552 RIVISTA ~IVI.ST Il DELLE ~IVl5TE Jvanoc Bonomi: La crisi clel partito socialista. - Crisi ideale, crisi di dottrina, crisi di crescenza - tutte le fasi attraverso a cui un grande movimento di idee e di intt:• ressi passa e si purga, come attraverso ad un cnvello che scerna ~li elementi vitali dagli elementi spuri e parassitari - tutte le malattie di cui s'è volta volta, liberato il movimento ideale e pratico del socialismo, ncn sono che l'antefatto, la preistoria, il presupposto necessario della fase attuale , vorrei dire delld. crisi attuale. Perché anche questo non è uno di quei momenti di rinnovazione in cui il vecchio non regge più e il nuovo non è ancora solido abbastanza. Certo la crisi odierna coincide con un periodo di florirlezza numeric..1 del partito. Eppure a questa crescente forza numerica non corrisponde affatto I~ sua crescente fr ~a ideale. e pratica. Questo vasto organismo cammina meno ceieremente dì quando era mino- .scolo e anemico; - il che politicamente è lo stesso - non arriva a superare gli altri concorrenti, così come gli avveniva facilmente una volta. L'adipe pare lo abbia infiacchito; Nè, scrivendo ciò, penso che la misura del]' efficacia di un panito si desuma dallo sfolgorio della sua cronaca quotidiana. Un partito può esercitare una attività formidRbile senza apparire mai in pose gladiatorie sul palcoscenico della vita pubblica. E' anzi nel tessuto profondo della vita sociale che i partiti e le idee fanno il più proficuo cammino. Nel caso odierno, è appunto questo rallentarsi dell'azione profonda e spesso inavvertita del socialismo negti strati intimi della nazione che determina il mRlessere ~ la crisi. La quale pertanto non deriva dal più o meno di combattività nella Ca - mera e nei comizi, dalle fortune dell'attacco a Giolitti, d:1lle soni felici o infelici di una can1pagna giornalistica, ma da un complesso di cause e di effetti insiti nella natura e nella na .tura mutevole dell'ambiente circostante. Il socialismo italiano ha avuto la sua età dell'oro. E come tutte le preìstorie, ha avu.o la sua epopea leggendaria. Chi he vissuto la politica italiana fra il 1890 e il 1898 non può aver dimenticato il miracolo di un manipolo di giovani che era riuscito ad occupare di sè tutta la vita italiana, ingombrandola con un grande incubo spaventoso. Donde venivano quei giovani? Venivano dalla b0rghesia e dall'Università. Erano spesso i figli di coloro che s'erano battuti per l' unità italiana, con Garibaldi o con Vittorio Em - manuele. Dopo qualche anno di studi, di letture, di discussioni appassionate , questi giovani erano torna ti alle loro case , nelle campagne di Romagna, di Emilia, di Lombardia, con una pa • rola riuova: socialismo. E questi giovani, sotto gli occhi dei padri meravigliati, gridavano : abbasso la patria! abbasso la vostre glorie inutili I avanti il proletariato! Che cosa mai aveva trasformato questi giovani in altrettanti iconociasti? Un libro il libro d1 Carlo Marx. Questo colossale genio teutonico, così dissimile dal temperamento della nostra razza, aveva compiuto i! miracolo. In quegli spiriti assetati di idee nuove , egli era disceso recandovi dei germi portentosi. La gioventù voleva una nuova plaga da libc:rare, e Marx le additava il proletariato. La gioventù voleva un ideale, che non avesse parentela con quelli naufragati nel fango delle vergogne bancarie e Marx assegna va ad essa un compito così grande si cui paragone la stessa unità nazionale pareva un giuoco da fanciulli. Così la dottrina marxista conquistò la gioventù Intellettuale in Italia e attrasse nella sua orbita tutti i cervelli schiettamente moderni. L'ora aiutava. L'Italia del '59 e del '60 si disfaceva rapidamente. Gli scandali bancari, la crisi cconoPOPOLARE mica e finanziaria, la guerra d'Africa, parevano