RIVISTA POPOLARE 547 « ogni lampo della pesante accetta le grida si fa- « cevano più violente , più impetuose. Per vincere << l'angosciosa impressione prodotta da quell'acca- << nirnento popolare di fronte alla sinistra e spietata « espiazione della ghigliottina, era necessario costrin- « gere la mente a rievocare gli atroci delitti com- « messi dai quattro condannati a morte, immagi- « nare il povero vecchio infermo a cui essi avevano « posto i ferri roventi ai piedi per indurlo a rivelare « il nascondiglio del suo gruzzolo, pensare alle fan- « ciulle da essi sgozzate, al terrore che le loro gesta << avevano sparso nella regione. Ma vi sono argo- « menti che valgono a spiegare un atto senza giu- « stificarlo ». E dopo avere descritto il taglio della testa dei singoli condannati con tutti i relativi episodi, il corrispondente del giornale di Milano che ha as ,istito nauseato e terrorizzato alle scene di allegria della folla, che si era divertita durante la notte nei caflè, nel le taverne , nelle piazze , bevendo e mangiando a crepapelle , - conclude : « La folla de- " lirante non è dunque soddisfatta del!' orrendo « spettacolo ? I curiosi che non vi hanno potuto « assistere da vicino, attendono al passaggio il fur- « gone ìunebre che trasporta al cimitero per un « simulacro di sepoltura i quattro cadaveri rotolati « in un solo paniere. Anche i tetti delle case sono « gremiti di curio~i, al pari degli alberi. E tutti << erompono in un grido ferocemente inutile di morte « a cui si aggiunge anche quakhe evviva al :'')ia ». « Il popolo voleva la ghigliottina , il Governo « gliel'ha ridata feroce, rombante, operosa, teatrale « come ai te npi della rivoluzione che l'ha inventata. « Lo strumento meccanico freddo e lucente è degno « delle sue tradizioni. Esso eccita ancora il furore « vendicativo deli a folla. Ma Oscar Wilde nella sua « lugubre Canzone dell'ergastolo descrive il terrore « più discreto e più. sal:.itare delle rnisteriuse im- {< piccagioni che avvengollo per legge nelle carceri « britanniche ». « Nd viaggio Ji ritorno, un giornalista francese (\ nwstra come un talisma~o un pezzo di cordicella « che legava le gambe del principale giustiziato. In- « darno un collega inglese gli offre di compr;irlo « con monete d' oro ». Certamente non occorrono parole grosse o che possono essere sospettate di retorism0 per segnalare questa azione terribilmente degenerativa di siffatti spettacoli che suscitano le passioni più brutali nell'animo umano. Tali scene, che si ripeterono a Carpentras per la esecuzione di Danvers nonostante le precauzioni della polizia per impedirle, indussero Rouanet a constatare che nell'anic.10 delle folle c'è ancora una deplorevole oscurità morale degli istinti feroci che vi sonnecchiano e che sono appena sop1t1. ( l) Quando la folla brutale dinanzi allo spettacolo delhi ghigliottina non si abbandona alle scene selvagge di Bethume, di Carpentras, di Valenza, spesso si commuove in favore del condannato pel disprezzo (,) A Valenza scene più disgustose si ripetfrono in Settembre scorso per la clecapirnzione dei tre band·ti della Drome. Io non so se il più cinico dei tre assassini, il David, che fi. losofeggiò nel suo te~ta,.,..ento, affermando l'utilità della pena di morte, avrebbe manifestato lo stesto avviso se lo avesse dovuto ridare dopo la notte macabra, che precedette la sua ,decapitazione. della morte, per tutte le circostanze pietose, che possono accompagnare la scena sanguinosa. Ma celi' uno o nell'altro caso, la esecuzione della pena di morte, che manca di azione intimidatrice, egli è sicuro che ne esercita una educativa in perfetta antitesi collo scopo che alla prima vorrebbero assegnare i suoi sostenitori. Ad una vera educazione al male credeva Lombroso, che teoricamente come si è visto era un sostenitore della pena di morte. Egli nel periodo della sua vita nella quale sotto certo aspetto si . poteva considerare come un reazionario - attribuiva sinanco l'alta delinquenza italiana all'internazionalismo!... - nel 1879 scriveva; « E' verissimo eh~ « quando si esagerava nella crudeltà delle pene, non « perciò si soffocava, anzi, si acuiva la tendenza al « delitto, comecche la ferocia umana trovasse uno << stimolo ed un prestigio nello spettacolo della « ferocia legale» (Sull'incremento del delitto, Torino 1879, pag. 28). E Cesare Corrente opportunamente rievocò questa caratteristica sentenza di Sc:ueca : « Videbis ea « saepe committi quae saepe vindicantur » ( Carnevale, pag. 65). Quando poi la pena di morte si applica contro i reati politici essa crea martiri, che suscitano la ammirazione dei popoli e trovano numerosi imi~ tatori. . Lo insegnano le forche piemontesi, austriache, borboniche e pontificie· dal 1833 al 1870 in Italia; lo insegnano le innumerevoli truci esecuzioni della Russia da cinquanta anni in qua; lo insegna anche la storia recente della civilissima Inghilterra. Appena condannato a morte l'Indiano Dhingra e men tre il suo corpo penzolava dalla forca di Billingate, nell'India la sua sorte suscitava entusiasmo ed imitatori: per un martire impiccato a Londra due agenti inglesi, a scopo politico , venivano assassin:iti sulle rive del Gange. Perciò se la anacronistica pena di morte fallisce allo scopo applicata contro i delinquenti comuni, ne raggiunge uno diametralmente opposto nei reati politici. Eccita l' imitazione entusiastica e conduce alla glorificazione dei (ondannati. Essa riesce a gtorificare e fare apparire martiri ed eroi anche uomini che nulla hanno di straordinario per sollecitare l'entusiasmo e a sollevare la protesta !1:ondialè, specialmente quando risulta irregolare la procedura. Il caso Ferrer è troppo recente per avere bisogno <li commenti. (Continua) DoTT. NAP. CoLAJANNI su110 svol~imento ~ect ~centteoll'arte CENNI Il µrimo, for8e, che nbbia e8pressamen te pronunziata, nella Storia, uoa. .-.;... "era condanna contro la letteratura d'i rumaginazione, 1 n genere, e la poesia in iRpecie, fu un grande Hrti8ta del peoi;iero e della paroL1, un vero poeta: Platone. Tt1tti sanno com'egli esclude1:1~eOmero dalla Repubblica, ma non a tutti forse son no,e ugualruente !e ragio~i ~cheguidarono il suo pensiero in proposito. Platone giudicava la letteratura da. due punti di vista erronei. che non han niente od assai voco da.
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