RIVISTA POPOLARt 553 ormulava, nel congresso nazionale di Mod1::na, il suo crtdo e crea va nella Confederazione del lavoro i suoi organi rappreesntativi e direttivi. Con questa creazione si chiudeva la seconda fase del partito socialista italiano. Crea tor e del movimento operaio, in quanto fu esso che conquistò alla prima organizzazione il diritto di cittadinanza nello Stato; a superare le incertezze, a chiarire i dubbi , a trarre i moniti dal1e lezioni delle cose, a diffondere in una parola, una nuova concezione socialista più conforme agli interessi proletari e al!a realtà mutata dall'ambiente politico ed economico. Ma mentre rrima del 1900 il partito socialista poteva iàentificarsi col socialisn10, oggi esso deve spartire con l'organizzazione autonoma della classe operaia la rappresentanza della concezioni! socialista. Anzi si tratta più di spartire, ma si tratta di du: funzioni diverse. Oggi è all'organizzazione operaia che spetta il com pito di ingrossare le file, di discirlinarle, di farle consapevoli mentre il partito socialiata - ridotto ad essere non più fucina di missionari per la conversione lenta del mondo, ma vero e proprio partito politico -- deve compiere ufficio di cooperatore nella attuazione graduale della politica che giova alla liberazione delle classi proletarie. La crisi oàierna consiste appunto nello sfor10 che il partito socialista deve fare sè stesso e sopra la sua forza d' inerzia per adattarsi compiutame11te alla nuova funzione. Due sono le resiste;:;ze che rallentano questo necessario adattamento del partito socialista : c' è in esso una forza che tra tiene e una forza ehe sospinge troppo olt~·e. La forza che trattiene è, in sostanza , del paasato. Certo nessuno si illude più di risuscitare le formule e gli atteggiamenti che convenivano intorno al 1894 e al 1898. E neppure nessuno sogna più di trasformare ii noatro complesso mondo economico con la predicazione ostinata di una fe-:le quasi mistica. Le mura di Gerico del capitalismo non crollano per lo squillare delle nostre trombe. Ma pure in meuo a quest'opera pratica , concreta, vicina alcuni non sanno resistere alla tentazione di intercalare un poco della fraseologia, dell'ideazione, e sopratutto dello stato d'animo del passato. E il ricordo melanconko che rispunta n mezzo al fervore dell'azione, è le mort qui saisi le vif. Ora io non voglio affermare che questo rivolgersi al pas sato sia biasimevole. 11 fervore èella fede e sempre una forza Ma quando la fede ingenua e primitiva, o, peggio, la formula ramandata a memoria, sostituiscono la valutazione esatta della realtà e giovano alla nostra pigrazia inte!lettuale, allora questa devozione al passato e alla tradizione diventa nociva. Io potrei documentare questo stato d' anim,i che ancora resiste in tanta parte del socialismo italiano. Nella politica estera sopratutto, e in tutte le questioni che vi hanno attinenza, come, ad esempio la politica coloniale, la tradizione e la formula antica hanno ancora il loro imperio. E ciò nuoce al vigore del! 'azione socialista, perchè appunto tanto più il partito socialista sarà realistico nella sua concezione e pratico nella sua opera, e tanto più la classe operaia sentirà di avere in lui una forza politica, ·poderosa ed efficllce. L'altra ragione di crisi è - come ho detto - la troppa facilità di andar oltre, nell'usato binario dei vecchi partiti. E questo un difetto apparentemente opposto al precedente, ma che ha col primo una parentela strcc:ttissima. Ii partito socialista , dovendosi atteggiare a vero e proprio partito politico, quando riesce a sfuggire alla nostalgìa delle idee superate cade volentieri nel plagio delle idee vagamente democratiche. É un 'altra forma di pigrizia intellettuale e forse la peggiore. Un giornale conservatore ebbe a scrivere che il programma d'azione del socialismo italiano è fatto con le briciole cadute dai vecchi banchetti democratici. Il rimprovero può parese duro ma contiene molta