RIVISTA POPOLARE 577 modo irrefragabile che in tutto il Regno ci fu una forte dirninuizione negli omicidi legali e nei morti per omicidi nel Regno e in tutte o quasi le regioni tra i vari periodi confrontati e che Li celesazione delle esecuzioni capitali sin dàl 1876 e l'abolizione della pena di morte nel 1889 non fecero menomamete aumentare l'omicidio. E c'è di più. Paragonando gli omicidi giudicati del 1863 e 1865 con quelli del 1880 e 1881- mancano i dati per gli anni intermedi - si scorge un sensibile aumento. E l'aumento. come osservommi l' Aschieri, rimane anche tenendo conto del Lazio, e del Veneto che nei primi due anni non fecero parte de_l Regno. E quello fu il periodo ch'era stato pre(:tduto da esecuzioni delìa pena capitale. Le esecuzioni furono 88 nel 1864; delle quali 4 in Piemonte, 1 in Lombardia, 7 nell' Emilia, 2 nell'Umbria, 3 nelle Marche, 3 negli Abruzzi, 41 nella Campania. 19 in 'Basilicata, 2 in Sicilia, 2 nelle Calabrie e 4 in Sardegna. Discesero a 7 + nel 1865; a 6 nel 1866. D' a 1lora in poi, sino al 1876 in media furono poco più di 3 all'anno. Ciò non ostante i morti per omicidio li troviamo più numerosi che altrove nella Basrncata e nella Campania e nelle Marche nel 1864-65 e troviamo altissime la manifestazione legale dell' omicidio nel 1879-83 nelle stesse regioni nella quali erano state più frequento le esecuzioni capitali. E l'esempio intimidatore E la selezione? Comunque e il Garofalo e il Puech e l'Ajam e tutti i giornalisti francesi hanno affermato il falso affermando : 1. che l'abolizione della pena di morte ha fatto aumèntare l' omicidio in Italia; 2. che in Italia si ammazzano tuttavia 4000 uomini all'anno. La enormita di queste aflermazioni risulterà ancora una volta più lampante e più vergognosa per coloro che l'hanno fatte mettendo a riscontro questi dati estremi di una eloquenza incontrastabile: Anni Popolazione Regno 1863 l 1864 22,011,181 1865 1880 28,127,922 1881 28,293,780 1887 29,510,284 1888 29,720,300 1904 3 2 ,996,545 1905 33,292,850 1906 33,44 1 ,484 Omicidi llenu nzin, ti 5418 4858 3966 4302 3011 2847 2612 Omicidi giudica.ti 2 I I 6 2474 3326 3217 1.778 2 547 1744 1793 1624 Morti per omicidio 1547 1637 1312 r <i 4 1315 Ricorrendo al metodo dei numeri-indici risulra che dal 1880 al 1906 la popolazione passa d,t 100 a 118; gli omicidi denunziati da 100 a 48; la popolazione passa da 100 nel 1863 a 127 nel 1880 e gli omicidi giudicati da 100 a 157 sotto il regime della pena di morte e con frequenti esecuzioni della pena sino al 1866; la popolazione passa da 100 nel 1880 a 118 nel 1906 e gli omicidi giudicati passano da 100 a 48 • dopo che non furono più eseguite sentenze di morte e dopo l' abolizione della pena di morte. Col regime del pena di morte e delle esecuzioni la popolazione sale da 100 nel 1864-5 a 151 nel 1906; i morti per omicidio dopo l'abolizione della pena di morte discendono da 100 a 45 ! ! Se ne deve conchiudere che questo enorme miglioramento nel reato più grave e nel quale l'Italia ha il primato europeo si deve alla non esecuzione della pena capitale prima ed alla el>olizione della pena di morte dopo ? Nessuno può venire a quesu paradossale conclusione, che pur sarebbe fegittima seguendo il metodo sperimentale di Garofalo e di Lacassagne: il fenomeno confortante certamente si deve ai progressi del benessere; alle strade, alla difl:usione dell'istruzione, all'emigrazione, ai contatti più frequenti con gente più ci vile, a tutto quello insieme da elementi che sono fattori di civiltà, di solidarietà, di rispetto della vita umana. A me non spetta esaminare l'ipotesi di una maggiore diminuizione se fosse stata mantenuta ed esequita la pena capitale. Ma ho il diritt > e il dovere dichiarare che si disonora il metodo sperimentale proprio delle scienze sociali, quando in nome di esso, contro i fatti, contro la verità, si aflerma che la pena di morte ha fatto aumentare gli omicidi in Italia e che quella pena sia, perciò, necessaria a ll::i. difesa sociale. DoTT. NAP. CoLAJANNI Sensualità e misticismo L' illustre direttore di questa rivista, che è medico, avrà potuto constatare molte volte per esperienza la verità di quanto io sto per affermare : che gli abusi della sessualità , o le malattie che da questa provengono , esercitano una influenza debilitante sulla psiche e la predispongono alle idealità asceticshe e superstiziode; donde questo sibillante paradosso, che i più fervidi sostenitori delle. idealità morali si trovano per l'appunto fra gli individui più deteriorati dalla. dissolutezza o dal contagio sessuale. Gli è perciò cbe il materialismo, in tutte le sue manifestazioni, incontra i più roventi avversari fra i sifilitici, gli spinitici, fra tutti i perseguitati ed i martoriati di Venere.· Se io volessi fare dell'erudizione, citerei qui Rodolfo d'A· sburgo, il più pietista dei sovrani, il qua.le contrasse l'abito credente e superstizioso in seguito agli abusi sessuali. Ricorderei che la grande epidemia superstiziosa che invase l'Europa all'indomani della scoperta d'America e la spaventosa depressione della mentalità scientifica e filosofi.:a.avveratasi in quel malaugurato periodo, non fu per l' appunto che il prodotto della sifilide importata dal Nuovo Mondo e devastante conferocia dapprima inaudita la popolazione europea. Heine stesso, di cui l' opera letteraria non è che una inces- ... sante demolizione del cielo semitico e cristiano, si ricondusse alla fede sotto il martello implàcabile della spinite che lo trasse al sepolcro. Ma possianno citare degli esempi più recenti. Che la sifilide uccida il coraggio e lo spirito di sacrificio è troppo noto. Per es. la signora Mario mi narrava che gli ufficiali francesi dell'esercito dei Vosgi • erano cosi avvili ti da quel morbo, che il rombo de 1 cannone non valeva a distoglierli dagli alari dei caminetti a cui si avvinghiavano, mentre l'eroica donna flagellava sul viso la loro viltà. Se non che i morbi sessuali uccidono ad nn tempo i I coraggio del pen - siero, ed ogni alta nobiltà del!' idea, e al posto di questa non lasciano che un'ignobile contraffazione. • In una bella mattinata di settembre del 1900 Lord X incontrò sulla Diga di Ostenda il re che s'avviava
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