Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 21 - 15 novembre 1909

RIVISTA POPOLARE 585 al suggestivo ed amb;zioso Crispi che la repubblica di Gam betta e Gallifot minacciava la libertà italica e la sovranità di Caa:1 Savoi9. Bismarck sorrideva di qciesto SU'l tiro C"tn~ di cosa da nulla. Troppo tardi si accorse d'aver sbagliato anno• verando l'Italia fra gli Stati saturi. Già Cri:.pi aveva lasciato capire che l'Italia sarà sazia forse quanio sarà padrona delle due rive adriatiche e prenderà parte al banchetto orientale. Bismarck comprese meglio quando Rudinì cominciò ad oc· chieggiare colla Russia. Ciò che Bismarck temeva ed ave,a impedito è oggi realtà. Dopo l' intc:,a franco russa , la frenco-inglese e la anglo• russa. L' Italia che secondo Bismarck doveva proteggere con· tro la Francia, è ora di questa strettamente amica. Se i nostri confini occidentali fossero minacciati, non un, uomo verrebbe al nostro esercito dal paese di Vit'orio Emanuele. Leggansi i commenti dei giornali francesi e i brindiei di Racconigi. La protettrice dell' Italia, l' Ingh;iterra è la nemica del la Germania. L'unico nemico d' Italia è nostro alleato, Che aspettarci da una simile alleanza? Che gli Italiani i quali affermano di dire delle sciocchezze ma di non farne, non s-:iolgano il legame, si compn:nde. Già Nigra disse potere l'Italia esser coli' Austria scltanto in alleanza e in guerra. L'Austria è nel Tirolo armata , i suoi uffic\ali aspettano l' occasione di battere anco;·a una volta il vinto in più d'una campagna. L'Italia aspetta all'ombra della trtplice il momento buono, l' Impero tedesco gsre,tisce, Sa - voi a contro l'Austria, gli Ausburgo Lorena contro l' Italia. Per noi non il menomo vanta 5 gio. In tutte le crisi degli ul timi anni l' Italia stette cei nostri avvenari. Dobbiamo per questo svillaneggiare i signori di R ,ma? No essi fanno quel che devono; qud che crelono di dover fare. E se non sacrificano troppo alla fdeltà dei trattati possono appellarsi allo stesso Bismarck. Per realizzare i loro scopi de vono abbattere il baluardo austriaco; noi non possiamo nulla per loro, neppure spaventarli colla minaccia che I' Austria ci troverà al suo fianco, non possiamo offrire nulla e quindi nulla pretendere. Essi sarebbero sciocchi s:legnando l' amicizia di Inghilterra, Francia e Russia p~ r mantenere fede a noi fino ali' ultimo. Dopo l'accordo colla Francia essi stanno meglio ed hanno ricomperato la rendita pubblica venduta all'estero. Nessun motivo di biasimo dunque. Neppure poss:amo ri nproverarli di mancanza di S!ncerità. Essi son cortesi come tutti i Romani e ci h:rnno spesso più che altri coperti di fiori. Ma non possono nascondere a lungÌ) i loro sentimenti. Visconti Venosta fu ad Algèsiras 1 'organizzatore det:a nostra sconfitta. Quando il quinto cancelliere - la lettera esuberante inviata a Tittoni non depone per la sua intelligenza e per il suo carattere - volle presentarsi al Re, gli si rispose : Prego, dopo lo Czar. E quando Nicola fu in Italia, insulti e scherni da tutte. le parti alla Triplice. Partito Nicola, si accoglie con gran festa una squadra francese. In - tanto scambio di saluti e di auguri coi :-.erbi di Pietro e di Nikita. Non è abbastanza chiaro tutto ciò? Dobbiamo fare come quel tale che ricevendo uno sputo sol viso, dice, piove ? Che accadrà? ciò che deve accadere, se il potente Impero tedesco che promise all'umanità il risanamento, non vuol diventare ludibrio di tutti. Von Bethmann Hollw<!g noh può pur troppo revocare la sua visita a Roma senza destare il sospetto che il suo Impe - ratcrc sia in collera per i giorni di Racconigi. Noi- non siamo collerici, ma tranquilli e garbati. E garbatamente il Cancelliere deve j)arlare ai Signori della Consulta. L' Italia ha gli stessi interessi d' Inghil(crra, Francia e Russia, i quali con mio dispiacere non sono sempre identici ai nostri. La Triplice non ha più scopo, è diventata una catena. Vi obbliga