Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno Xv - n. 20 - 31 ottobre 1909

RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Birettore: Prof. NAPOL}JONE UOLAJA.NNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lt ali a : anrH> lire 6; semestre lire 3,50 - Estero : anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cen t. 30 Amministrazione: C01·soVitto1·io Emanuele, n.0 115 - NAPOLI A n110 XV - Nnn,. 20 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 31 Ottobre 1909 Preghiamo tutti coloro che ci scrivono di indirizzare lettere, cartoline e vaglia al DOTT. NAPOLEONE COLAJANNI, Napoli. SOMMARIO: GJI avvenimenti e gli uomini - Noi: Per la diffusione della rivista - Il risultato delle aste pei servizi marittimi - La venuta dello Czar. Niente fischi I - Krupp serve la Germania ..• come l'Italia - Ciò che dovranno fare gli anarchici - Le Università commerciali della Germania e l'Università di Messina - La concentrazione dei capi• tali - C'è una costituzione nella Russia? - Tendenze antimilitariste· al Giappone - a. v.: Typaldos - Anche questo numero - La' Rivista : Le conseguenze dello scellerato assassinio di Ferrer - Noi : Il Commercio italiano sotto il liberismo e sotto il protezionismo -· Dott. Nap. Colajannl : E' necessaria la pena di morte per la difesa sociale? - Ernesto Anzalone: Sullo svolgimento del concetto dell'arte - H,lvista delle H,lviste: La crisi del partito socialista (Il Viandante) - La municipalizzazione dei servizi pubblici (Les anttales de la regie directc) - Il movimento operaio in America (Dal resoconto di una conferenra.) - li senso delltt misura (Critica Sociale) - Le nuove Università commerciali in Germania (Mercure de France) - Un martire (Die Hilfe - Verso la rivolta dei pretoriani (Divenire sociale) - Lo sviluppo dell'economia pubblica francese (A rchiv Jur So:r_ialwisfensc:haft). itV\!ENI.MENTI e GLI UOMINI PeP la diffusione della Pi• vista. -. Mancano a noi n1ezzi per la grande reclanze: per Ja reclarne capitalistica; noi contiamo soltanto sulla cooperazione degli an1ici e di quanti credono e sanno per esperienza, che la Rivistapopolare con1pie opera indespensabile per la forn1azione del carattere, che manca in Italia e della coltura positiva, deficientissima, specialn1ente tra gli elementi più avanzati e più den1ocratici Agli a111ici della Rivista, quindi, rivolgian10 caldissin1a preghiera di procurarci abbonati e buoni indirizzi di abbonabili. Li avvertian10 in pari tempo, che per facilitare la loro opera daremo la rivista gratis da oggi a tutto Dicembre 1909 a quanti pagheranno anticipatamente l' abbonamento per l' anno 1910. Concediamo pure degli abbonamenti di saggio bin1estrali per lira una. + Il risultato delle asto pel servizi niarlttlml. - bembrarono uno scherzo, tanto poco si crede alle sincerità degli atti del mini.3ter0 Giolitti; e furono una realtà, che ha amareggiato certamente Giolitti, Schanzer e i senatori speculanti sulle finanze dello Stato. Il governo, sotto la impressione degli !\ttacchi formidabili subiti nella Camera dhl primitivo contratto Piaggio, cercò di eliminare il sospetto di farla da compare indicendo le aste colla malcelata intenzione di vederle andare desert,e e poter dire agli oppositori : Avete ?•isto? Nun è possibile migliorare le condizioni del contratto col Lloyd Italiano. 1 Peirce I i Parodi, i Lloyd Sabaudi si fece1·0innanzi per ischerz_o;per mandare a monte le fccellenti convenzioni marittime stillate r7al sapiente cervello di Schanze1· e dall'wnimo generoso e fil('(,ntropicodi Pinggio; pe1'frtre il comodo della b1·igantesca Società di Navigazione gene1'ale italiana e pe1·metterle l'esoso jingolamento - fiinonimo di camorra, di mafia, di teppa capitalistica - dello Statoi Il risultato delle aste, però, dimostrò tutta la impudenza, t11ttn. li\. leggerezza dei ministri italiani: i servizi marittimi restarono aggiudic iti precisamente a q11ella Ditta Peirce e Parorli, a quel Lloyd Sabaude, che Giolitti e Schanzer e il canagli11me giornalistico •ai loro stipendi avevano sfacciata nente, disonestamente screditati, come simulatori, come inetti, come pezzenti ... Sorvoliamo sull'ultimo tentativo del governo per riuscire nei suoi intenti raddoppiando la cauzione pei nuovi concorrenti e dividendo i servizi in gruppi irrazionali e invisi a Palermo ed a Napoli , che nella divisi:me della torta volevano m1r\ feUa proporzionata ai propri bisogni ed ai propri diritti; rinunziamo anche a fare previsio11i sulle accoglienz;:i, che farà la Camera ai nuovi contratti; constatiamo s,1]t3,ntoi risultati effettivi ottenuti colle aste. Si dissero impossibili le aste; e le aste ora sono un fatto; si disse che non si potevano fare i servizi marittimi con una spesa minore di quella prevista nei contratti Pia.ggio e le aste, se i n•iovi contratti saranno approvati - e non dovrebbero esserlo per tutti i motivi che furono esposti nella di::icussione del luglio scorso - faranno realizzare al lo Stato una economia diretta e immediata di 24 milioni, che sarebbero stati oltre 30 se la durata dei contratti fosse rimasta di 25 anni come voleva primitivamente il governo. Bastò rinunziare al criminoso mistero nel quale fu concluso il contratto Piaggio; bastò far conoscere al pubblico quali erano le condizioni perchè i concorrenti si presentassero sul serio. Dai risultati delle aste rimane dimostrato a luce meridiana che per l'opera di Pantano nella Commissione e delle opposi.zioni di destra, Jt>l centro e sopratutto della Estrema sinistra hanuo fatto guadagnare alla uazione circa 80 milioni. E in que.sta cifra I che

534 RIVISTA POPOLARE per un popolc, povero come l'italiano è enorme, sta la piena giuetifìcRzione dell'apostrofe di Pantano che dichiarava tanto vantaQgiose ai senatori 51antropi il contratto col Llòyd Italiano da perm""ttere loro di bnttRre dei milioni nella strada per isfuggire all'inse • guimento dei difensori dell'erario pubblico, chfl content.andosi di raccattarli , avrebbero lasciato salvare i grandi ladroni; e sta pure la piena gitH,tificazione della proposta di Colajaoni, che voleva deferiti all'Alta Corte di ginstizia il ministro maggiormente responsabile del danno, che volevasi arrecR.re al popolo it,aliano. Intorno a tale proposta non s'insisterà mai abbastanza. Il ~Codice penale non contempla i soli atti dolosi; ma anche quelli colposi. Ora dato e non concesso che il contratto Piag·gio non abbia nascosto nulla di doloso - e i MiniBtri agirono e parlarono come se dolo ci fosse stato - è evidente che chi lo conchinse era degno di pnnizione, se non altro, per la colpa. Oi sembra che pel popolo italiano abbia mag- ~iore importanza una curée che gli doveva costare 80 milioni anzichè le porr.heriole, che non gli costarono, tra si e no, che circa 300 mila lire - comprendendovi tutti i famosi mandati-e