KiVlSTA POPOLARE 545 stenuti dai risultati sperimentali, che somministrano la storia e la statistica. Se questi risi.lltati sperimentali fossero quali essi afle_mano la severità repressiva e la pena di morte sarebbero pienamente giustificate dal supremo interesse della difesa sociale. Ma i dat: che si adducono sono contraddittori, errati o male interpretati, in guisa chr viene a mancare la base sperimentale, su cui si mena tanto rumore. Lo dimostrerò più in là. Alcune osservazioni preliminari sull'azione della pena in genere prepareranno la dimostrazione della fallacia dei sostenitori della ghigliottina. La severità repressiva era enorme anticamente. Basta pensare che sotto l' Ancien règime in Francia colla ordinanza del 1670, in vigore sino alla rivoluzione la pena di morte si applicava in 115 casi ed era preceduta da torture e supplizi; erano spaventevoli le pene accessorie: fustigazione, mutilazione, gogna, marchio rovente. Ma i costumi erano rozzi e selvaggi ed a giudicarne dalle descrizioni dei contemporanei la delinquenza doveva essere spaventevole. I casi nei quali si applicava la pena di morte da 115 furono ridotte a 30 col Codice del 1810; a 21 nel 1802 ; a 15 oggi. (Lacassagne). Parallelamente a questa rilevante mitigazione penale diminuiscono gli omicidi. L'attenuazione della pena -è generale in Francia; ma essa non impedisce la notevole diminuzione dei crimini contro la proprietà dal 1828 in pd ammessa dallo stesso Lacassagne; la quale diminuizione dimostra che il decorso dei reati è influenzato non dalle sole pene, ma dalle vicende economiche e dalle oscillazioni termometriche (pag. 54 e 55). La diminuizione nello· insieme dei reati contro la proprietà riunendo crimini e delitti - riunione necessaria per la continua correzionalizzazionc avvenuta - ha subito delle oscillazioni considerevoli: fu forte la diminizione sino al 1870, e seguita da un aumento non meno important;;i sino al 1894. La severità penale culminata nella pena di morte secondo il Lacassagne, eserciterebbe la sua benefica influenza sul decorso delle ferite e percosse. Ebbene in Francia e in Germania, dove vige ancora la pena di morte aumentano <l., 1 alcuni anni in quà; invece diminuiscono dal 1890 in poi in Italia dove nel 1889 venne abolita la pena capitale; ed erra il Lacassagne, affermando (pag. 146) il contrario. Qualche altra contraddizione è più notevole per togliere il valore che si vorrebbe dare alle pene come freno alla delinquenza. Lacassagne ricorda che il Codice e la procedura penale del Giappone, che si devono al prof. Boissonade sono calcati sul Codice e sulla procedura francese (pag. 147). Ma egli stesso mentre deplora che aumentino omicidi, ferite e percosse in Francia constata che diminuiscono nel Giappone. Tra il Giappone e la Francia la identità nei Codici e nella prncedura non e completa; mi pare, ad esempio, che nell'Impero del Sole Levante manchi l' Istituzione del giury: fatto a cui Lacassagne assegna una grande importanza benefica. Ma non ci e dubbio sulla identità assoluta del Codice e della procedura nei vari dipartimenti della Francia. Ora negli Archives d' Antropologie rriminelle (1904), diretti dallo stesso Lacassagne, il Farnowsky ha dimostrato studiando l'evoluluzione della criminalità dal 1880 al 1901 che tra gli 86 dipartimenti in alcuni il numero dei delinquenti aumenta e in altri diminuisce con differenze in più o in meno di oltre il 50 °/0 • Le stesse contraddizioni si osservano in Italia per ogni sorta di reati tra le regivni e le provincie ; collo stesso Codice e colla stessa procedura penale per 100,000 abitanti si hanno in Lombardia da 2 a 3 omicidi e circa 200 lesioni (ferite e percosse) ; si hanno oltre 25 omicidi in Sicilia e circa 500 lesioni nelle Calabrie. Gli omicidi salgono ad oltre 40 a Girgenti ed a Caltanissetta, discendono a poco più di 1 a Cremona, a Treviso, dove di poco superano le proporzioni dell' Inghilterra, non ostante la mancanza della pena di morte. Gl' insegnamenti , che scaturiscono da queste contraddizioni s' imposero allo stesso Lacassagne, che dopo avere constatato le enormi differenze nella criminalità fra i dipartimenti della Francia retti dalle stesse leggi conchiude; Querto è ancora un argomento per mostrare l' inutilità della pena sul decorso della criminalità. Noi pensiamo che la criminalità andrà sempre aumentando sintanto che non si avrà apportato rimedio alle origini sociali della medesima (pag. 117). E allora che cosa resta della sua difesa della severità repressiva ? Questi contrasti dai quali un sostenitore della pena di morte ha tratte così interessanti conclusioni sui fattori veri della criminalità, che intaccano formidabilmente la sua tesi vengono a corroborare il giudizio severo di quel magistrato che scrisse a Garofalo, che il Codice penale aveva fatto un fiasco completo e concordano col nihilismo penale di De Girardin, Minzlofl , Kropotkine e di tutti gli anarchici; e confermano quella magnifica pagina scritta da Giovanni Bovio , nel suo aureo Saggio critico del diritto penale sulla inefficacia delle pene (1). Non arrivo però al pessimismo del magistrato tedesco o al nihilismo drgli anarchici sulla efficacia delle pene e ripeto con Holtzendorfl, come avvertii nella Sociologia crtmin.;,le (vol. 2° pag. 646) che « il « timore è un motivo, che può spingere l' uomo a « azioni ed a moltissime omissioni. Ed è perciò che « una siffatta causa produttiva dev' essere valutata « nella legislazione ». Ma il timore , data b mancanza di uno psicometro, che ci consenta la misurazione della efficacia dei singoli fattori delle azioni umane, non può essere assunto a criterio supremo ed assoluto del Codice penale sino alle estreme conseguenze della inesorabile ed irreparc1bile pena di morte. VI. Le conclu_sioni generiche indotte dalle osservazioni dei fatti sulla inefficacia delle pene, precisamente in quanto alla efficacia della pena capitale ha una conforma che direi anedottica o episodica nel le osservazioni individuali di persone, che ebbero occasione di studiarne gli efletti. Alcune di siffatte osservazioni vengono riportate dallo stesso Lacassagne. Robert nella citata discussione della Societè generale des prisons narrò, che Iantron decapitato sotto Carnot aveva assistito a precedenti decapitazioni. Berenger riferì che un prete che per qua rao' ta no i alla Grande Roquette aveva assistito i condannati a morte confessogli, che alcuni erano stati condotù (1) Riprodotta nella u Rivista popolare , del 30 aprile 1903.
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