a dei riguardi che possono destare la diffidenza dei vostri nuovi amici. Per noi non è p:ù decorosa. Forse era meglio non darvi le concessioni chieste. Glissons ... In ogni caso non è d4 pensare a qualsiasi modificazione del contratto. Non è meglio lasciarlo scadere e dichiarare di comune accordo che è diventato uno strumento sciupato? II mio Imperatore ed i miei connazionali prendono ogni cosa pedantescamente sul serio e non possono veder sussistere delle cose morte, vedere lavorii sott'acqua contro alleati. L'Impero tedesco è forte abbastarza per fsr frcnte alla ro·ente coali- . • • I zione. L' Italia spera aver tro,ato di me~l10. Buon v1agg10 • Non v'è motivo di turbare la nostra amicizia diplomatica. Ma è tempo di troncare rapporti che compromettono i nipoti dei Romani ed i di«cendenti di Lutero , Goethe e Bismarck. Vogliamo stendere una brava nota per la « Stefani » e la Wolff? Dobbiamo aspettare fin che l' Itlll;a stracci il trattato e ne getti i pt:zzi sopra il Brennero? Bisogna trarre dal pantano ove mln8ccia sommergere la dignità del!' Impero (Die Zukunft, 30 otrobre). + Pierre Le1·oy Bea11lieu: l1 movJmento economico o sociale negli Stati Uniti. (L,:i messa in valore delle terre aride dell'Ovest. l grandi lavo,·i d'irri{!a{ione del go• ,,erno americano). - Uno dei caratteri geografi :i de li' America del Nord è la pre'lenza, nella sua parte ove,t, d' una vasta zona arida, con riogge insufficienti , che comincia a poca distanza dalla costa del Pacifico e dopo ra~giunta la catena di m0nt3gne costiere corre gli alti piani e si estende anche al di là del hro limite <rientale. Questa zona raggiunge la sua ma,sima lunghezza npgli Stati Uniti ove occupa non sola· mente le pianure intericri del versante del Pacifico , ma si stende largamente su quello dd bacino del Mississipì. Tra la catena che costeggia :1 Graridt! o~eano che la volge all'ovest e i roo0 ovest di Greenwich che ne segna quasi esattamente il limite orientale la zona arida raggiunge nel suo mezzo 1,800 chilometri dl larghezza, si restringe assai ser1sibilmente al Sud per la stessa configurazione dal continente ed al Nord perchè l'umid:tà dei due oceani incontra da questa parte meno ostacoli per rroragarsi a\ I' interno. Ma essa non covre meno di 2 milioni e mezzo o tre milioni di km. quadrati, cinque volte la superficie del!a Francia, il 55 o 40 °lo del territorio degli Ststi U:1iti, non comp~esa l'Alaska. Nel loro Stato naturale gran parte delle terre di qu'!lla im~ mensa regicne hanno un carattere assolutamente desertico, completamente nude o senz'altra vegetazione che piante •grasse e arbusti spinosi e non si presta nemmeno per pa'!colo. In altri punti s;:,ecie presso i limiti est e nord ovest della zona arida , ove la pioggia fa meno assolutamente difetto si trova erba a sufficienza per l'allevamento estensivo ma ciò rappresenta una ben mediocre utilizzazione di quegli enormi spazi. In definitva, e non contando le ricchezze minerali considere • -volissime , la zona arida ove l' immensità da deserto era un ostacolo per le comunicazioni tra l'Est e l'Ovest sembravano costituire un peso morto per gli Stati Uniti. Un popolo tanto intraprendente ed energico come I' Americano non poteva rassegnarsi a la3ciare inutilizzata tanta porzione di ter.a. Per trarne partito un sol mezzo si presentava: l'irrigazione. La zona arida dell'America non è così felicemente situata come l'Egitto ove per supplire all'assenza delle piogge un fiume di prim' ordine porta l' acqua dalle regioni lontane e dove l'uomo ha dovuto solo completare l'opera della natura. Nè è così favorita come certe regioni dell'Asia centrale o dell'India ove alte montagne arrestando i venti pluviali raccol - gono la loro umidità sotto forma di neve e di ghiaccio di cui lo scioglimento nell'estate viene ad ingrossare i corsi d'acqua precisamente quando· l'agricoltore ha bisogno di rimediare alla

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