Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno Xv - n. 20 - 31 ottobre 1909

556 RIVISTA POPOLARE leanza clerico-moderata, che grava in quest'ora come una cap, a di piombo sulla politica italiana. Ma bastò qualche volgarità piazzaiuola a saldare la fessi..ra, nella quale un 'accorta politica popolare poteva incunearsi. E così fu disperso uno dei maggiori servigi che la cieca reazione iberica si apprestava, suo malgrado a rendere alla causa della democrazia nel nostro paese. Nè sarebbe onesto, da parte nostra, riversare dell'accaduto ogni responsabilià sulle sue spalle degli untorelli anarchici o dell'anonima teppa, faci!e capro espiatorio d'ogni nostra debolezza od incoerenza di partito. Gli anarchici soffiano nel fuoco, è il loro mestiere. Ma fu ad o;:,era di gente nostra, contro la volontà dei partiti e dei dirigenti le organizzazioni operaie, che qualche scintilla impru lente venne gittata. Onde il dovere, per le Camere del lavoro, di accompagnare il mo• vimento - non voluto da esse in quella forma - per limitarne • 1a durata e infrenarne gli eccesi , come loro in gran parte riuscì. Non neghiamo che dei teppisti si mescolino volentieri alle dimostrazioni per sfogarvi i loro istinti vandalici. Ma il gesto del teppista rimarrebbe isolato e distinto, se non fosse in una parte della massa onesta, una frenesia di odio e di rivolta, che l'insigne malafede avversaria finge di attribuire alla educazione socialista, e che alligna sopratutto negli strati cui nessuna educazione socialista potè giungere ancora, è il frutto del malessere profvndo e della ineducazione che il capitalismo dominante genera e mantiene : contro di esso quasi solo il partito socialista è mosso fieramente in guerra_, sia coll'azione diretta colla propaganda, sia coli' esigere dallo Stato - ma con quale scarso successo 'finora ! - I' aumento delle spese e delle cure per l'educazione del popolo. Debellare a fondo codesto spirito di rivolta insipiente e sterile non sarà dato, finchè ne permangano le caust: economiche a nessun partito. neppure al partito socialista, pt:r quanto la sua predicata concezione della fatalità delle forme e delle evo· luzioni sociali della relativa irresponsabilità delle classi e degli individui nei mali onde soffre - per liberarsene un giorno - l' assetto sociale, sia la sola che possa in qualche modo temperarne l'acredine e paralizzarnt: l'azione. Ma spetta al partito socialista, spetta alle coscienti organizzazioni operaie, im pedirc che esso, possa mai colorire di sè le manifestazioni popolari in cui esso ed esse hanno parte. A questo fine una m sggiore preveggenza, una maggiore chiarezza e fermezza di determinazioni e solidarietà nei dirigenti perchè restino ferme, non deve essere impossible ed è doverosa. Nulla è più doveroso in questo momento , chi non voglia che gli sforzi proletari e l'azione socialista lavorino a vuoto, chi ripudii le convulsioni della piazza c.>me allenamento opportuno alle catastrofi nelle quali non crede. ln fondo, non fu altra da questa ia campagna che noi conducemmo contro il sindacalismo e il rivoluzionarimo, che per lungo tempo pretesero diritto di cittadinanza fra noi ; poco ci importa va delle teoriche assurde, delle quali il tempo e l'esperienza avrebbero fatto giustizia. Smantellata quella che era, se anche per viltà lo negava, la teoria del tumulto - allontanati dal partito, nel Congresso di Roma, i suoi teologi --non ugualmente ci riescì di disperdere il nuclen di sentimenti e di istinti a cui essa si adattava come veste al corp0. Il nucleo rimase : indebolito , perchè spoglio di decente sopravveste teorica, tuttavia rimase e rimane; col peggio eh' esso può più facilmente, appunto per cotesto , rifugiarsi inavvertito sotto le nostre bandiere. Onde la necessità di snidarlo, di incalzarlo, di sempre più energigicamente separarlo da noi. (C,·itica sociale. 