cbe fecero tradurre Nunzio Nasi innanzi all'Alta Corte di giustizia. La stampa monarchica, anche di opposizione, non è ritornata su questa proposta. Noi ci spieghiamo tale silenzio e quello dei socialisti, coli' attitudine assunta la sera del , luglio, quando Ri credettero che lo scatto di Colajanni avesse ~iovato al Ministero. Ma la repubblicana Ragione - in ciò concorde coll'opinione pubblica italiana e sopratntto con quella del popolo di Roma che la sera del!' 8 luglio fece una colosBale dimostrazione in favore del Deputato per Castrogiovaoni - non mescolata da alcun precedente contrario ha immediatamente commentato il risultato delle aste con questo stelloncino, di cui gli siamo oltremodo grati: Lo sfacelo del " Carrozzone ,, L'ultimo atto della commedia ha perfez:onato il disastro al quale erano destinati autori ed attori. L • es;to delle aste ha d;mostrato che le critic'-:e, le accuse, le denuncie, )a vivace battnglia del!' E~trema Sinistra, gli attacchi fieri e sinceri di Naroleone Colajanni e dell' on. Pantano , erano l'effetto della profonda convinzione che il ministero stesse per gettare il paese tra 1~braccia del più sfacciato affarismo dei « patrioti • che « arrossiscono , e di quelli che non arrossiscono. Il ribasso d'asta <iello sperimento di ieri ha fatto risparmiare allo Stato 24: milioni i quali aggiunti agli altri 50 che la Commissione parlamentare tolse allt! voci del « Carrozzone , formano la rispettabile cifra di settan'.aquattro milioni che sarebbero stati succhiati al paese, che lavora e pro<iuce, per beneficare i suoi sfruttatori e dilapidatori. Molte e gravi parole sono state pronunciate durante la battaglia contro il Mini&tero. • I fatti , di una eloquenza feroce nei riguardi del Ministero, si sono incaricati di giustificarle tutte. Napoleone Colajanni , in uno dei suoi scatti meravigliosi, che sono la espressione di sincerità e di rettitudine squisite e che rivelano la sua ettitudine al fiuto dei ladri . alla vigilia del voto sul progetto delle convenzioni apostrofò vivacemente il ministr" Schanzer ricordando a lui e alla Camera 11na figu:-a precisa di responsabilità ministeriale giudici:ibile dall'Alta Corte di Giustizia. Allora molti , che non intesero la portata e il val0re delle parole ddl'on. Colajanni, le giudicarono esagerate, e fuori di luogo. Dopo l'esito delle aste, dopo così clamorosa prova di insen sibilità degli interessi del paese e di così generosa attenzione per gli interessi delle Società il ministro Schanzer non cto vrebb~ essere soltanto sottratto agli attacchi del Parlamento, ma dovrebbe rispondere della sua azione politica. In un paese che non fosse l'Italia la soluzione attuale di un gravissimo problema non potrebbe soddisfare la pubblica opinione. La venuta dello Cza:r. Niente fischi ? - L'importanza politica della venuta dello Gzar non si può e non si deve desumerla che dai giudizi della stampa austriaca e, dal fatto che egli ha schivato con ogni cnra di toccare il territorio del nostro caro alleat 0 di oltre Isonzo. La stampa austriR.ca non ha sapnto nemmeno fare bonne mine à mauvais Jeu e si è rallegrata del viaggio come di un rinvigorimento dell'Italia .... cioè della Triplice; e tutta I~ stampa tedesca che sino a ieri of:ltentava la massima indifferenza per l'Italia o addirittura la vituperava come debole e sleaie , oggi ne eirnlta la forza e la lealtà ..... Cnse inverosimili, se non fossero verissime. Non mancano, pnò, a Vienn::t ed a BPr]ino quelli che rimproverano ~di' Italia i suoi giri di valze1·... Già : que.,tn diritto di valzare non l'ha che il prrdrone, cioè Flmperatore di Germania. Dell'attit11dine dei nostri alleati-nemici si può e si deve soltanto trarre argomento per giudicare della scempiaggine della proposta Morgari e di quello stupido e insensato manifesto del partito socia:ista, che voleva eccitare rnaggiormente gl'Itidiani a manifestazioni di ost'ilità contro lo Czar e che invece riusci a provocare una reazione del buon senso contro le paz1,esche intenzioni del partito socialieta uffiriale . che noi crediamo di non potere e dover confondere col socialismo italiano, non ostante le numerose deliberazioni dei circoli, circoletti e circoloni socialisti, le cui decisioni di ordinario sono manipolate dai più andaci, dai più intelligenti e dai più scrupolosi compagni. Se le proposte di Morg-ari fossero prevalse, come giustamente avvertì La Vita, esse dai maligni avrebbero potuto essere interpetrRte come un servizio reso ali' Austria e il partito socialista italiano sarebbe divenuto ne più nè meno che nn' appendice vermicolare dell'Imperiale socialismo di Pittoni , contro il quale si levano già molti socialisti nella stessa Trieste - in quella Trieste, dove il sociidismo, disgraziatamente, pare inventato per n11ocere al sentimento ed alla nazionalità degli Italiani, a servizio ed a benefizio della Corte di Vienna e degli Slavi. A questa malevola in - terpretazlone si è preAtato meravigliosam·ente un articolo all'on. Claudio Treves. nel quale c'era la preoccupazione della impressione che il via~gio dello Czar avn:•bhe fatto ... a Vienna f Noi che per dichiararci amici e sinceri ed utili alleati dell'Impero Anstro-Ungarico,-non avendo aspirazioni informflte al vecchio irredentismo propugnato nobilmt>nte e fieramente da Imbriani, da Mirabelli, da Gaetflni di LaureO?:ana ecc. santificato dal sacrifizio di Oberdan - noi , ripetiamo , che r.on abbiamo tali aspirazioni, per propugnare, come per tanti anni abbiamo propn grato, l'alleanza sincera colltAu-stria-Unght>ria, ci contentiamo di poco nel presente e nell'avvenire prossimo: del rispetto del la Italianità nell'Impero vicino; di quel rispetto dei diritti degli Italiani sancit0 Òlllle IPg-gi e da!la Costituzione ed accordato agli Slavi, agli UngherPsi, ai Boemi, ai Tedeschi, ai Polacchi, e tutte le nazionalità che costituiscono l'Im-- µero. Il rispetto di tali diritti sacrosanti viene negato soltanto con nna odiosissima eccezione agli Italiani. Ora in questa odiosi!'l&Ìmaeccezione per lo appunto sta la condanna del partito socialista italiano. Il quale pot,rebhe essere ginstificato soltanto colle teorie del- ]' herveismo, che negano assolutamente la patria e cbe consigliano ai soldati francesi di tirare in una possibile guerra non contro i nemici , ma contro i propri ufficiali : teorie sdegnosa~ente e nettamente respinte dai più effiioenti uomini del partito socialista italiano. E noi scorgeremmo anche una attenuante alle proposte morgariane se i partit.i socialisti austriaci- ad esclusione <li quello pittc11iano, che pare asservito all' Imperiale luogotenenza di Trieste , avessero dato segni di vita, avessero protestato effettivamente ogni volta cbe il governo austriaco ha violato quei principi civili e di solidRri età internazionale, che fanno parte fondamentale del loro prog-ramma. Ma in Austria Ungheria si sono commesse le infamie del processo di Agram, si negano i diritti degli Italiani ; si commettono le