parte di verità. Il partito sodalista italiano, dovendo drappeggiarsi, di fronte alle organizzazioni opernie ormai rette autonomamente dalla Confederazione del lavoro, con un compiuto programma, ha saccheggiato in fretta nei vecchi pamphlets della democrazia o raccolto _ad orecchio l'eco delle battaglie politiche combattute oltre I' alpi. Così è passa-o, con una vol.1bilità deplorevoie della sepuazione della Chiesa dallo Stato al suffragio uuiversale, dagli organici degli impiegati alla riforma dei tributi. Ora quì è la ragion vt:ra della stasi del socialismo italiano. L'orgimizzazione operaia cresce, si sviluppa, si allarga, compie nuove esperienze e fa nuove conquiste, e il partito dovrebbe esprimer-! la forza politica e le aspirazioni chiare e precise nel governo dello Stato, non sa ancora ei:sere tanto realistico da costituire una forza viva operante e continuamente presente nella vita politica italiana. Quale il rimedio? Io non lo attendo certo dai convegni in verità troppo frequenti in cui si cer.-a la pietra filosofale di un programma. Questi convegni documentano spesso e soltanto l'impressione dei convenuti. La salute non può venire che 1a una concezione più esatta deI partito socialisth e della sua funzione nell'ora presente, in cui deve apparire come il brac cio politico della classe operaia osganizzata e in cui, non po• tendo più essere il partito della negazione e della opposizione deve essere il partito dell'azione realistica effettiva e concreta (Il Viandante 17 ottobre). - +· A. Veber, M. Giterm1111,Edgardo Milhaud: La municipalizzazione dei servizi pubblici ( 1). Checchè ne pensi il filosofo A. Fouillée; checchè dica la stampa capita• lista di ogni risma, l' opinione pubblica s' illumina sempre meglio e divit:ne sempre più favorevole alla nozione sociale dei servizi pubblici statizzati e sopratutto comunalizzati. Il gran problema•del secolo XX è quello di trovare forme nuove e meglio adatte alla conciliazione dei diritti dell'individuo e di quelli della collettività. A questo mira tutta la cosidetta legislazione sociale; ed ai provvedimenti inspirati alla legislazione sociale appartiene la municipalizzazione dei servizi pub• blici, la quale, secondo Carlo Gide, non è che l'applicazione ai poteri e ai servizi pubblici del principio di cooperazione caratteristico al!' epoca moderna. La monarchia industriale deve percorrere il cammino duramente battuto ialla monarchia politica. Noi dobbiamo rendere il trust proprietà pubblica. Il movimento della proprietà pubblica si avanza come un onda irresistibile. Domandare per la città la proprietà del gaz, del• l'acqua, della luce elettrica, dei trams non è considerato oggi come un segno di radicalismo avanzato , se non da popoli arretrati. In Germania e in Inghilterra l' hanno dimostrato gl'imperialisti, i democratici, i liberali e anche molti conservatori. Ed è nota l' ironia di Sidney Welb nel suo Socialism in Erigland in cui è messo in ridicolo l'uomo pratico che disprezza il socialismo, non vuole discuterne le assurdità, proclama il self help in tutto e si serve e vive di opere e d' imprese che riguardano tutti i suoi atti della vita, ma che sono socialiste e rappresentano la diretti va del socialifmo. La proprietà pubblica dei monopoli urbani non è più una teoria; ma un esperimento in pieno successo. In Inghilterra le regi~ comunali delle città hanno costretto le società a ridurre il prezzo di vendita ed a migliorare la ( 1) Riduciamo in un solo tre articoli: Le mouve_ment soc:_al contemporaine et la municip~lif atirm des ~erv1ces _p~bltcs di Adrian Veber; L9, produc:tivite des er1trepr1ses munzczpales d1 M. Giterman; e Les boucheries communales eri Allemagne di E. Milaud, pubblicati nell' ultimo numero di Les_ annale~ de la Regie directe. Rappresentano una campana diversa d1 quella suonata da lord Avebury e dal suo egregio trad_uttore italiano Dr. Alberto Geisser. La Redapone
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