546 RIVISTA POPOLARE all'assassinio dallo spettacolo delle esecuzioni capitali ( Lacassagne pag. 25 e 26). Roberts elemosiniere delle prigioni inglesi riferi che su 167 condannati a morte assistiti a Bristol l61 dichiararono di avere assistito a<l esecuzioni capitali. ( Carnevale pag. 26). Alti magistrati francesi - Bulot, Fabre, de Vallès - perciò non credono alla esemplarità intimiditrice (Willm). Nel l'Jercurede France (15 agosto 1908 pag. 708 e 709 trovo questo caso più tipico. Un signor Robert de la Villehervé, sostenitore della pena di morte, narra che egli per poco non rimase vittima di un assassino, che lo lasciò per morto, dopo evere ucciso un ragazzo di quindici anni ed avere commesso un terzo reato. Ora l'assassino confessò che egli aveva proceduto con tanta disinvoltura perchè essendo minorenne, era convinto che la legge non lo avrebbe condannato a morte. « Questo pregiudizio, com- « menta il de la VilleherYé, tanto divulgato, è un~ << delle cause principali della moltiplicità, sì fre- « q~enteme~ne segnalata, dei delitti commessi d4i « mmorenm ». Il valore della sua osservazione viene , però, distrutto da ciò che espone in seguito. « A Melun, « l'assassino di cui ho narrato i misfatti li espiò « colla morte. La ghigliottina era stata innaliata « innanzi alla porta del cimitero in una piazza « circondata da acacie. Nell' albero più prossimo << dello strumento di morte due gamins, di di- « dotto o diaciannove anni, si erano arrampicati « sui più alti rami e non si era riusciti a farneli « discendere. Dall'alto del loro osservatorio essi non cc perdettero un dettaglio della sanguinosa cerimo- « nia. Morale : un anno più tardi, e quasi nello « stesso giorno, nello stesso luogo si tagliò la testa « a t'utte e due per assassinio di un loro compagno « di lavoro , al quale essi avevano rubato dodici « soldi ... Ecco come la pubblicità dell' esecuzione e~ era stata loro di esempio ». L'ottimo signor Robert de la Villehervé non seppe trarre altra morale dal lugubre episodio se non contro la pubblicità delle esecuzioni capitali; non si avvide che la morale che ne scaturisce V'.l contro la esemplarità intimidatrice delle esecuzioni della pen:--.di morte. l moderni sostenitori della pena di morte vantano la sua azione intimiditrice e ricordano che sotto Carnot la frequenza delle esecuzioni fece diminuire gli assassinii. Ma non intimidirono Caserio che lo assassinò! E Reinach ricordò opportunamente che l'esecuzione di ·vodable non impedì le infamie; l'esecuzione di Vacher non impedì quelle di Soleillant ...... ( Seduta della Camera francese 3 Luglio 1908) Così in Italia l' esecuzione di Misdea non impedì che immediatamente altri militari Ct)mmettessero reati analoghi al suo. Nè in Francia l'esecuzione della pena di morte valse ad intimidire gli anarchici lanciatori di bombe (Henry, Vaillant). A Wilm che nel suo discorso contro la pena <li morte aveva ricordato la eloquente invocazione di Robespierre alla voce della giustizia per condannare la ghigliottina (Seduta della Camera francese del 3 Luglio 1908), fu rimproverata la contraddizione del grande Convenzionale, che nella pratica colle tante condanne <li morte smentì la teoria. Ma la frequenza degli assassinii politici nel periodo più triste del Terrore non costituisce la prova migliore che la esecuzione della pena di morte non vale a<l arrestare quelli atti, che colle morte si pnnivano; non dimostra il fallimento della sua azione intimiditrice ? Non ripeterò qui, per non dilungarmi molto tutto ciò che si osserva sul segreto delle esecuzioni capitali, segreto che farebbe~Sl)spettare che la giustizia si vergogni delle sue vendette : altro non sono le punizioni colla morte; - certo è che la pena eseguita tra le quattro mura di una prigione, come in Inghilterra, per<le della sua pretesa esemplarità inmidatrice. La logica che manca al signor Robert de la Villehervé non venne meno, però, al Prof. Lombroso. Egli, quantunque sostenitore, almeno in teoria della di morte non esitò a dichiarare nel citato articolo del Figaro « che non si può pensare a man tenere « la pena di morte per un sentimento di veudetta « e meno ancora in uno scopod' intimidazione sui cri- « minali, perché si son visti rubare ed uccidereed as • « sassinare nello stessogiorno e nello stesso luogo del « supplizio >>. Potrei sostenere in base alle osservazioni di Aubry (La contagiondu meurtre) che lo spirito d'imitazione, il contagio psichico, assegna alle esecuzioni capita li un'azione perniciosa, che neutralizzerebbe e sorpasserebbe nel male il poco e incerto bene che si spera dalla sua azione intimidatrice. Preferisco in vece, insistere sull'azione anti educativa e peggioratrice dei costumi, che esercita lo spettacolo. delle esecu-• zioni capitali. Nulla di più istruttivo in proposito, di ciò che è stato osservato in quest'ar1110 in Francia dove e quando il signor Deibler, il carnefice, ha fatto funzionare la ghigliottina: in Albi, a Bethune, a Carpentras, a Valenza ecc. Le scene di Bethune descritte da un corrispondente dell' Uma11itè (12 gennaio 19()9) inducono il giornalista francese ad esclamare che egli non sa se le impressioni provate durante la notte (:hc precedette la quadruplice esecuzione gli abbiano suscitato nell'animo la vergogna, il disgusto o la collera !... Ma lo scrittore Jel gionale francese è un socialista: egli può essere impregnato di retorica umanitaria, sentimentale. Ascoltiamo un antisocialista, il corrispondente del consavatore Corriere della Sera. Eb'bene la sua descrizione e le sue impressioni non differiscono di una linea ; sono forse più profonde. Egli scrive da Parigi in data dell' 11 gennaio 1909: « Bisognava far largo alla giustiiia implacabile « chiesta con voce insistente dalla grande maggio- « ranza del paese; ma lo spettacolo della vendetta << sociale ammannito àalla legge finora vigente è ccorrendo. E forse, più delk teste livide che roto- « lano nel paniere sotto il colpo formidabile della « lama, più dello zampillo Ji sangr,2 che guizza Jal cctronco spruzzandu i vicini , è orrendo il fragore « degli istinti selvaggi , che si risvegliano ndla « folla >>. « Non so se io ricordi con maggior raccapriccio « il tonfo cupo della 111:mnaia, it tulmineo guizzo « delle carni lacerate o il clamore assordante, inu- « mano, bestiale degli astanti. L' eccezionale sue- « cedersi di quattro esecuzioni ha dato un risalto « straordinario al risveglio della furia malvagia. Ad
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