RIVISTA POPOLARE 535 vinlenv• d' InAbrnck e di Vienna contro gli stndenti ihliiani, 'li orcupann la Bn,-nia e l'Erzegovina creando il perirolo <li una Hpave11tevole g-rnrra .... e i socialisti Rustriari restano mnti r,,,me pesci o lauciaoo qnalrbe anodina protr:-ita che sembra una esplosione d'ipocrisia o una fproce cam~onatura contro gli oppressi di Of!ni nRzionalità .... A proposito della minore infamia commessa dai O'iu diri di Agram collr coudnnne relativamente miti e dr Ile dimissioni di ì\1anrA. che si devono più rhe ii.d altro alle manife!-3t~zi('ni mondiali cont,ro gli assassini di FerrPt·, Hi è <letto e ri1.. wtnto che l'uno e l'altro avvenimento costituiscono un tri0nfo òella opinione pubblica internazionale Né si è detta cosa inP,satta. Ade8RO !-!ipuò aggiunger,· c 1:e il fiasc0 òo1 fischi morgariani e che il mancato :-:e1(1pPro~enPrale costitniscono un trionfo della opinione pnbhlica italiana, che con rara nnan·:nità li aveva anticipatameute e fieramente condannati. I socin.li-.ti, rhe non fallano mai e che si sentono più infallibili del Papa, Ri danno il merito dell'automoderR1.ione e mettono innanzi l,i. decisione asAennata della Confederazione generde del lnvo1·0, che sroosicrliò energicamente ogni vio1enza ed ogni sciopero prr....,ia venuta delìo Ozar. Ma h-de derh;ione arrivò troppo t,arrli - proprio alla vigilia de'.lo arrivo di Nicola II ii Racconigi - per esAerP cr<dnta spontanea e sincera. Noi non vedi;.1mo in rssa ('lie nn decente espediente per coprire il falliment,o dellR politica cosiqetta proletaria, eh' è solamente la politica di Morgari; di qneRt'uorno che noi, non ost,1nte i suoi errori - e chi non ne commette?- amiamo e st.imian10 più di tutti gli altri socialisti italiani. per la grande sincerità sua, e per il ('Oragp;io rari si.mo di dire ciò che pensa, di parlare e scrivere come pensa o di agirn come pensa, come parla e cc•me seri \'e. Prov·amo, invecr, t1n senso di profonda amarezza dopo aver visto che uomini del valore di Turati , di Bissola.ti, di Bonomi, per malo in~er;o spirito di disciplina, prl man.:-ato c,,raggio di mttteri;i nel partito c0ntro corrente, abbiano ar1frito a proposte , che reF-pingevnno nella. loro co:'lcienz~. Ohe le loro pRrole siano state contro li:tloro co eienza. risulta. a luce meridiana dalle int'.0 rvistr a<'cordate, da.gli articoli reticenti pubblica.ti. E qnesto doloroso contrasto, pnr tr0ppo, non è il più adatto a rinvigorire il fiacchissimo carattere ita.li::t110. Snpe!"Hno aggiungere, che non proviamo rammarico minore pn l'attitudine cli quei re,pubblicani-moJt.i o pochi a. noi non importa - che per un residuo d' influenza del vecchio irredentismo o per la sciocca maniR di scimmiottare i socialiAti 8i associarono o con sincero o con non ~entito ent11siaRmo alla politica dei fischi; politica nffasta non solo nei ranporti internazionali ma . ' anche, e vorremmo dire sopratutto, pei pericoli intb1·ni che avrebbe creat0; chè oramai in Italia chi dice sciopero, dire va11dalismo H frionfo della teppa. Si p'.)ss0no dimenticare gli sciopc>ri generali del 1904 e degli anni RncceRf<ivie le rece11tif.rnirnegesta. vergognose dei dinostran i 7n·o-F'erre1· ? S'lno Rt.ati tal i che contro q nesta. scioper0ma.nia. hanno generato l' 1:1crordoeloqnente di ~,ilippo Turati fl di Com,inRrdo Braccialargbe (1) ! Il partito repnbblicsno però ba a.I suo attivo 1n questa. qnistione e la decisione dei repubblicani di Firenze - uohile e logici>. dal loro punto di vista - e la campagna. di Barzilai , di Mira.belli e della nostra Rivista. Vernmente superiore ad ogni elogio pel vigore dialettico, pt>I SPntlo di opportuniti\ politica, per la limpiìezza, qnellK dell'amiro Barzilai. Ci dichiareremmo (1) 11 peni:iero di Bra-:cialarghe si può leggere in una asl-cn notissimo lo.:ttera o Bisso ati; quello di Turati in un ani,olo della Critica so iale che ne la parte sostanziale ririrojuciamo nella Rivist.l delle Riviste. pienamente sorJ.disfotti He del pari incondizionatamente potessimo lodare la. Ragione , che tanti ~ervigi rende al paese colla sua fiera indipendenza e col suo intelli- ~ente intervento nelle quistioni, che maggiormente lo m teressano. + Krupp serve la Germania . .. come l'Italla. -Amici lettori ricordate i severi giu,iizi aell' in., chiesta sulla guen·a sugli sperperi italiani nella costruzione di cannoni e di projettili e i ritardi strani nel commissionare armi e attrez1.i .... vecchi e forse insel'- vibili? Ricordate la ca.usa tra la T1·ibuna e Vincenzo Morello. che fo costretto ad uscire dalla Redazione del giornale romano solo perchè voleva continuare nella campAgoa contro la Casa Krupp, eh' era la fornitrice privilegiata del!' rtalia di armi e di utensili vecchi e forFie inservibili ?.... Ebbene ; voi per quanto amici nostri siete Italiani e perciò eia veri Italiani avete dimenticato le quistioni di un paio di anni or sono .... VeniR.mo a ricordarvelo noi e vi diamo irnche nn conforto-magro conforto!- vi facciamo sa.pere che Casa Krupp tratta la Germania come tratta l'Italia. In Germania aveva destato scandalo l'attitudine dèlJ' Impel'Ìale Tartarin - al mondo Gu_glielmo 2° - eh' era andato a versare lagrime sulla tomba di un Krnpp snicidatosi quando la Proprzganda di Napoli lo denun1.iò r.ome l'organizzatore della Tavola rotonda nell'isola di Capri, di tiberiana memoria. Ma in Germania da un per.zo si protesta contro le commissioni, che si danno a. Krupp di cannoni, proiettili e attrezzi relativi peggiori di qualità od a più caro prezzo di quelli di cni si fornisce la repubblica francese. Se n'è parlato più volte nel Reichstag; tutta. l'importanza del problema venne dimostrata nel famoso romanzo militare di Beyerlein: Jena o Bedan. Ora la q nistione è rimessa !ml tappeto da un violento pamphlet di Perbandt, che denunzia la corruzione e la decadenza profonda drlla Ditta Krupp. Nel solo affare ciel freno idro-pneumatico inventato daila casa E,·harrlt ad imitazione della Francia., la Germania ba speso 100 milioni di più e si è fornita quattro anni. dopo la scopel'ta del!' apparecchio senza ripa,·are alla infAriorità dell'artigliera tedesca. di fronte a quella francese. Oramai ~ convinzione generale che in Germania. la ditta Krupp ottiene le commissioni che desiderR. con argomenti non tecnici ..... Chi non capisce questo enfemiAmo ? Quali siano questi àrgomenti non tecnici s' intravvP.ce dalla chiusa. di una corrispondenza del Dr. Karl Friede al Oou1·rier Européen. • La Casa Krnpp, egli scrive, ha un tale uso dei .i: processsi diversi dai tecnici, ch'essa. lotta sempre con • vantaggio , malgrado la Auperiorità tecnica dei suoi • avverRari, malgrado anche l'arifore col quale essi la • 'seguono nell'uso degli argomenti non tecnici. Quale • Commissione resisterebbe alle delizie gratuite del- • l' Essener Hoff, questo Hotel dove vAngono albergati • con. grande luAao gli ufficiali tedeschi e stranieri, • che vanno a verificare la fabbricazione di Krupp e • che partono sopratntto informati della sua cucina? > Ad EAsen stftnnn le ~randi officine di Krupp. E negli splendidi Hotels della Ca.sa Krupp, di tiberiana memoria, sono stati ospitati gli ufficiali italiani? Vincenzo Morello dovrebbe saperne qualche cosa I + Ciò che dovranno fare gli anarchici. - Jèan Grave continua il suo studio sopra Rivolta e rivoluzione. E' la migliore lettura per convincersi che l'anarchismo rappresenta quella che Bovio chiamava l'utopia assoluta. E 5 li avverte che una nuova disfatta del proleta-

