RIVISTA POPOLARE 543 lasciamo questi partigiani esclusivismi ai liberisti che in Inghilterra ogni ben di Dio lo derivano dal trionfo del Cobdenismo - che esso derivi tutto ed esclusivamente dal protezionismo. Non abbiamo m"li professato questo semplicismo nè nella scienza, nè nella politica, nè nella economia. Riteniamo invece che molto vi hanno contribuito cento e mille fattori invisibili e imponderabili; e sopratutto: l'oro che lasciano gli stranieri e mandano o portano gli emigrati, la maggiore istruzione tecnica e professionale, lo sviluppo delle strade, delle ferrovie, delle comunicazioni marittime-che nell'effetto generale economico non importa moltissimo se verificatosi sotto bandiera nazionale o straniera ; ecc. ecc. Ma .riteniamo che il regime protezionista sia stato uno dei . più forti coefficienti di sviluppo; e tra tanti altri modi in cui ha giovato, certo non è stato il meno importante quello dl avere richiamato in Italia, assicurando più larghi profitti, i capitali e le iniziative straniere. Tutto ciò è chiuro come la luce del sole; solo i pochi lib-:;risti sopravvissuti non se ne accorgono. E contro quc5ta speciale cecità, pur troppo non vale qualunque accurata operazione di cateratta I NOI È necessariala penadi n1orteper la difesa sociale? IV. Nello esame critico degli argomenti, che ancora si adducono in favore della pena di morte non terrò conto delle obbiezioni d' indole morale e sentimentale, perchè voglio mantenermi sul terreno dello sperimentalismo e della utilità soci.de, su cui si sono posti oggi i suoi più eminenti sostenitori e sopratutto i rappresentanti della scuola positiva di diritto penale e in Italia e in Francia; e in [rancia sopr~1tutto il Prof. Lacassagne, più volte ricordato sinora. Qualche argomento, che vorrebbe essere positivo non ha in realtà importanza alcuna o ne ha una scnsissima e neutralizzata da diverse altre circostanze. Così il Lacassagne, che inclina alla severità estrema nella repressione del delitto , la vorrebbe aggravata e deplora si conservino troppe scorie (dechets) inutili o pericolose, la cui spesa di mantenimento sarebbe eccessiva. Ma per risparmiare i 40 milioni all' anno circa quanto costano alla Francia i suoi condannnati, come egli afferma (op. cit. pag. 165-166) vorrebbe egli sopprimerli? Questa sembrerebbe la sua opinione,_ stando al significato della deplorata loro conservazione. • Se poi si riferisce alla conservazione dei soli condannati, che coi codici attuali, sarebbero stati, suscettibili della pena di morte, la spesa di mantenimento dai 40 milioni scenderebbe alle poche mialiaia di lire. L'umanitarismo credo che si può permtttere il lusso di spenderle per conservare in ogni anno alcune centinaia di vite umane. Non pochi, poi, e il Lacassagne se n' è fatto interprete, invocano la esecuzione della pena di morte per. il pericolo sociale , che desta no i condannati pericolosi, per la possibile loro evasione. Questo argomento è vecchio; lo adopero D.e Bonald nel 1836 chiedendo la conservazione della pena di morte e a suo tempo gli rispose esaurientemente il Carmignani ( Carnevale pag. 28). Le evasioni sono già rarissime e si potrebbero rendere ancora più rare, si da rendere tale pericolo assolutamente trascurabile. Possono impressionare le cifre riportate da Labori: 1220 evasi dalla Gujana e 131 dalla nuova Caledonia nel 1906 (Seduta Camera francese 4 novembre 1908). Ma in questi luoghi di deportazione la sorveglianza non è organizzata come nelle ptigioni europee; e non di raro sono gli stessi custoJi, che favoriscono le evasioni. Tali cifre sono assoJutamente impossibili negli Stati bene ordinati d Europa. Ma mentre i sostenitori della pena di morte, - contro i quali non aJopaero alcuna frase o parola men che rispettosa evitrando di imitare il Castilìard, reÌ::ltore nella Camera francese sulle proposte di abolizione, che chiamo gli abolizionisti difensori degli assassi,1i - danno peso alle ragioni in favore delle loro tesi, che non ne hanno alcuno , trascu• rano o trattano collla maggiore leggerezza qualche argomento dei loro oppositori. Il Lacassagne , ad esempio, ritiene che non dobbiamo preoccuparci della irreparabilità della pena <li morte, pe1chè i casi di errore sono eccezionalissimi. Qui si entra un poco nel campo sentimentale perchè a chi non sente alcun rimorso di avere ingiustamente toba la vita ad un uomo non trovo modo di modificare il senso mor:tle. Ma per vedere a qu:di estre111i può condurre la p:1ssione nella difesa di uria teoria prediletta mi par~ opportuno riferire questo episodio. • Nella discussione della Camera francese (4 novembre 1908) il De ·dunel aveva eloquen~emente insistito sulla iniquità che ,;i comm-.:tte impiccando un innocente solo e che qnesto errore sarebbe bastevole per fare condannare la pena di morte. Labari, il famoso avvocato che difese Dreyfus, sostene il parere contrario. Varenne lo interrompe : Voi difendete l'infallibilità; ma io vi domando: se, la legr,e permettendolo, si fosse fucilato Dreyf us non si sarebbe commesso un relltO nwstruoso? E Laborì di rimando: Se Dreyfus fusse stato fucilato forse ci restava, il diritto di difenderne la memoria ... Il Labori, le cui parole furl>nO accolte dalle esclanuzioni ironiche della Estrema sinistra , soggiunge che pei congiunti questa postuma difesa non sarebbe stata una piccola soddisfazione ... E il morto? Del resto lo stesso La bori avvertiva che è troppo esiguo il numero degli innocenti condannati per preoccup:1rsene. Ma Reinach alcuni mesi prima (Seduta della Camera francese del 3 luglio 1908) aveva ricordato che nel libro di Poirsoo : Rechercbes s1tr les probabilités des jugernents c' è sempre una person:t innocente su 257 condannate ; ed un altro scrittore, il Dubois, occup:1ndosi De la peine de mort et de la probabilità mathematique des jugements, avvertì che crescono le probab11ità di errore da che il giury pel verdetto si contenta della maggioranza dei voti, mentre in Inghilterra è necessaria la unanimità dei veti per l'applicazione de~la pena. di morte.
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