16 ottobre). + Henry Schoen: Le nuove Università comme1·ciall In Germania. - Sin dai principii del secolo scorso pare che Goethe abbia avuto il presentimento della necessità di un'alta cultura intellettuale per l'uomo di affari: 11 /o non saprei concepir-e, egli scriveva, un uomo che dovrebbe essere più grande e più còlto di un vero commerciante n. Questo bisognv, però, in Germania non divenne generale sino a quando essa non ebbe una flotta assai potente oer competere coll'Inghilterra, colla Francia e cogli Stati Uniti sui mercati mondiali. Le antiche famiglie delle vecchie città commerciali come Amburgo, Brema e Lubecca, che volevsno conservare il monopolio degli affari osteggiarono guesta educazione elevata dei commercianti. I loro membri acqu_istavano la pratica degli affari, senza studi e senza spèciale cultura nelle Indie, in .\.merica , in Oriente rappresentando la propria casa ; per loro, quindi, un insegnamento superiore commerciale non era indispensabile. Perciò la Camera di Commercio di Amburgo lottò energicamente centro la creazione della Università commerciali, e la protesta violenta si ebbe sino al 1897. In una lettera del 1 5 Febbraio 1898 di delta Camera al Congresso che di quella istituzione si occupava, si dichiara.no inutili le Università commerciali ed anche nocive, si mani• festa va il timore che esse sarebbero formate nel commerciante uno spirito a base pericolosa. Da questo episodio si comprende quali difficoltà e quali pregiudizi si dovettero vincere per riuscire; ma l'esempio della Francia giovò molto ai part1g1ani delle Università Commerciali. La Francia infatti aveva organizzato un insegnamento superiore . commerciale in un epoca in cui la Germania non aveva che scuole di commercio primarie e secondarie, in cui le sue marche erano poche im- -portanti e i suoi prodotti mani fatturati erano trasportati da Ile navi inglesi. Nel Congresso internazionale organizzato dalta Camera di Commercio di Bordoaux nel 1886 e in quello Idi Parigi del 1889 i numerosi tedeschi intervenuti cons•atarono gli sforzi che si facevano in Francia per dare ai commercianti una elevata cultura. Ritornato in Germania diffusero I' idea che por lottare colla Francia e coli' Inghilterra sul terreno economico era necessariu fornire i commercianti e i commessi !viaggiatori di tutte le conoscenze tecnicl,e e pratiche suscettibili di facilitare il loro compito in paese straniero. Egli è c-d che nel 1895 sorse· a Brunswick la potente Società tedesca per l' insegnamento commerciale. Alcuni membri della Camera di Commercio di Colonia poi in una circCJ!are dichiarano che la fondazione delle Università commerciali è ur.' opera patriottica e na,ionale. Nel 1897 al Congress0 di Lipsia si riconosce l'inferiorità della Germania rispetto all'Io• ghilterra e alla Francia nella educazione commerciale. Continua la propaganfa della Società tedesca e provoca congressi e conferenzi;; importantissime quelle:: di Berlino. A misura poi che progrediva l' industria tedesca si vedeva l' in sufficienza delle tam.glie di Amburgo a dirigere il Commercio. Le città industriali del Sud e del Centre prima si sottrassero ali' influenza dellr Città ·anaeati:he ed è così che la prime Università non sorsero ad Amburgo, a Brema, a Lube:ca; ma nelle regioni più industriali della Pro 'lincia Renana e della Sassonia. Non furono teorici e commercianti che ebbero la prima idea di un insegnsmento superiore commerciale, ma dei grandi in• dustriali. Primo fra tutti Gustavo di Mevissen, Presidente della Società delle ferrovie renane , ed interessato in altre imprese bancarie e in lustriali mise a displ.lsizione della Città di Colonia nel 1879 marchi 191,500 per fondare un Accademia commerciale, t:d altri 300,000 marchi donò per lo stesso scopo nel 1899. Altre iniziative seguirono a questa e il lavoro· s'intensificò utilmente prospera sopr'ltutto della Società tedesca per l'insegnamento commerciale. Le Untversità commerciali tedesche presero per modello non le antiche facoltà, ma le uni ·,ersità tecniche di cui ci siamo

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