536 RIVISTA POPOLARE riato si pagherebbe più cara di quella della Comune parigina; perciò consiglia di agire in modo che la battaglia futura si rh,olva in una sua vittoria, Come prepararvisi? apprendenò.o ciò che si dovrà fare per sostituire la organizzazione presente con altra ~o~ietà. Ma gli anarchici, egli dice nei Temps Noitverr.ux del 17 ottobre, 8Ì sono preoccupati sinora dell'azione - cioè: della distruzione I - ed hanno trascurato la ricostruzione. Combattere, lottare, criticare non è una ri voiuzione; ma è polvere nogìi occhi per gl'imbecill i. E la parola imbecilli l'aggiungiamo noi; il resto. è di Jèan Grave. « Per e:,sere compresi bisogna sapere ciò che si'. vnole; per trascinare gli altri si deve conoscere dove si. v11ole andare e che cosa· sostituire alle istituzioni\ presenti. Non basta che ci siano degli anarchici colti; ; è necessario ed11care le masse e prepara:-le alla grande: rivol11zione 3. Come? Ecco la ricetta dell'anarchico parigino. « Occorrono atti negativi e atti positivi per far trionfa.re l'anarchia >. « I negativi. Neutralizzare (chambarder) l'autorità e i suoi agenti; bruciare lo stato ci vile, il catasto, gli atti notarili; distrurre i confini tra le proprietà .... Ma tutto questo non basterebbe. Occorrono gli atti positivi; rioè: impadronirsi delle officine industriali e delle proprietà agricole, che non sono sfruttate dal solo lavoro di colui che le occupa; fare emigrare quelli che abitano case insalubri in case salubri vacanti e distrurre ogni immobile malsano; organizzare il funzionamento delle officine; mandare in regalo ai contadini tntti i mobili dei magazzini per interessarli alla causa del.l'ana1chia e dar loro tutti gli utensili meccanici necessari; stabilire dei rapporti tra i gruppi per un equa ripartizione dei prodotti ..... > Che cosa c'è di chiaro in tutto ciò? Qnesto tra gli atti cosidetti positivi: sarà rispettata la piccola proprietà privata - piccola cosa? - e saranno occupate le case sane, ma vuote..... Cioè: gli anarchici che avranno distrutto gli immobili antiigienici andranno a dormire alla belle ètoile I In quanto alla ripartizione dei prodotti con equità ne riparleremo q 11&11dosa premo come sarà org;-1nizza ta la produzione e che cosa s'intende per equità in anarchia. Di veramente chiaro nella ricetta di Iean Grave, c'è solo la parte che egli dichiara insufficiente: la demoliz10:10, l'incendio ..... e le bombe e l'assassinio inutile. Due amminnicoli di cui egli non parla e che sono la caratteristica degli anarchici di sola azione , che egli - sia detto a suo onore - non ammira ! + Le Università commerciali deUa Germania e l' Uuiverslta di l\lessina. -- Rr1ccomandiarno vivamente a1 nostri amic; la lettura dell'artfrolo del Me1·cure de P,rance sulle U ui versità commerciali della Germania e sulla grande e benefica inflt1enza che esse han.no esercitato sullo sviluppo commerciale di q nel la grande, nazione. Oggi più che mai desidereremmo che l'attenzione degli Italiani si ft•rmasi:ie sngli insegnRmenti pratiGi, di cose, che ci vengono di là dalle Alpi; oggi più che mai vorremmo che gli Italiani, che già vedo.no sorgere mo!te, forse tropre, 8Cuole commerciali secondarie, facessero tesoro dei consigli che i consoli francesi e lo s~rittore del Mercure de 'France danno ai propri concittadini ; e oggi più che mai sentiamo il bisogno di dare i I nostro giudizio su di un provvedimento recente, mercè il quale tra poco si riaprirà in Messina .... l'Università I Ora questo pnvvedimento che vorrebbe essere e potrebbe sembrare un simbolo della risnrrezione tanto desiderata della sventurata e nobilissima città, a noi è sembrato un errore. In Sicilia ci sono già due grandi e complete Università: quelle di Palermo e di Catania. Era di troppo, e viveva vita grama quella di Messina q11aodo la catastrofe del 28 dicembre 1908 non l'aveva colpita. tremendamente. Noi comprendiamo l' atto del Ministro Rava; egli non avrà -Voluto mostrarsi crudele ven,o i cittadini snperstiti di Messina, che reclamavano l' Univerdìtà; ma egli meglio avrebbe fatto se invece di accontentarli su qnesto punto aves:;e rièlpo-,to che prendeva impegno di farvi sorgere una grande Università com· ~merciaie , che tanto bene si sarebbe attagliata alla. ! posizione geografica di MPs~ina, alle sne tradizioni, all'indole dei suoi abitanti e che potrebbe essere di ),)vantaggio economico e di lustro non alla sola Messina, r ma a tutta Italia. i Con queste parole noi sappiamo ài addolorare non pochi amici nostri carissimi di Mes~ina.. che ei fraintenderanno; e noi non le avremmo scritto ora , dopo la immane sventura, se chi le ha dettate, non le avesse cento volte dette quando Messina bella, industre, generosa, ricca non era stata ancor1:1,colpita. Se fosse vivo Antonino Di Leo invocheremmo la sua testimonianza; per fortuna sono an ~ora vi vi Ludovico Fulci, Giuseppe Bonfiglio, l' avv. Ponz de Leon, Francesco La Maei;tra; ed essi tutti possono dire che la nostra idea è antica. La coltiviamo anche oggi , dopo la catastrofe, perchè sinceramente convinti, che una ~rande Università commerciale potrebbe contrib1ire , più cile una fabbrica: a getto continuo di avvocati, a fare ritornare Messina ciò che fu: una città ricca, industre, generosa e bella. + La concentrazione dei capitali. -Nell'otto bre scorso, tra le tante e ordiuarie geremiadi della Société d' Economie politique di Parigi avvenne una interes~rnnte discussione sulla concentrazione dei capitali. Neymarck vi affermò che quando si parla di concentrazione dei capitali nella Società di credito bisogna pensare al grande numero di persone , che pos~iedono tutti qnesti milioni e che le Società di crelit0 tendono colla democratizzazione dei valori mobiliari; Vidal difese come legittimi i monopoli che sono la con,1eg11enza delle con'lizioni economiche di un paese ; Guyot aggiunse che se si volesse impedire che i capitaii francesi s'impiegassero all'estero lo Stato incorrerebbe in una grave responsabilità e si farebbe abba~sare di molto il tasso dell'interesse; Ullmann dimostrò i grandi servizi che le Società di credito rendono al cornrnercio prendendo denaro in prestito e ridandolo anche in prestito; Manchez; infine, disse che se le Società di credito r,r0vocano le ingordigie del fisco esse non ne sono responsabili e che esse hanno il dovere di difendere il risparmio che a loro viene confidato, Il lato veramf'nte interessante della discussione sta nei dati comllnicati da Noymarck sulla divisione delle azioni e sulla ripartizione del credito accordato. e La concPntrazione dei capi tali non appartiene a porhi individui >, egli osservò. Alla fine del 1908 le 182 5GO i.