RIVISTA POPOLARE 541 commerciali italiani in gran0e prevalenza avvenivano sino al 1887 colla Froncia; e l'asservimento dell'Italia alla Germania e all'Austrio, e la famosa gita di Crispi a Friederichsruhe, mentre c'erano le trattative' per una intesa commerciale colla vicina rerubblica rappresentata se ben ricordiamo dal Tesseirent:: d~ Bort ministro dell'agricoltura e cornmercio, alla guerra economica tra i due Stati dettero tutte le apparenze e le asprezze del risentimento politico. Da questa lotta l'Italia fu colpita sopratutto nelle sue esportazioni; perchè alla sua materia prima e ai suoi prodotti alimentari e sopratotto al vino fu chiuso di un colpo il mercato frJncese e questa esportazione non ebbe una ripresa, senza raggiungere niai la rrece len e altezza, se non quando si venne agii accordi ed alla applicazione della clausola di fàvore coll'Austria-Ungheria nel 1892. Colle tariffe generali del 1887 crebbe la indipendenza economica dell'Italia anche nel senso, che i nostri rapporti commerciali si allargarono con molte altre nazioni e non restarono prevalentemente ristrette alla Francia. La nuova ripartizione assicura contro le ripercus~ioni troppo forti che si possono subire o per le crisi nazionali, come quella degli Stati Uniti nel 1907-908 o per altri motivi che possono improvvisamente deprimere gli scambi tra due paesi. Quali siano ora questi nnovi rapporti risulta dai seguenti dati: La nostra importazione quasi nella misura del 79 °lo, la ricavammo nel 1908 da cinque Stati: la Germania nella proporzione del 17 88 °/ 0 ; la Gran Bretagna poco meno, il 17.19 °fo; gli Stati Uniti il 13.90 °/ 0 ; l'Austria Ungheria il 10.32 °fo; la Francia il 9 48 °/ 0 • Poi ven§;"Onola Russia col 4.38 °/ 0 , l'India Brittanica e Ceylon col 3.70, la Svizzera col 2.76, il Belgio col 2.58, la China col 2.47, l'Argentina col 2.25 per cento. Tutti insieme questi undici Stati ci danno l' 88 per cento della merce che importiamo, il rimanente 12 per cento è diviso tra tutto il resto del mondo. In quanto alla esportazione, se~pre nel 1908, sette Stati assorbivano l' 80 per cento del totale e cioè: la Svizzera il 17.20, la Germania il 14.19, gli Stati Uniti l' 11.78, la Francia egualmente l' 11.78, l'Argentina l' 8.60, l'Austria Ungheria l' 8 38, la Gran Bretagna il 7.63, per cento. Altri cinque Stati e cioè la Turchia Europea, l'Egitto, il Belgio, l'India Brittanica ed il Brasile assorbono insieme un altro 10 per cento; per cui il rimanente ro 0 / 0 è diviso fra tutto il resto del mondo. In quanto al meschino incremento, della no: stra sola importazione negli ultimi quattro annl del regi me li be rista c'è eia osservare che fu del tutto dovuto a cause artificiali e transitorie; cioè fu dovuto princ;palmente a quella iniezione di oro, che si ebbe col ·famoso prestito dei 630 milioni in oro che dette le vcttigi ni e preparò tutta la catastrofe bancaria e industriale degli anni 1888-1892. Invece nei cok,ssali progressi, che si sono avuti dal 1896 in poi non c'è niente di artiGciale: non ci sono state iniezioni nè di caffeina, nè di oro. Si deve ancora aggiung~re che le nostre esportazioni negli ultimi anni sarebbero statP- più forti ed avrebbero notato un progresso più rapido se il prezzo del vino si fosse mantenuto così alto come negli anni 1881-87 e se la esportata quantità dello stesso prudono si fosse mantenuta all'altezza1..liquegli anni. Ma il prezzo si ridusse alla metà; e; la quantità del prodotto esportato circa ad un terzo. Senza queste riduzioni le nostre esportazioni negli ultimi anni si sa1:ebbero presentate con una sessantina dì milioni