altrettanti so• gni precursori di catastrofe. E la catastrofe rientrava nel qua - dro marxista, così come tutti i sintomi de!la déblache trovavano nella letteratura marxista la loro illustrazione e la loro interpretazione. Per questo, fra il 1890 ed il 1898, il socialismo importato dalla Germania gafoppò rapidissimo dal!' Italia superiore , e poi - dopo i Fasci siciliani , movimento autoctono - anche nel Mezzogiono. Sono note le vicende di quel periodo. Il partito socialista, partito di élite intellettuale con qualche co11torno di elementi operai - residui dell'antico movimento corporativistico - si accampò, con fiera intrans'genza, contrv tutti e contro tutto, quanto più fulminato, più saldo. Dal suo bagaglio dottrinale, estrasse una formula : libertà per il movimento operaio , e su questa formula chiamò l'Italia a pronunciarsi, Piovvero le adesioni. Tutti gli spiriti liberi si strinsero intorno ai perseguitati. Tutti gli uomini di coltura - dall'antisocialista Pan taleoni. a Cesare Lombroso, a Edmondo De Amicis - confortarono del loro plauso gli assertori della libertà operaia. E questa libertà , dopo la lotta di un triennio - dal 1899 al 1 go 1 - finiva per trionfare. Nell'ora della vittoria il socialismo italiano dovette constatare che molte cose s'erano mutate. Dietro le nubi nere, gravide di tempesta, dileguano all'oriazonte: davanti. un cielo rasserenato invitava al lavoro tranquillo e fiducioso. Dove era più la cupa profezia marxista? dove s' era sperduto lo scricchiolìo annunziatore di vicine catastrofi ! e la crisi economica con la scomparsa dei ceti medi T e il blocco borghese con il successivo duel!o tragico fra tutta !a borghesia e tutto il pro· letariato? Ahimè tutte> dileguava nella lontananza del passato!, .. Il socialismo italiano, nel festeggiare il suo primo trionfoo dava l'estremo saluto alle fedi ingenue della giovinezza. Il secondo periodo è quello che si è chiuso di recente con il congresso operaio di M'dena e con quello socialista di Firenze del 1 908. Il socialismo italiano ha, in questa fase, compiuta interamente quell'opera di revisione critica della dottrina marxista, che in Germania dura tuttora attraverso a faticose discussioni teoretiche. La mentalità lstina che rifugge dalle teorie e preferisce I' esperimento dc!i fatti, si è adattcta, con quella sua plasticità mirabile che è forse la sua virtù più saliente , alia lezione delle cose. Così , in un paese che legge poco e ehe discute anche meno, la rinnovazione del socialismo si è compiuta con una rapidità che pare miracolo, Giova, per altro, ricordare che questa rinnovazione profonda si è compiuta sul terreno più proprio e più adatto : l' organizzazione operaia. Così il socialismo itali ano potè cimentGre sul terreno de I sindacalismo operaio, i suoi primi principii, quei principii che esso ayeva importati dalla Germatda e accettati senza benefizio d'inventario. Tutta la lotta fra rivoiuzionari e riformisti non fu che una lotta fra il sindacalismo rivoluzionario e il sindacalismo riformista. Chi ricorda gli tpisodi di questo lungo duello, non può che conformare questa mia asserzione. Pochi e isolati furono i tentativi di portare l'esame critico su tutta intera la complessa concezione del socialismo; invece vivacissima fu 1.. battaglia intorno alla natura, ugli sviluppi , alle forme , alle previsioni del movimento operaio. Senonchè l'esperimento dì un quinquennio doveva dare i suoi risultati. E il risultato eflettivo fu questo : la sconf.tta del sindacalismo rivoluzionario , ormai ridotto a poche oasi senza importanza numerica e la consapevolezza di sè del sin dacalismo riformista , che dopo a vere raccolte sotto le sue insegne più dei nove decimi dal movimento operaio d' Italia,
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