>zioni della Banca di Francia erano possedute da 31.219 azionisti; dei q u;,.li 10,381 avevano una sola azione. Il Credito fondiario aveva 411216 azionisti, dei quali 8.973 possedevano una sola azione e 4,553 da 2 a 10 azioni. La Società Generale per 800,000 aziuni ha 100,000 azioni1:1ti.E non è minore la divisione delle azioni pel Credito Lyoucais. L'ammontare totale degli sconti nei grandi Istituti di credito è considerevole: 15 miliardi al Credit Lyonnais per 20,166,000 effetti; 30 miliardi per 62,449,000 effetti alla Società generale; 14 milioni 473 mila effetti al Comptoir d'escompte Nationa! ecc. Sooo cifr~ che indicano la grandiosità del movimento economico moderno; e le prime dimostrano che real-

RIVISTA POPOLARE 537 ~ente una certa democratizzazione nel capitale delle Società, almeno in Francia, c' è realmente. ., e· é una costituzione nella Russia ? - Ci credo e lo ha aflerruato solennementb net d1::;corsi tenuti a Londra ed a Liverpool l'eminente storico Milioukoff, che appartiene al partito dei cadetti, cioè dei democratici costituzionali. Lo ha negato , invece, recisamente uno snrittf're più avanzato, 11 Annensky nella sua rivista Russkoé Baqastwo ed ha dichiarato che l'affermazione del p1imo è l'indizio dello spirito deplorevole di transazione àei caclP,tti. e In R•1:::1sia, egli continua, non vi sono che l'arbitrio e l'autocrazia, il più puro dis potidmo > • Il bello è questo: Milioulrnff ha riaffermato, rispoudendo , nella sua rivista Retch, l' esi:itenza della Costituzione. Volle ripetere questa Rffermazione in una ri no ione elettorale a Pietroburgo-la prima dopo due anni di proibizione-; ma un Commi::;sarlo di polizia appena pronunziate le parole in favore della esistenza della Costituzione sciolse la riunioue ..... Milioukoti" non ai dette per vinto e nel sno giornale l'indomant scrisse che dalla ignoranza ri ·rn Commi::isario di polizia non si poteva indurre la non esistenza della Costituzione. Apriti cielo! Gli venne una ri8posta autorevole e nfficiale immediatamente; nel giornale del Presidente del Consiglio Stoljpine, la Rossia si lesse: « le parole di Milioukuff sono odiose p1·ovocazìoni; l'affermazione che il potere dello Czar è limitato è semplicemente una menzogna. Ciò che noi abbiamo nelle nostre leggi fondamentali è un autolimitazione del potere , cioè la fissazione di certe regole per le sue manifestazioni particolari. E questo non corrisponde in alcun modo nè giuridicamente, nè effettivamente al concetto di Milioukuff > • Noi diamo ragione ad Annensky, rivoluzionario, ed a Stolypine presidente del consiglio. In Russia non c'è una costituzione perchè l'immensa maggioranza del popolo russo , ancora analfabeta , non ne sente il bisogno e non ha saputo conqui-itartiela. E' q ue::sto l'avviso che manifestawmo nel 1905 quando tutti andavano in estasi per la proclamata costituzione nel!' Impero degli Czars. E allora fummo soli, o quasi, a dirlo. + Tendenze antimilitariste al Giappone. - Ii Dr lugram .Bry1:1.u<lu Kobe scrive ai Ducu,nents du progrès (ottobrt) che al Giappone comincia a svilupparsi un movimento di reazione contro la preponderanza dello spirito antimilitarista, che ha, senza dubbio, allargato le frontiere del!' Impero e collocato il Giappone nel rango delle grandi potenze ; ma che, d'altra parte, ha cagionato gravi perturbamenti economici. Le entrate del tesoro, e-;sendo, per la maggior parte, consacrate alle sµese militari, è stato meessario aumentare le imposte tutte, creare nuovi monopoli; ciò non pertanto il denaro manca per le opere di civiltà e sociali verameute urgenti. Il patriottismo gnerresco era tanto potente nei popolo, che sinora ogni opposizione sembrava impossibile. Ma la profonda crisi economica che fii pel Gi::\ppone la conseguenza dell'ultima guerra ha dato a riflettere a buon numero di penHrne ed ha indotto il n .ovo governo a ridurre le spese militari in una proporzione conciliabile colle necessità economiche dell' lmpero. Si ha rinunziato a tutta una serie di spe::;e progettate; il prograJJma di aumento del!' esercito che, secondo il piano dell'antico Ministero Ka.tsura, avrebbe potuto essere eseguito nel corde di sei anni, è stato ripartito in dieci anni; ciò che diruinuisce com,iderevolmente i pesi relati vi sui bilanci annuali. In ogni caso non si faranno prestiti a scopi militari. Le classi, ohe sin qui dirigevano la. nazione non s1 rassegna.no naturalwente che a malincuore a. queste misure di economia contrarie allo spirito nazionale. Ma le masse operaie, che soffrono mag~iormente del!' aumento delle imposte, appoggiano il governo attuale . Molti intellettuali , si collocano da un punto di vista generale e sociale e favoriscono il moviment0 e si pmisono già Odservare al Giappone le prime manifestazioni pacrfiste. Con questo si vede come sempre piò, nel bene nel male, il Giappone entra nella sfera della cosidetta civii tà occidentale. Altra volta notammo che il Giappone aveva già imitato l'occidente nei metoii coloniali a.riopera.ti in Corea. Ora il Giappone è stato fonestato da uno di qnt:'gli atti, cbe sono la conseguenza di quei metodi. Gl' Indiani si vendicano del dominio inglese assassinandone i funzionari ; i Coreani si sono vendicati del dominio giapponese as.sassinando il Marche::se lto. L'a8::sas::sniato era uomo di grandissimo valore, altarnente benemerito del J-iappone; ma l'assassino non ha visto in lui che lo strumento della oppressione del proprio paese. + Il bilancio dl Lloyd George glu.dicato da Leroy-Beaulleu. -- Nel F,garo del 30 8ettemhre è stata µubbl1cata una lettera del Leroy-Beaulieu wolto severa contro il ministro inglese. Il grande economista francese si as!