RIVISTA POPOLARE 539 in mezzo a queste migliaia e migliaia di generosi precursori di una civiltà nuova, ripetiamo, si sono inevitabilmente frammischiati anarchici pazzeschi o delinquenti comuni - teppa a Roma, apaches a Parigi, analoghi elementi altrove - che hanno cercato disonorare ie belle manifestazioni di solidarietà umana. Chi può scusare quel miserabile che cercò assasJ sinare il Prefetto di polizia a Parigi ed uccise un disgraziato agente ? Nè si poterono approvare alcune forme di manifestazione in Italia; d'onde lo sdegno dell'Avanti e di Turati nella Critica Sociale cui ci associamo incondizionatamente, che stigmatizzarono vivamente certe intemperanze e certe violenze. E proprio in Italia l'assassinio perpetrato a Montjuich dette pretesto a farsi vivi gli stolidi provocatori di scioperi a getto continuo. ♦ In tanta nobilissima ira che Ja fucilazione di Ferrer aveva suscitata nel mondo civile parve strana la calma della Spagna a quanti non si rendono ragione delle sue speciali condizioni. Infatti in Ispagna lo spirilo nuovo non è che nelle sparute minoranze e la grande maggioranza ha ipotecato l'anima ai gesuiti; in Ispagna la regione più progredita economicame11te, intellettualmente, e politicamente, la Catalogna, è sotto l'incùbo della sanguinosa repressione di Barcellona - forse Parigi non parve calma all'indomani della repressione della Comune? - e le proteste e le ribellioni della stessa Catalogna hanno poca presa sul resto della nazione perchè sospettata di tendenze separatiste; in Ispagna il governo aveva prese le sue brave precauzioni per reprimere sanguinosamente ogni manifestazione popolare; in Ispagna, infine, - perchè nasconderlo? - molti elementi democratici, che detestano la reazione e i gesuiti sono paralizzati dal timore degli eccessi anarchici: non é cancellata la memoria di quelli da Cartagena nel 1873 e sono troppo recenti quelli delle gesta scellerate e frequenti dei medesimi in Catalogna e a Barcellona in ispecie. La Spagna infatti si dibatte tra questi due terribili eccessi che agiscono, e reagiscono creandosi e ricreandosi a vicenda: la re..1.zione e l'anarchismo. La protesta, però, dove e ~ome poteva avvenire non mancò. Fu iniziata dai repubblicani nel Consiglio Comunale di Madrid; fn ripresa dai deputati repubblicani alle Cortes, dove Moret, Canalejas ed altri democratici investirono violentemente il Presidente del Consiglio Maura e provocarono tumulti che costrinsero il Ministero a dimettersi. Ma questi dimissioni, di cui parrebbe pentito l'ex Presidente del Consiglio a giudicarne dal violento e reazionario discorso tenuto in una riunione dei suoi amici politici, non ostante la forte macr- . t, g1oranza di cui disponeva il Maura non vanno accettate senza benefìzio d'inventario e quale effetto dei tumulti della Cortes ; devono indicare che si teme qualche cosa di peggio nel paese, che poteva andare al di là del capo di un Ministro per colpire le istituzioni monarchiche. Crediamo sopratutto a questa ipotesi per la cura di certi giornali inglesi autorevoli nel diffondere notizie sul dissenso tra Alfonso XIII e il Ministro Maura sulla esecuzione di Ferrer, quasi ad allontanare dal capo del regattolo il sangue spruzzato dal cervel'o dell'assassinato di Montjuìch. Il tentativo di diversione risponde all'indole ed alle tradizioni delì.' istituzione della Monarchia costituzionale. Avviene qualcosa di buono ne1lo Stato? E stato il Re a promoverla l Si commettono infamie coll'approvazione del Capo dello Stato? Sono i ministri che devonn risponderne I ♦ Noi non sappiamo se gli Spagnuoli si lasceranno ingannare ancora per molto tempo da questi abituali e miserabili sotterfugi monarchici; forse sugli avvenimenti interni eserciteranno preponderante influenza la sorte della guerra in Africa, come certamente a rendere più minacciosi e arditi i republicani e i democratici sulla Cortes avrà contribuito il malumore intenso e generale che si è sollevato in Ispagna per il ristabilimento dell'odiosa esecuzione dei ricchi dal servizio militare. Quali che possano essere gli avvenimenti della penisola iberica, noi però, dobbiamo trarre argomento dalla inesorabile e immutata e immutabile ferocia del clericalismo per provvedere ai casi nostri. Le manifestazioni clamorose, le proteste nobili non ci salveranno dal dominio clericale, che si rende sempre più probabile in Italia pel nuovo orientamento .defla politica di Giolitti. In qnesto punto capitale Mario Rapisardi , il cantore di Lucifero , in forma limpida ed incisi va ha mand:ito l'adesione sua al Congresso La 1Jale dèl libero pensiero con una lettera che crediamo opportuno di riprodurre, benchè pubblicata da molti giornali di parte democratica: Catania, 18 Ottobre 1909 « Commemorazioni, proteste, comizj ... « Accademie, miei cari, hammate di paglia, pan- « 111.:elli cJ.ld1 ! A chi ci getta in fa(cia ii cadavere « di Francisco Ferrer, colpev0le d'aver pensato e cc scritto liberamente, non si dovrebbe d:ill' Italia cc risponJcre altrimenti che promovendo un' agita- « zione estesa, intensa, incessante per costringere « il governo a rimettere in vigore eJ applicare ine- <c sorabilmente la legge su 1~ corporazioni religiose <e d!> tanti anni promulgata e da tanto tempo ne- <c g1etta, conculcata e frodata per viltà di governanti « per astuzia di gesuiti, per tolleranza di popolo ». <e Tutti i Municipi 1wn asserviti al prete, do- << vr~bbero non proclamare soltanto ma istituire la « scuola laica. Ogni uomo che pensa dovrebbe a « tale agitazione cooperare: cacciare le vipere dai << covi è dovere d'urn anità >>. Mario Rapisardi A qualche c.9sa di concreto in questo senso si è accennato a Roma, ad iniziativa sopratutto degli amici della Ragione. Noi facciamo l'augurio che si perseveri nell'indirizzo segnato da Mario Rapisardi
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