economico delle popolazioni sono metodi di lotta scoperti da loro ! Un'altra accusa, non meno cervellotica, e che viene molto spesso e volentieri ripetuta dai nuovi apostoli, è la seguente: gli stL1diosi più gretti (leggi i fautori della profilassi chininica) vogliono rinchiusa la malaria tra le trincee della scuola cattedratica ed opportunistica (sic!); mentre la quistione della malaria è quistione sociale. Bisogna esser ciechi o tingere, per partito preso, di non vedere e non udire per non riconoscere come della malaria si è fatta da tempo una questione eminentemenre sociale per opera sopratutto di Celli , delb sua scuola e della Sociètà per gli studi della Malaria. Tutti sanno, anche i profani, (ed é inutile che 'i nuovi apostoli tentino di nasconderlo ·O di non riconoscerlo) che il problema della malaria uscì dalla scuola - dove, del resto, fu e continua ad essere studiato çolla serietà e collo amore che non é di tutti - e fu sottoposto all' esame di migliaia di sanitari. vagliato colle prove e controprove fatte in molti campi sperimentali, spiegato nei suoi lati meglio conosciuti al pubblico colla propaganda assidua, presentato al Governo come uno dei più gravi problemi naz~onali, per opera di un uomo, che ha saputo lavorare con energia inesquribile e con fede di apostolo, e di tutti coloro, che avendo ben compresa l'importanza dell'avvenimento, gareggiarono nobilmente con lui nel raggiungere lo scopo : la redenzione dell'Italia dal flagello malarico. Venne cosi la legislazione sulla malaria, E' incompleta, lo sappiamo, ma le leggi non nascono perfette. ·Nella Relazione sulla malaria in Italia nel 1907, il Celli medesimo avverte: cc occorre migliore ancora la legislazione antimalarica e quella sulle boniGche idrauliche ed agrarie ». l fautori della profilassi chinin.ca, dunque, furono i primi a comprendere che la quistione della malaria è una quistione sociale. E quando si volle costituire la famosa Lega antimalarica nazionale i primi a insorgere in nome di un grande interesse collettivo, furono appunto coloro che guardarono sempre alla malaria come· a un nemico çlel progresso sociale , e riconobbero nella profilassi chininica un irrwortante mezzo di difesa. E così Rossi Doria nell' «Avanti» battezzò malariça la nuova lega, che presto si spense per la mancata iniezione endovenosa di chinina del prof. Baccelli. L'on. Pieraccini, nella riunione del Consiglio Generale della Federazione dei lavoratoti della terra, ed Argentina Altobelli, fecero approvare un ordine del giorno per la difesa dei lavoratori dalla malaria, in cui, fra l'altro, è detto: « nel dubbio che sotto il manto della scienza si possano nascondere risentimenti e gelosie individuali o peggio ancora interessi personali o di classe, s'invitano i cultori delle scienze mediche, militanti nelle file della democrazia italiana , a guardare dentro e a fondo questo alto problema di medicina sociale >). Giovanni Cena, nella « Nuova Antologia >) dopo di aver dimostrato che la Lega nazionale contro la malaria ,diede al pubblico soltanto una grande delusione, termina il suo brillante articolo con queste parole: « Ma gli agricoltori lombardi che hanno il coraggio di affrontar la bonifica di queste plaghe, vi dicono pieni di buon senso: questo lo può far Domeneddio. Noi per far canali, stalle e fienili, noi per coltivare i terreni abbiamo bisogno d'uomini. E per non morir noi e perchè non muoiano essi prima che le case siano fabbricate e i terreni prosciugati,. si prende tutti il chinino. E viviamo sani e lavoriamo ! » La cc Vira Sanitaria >) di Roma alla domanda: come andrà a Gnire la Lega antimalarica nazionale? risponde: come deve finire la lega - se un' alba serena è indizio di un meriggio splendente di sole- , è presto profetizzato. Nacque e morì - come diceva l'epigrafe famosa ,i. Ed a proposito della proGlassi chininica ammonisce: « non bisogna abbandonare mai quella via per la quale si ottennero finora così grandi conquiste pel bene dell'umanità. Accennando poi alla Società per gli studi della malaria, osserva: non comprendiamo e non comprenderemo mai perchè, se un organismo esiste e vive ed opera, se ne debbano crea.re altri disperdendo ed elidendo le forze e fomentando conflitti.>)
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