-:loc1a Lord Roseberry nel giudicare il bilancio di Lloyd George come un bilancio rivo!uzio • nario, come la preparazione e la prefazione del socia1iswo. Easo rappresenta ciò che in FranciR. si cliiania: limitarismo, cioè limitazione sistematica della fort1rna per mezzo della legge. La parte del bilancio incriminato, che più lo preoccupa. è quella relativa all'impo8ta progre-18iva sulle successioni. La giudicò spoliatrice quando William Harcourt la portò al saggio ruas1:1inodel 18 °fo; figuriamoci ora. che viene portata al 30 °/ 0 ! Similmente considera come un attentato contro il diritto di proprietà la tassa del 20 °/o sul plusvalore della terra. E Leroy-Beaulieu si rammarica non tanto per la sorte dell' Inghilterra quanto per· quella della Francia, pllichè il malo esempio di oltre Manica dal Ministro Caillaux coll'imposta sul reddito è stato imitato al di quà della Manica. A suo avviso tutto si accotnoderebbe adottando l'imposta degressiva, che elzminerebbe l'arbit·rio. I bisogni del bilancio ioglese, poi, si potrebbero ridurre adottando il e1stemà delle a8sicurazioni tedesco che costa soli 60 milioni allo Stato e non add•>8sando tutto allo Stato il µeso deile pensioni per la vecJhiaia. Tra il rimPd10 di Lloyd George e quello di B,dfour - cioè il ritorno al protezioniswo - Leroy-Bau1ieu quantunque liberidta preferirebbe il modetato protezioni~mo. In questa rubrica non possiamo fare una di1>CU!-!SÌone di princiµi finanziari. Abbiamo rilevato la lettera. dei1'iltustre eeo11omit1ta france::;e perchè è di a.tturilità. Di sfuggita però vogliamo far qualthe O➔~ervazione. Coutientiamo del tutto solo nella que!:ltione ddle pensioni operaie, che non dovrebbero pesare tutt'l sullo Rtato. Dimenticasi, però, \jhe i maggiori bisogni del bilancio inglede vengono dalla fullìa militeresca delle classi, che oggi si ribellano al bilancio di Lloyd George Come si provvederebbe alla costrnziooe dei Minotat1ri marini, che si chiamano Dreaudnoughts che costauo oggi 75 i->eruno e cotitarauno do.ù<tni 100 milioni? Su q ue::sto tace prudentemente il Leroy-Beaul1t'U. D1ssent1amo poi profoudamente sulla progre-isività forte nelle imposte sulle succe::1sivni; e il dibsen"-'o giustifichiamo col ragionamento..... di un miliardario. E' stato Carnegie, e per la prima la nostra rivista in Europa lo rilevò, a dimostrare che almemo il 50 °/o della ricchezza che si accumula non è dovuta al merito de~li indi vii ui, che la pos8eggono; ma alla società che la crea automaticamente. Nulla di più giusto, quindi, dice il grande industriale americano, che que-

538 t{ 1 V l S T A PO P O L A R E sta ricchezza ritorni, sotto forma d'imp0sta nelle sncect-isioni allo Stato ch'è il r::i.ppresentante _µella Società. Lo Stato è un coeredf\, che avrebbe diri tlo, non al 30 ma al 50 °[0 delle grandi eredità. E' aHsai probabile che arriveremo a qnesto tasso. NOI 4, Typaldos. - Re Giorgio di Grecia che avrebbe de:::itato simpatia e anche ammirazione, se la sua anima torpida avesse avuto uno scatto, un moto _dignitoso, se avesse saputo difendere la sua eausa e la sua casa, colla sua remissività, colla sua rondi:;cendenza ad accettare ogni imposizione delle sue milizie ribelli, eccita il riso, se non la nausea di quanti seguono gli avve nimen ti greci. Perduta ogni autorità ed ogni potere, trascinante la sua. pesa.nte corona nella triste reggia di Atene, vede cacciati i suoi figliuoli , 1uandati a spasso i suoi ministri, imposta nuove leggi da una lega di militari, di quei ;uilitari che gli avevano giurato fedeltà ed obbedienza. e resta re o meglio, ne vuol conoervare il titdo sacrificaudosi , dice lui , per il bene di uu pae:-e che nou è il suo. Che aspetta più per andarsene ? Che i suoi ex fedeli gli diano il benservito ed il passaporto per la natia Danimarca? Ed a q nesto ci si arriverà ed egli dovrà dopo aver perduta ogni briciola di di gnità, far le valigie e prendere il mare, su qualche nave straniera, mentre avrebbe potuto farlo prima accowpf.gnato dal ~aiuto riverente che si dà, ultimo conforto, agli sventurati. Un cambiamento ài dinastia avrebbe ricondotta la calma e l'ordine in Grecia : la. sua testardaggine a restare in un paese che 1:on lo vuole sarà ancora causa di altri disçrdini e di effusione di sangue. Se il tentativo del Typa.ldos può claBsifìcarsi tra le gesta di un eroe da farsa, la possibilità che un fatto simile avvenga, dimostra· fiuo a qual punto sia giunta l'anarcnia in quel disgraziato paese. N è il tardo sfoggio di energia del governo potrà portar utile rimedio al profoudo male che travaglia tutta la nazione ellenica. Typaldos, là presa dell'arsenale, la quasi incrueutb. batt'aglia di Salamina - o ricordi gloriosi del passato coutu::,i nei ridicolo del l'ora triste che volge I - l'inseguimento e la probabile cattura del!' eroe della poco epica a vventnra ( qualche giornale, annunzia che è si.ate ncciso dai gendarmi mandati ad inseguirli ) - isono episodi trascurabili, o quasi.~' la crisi che perdura µrovocata da i militr.ri ribelli e da un governo iwbtcìlle , è l'anarchia. incombente che fa temere che dopo l.t commedia ci sarà la tragedia e ben sanguinosa e terribile. Perché non si decide ad Rndarsene, Re Giorgio? Che aspetta più ? Dice che vuol sagrificarsi al bene pubblico - ebbene, lo compia completo il sagrinciv; ritorni alla terr'.1 gelida dei suoi antenati e la Grecia che non vuol più l'onore <ii averlo suo re, potrà - se l' elemen te militare non vorrà stravincere e vorrà rinunziare alla pazza idea della ,·evanche - riacquistare la cal wa µerduta e tornare al lavoro proficuo per elevarsi mora! men te economicamente e politicamente. a. v. Anche questo numero. - si pubblica con notevole ritardo per i parecchi giorni festivi della quindicina e per altre cause, non ultima quella della mancanza di corrente elettrica allo stabilimento tipografico, dovuto ad un guasto sulla linea. Per la mancanza di spazio, poi rimandiamo ai prossimi numeri un articolo del Dott. -PIETRO TIMPANO : Dal Coniresso di '13udapestal Congressodi Milano, un altro dell'On. PIO VIAZZI : La colonizzazione inter:ia e gli Stelloncini letterarii del nostro MARIO PILO. Mancano pure in questo numero, le recensioni di riviste inglesi, non essendocene giunte. Le conseguenzedello scellerato assassinio di Ferrer La protesta contro la fucilazione di Ferrer, che per un momento parve limitarsi alle nazioni latine somministrando facile pretesto a declamare contro di esse, è stata invece davvero universale; vi si associarono i tedeschi da Berli no, gli Inglesi da Londra e da Liverpool, gli Scandinavi gli Americani del Nord come quelli del Sud. L'atto iniquo non ha trovato difensori che nel mondo ufficiale spagnuolo e in qualche giornale o ferocemente conservatore o clericale. - A Parigi, quelli stessi che volevano disonorata la repubblica colla condanna intqua di Dreyfus , come La libre parole dell'antisemita Drumont, sono stati i difensori degli stessi assassini militari. spagnuoli. I cleri· cali, però, hanno cercato attenuanti, più che giustificazioni; qualcuno è arrivato anche a biasimarlo, ben - chè a denti stretti. Non si confermò l'intervento di Pio X in favore del giustiziato; la sua sola intercessione certamente avrebbe indotte le iene di Madrid ad accordare la grazia. Questo intervento sarebbe stato conforme allo spirito del cristianesimo ed