in più all'anno. Ora nè il liberismo ha il merito di avere fatto aumentare il prezzo e la quantità del vino esportato perchè il merito spetta alla filossera che devastò i vigneti delh Francia e dell'Ungheria ; nè il protezionismo ha il torto di averne fatto diminuire il prezzo e la quantità esportata, perchè il fenomeno si deve al! a ricostituzione dei vigneti della Francia e dell'Ungheria. Il lettore che non ricorre alle comparazioni internazionali pot~à allarmarsi pel fatto che l'anno 1908 segna un mediocre progresso nelle importazioni ed un sensibilissimo regresso nelle esportazioni. Ma non è stato soltanto l'Italia che ha presentato questo doloroso fenomeno; quasi tutti gli Stati del mondo hanno visto diminuire chi più chi meno il proprio commercio; altri anzi subirono la diminuizione e nelle importazioni e nelle esportazioni. Ciò in conseguenza della grande crisi degli Stati Uniti cominciata nell'ultimo quatrimestre del 1907 , .come osserva il Luciolli nella succennata relazione e come risulta da quest' altro prospetto: ·[nghilterra st. Germania m. Aust. Ungh. cor. Francia fr. Svizzera fr. Belgio fr. Spagna pes. Stati Uniti doll. Italia lire r904, 552 6,864 2,047 4,502 1,240 2,782 910 1,035 1,877 11:nportazionl (migliaia) 1905 1906 1907 5155 607 645 7,436 8,438 9,003 2,146 2,249 2,581 4,778 5,627 6,223 1,379 1,469 1,687 3,068 3,454 3.539 1,048 1,008 94 2 1,179 r ,320 I ,423 2,015 2,514 2,880 Eeporta~ionl (migliaia) r908 593 8,738 2,532 6,090 I ,587 3,37 2 958 1,116 2,913 r904 r905 1906 r907 1908 Inghilterra st. 300 329 375 427 377 Germania m. 5,315 5,841 6,478 7, I 10 6,840 Aust. Ungh. cor. 2,088 2,243 2,3~2 2,457 :1,324 Francia fr. 4,451 4,886 5,2,)5 5,596 5,271 Svizzera fr. 891 y69 1,071 1,155 1,038 Be'gio fr. 2,183 2,333 2,793 2,704 2,585 Spagna pts. 890 943 892 928 890 Stati Uniti m. 415 447 477 500 636 Italia lire 1,582 1,713 1,914 1,954 1,750 Come si può scorgere dal prospetto solo l' Italia e la Spagna nel 1908 sul precedente anno ebbero un lieve aumento nelle importazioni; solo gli Stati Uniti lo presentarono nelle esportazioni. E per questi ultimi la creazione si spiega facilmente, come fu qui stesso avvertito, col bisogno che ebbe la grande repubblica di esportare a qualunque prezzo pur di realizzare denaro e riparare alla grande crisi monetaria che l'ha travagliata. Ma anche questo prospetto può procurare qualche magra per quanto stupida soddisfazione ai ìiberisti: « Confront1te, essi diranno - essi hanno già detto per bocca dei loro più autorevoli - le cifre colossali del commercio inglese, che - traducendo le sterline in lire italiane - si eleva ad oltre 24 miliardi coi 4 miliardi e poco più di 600 milioni dell'Italia e giudicate ora delle consegu.;.nze del liberismo in Inghilterra e del protezionismo in Italia». Ecco la risposta nostra chiara e documentata. L'Italia e l'Inghilterra non sono termini comparabili; non lo sono sopratutto nelle quistioni economiche e commerciali. L'Italia è nazione da 50 anni ci rea e le sue forze ha esaurì to per molti anni per raggiungere tale alto fine; l'Inghilterra è nazione costituita da oltre 300 anni. L'Italia vede sviluppare le sue industrie sotto le ali del protezionismo appena da venti anni; l'Inghilterra prima di adottare il liberismo si fortifìcò e si rese inespugnabile - anche contro l' Irlanda I anche contro le [ndie !-con duecento anni di feroce protezionismo navale ed industriale. L' Italia non ha carbon fossile, il moltiplicatore delle forze economiche; l'Inghilterra è ricchissima di carbon fossile. L'Italia
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