avrebbe un poco giovato al papato. Ma per fortuna dello spirito liberale Pio X non volle con un atto umano assestare uno schiaffo al suo predecessore Pio IX che la sentenza di morte per reato politico fece eseguire per conto proprio. La pietà nei papi odierni può essere nel nome, non nel cuore dl coloro che lo portano. Le manifestazioni di dolore e di protesta non furono soltanto popolari ; ma ce ne fu una eco anche in diversi Parlamenti. Ciò che dette al biasimo che il mondo civile ha inflitto al governo reazionario di Alfonso X[II un carattere di maggiore solennità. In quanto alla forma ed ai modi della protesta non sì può essere inclini alla benevolenza. Tra le decine di migliaia che si movevano per manifestare la loro indignazione contro i sdvaggi reazionarii spagnuoli per alto senso di umanità e dì civiltà e di quella solidarietà internazionale che si va facendo sempre più frequente più grandiosa; che ieri si affermò di fronte all' immane catastrofe calabro-sicula e che oggi si afferma di fronte alla fucilazione di Ferrer; che fu prima manifestazione di eletti, come Gladstone, quando stigmatizzò governo negazione di Dio quello borbonico e proclamò grande assassino Abdul Hamid provocante le stragi dì Armenia; e che ora diviene manifestazione di masse come quelle che hanno condannato il nevrastenico Czar di_Russia e l'imbelle regattolo di Spagna -

RIVISTA POPOLARE 539 in mezzo a queste migliaia e migliaia di generosi precursori di una civiltà nuova, ripetiamo, si sono inevitabilmente frammischiati anarchici pazzeschi o delinquenti comuni - teppa a Roma, apaches a Parigi, analoghi elementi altrove - che hanno cercato disonorare ie belle manifestazioni di solidarietà umana. Chi può scusare quel miserabile che cercò assasJ sinare il Prefetto di polizia a Parigi ed uccise un disgraziato agente ? Nè si poterono approvare alcune forme di manifestazione in Italia; d'onde lo sdegno dell'Avanti e di Turati nella Critica Sociale cui ci associamo incondizionatamente, che stigmatizzarono vivamente certe intemperanze e certe violenze. E proprio in Italia l'assassinio perpetrato a Montjuich dette pretesto a farsi vivi gli stolidi provocatori di scioperi a getto continuo. ♦ In tanta nobilissima ira che Ja fucilazione di Ferrer aveva suscitata nel mondo civile parve strana la calma della Spagna a quanti non si rendono ragione delle sue speciali condizioni. Infatti in Ispagna lo spirilo nuovo non è che nelle sparute minoranze e la grande maggioranza ha ipotecato l'anima ai gesuiti; in Ispagna la regione più progredita economicame11te, intellettualmente, e politicamente, la Catalogna, è sotto l'incùbo della sanguinosa repressione di Barcellona - forse Parigi non parve calma all'indomani della repressione della Comune? - e le proteste e le ribellioni della stessa Catalogna hanno poca presa sul resto della nazione perchè sospettata di tendenze separatiste; in Ispagna il governo aveva prese le sue brave precauzioni per reprimere sanguinosamente ogni manifestazione popolare; in Ispagna, infine, - perchè nasconderlo? - molti elementi democratici, che detestano la reazione e i gesuiti sono paralizzati dal timore degli eccessi anarchici: non é cancellata la memoria di quelli da Cartagena nel 1873 e sono troppo recenti quelli delle gesta scellerate e frequenti dei medesimi in Catalogna e a Barcellona in ispecie. La Spagna infatti si dibatte tra questi due terribili eccessi che agiscono, e reagiscono creandosi e ricreandosi a vicenda: la re..1.zione e l'anarchismo. La protesta, però, dove e ~ome poteva avvenire non mancò. Fu iniziata dai repubblicani nel Consiglio Comunale di Madrid; fn ripresa dai deputati repubblicani alle Cortes, dove Moret, Canalejas ed altri democratici investirono violentemente il Presidente del Consiglio Maura e provocarono tumulti che costrinsero il Ministero a dimettersi. Ma questi dimissioni, di cui parrebbe pentito l'ex Presidente del Consiglio a giudicarne dal violento e reazionario discorso tenuto in una riunione dei suoi amici politici, non ostante la forte macr- . t, g1oranza di cui disponeva il Maura non vanno accettate senza benefìzio d'inventario e quale effetto dei tumulti della Cortes ; devono indicare che si teme qualche cosa di peggio nel paese, che poteva andare al di là del capo di un Ministro per colpire le istituzioni monarchiche. Crediamo sopratutto a questa ipotesi per la cura di certi giornali inglesi autorevoli nel diffondere notizie sul dissenso tra Alfonso XIII e il Ministro Maura sulla esecuzione di Ferrer, quasi ad allontanare dal capo del regattolo il sangue spruzzato dal cervel'o dell'assassinato di Montjuìch. Il tentativo di diversione risponde all'indole ed alle tradizioni delì.' istituzione della Monarchia costituzionale. Avviene qualcosa di buono ne1lo Stato? E stato il Re a promoverla l Si commettono infamie coll'approvazione del Capo dello Stato? Sono i ministri che devonn risponderne I ♦ Noi non sappiamo se gli Spagnuoli si lasceranno ingannare ancora per molto tempo da questi abituali e miserabili sotterfugi monarchici; forse sugli avvenimenti interni eserciteranno preponderante influenza la sorte della guerra in Africa, come certamente a rendere più minacciosi e arditi i republicani e i democratici sulla Cortes avrà contribuito il malumore intenso e generale che si è sollevato in Ispagna per il ristabilimento dell'odiosa esecuzione dei ricchi dal servizio militare. Quali che possano essere gli avvenimenti della penisola iberica, noi però, dobbiamo trarre argomento dalla inesorabile e immutata e immutabile ferocia del clericalismo per provvedere ai casi nostri. Le manifestazioni clamorose, le proteste nobili non ci salveranno dal dominio clericale, che si rende sempre più probabile in Italia pel nuovo orientamento .defla politica di Giolitti. In qnesto punto capitale Mario Rapisardi , il cantore di Lucifero , in forma limpida ed incisi va ha mand:ito l'adesione sua al Congresso La 1Jale dèl libero pensiero con una lettera che crediamo opportuno di riprodurre, benchè pubblicata da molti giornali di parte democratica: Catania, 18 Ottobre 1909 « Commemorazioni, proteste, comizj ... « Accademie, miei cari, hammate di paglia, pan- « 111.:elli cJ.ld1 ! A chi ci getta in fa(cia ii cadavere « di Francisco Ferrer, colpev0le d'aver pensato e cc scritto liberamente, non si dovrebbe d:ill' Italia cc risponJcre altrimenti che promovendo un' agita- « zione estesa, intensa, incessante per costringere « il governo a rimettere in vigore eJ applicare ine- <c sorabilmente la legge su 1~ corporazioni religiose <e d!> tanti anni promulgata e da tanto tempo ne- <c g1etta, conculcata e frodata per viltà di governanti « per astuzia di gesuiti, per tolleranza di popolo ». <e Tutti i Municipi 1wn asserviti al prete, do- << vr~bbero non proclamare soltanto ma istituire la « scuola laica. Ogni uomo che pensa dovrebbe a « tale agitazione cooperare: cacciare le vipere dai << covi è dovere d'urn anità >>. Mario Rapisardi A qualche c.9sa di concreto in questo senso si è accennato a Roma, ad iniziativa sopratutto degli amici della Ragione. Noi facciamo l'augurio che si perseveri nell'indirizzo segnato da Mario Rapisardi

540 RIVISTA POPOLARE e che si debelli il clericalismo e la reazione in modo duraturo plasmando a nuovi ideali la coscienza degli Italiani. La rivista IlCommereio italiano s tto illiberismo e sotto il protezionismo Parecchie volte abbiamo accennato ai rapidi pro· gressi fatti dal commercio italiano pochi anni dopo inauguratosi il regime protezionista colle tariffe generali del 1887; ma non è male ritornan·i colle cifre che presenta l'ultima bella relazione del Co.n. Luciolli sul Movimento commerciale italiano del 1908. Quanti si spaventano della mole del volume, se non devono fare studi speciali sì fermino alla lettura della suddetta relazione, ,:he precede la esposizione delle aride cifre delle importazìoni ed esportazioni italiane e se ne troveranno contentissimi, perchè avranno appreso molto sulla maggiore manifestazione economica del nostro paese e spendendo poco tempo. Non è il Luciolli che nella sua relazione parla di protezionismo o di liberismo; la sua esposizione obbiettiva e le sue considerazioni sobrie sono inattaccabili tanto dai protezionisti quanto dai liberisti. Siamo noi, che dalla esposizione limpida dei fatti ci crediamo autorizzati a trarre delle ind1,.1zioni, che ci sembrano legittime e del pari inattaccabili. Ed ecco i fatti. Il Comm. Luciolli per mostrare il decorso del commercio italiano in modo chiaro ed evidente adotta il si--tema cosidetto dei numeriindici; cioè: assegna all'anno iniziale il valore di 100 e colla regola del tre semplice vede cosa diviene la cifra dell'anno seguente proporzionandola alla prima. Si potrebbe., come si fa oggi in molte statistiche inglesi assegnare il valore di 100-0 di un qualunque multiplo del 10 - all'ultimo anno della serie e vedere cosa divengono le cifre degli anni antecedenti. Nella relazione in discorso il valore di 100 è assegnato al quinquennio 1871-75; prima dei 1870 i dati non sono esatti e comparabili ; del resto il fenomeno commerciale potè essere perturbato dai fenomeni politici : Aspromonte, torbidi di Sicilia del 1863, guerra e rivoluzione di Palermo del 1866, Men tana, Porta Pia ecc. ( 1). I quinquenni successivi hanno questo decorso: Commercio Importa- Esportatotale zione zione Media 1871 - 1875 100 100 100 I 1876 - 1880 1001 l 100,7 99,4 )) 188 I - 1885 106 9 I 10,6 102,9 » l 886 • 1890 103 9 I I 7,7 88,9 » 1891 - 1895 94,3 97,7 90,6 ) 1896 .. 1900 Il 6,3 l 18,4 l I 5,9 )) I 9'.)I • 1905 148,4 154,9 14r ,4 Annt~ 1906 196,0 212,8 177,5 )) 1907 214, l 242,9 181 ,5 » 1908 205,8 246,6 l 6 l ,o ( 1) O alla inesattezza della rile,azione o al perturbamento eccezionale dei fenomeni politici· si deve credere quando siparagonano i dati dei due quinquenni 1861 65 e 1866 70 con qut!lli successivi. La media importazione quinquennale fu di 900,424,486 nd 1861-65 e di 895,520,419 nel 1866 70; la esportazicne rispettivamente di 563,972,637 e di 735,516,320. Nel 1871 ..75 troviamo un incremento normale nell'importazione: 981,540,538; l'esportazioneìa troviamo a 1,073,745,322. La cifra del quinquennio 1861-65 la tro2iamo quasi raddoppiata. Ora il fatto è inverosimile sia pel decorso dei succes sivi quinquenni sino al 1881-85; sia perchè avrebbe segnato un aumento straordinariamente superiore a quello della importazione, che dal 1861 sino al 1908 ha progredito più rapidamente della esportazione. L'Economista di Firenze (b'è una nv1sta autorevole decisamente liberista con sincerità lodevole f~ seguire questo quadro dalla seguente dichiarazwne: « Il nostro movimento commerciale ebbe adunque uno slancio considerevole a cominciare del 18961900, epoca da cui parte pure tutto il miglioramento economico del paese; il che prova che tale miglioramento ha basi solide e fondamentali e non può essere un fenomeno transitorio >>. Altre considerazioni non fa la rivista fiorentina; e sarebbe crudeltà pretenderne. Noi, però, abbiamo il dovere ·e sentiamo la soddisfazione di aggiungere quelle che ci serPbrano più evidenti e più inconfutabili. E' evidente come la luce del giorno che il commercio italiano per quindici anni dal 1871 al 1885 fece un progresso da gamberi : il com merci o totale da 100 passò a 106,9; le importazioni da 100 a 110,6; e le esportazioni arrivarono appena a 102,9 e nel quinquennio precedente 1876-80 discesero anche a 99,4. Fu dunque veramente incalcolabile il nostro progresso commerciale; del tutto irrisori? quello di esportazione, a cui tutti tengono magg10rmente e giustamente, anche quando si protessano le Gsime liberiste più em·agées. . Dal 1896 41 1908 in vece il commercio totale sale rapidamente a 205,8; le importazioni a 246,6; e le esportazioni a 161,0. E dire che i liberisti prevedevano il Gnimondo, la rovina totale del nostro commercio I Si deve avvertire che il movimento commerciale è sempre e dapertutto in rapporto col numero degli abitanti. Perciò si nota qui quinquennio per quinquennio quale fu in ìire il movimento commerciale d'importazione e di esportazione per ogni abitante. Media imp"rtazione Media espotazione per abitante per abitante 187 I 75 43,6 39,6 1879 80 42,7 38,3 1881 85 45r3 38,4 1886 90 46,6 32,0 1891-95 37,4 31,5 l 890 900 49,8 38,5 1991-905 56,6 46,7 1906 72,3 54,9 La lealtà c'impone di avvertire che gli ultim due anni - 1886 e 1887 - del regime liberista furono anni di importazione maggiore di quello indicato dal quinquennio 1881-85; ma il progresso non è apparente perchè esso venne sorpassato dalle perdite degli altri tre anni del quinquennio 1886-90, .:he furono i primi tre del regime protezionista. Però questo progresso non si avverti affatto nella esportazione in tali due anni, nel 1885, 1886 e 1887 invece ci fu notevole regresso sui cinque anni precedenti. Sicchè la diminuizione nella esportazione avvenuta appena stabilito il regime protezionista si potrebbe dire che fu la continuazione del movimento precedente. « Dunque, esclamano i liberisti fregandosi le mani, confessate che nei primi anni del nuovo regime ci furono delle perdite? » Certamente ci furono; e furono assai considerevoli sino al 1896. nelle importazioni; le esportazioni cominciarono a salire regolarmente dal 1892 in poi. . Non poteva essere diversamente. Non s1 muta profondamente un regime doganale in un anno senza perturbare fortemente i rapporti commerciali di un paese con tutti gli altri. Il perturbamento prodotto dalle tariffe doganali del 1887 per l'Italia dovette essere tanto più forte in quanto gli scambi

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